KANGSHINMU 강신무

Galing kay AkaneYuki7

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Potrebbero mai le leggende occidentali intrecciarsi in maniera indissolubile con quelle orientali? Tre ragaz... Higit pa

PROLOGO
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
Capitolo 92
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107

Capitolo 38

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Galing kay AkaneYuki7

Jin si ritrovò, di domenica mattina, davanti al quel bar che aveva trovato casualmente.

"Non ci credo che alla fine sono ritornato qua" pensò lui, scuotendo la testa e aprendo la porta del locale.

Un campanello suonò sopra la sua testa, avvisando gli altri clienti della sua entrata.

Il piccolo bar era più popolato dell'altro giorno, infatti vide molte persone intorno ai tavolini del locale e due camerieri che correvano da una parte all'altra per cercare di servire tutti i clienti, nel minor tempo possibile.

Il ragazzo ignorò i tavoli e si diresse verso il bancone, sperando internamente di veder spuntare quel ragazzo dalle dolci fossette.

Le sue speranze vennero presto ripagate, quando vide una zazzera di capelli scuri uscire da una porta, probabilmente quella della cucina e mettersi dietro il bancone.

Quando finalmente il barista si accorse della sua presenza, spalancò gli occhi e poi fece un grande sorriso, dirigendosi a passo svelto  nella sua direzione.

< Alla fine sei davvero tornato > esclamò Namjoon felice.

< Perché avrei dovuto mentirti? >

"Non so neanch'io perché sono qua, quindi non mi rompere e dammi un buon caffè" pensò Jin scocciato.

< Cosa desideri ordinare? >

< Oh, un caffè, grazie mille > pronunciò Jin con un sorriso.

A volte era davvero complicato per lui, dover mantenere quella facciata gentile e alla mano, ma per il bene di lui e dei suoi fratelli doveva comportarsi in quella maniera.

< Insieme alla torta della casa? >

< Certamente > ribatté Jin, cercando di nascondere il disgusto che quel dolce avrebbe comportato.

Il barista sparì dalla sua vista, ma in pochi minuti ritornò dalla cucina, servendogli il dolce tanto agognato.

< Allora hai sentito? Un altro corpo è stato ritrovato senza vita vicino alla strada principale, nella zona limitrofa al bosco > esclamò un cliente seduto a pochi sgabelli di distanza da Jin.

Il vampiro non poté fare altro che stringere maggiormente la presa sulla tazzina, cercando nel contempo di non romperla.

< Dai, ma non mi dire... E' già il terzo in questo mese, questa cittadina non è più tranquilla come lo era tanti anni fa > borbottò un altro cliente seduto vicino al primo.

< Avete scelto proprio il periodo sbagliato per trasferirvi qui > esclamò Namjoon, rivolto a Jin.

< Già, lo credo anch'io > si sforzò di sorridere il castano, cercando di nascondere nel contempo una faccia preoccupata.

< Non ti preoccupare però, sono sicuro che la polizia troverà presto l'assassino ed esso otterrà quello che si merita > continuò il barista, guardando Jin fisso negli occhi.

< Sì, lo credo anch'io > il vampiro si mosse sulla sedia a disagio.

Era strano.

Come era possibile che un semplice essere umano lo stava facendo sentire così inquieto? Da quando era spaventato da una semplice persona?

Velocemente il ragazzo scacciò questi brutti pensieri dalla sua mente, mentre metteva in bocca un pezzo di quella torta al cocco.

Almeno il sapore disgustoso gli avrebbe evitato di pensare.

L'espressione seria di Namjoon subito cambiò, ritornando ad essere quella allegra e spensierata di sempre.

< Allora ti piace la torta? Devi sapere che ho insistito con il cuoco per farla nel miglior modo possibile, con la speranza che tu potessi venire ad assaggiarla >

Jin non poté che imbarazzarsi a quella sentenza, era davvero da tanto che qualcuno non si comportava così gentilmente con lui. Di solito gli umani erano troppo spaventati dalla sua bellezza disumana, anche solo per rivolgergli la parola e il fatto che l'umano addirittura gli parlasse così liberamente erano una piacevole novità.

Si costrinse a mangiare tutta la torta e alla fine a sorridere soddisfatto.

< Grazie era davvero buonissima >

< Ne sono felice >

Per un po' non si sentirono rumori e Jin continuò a sorseggiare la sua calda bevanda.

< L'altra volta mi sono dimenticato di chiedertelo... che lavoro fai? > chiese Namjoon, mentre con uno straccio puliva una tazzina.

< Faccio l'insegnante d'inglese nella scuola superiore di questa cittadina >

< Che fortuna hai avuto! Non è facile trovare lavoro qua per gli stranieri >

< Sì, casualmente l'insegnante che ho sostituito, pare si sia trasferito da qualche parte all'improvviso >

< Ahh capisco... >

< Comunque deve essere davvero bello saper parlare un'altra lingua, io, avendo interrotto gli studi, non ho potuto mai impararla come si deve >

"Colpa tua" non poté che pensare Jin.

< Vorrei chiederti un favore >

Jin alzò subito lo sguardo e lo puntò sul moro, che era leggermente arrossito.

"Che ha adesso?" si chiese confuso Jin.

< Dimmi pure > finse di sorridere.

< E' un po' imbarazzante da dire ad alta voce, ma visto che tu sei un insegnante, mi piacerebbe, ecco, che tu mi dessi delle lezioni private >

< Cosa? > Jin si sarebbe aspettato di tutto, ma non questo.

< Ovviamente ti pagherò. Ho pensato che sarebbe stato utile, qualora volessi trasferirmi in un altro paese, sai per il mio lavoro da barman, ho sentito che in America li pagano davvero bene >

< Scusa, ma vedi io non do lezioni private > Jin cercò di essere il più cortese possibile, a rifiutare l'offerta.

Vide gli occhi dell'umano diventare tristi e lui non poté che sentirsi in colpa a dare un dispiacere alla persona che si era comportata così gentilmente con lui, ma ovviamente non poteva fidarsi.

Il ragazzo gli prese improvvisamente le mani e guardò Jin fisso negli occhi.

< Ti prego, prometto che sarò un bravo alunno, non ti darò fastidio in alcun modo >.

"Decisamente troppo vicino" Jin pensò, imbarazzandosi leggermente.

Odiava come l'umano lo stava facendo sentire, era da decenni che non si sentiva così maledettamente debole in presenza di qualcuno.

Era una sensazione davvero fastidiosa e non intendeva provarla una seconda volta.

Era pronto a rifiutarlo di nuovo, ma gli occhi dell'umano erano così speranziosi, lo stavano quasi supplicando con lo sguardo.

"So che me ne pentirò" sbuffò mentalmente.

Si avvicinò di più al barista, a un centimetro dal suo viso e lo guardò fisso negli occhi.

< E' davvero solo questo il tuo intento? Hai bisogno solo delle lezioni o stai architettando qualcosa? >

Jin odiava davvero usare la manipolazione, ma in situazioni come queste non poteva fare altrimenti.

Vide il ragazzo, da prima guardalo confuso e poi rispondere prontamente.

< Voglio studiare l'inglese per potermi trasferire all'estero, non c'è nient'altro che ho in mente >

Jin lo guardò ancora un po' negli occhi, in cerca di una qualche traccia di esitazione, ma poi si accorse che molti clienti lo stavano fissando, forse per chiedersi perché quel misterioso e bellissimo ragazzo, stesse così vicino al barista.

Rendendosi conto che non erano soli, si allontanò subito, soddisfatto della risposta ottenuta dall'umano.

Prese un tovagliolo che si trovava vicino a lui, poi tirò fuori dalla sua borsa una penna e velocemente annotò dei numeri sulla carta.

< Questo è il mio numero, mandami un messaggio quando sei libero, io cercherò di incastrare le tue lezioni con i miei impegni > con una mano porse il tovagliolo al barista, che lo guardava sorpreso.

< Quindi è un sì? > chiese con occhi speranzosi Namjoon.

Jin si alzò dalla sedia, si pulì i pantaloni dalle briciole del dolce e lentamente si avvicinò alla porta del locale.

< La mia consumazione di oggi, me la offre la casa, vero? >

< Certamente > esclamò Namjoon con enfasi.

< Perfetto, aspetterò il tuo messaggio >

E dicendo questo uscì dal locale.

Namjoon guardò prima la figura appena scomparsa e poi il bigliettino tra le sue mani.

Un piccolo ghigno spuntò sul suo volto e non fece niente per trattenerlo.

"Missione compiuta".









Da più di quattro ore Jimin e Taehyung si stavano sfidando ai videogiochi e nessuno aveva intenzione di cedere in alcun modo.

Tutti e due erano seduti sul tappeto della sala, nonostante a pochi passi da loro ci fosse un divano, con la faccia spiaccicata contro il televisore, convinti che se si fossero avvicinati di più allo schermo avrebbero potuto battere quello che in questo momento era il loro nemico giurato.

La sfida stava per terminare, Jimin era già pronto a gustarsi la vincita, quando il suono del campanello lo fece distrarre dal gioco e Taehyung ne approfittò per tagliare per primo la linea del traguardo.

< Ho vinto > esclamò tutto felice il biondo.

< Non vale hanno suonato alla porta, devo andare a rispondere > borbottò Jimin offeso.

< Una vittoria è sempre una vittoria >

< Hai imbrogliato! E adesso per punizione vai ad aprire tu > disse Jimin, calciando l'amico al suo fianco.

< Va bene, va bene non essere violento >

Il biondo lentamente si diresse verso la porta, mentre si massaggiava la zona colpita e poi la aprì, chiudendo all'istante gli occhi per la troppa luce entrata all'improvviso nella stanza.

Sì, perché lui e Jimin avevano avuto la brillante idea, di chiudere tutte le finestre e spegnere le luci, per entrare meglio nel vivo del gioco.

< Sono le due del pomeriggio e tu sei ancora mezzo addormentato... Che avete fatto tu e il tuo amichetto alzati fino a tardi? >

Taehyung guardò la figura davanti a lui e si ritrovò un Jungkook vestito con una maglietta bianca e dei jeans blu scuro.

"Oddio ha addosso dei colori, questo sì che è sorprendente" pensò il biondo sorpreso.

Stava per dirlo ad alta voce, ma poi si ricordò della loro conversazione sul balcone e le parole gli morirono in gola.

Non sapeva come comportarsi e a disagio spostò un peso da un piede all'altro.

< Allora perché non mi rispondi? Non mi darai che tu e Jimin avete...? >

Gli occhi di Taehyung si spalancarono di colpo.

< Ovvio che no deficiente cosa vai a pensare, lui è il mio migliore amico >

Nonostante questo le immagini del bacio che si erano scambiati erano ancora vivide nella sua testa.

< Allora perché stai arrossendo? >







Spazio autrice:

Eccomi ancora una volta a pubblicare sul treno, la noia mi sta consumando.

Scusate per il capitolo di passaggio, ma mi farò perdonare con il prossimo don't worry.

Io e l'inglese un unico amore ahahah

A prestooo

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