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By daffodilss_

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Stiles e Lydia erano come due pianeti differenti che viaggiavano sulla stessa orbita: separati ma costantemen... More

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By daffodilss_

Lydia Martin era seduta al primo banco della fila centrale poiché quello era il suo posto dall'inizio del semestre.

Portandosi dietro l'orecchio una ciocca biondo fragola che s'era slegata dalla lunga treccia, la ragazza rigirava tra le mani il libro che aveva finito il giorno prima.

Il corso di Letteratura era uno dei suoi preferiti perché le piaceva scoprire nuove opere letterarie e leggerle e, questa settimana, era toccato a "Il Grande Gatsby" di Fitzgerald, uno degli autori che avevano approfondito nelle scorse lezioni.

"Hey, Lyds!"

Allison poggiò il gomito sulla spalla dell'amica, aspettando che alzasse la testa per guardarla, ma Lydia le fece solo uno scarno saluto con la mano.

"Non sembra una buona giornata, vero? E' successo qualcosa?"

Lydia alzò lo sguardo per poterle sorridere, poggiando il libro sotto le braccia incrociate.

"No, tutto apposto, stavo pensando al libro."
"A me è piaciuto un sacco, lo sai?"
"Sì, anche a me."

Allison si sedette nel banco di fianco, girandosi verso di lei per poterle parlare.
"Solo che volevo finisse bene, mi ha rattristata."

Allison mise il broncio, prendendo la sua copia del libro dalla borsa poiché a breve sarebbe iniziata la lezione.

"Non sarebbe stato realistico."
Rispose Lydia facendo spallucce e accennando un sorriso che le illuminò il viso.

"Buongiorno, ragazzi!"

Mr. Bohem entrò in aula e si tolse la giacca di pelle marrone, poggiandola poi sullo schienale della sedia dietro la cattedra, dove lui non si sedeva mai.

Il professore, infatti, era convinto che l'unico modo per avere un contatto con i suoi alunni, era stare lontano dalla cattedra.

"Allora, prima di cominciare, vorrei oggi presentarvi un nuovo alunno di questo corso."

Lydia roteò gli occhi per poi riportarli sulle pagine che stava sfogliando, sapendo già di chi si trattasse.

"Stiles, prego, entra."

Mr. Bohem sorrise a Stiles che se ne stava sul ciglio della porta e lo invitò ad entrare con un cenno della mano. Il ragazzo entrò in classe e si presentò a tutti, mantenendo con una mano la bretella dello zaino che poggiava sulla spalla.

"Il mio nome è Stiles Stilinski, alcuni di voi mi conosceranno perché ho vissuto qui, a Jacksonville, fino a sette anni fa."

Stiles pose lo sguardo su Lydia, che invece destava la sua attenzione alla biografia di Fitzgerald che seguiva la fine del romanzo.

"Oh, non sapevo fossi di qui!"
Esordì il professore, osservando il nuovo ragazzo che avrebbe fatto parte della sua classe.

"Chi di voi conosceva già Stiles?"
Lydia, che nonostante non guardasse il giovane stava prestando attenzione, sospirò e alzò la mano, sotto lo sguardo attento di Stiles.

"Bene, due persone!"

Allison si girò verso Lydia con aria interrogativa, cercando di ricordare se il nome di quel ragazzo fosse mai stato pronunciato nelle loro conversazioni.

La rossa, invece, non sapendo chi fosse l'altra persona che aveva affermato di conoscerlo si guardò intorno e poco dopo notò il braccio alzato di un ragazzo moro, seduto due banchi dietro di lei.

Il professore fece accomodare Stiles con un radioso sorriso, poi si diresse verso la lavagna per scrivere con il gessetto bianco l'argomento del giorno.

Il Grande Gatsby

Mr. Bohem si spolverò il gesso tra le mani strofinandole tra loro, poi si sedette nell'angolo della cattedra con il viso rivolto verso i ragazzi.

"Per oggi dovevate aver finito il libro, giusto?"

Tutti fecero cenno di sì con la testa.
"Bene, allora parliamone."

Gli alunni si guardarono attorno, cercando qualcuno disposto a cominciare la discussione ma non ci fu niente da fare e, dopo una pausa di silenzio, il professore decise di dar loro un incipit.

"Chi è Gatsby?"

"Un uomo ricco!" Esordì una ragazza dal fondo dell'aula.

"Questo è anche ciò che gli altri dicevano di lui: che era un uomo ricco e che organizzava grandi feste. Eppure è nato povero." Precisò Mr. Bohem.

"Ha creato se stesso dalle ceneri, è rinato, come una fenice." Continuò, accompagnando con gesti delle mani le sue parole.

"Tutto questo per una donna." Lydia, senza rendersi conto del momento di silenzio presente nell'aula, espresse i suoi pensieri ad un volume abbastanza alto da poter essere recepito, nonostante lei non volesse.

"Davvero solo per una donna?" Il professore si rivolse alla sua alunna, scrutandola con curiosità.

"Per l'idea di amore, professore." Stiles fece una pausa e si guardò intorno, prima di continuare.

"Lui voleva essere amato."

Il giovane alzò la voce, catturando l'attenzione di tutti i presenti, Lydia compresa, che lo guardarono incuriositi mentre si rigirava una penna tra le mani.

Mr. Bohem annuì compiaciuto dall'osservazione del suo nuovo studente, riprendendo poi a guardare il resto della classe.

"Per il suo passato." Continuò Lydia, senza opporsi al contatto visivo.

"Lui rivoleva indietro il suo passato." La ragazza abbassò la testa di lato, grattandosi la nuca con una matita che poi cominciò a picchiettare ripetutamente sul banco.

"Gatsby, prigioniero di un passato così felice che doveva essere riprodotto ad ogni costo e che aveva come perno centrale una donna, schiava dell'America ingiusta e controversa degli anni '20."

Il professore, a seguito di tale affermazione, s'alzò dall'angolo della cattedra andando a posizionarsi sul suo davanti.

La ragazza, intanto, pensò a come l'unico uomo che tutti condannassero, fosse in realtà il più puro, genuino e determinato nel raggiungere i propri obiettivi con tutti i mezzi di cui disponeva.

"E voi, invece?"
Il professore ruppe quell'attimo di silenzio che s'era andato a creare, destando l'attenzione dell'aula.

"Cosa ne pensate del passato?"

Lydia interruppe il ticchettio bruscamente.

"Che non ritorna."


"L'ultima lezione mi ha sfinita!" affermò Allison, lasciandosi cadere sulla panca, poggiando il vassoio sul tavolo.

"A chi lo dici, ho una fame, devo solo ringraziare la pausa pranzo."

Lydia rise facendo lo stesso, poi prese la sua bottiglina d'acqua dal tavolo e ne bevette un sorso.

Le due ragazze erano da poco uscite dall'aula e, sfinite ed affamate, s'erano dirette spedite verso la mensa, per poter pranzare.

"Certo che oggi sei stata proprio una filosofa!"

Lydia allontanò la bottiglia dalla bocca ed alzò leggermente li occhi al cielo, non appena riconobbe la voce della persona che s'era posizionata al suo fianco.

Stiles, accompagnato dal ragazzo che poco prima aveva detto di conoscerlo, era lì, in piedi, al fianco di Lydia con in mano il suo vassoio del pranzo.

"Io sarei filosofa? E tu invece? Per l'idea di amore, professore, lui voleva essere amato."

La ragazza lo scimmiottò utilizzando un tono di voce lento e profondo, per poi guardarlo con aria di sfida.

"Oh, professore, il passato non ritorna!" Continuò lui cercando, se fosse possibile, di metterci ancora più enfasi.

"Ma voi due vi conoscete?"

Il ragazzo moro e dalla pelle olivastra spostò il dito prima su uno e poi sull'altra, ponendo quella domanda che anche Allison si stava chiedendo dall'altra parte del tavolo.

"Sì."
"Purtroppo." Aggiunse Lydia, senza esitazione.

I quattro, dopo un attimo di silenzio, scoppiarono a ridere uno dietro l'altro aggiungendo le proprie voci a quelle che rendevano rumorosa la mensa.

"Ah, quasi mi scordavo, lui è Scott McCall, facevamo le elementari insieme e ieri ci siamo incontrati al corso di matematica."

Stiles presentò il ragazzo al suo fianco che strinse la mano di Lydia e di Allison, che gli rivolse più di un'occhiata di curiosità.

"Vi sedete con noi?" Esordì Allison, cercando di mantenere allegra l'atmosfera di quel tavolo.

Lydia le lanciò un'occhiata di disaccordo, nonostante non potesse ormai fare niente, poi tornò a mangiare i pisellini verdi del suo vassoio.

I due ragazzi presero posto ai due lati, così da poter parlare tutti insieme, poi iniziarono anche loro a mangiare.

"Come vi conoscete? Non ti ho mai sentito pronunciare il nome Stiles in questi anni."

Stiles si girò verso Lydia alzando un sopracciglio contrariato, aspettando che lei desse una risposta.

La rossa deglutì e si voltò prima verso Stiles che la guardava indispettito, e di seguito verso l'amica evidentemente incuriosita.

"Prima di andarsene era il mio vicino di casa, abitiamo uno di fronte all'altro." Disse, cercando di arrancare una risposta esaustiva.

"Ah, quindi ecco di chi era la casa che ti mettevi sempre a guardare!" Affermò Allison, guardando la rossa in modo allusivo.

Lydia sbarrò gli occhi ed inarcò leggermente le sopracciglia per intimare l'amica a non dire altro, tutto ciò sotto lo sguardo attento di Stiles che sembrava quasi compiaciuto.

"Sì, quella è casa mia, non sai quante volte avrei potuto denunciarla per violazione di proprietà privata."

La ragazza si girò verso Stiles, ormai evidentemente divertito, rivolgendogli una leggera espressione d'astio.

"E tu non sai quante volte avrei potuto denunciarti per disturbo alla quiete pubblica!"
"Sei tu quella che si infilava nel mio giardino!"

Ora anche Stiles era voltato verso di lei, cercando di vincere in quella discussione.

"Hey, ho chiesto il permesso, non mi sono infilata!" Cercò di giustificarsi la rossa, ripensando a tutte le volte che si era intrufolata nel giardino di casa Stilinski scavalcando la recinzione.

"Ah, giusto, così ha molto più senso."

I due battibeccarono a lungo in un dialogo fatto di botta e risposta, contornati dalle risate di Scott e Allison che li ascoltavano divertiti e che non potevano far altro che immaginare ciò che si celava dietro la loro storia.

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