Teenage Dreams \\ Liam Payne

By lightvmischief

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"Ti serve qualcosa?" mi chiese insospettito. "Sai, per caso, cosa è successo ieri sera a Emily, al pub?" chie... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39

Capitolo 34

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By lightvmischief

Liam'spov.

Mi sorpassò, uscendo dalla camera e sbattendo la porta alle sue spalle.

Mi misi le mani nei capelli e mi piegai in due; perché dovevo essere sempre così idiota?

"Cazzo!" imprecai, battendo un pugno sul muro vicino alla porta.

Presi il cellulare dalla tasca dei miei jeans e feci scorrere la rubrica.

Sii uomo per una fottutissima volta!

Rimisi il cellulare in tasca e uscii velocemente da quella camera. Dove poteva essere andata?

Ripresi il cellulare e digitai il numero di Abbie, mentre percorrevo il corridoio, in attesa di trovare l'ascensore o, perlomeno, le scale.

"Pronto?"

"Abbie! Abbie, ascolta: Emily, dov'è?" chiesi direttamente.

Nel frattempo riuscii a trovare l'ascensore. Premetti più volte sul tasto per farla arrivare, ma era occupata e non avevo altro tempo da perdere. Così, corsi in cerca delle scale, aspettando che Abbie mi desse una risposta.

"È qui con me, siamo nella hall." Rispose con nonchalance.

Annuii mentalmente e chiusi la chiamata. Ero ancora al terzo piano e se non trovavo immediatamente le scale, sarei stato fottuto.

Non potevo aspettare che tornasse in albergo, sarebbero passate ore. E non potevo parlare di sera: ci sarebbe stato anche quell'idiota di Connor.

E, inoltre, il giorno dopo saremmo stati in giro tutto il giorno, tra visite ai musei e cose del genere, non avremmo avuto un minuto libero. E parlarle con a fianco qualcuno, non se ne parlava proprio.

Quindi, adesso o mai più.

Mi scontrai con un'addetta delle pulizie, facendole cadere di mano le salviette che portava.

"Mi scusi." Dissi, frettolosamente, riprendendo a cercare le scale.

Ma, mi fermai e ritornai indietro.

"Le scale... dove sono?" le chiesi, osservandola mentre raccoglieva le salviette.

Se fosse accaduto in un'altra circostanza, l'avrei aiutata a raccoglierle e mi sarei scusato un'infinità di volte. Ma ero di fretta e non c'era tempo da perdere.

"Le ha davanti." Mi rispose acidamente.

Non la ringraziai nemmeno; mi diedi una mossa a scendere quelle maledette scale, dandomi dell'idiota per non averle nemmeno notate.

Scesi gli scalini in fretta e furia, cercando di non cadere e cercando di non travolgere la gente che saliva e che scendeva.

Arrivai nella hall: feci scorrere lo sguardo su ogni singola persona che mi si presentava nella mia visuale, ma di lei niente.

Mi fermai per riprendere fiato, afflitto. Stavo per voltarmi e andarmene, quando sentii la sua voce.

Alzai velocemente lo sguardo e la trovai sull'entrata: si stava abbracciando con una signora sui trent'anni. Doveva essere sua zia.

Camminai velocemente verso di loro e mi misi al fianco di Abbie, che mi guardò stranita.

Quando si slacciarono dall'abbraccio, si voltarono verso di noi.

"E questo bel giovanotto chi è?" chiese sua zia, sorridendo.

"È..." La interruppi.

"Sono il suo ragazzo."

Abbie per poco non si strozzava con la saliva, Emily mi stava guardando sorpresa, mentre l'unica che ebbe una reazione normale fu sua zia.

"Non sapevo avessi un fidanzato!" esclamò felice.

"Ad essere sincera, nemmeno io..." commentò Emily a bassa voce, guardandomi intensamente negli occhi.

"Piacere, sono Megan, sua zia" disse, tenendomi la mano.

"Piacere mio. Io sono Liam" mi presentai, stringendogliela.

"Suppongo che venga anche Liam con noi." Disse Megan a sua nipote.

"Certo." Disse, quasi incerta.

"Bene! allora andiamo! Ciao Abbie, è stato un piacere." Disse, salutandola.

"Arrivederci." La salutò lei, prima che uscissimo dall'hotel e ci avviamo verso la casa dei suoi zii.

"Conor!" esclamò Emily, non appena Megan aprii la porta di casa.

Si abbassò e prese in braccio quello che doveva essere suo cugino, che, guarda a caso, si chiamava Conor. Tanto per ricordarmelo...

"Emily!" esclamò il bambino felice, buttando le braccia dietro al collo di Emily.

Dovevo ammettere che vederla con un bambino in braccio, era una delle cose più dolci che avessi mai visto; mi faceva pensare ad un nostro possibile futuro come marito e moglie, genitori di un figlio tutto nostro.

"E lui chi è?" chiese, quando si accorse anche di me.

"Oh, lui è il suo ragazzo." Rispose Megan al posto suo.

Sì, il suo ragazzo. Come no. Pensavo già ad un possibile futuro, mentre dovevo ancora chiarire con lei.

Di certo non era così che una ragazza voleva sentirsi chiedere di essere la fidanzata del ragazzo che le piace, ma, in assenza di tempo, avevo fatto il mio meglio. O almeno ci avevo provato.

"Ciao!" mi salutò il piccoletto.

"Ciao." Risposi, sorridendo.

Emily mi rivolse un'occhiata veloce, prima di rivolgersi a sua zia.

"Justin?" le chiese.

"È al lavoro. Non penso tornerà presto, aveva detto che dopo il lavoro andava da Grace."

Lei annuii.

"Puoi venire ancora domani, così passate un po' di tempo insieme." Propose, andando in cucina, tornando poco dopo con un vassoio con dell'acqua in mano.

Nel frattempo ci eravamo seduti sul divano in soggiorno. Era molto luminoso, nonostante fuori non ci fosse il sole.

Davanti al divano era posizionato un tavolino di vetro, messo su un tappeto, in modo da non rovinare il parquet di legno.

C'era un libreria enorme vicino all'ingresso della cucina e un pianoforte nero a coda posizionato vicino alla porta finestra che dava sul giardino.

Emily doveva aver preso da loro in fatto di musica, pensai.

Megan si sedette su un altro divano, posizionato alla sinistra di quello su cui io, Emily e Conor eravamo seduti. Anche se in verità, Conor era seduto sulle gambe di Emily.

"Allora, raccontatemi un po' di voi." Disse Megan, spronandoci a parlare e a non fare scena muta, sorridendo.

"Zia, preferirei parlare d'altro, se non ti dispiace. A proposito, lo zio?" chiese Emily, sistemandosi Conor meglio sulle gambe e guardandosi intorno in cerca di suo zio.

"È appena andato a fare la spesa." Ci informò, prendendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere.

"Direi che oggi non è esattamente il mio giorno fortunato." Disse, ridacchiando e lanciandomi un'occhiata veloce.

Stava cominciando a fare buio e, io ed Emily, eravamo appena usciti dalla casa dei suoi zii.

Erano appena le cinque del pomeriggio, ma eravamo d'inverno e il freddo stava cominciando a farsi sentire ulteriormente per me che ero uscito con solo una felpa addosso dalla fretta.

"Sono davvero una bella famiglia. E sono simpatici." Dissi sorridendo.

Mi guardò velocemente e poi distolse subito lo sguardo, stringendosi nel suo cappotto e infilando le mani nelle tasche.

Alzai gli occhi al cielo. Pensavo di aver scampato un'altra discussione, ma non era così. Dopotutto, me lo sarei dovuto aspettare.

"Lo so che mi stai prendendo a parole mentalmente." Cantilenai, cercando di risolvere per strada, dove non poteva esserci nessuno che conoscevamo che ci avrebbe interrotti.

"Bravo, Liam. Hai fatto centro." Disse distaccata.

"Ti stavo cercando per scusarmi, oggi. Ma, in assenza di tempo, sono passato ai fatti." Le spiegai.

Mi degnò del suo sguardo per qualche secondo, prima di tornare a guardare davanti a se.

"Lo so, non è stata la proposta che ti saresti aspettata..."

"No, infatti." Mi interruppe.

"Esatto. Ho cercato di fare del mio meglio e direi che chiederti per strada di essere la mia ragazza, non migliorerebbe certamente le cose..."

"Qual è il punto, Liam?" mi interruppe, di nuovo, stufa di tutti i miei giri di parole.

"Okay. Allora... Dopo parecchio tempo sono arrivato alla conclusione che tu mi piaci, molto direi. E.. Insomma, ti va di essere la mia ragazza?"

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