Teenage Dreams \\ Liam Payne

By lightvmischief

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"Ti serve qualcosa?" mi chiese insospettito. "Sai, per caso, cosa è successo ieri sera a Emily, al pub?" chie... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39

Capitolo 33

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By lightvmischief

"Me la sto facendo sotto." Dissi terrorizzata.

Eravamo all'aeroporto da quaranta minuti ed ora era arrivato il momento di salire sull'aero, dopo aver fatto tutti i controlli necessari.

"Anche io." Mi appoggiò Zayn, raggiungendomi.

"Che vi succede?" chiese Louis, togliendosi gli occhiali da sole e guardandoci con le sopracciglia alzate.

Non avevo ancora capito il motivo di quegli occhiali da sole: non c'era il sole ed eravamo d'inverno.

"Sono terrorizzata." Gli spiegai.

L'unica volta che ero salita su uno di quei cosi, non sapevo ciò che stavo facendo. Avevo solo quattro mesi, non so se mi spiego.

"Oh, avanti, non ditemi che non avete mai preso un aereo in vita vostra." Ci prese in giro Louis.

La faceva facile lui.

"No. È la prima volta." disse Zayn.

"Calmatevi, avanti. Non succederà nulla." Intervenne Niall, sorpassandoci e salendo sull'aereo con disinvoltura.

La stessa cosa fece Louis, dopo averci guardati di nuovo.

"Andiamo." Mi feci coraggio, facendo un cenno con il capo verso l'aereo e avviandomi verso le scalette.

Volsi uno sguardo indietro per controllare se Zayn mi stesse seguendo e, grazie al cielo, lo stava facendo.

"Non sono psicologicamente pronta, ma dobbiamo farlo." Ammisi, mettendo piede sul primo scalino.

"A chi lo dici." Disse, raggiungendomi.

Presi un respiro e feci tutta la scalinata. Non appena fui dentro, aspettai Zayn per cercare il nostro posto.

Trovato quello, ci sedemmo. Cominciai a tirare fuori il mio mp3 di fortuna – mi era stato regalato a otto anni e nemmeno ricordavo di averlo ancora con me. – e le cuffiette.

Quando una voce metallica ci avviso di allacciare le cinture a causa dell'imminente partenza, l'ansia mi assalì di nuovo.

Allacciai la cintura con mani tremanti e, fatto quello, lanciai uno sguardo a Zayn, al mio fianco.

"Merda." Dissi, ridacchiando nervosamente.

Per tutta risposta, mi prese la mano stringendola anche fin troppo. La stessa cosa stavo facendo io.

Zayn mi aveva concesso il posto vicino all'oblò, perciò potevo vedere quando ci stavamo muovendo, oltre al fatto che l'avremmo sentito.

Invece Zayn, al suo fianco, verso l'esterno, aveva una ragazza di cui non conoscevo il nome e sembrava che neanche lui la conoscesse.

Dopo qualche minuto e qualche unghia conficcata nella pelle di Zayn, decollammo. Ora ci aspettavano ben otto ore di viaggio, dovremmo arrivare per l'una del pomeriggio, giusto in tempo per pranzare.

"Vado in bagno, cercando di non uccidermi." Mi avvertì Zayn, ridendo.

Alzai lo sguardo dal libro che stavo leggendo e accennai una risatina, facendo un cenno con il capo.

Eravamo su quel dannato aereo da tre ore, ormai. Avevo trascorso le prime due ore ad ascoltare un po' di musica e ora stavo leggendo. Le altre cinque ore non avevo idea di come le avrei passate. Probabilmente dormendo.

Lanciai uno sguardo alla Ragazza Misteriosa – così l'avevo soprannominata. Indossava una mascherina sugli occhi e stava dormendo, probabilmente. Beh, era l'unica cosa che poteva fare con quella mascherina sugli occhi.

Mi misi a fissare il sedile grigio davanti a me; mi stavo annoiando e sapevo che anche la lettura di un libro non avrebbe aiutato molto, alla fine.

Guardai dietro al mio sedile, sapendo di trovarci Harry, Jade e Karen. Tutti e tre crollati in un sonno profondo: Harry era appoggiato alla spalla di Jade, così come Jade a quella di Karen. E Karen... Beh, si accontentava del sedile. Poveretta, doveva essere in una posizione realmente scomoda.

"Annoiata?"

Sobbalzai sul sedile, girandomi di scatto.

"Oddio." Dissi ancora spaventata.

"Grazie, Connor. Ho capito che anche tu mi vuoi morta, ora."

"La tua reazione è stata incredibile! Era da Youtube!" disse ridendo e battendo le mani come una foca.

"Divertente, davvero." Risposi, facendo l'offesa.

"Va bene, va bene, la smetto." Disse, mettendosi le mani sulla pancia e provando a smettere di ridere.

"Come va il viaggio?" chiese, dopo alcuni attimi in cui riprendeva il fiato.

"Noiosamente." Risposi, facendo una smorfia.

"E a te?"

"Niente, cerco di trovare qualcosa da fare."

"... Tipo spaventare a morte le persone?" chiesi, ridendo.

"... Anche." Rispose, unendosi alla mia risata.

"Ah e volevo dirti che sarai costretta a sopportami per le prossime quattro ore: ho fatto scambio di posto con Zayn." Disse, battendomi una mano sulla testa.

"Sono un cane, adesso?" chiesi divertita.

Dopotutto, non sarebbero state così male quattro ore in sua compagnia.

Liam's pov.

Stavo continuando a fissarla che rideva e scherzava con quel Connor. Cosa ci trovava di così divertente nelle sue battute da quattro soldi?

E poi, che fine aveva fatto Zayn? Quello non era di certo il posto di quello.

"Hai finito di fulminarlo con gli occhi?" mi chiese Abbie, retoricamente.

La guardai male. Lei non poteva capire.

"Dai, Liam, smettila, sul serio."

Diedi retta ad Abbie e distolsi lo sguardo.

"Smettila di fare il geloso, non è nemmeno la tua ragazza." Disse, prendendomi in giro e ridacchiando.

"Io non sono geloso." Chiarii.

"Se lo dici tu." Disse, alzando le spalle.

Ero nella sua stessa fila di sedili, eppure sembrava non mi avesse nemmeno notato. Insomma, non ero mica invisibile!

Ripresi a fissarli e ora Emily aveva appoggiato la testa sulla spalla di lui, mentre quel viscido gli accarezzava i capelli.

Strinsi le mani a pugno, la rabbia stava crescendo dentro di me.

Era certo che appena saremmo scesi da quel maledetto aereo, io e quel tipo avremmo fatto quattro chiacchiere.

Lui non poteva permettersi di toccarla, di accarezzarle quei capelli coloro cioccolato che avevo accarezzato un milione di volte. Non poteva permettersi di rubarle quei sorrisi che nascevano spontanei sulla bocca di lei.

Lui non poteva permettersi di portarmela via.

Emily's pov.

"Emily, stiamo arrivando." Mi svegliò piano Connor.

Mi stropicciai malamente gli occhi e li aprii lentamente.

"Finalmente qualcuno che non mi sveglia buttandomi un cuscino in faccia, facendomi il solletico, buttandomi giù dal letto o togliendomi le coperte di dosso." Dissi, con la voce ancora impastata dal sonno.

"Modestamente."

"Quanto ho dormito?" chiesi, sentendomi tutta indolenzita.

"Più o meno tre ore."

"Scusami, non volevo ti annoiassi."

"Stai tranquilla, sono crollato anche io." Rispose ridendo, trascinando anche me.

"Preghiamo i gentili passeggeri di allacciare le cinture..." disse quella fastidiosa voce metallica.

"... se non volete morire nell'atterraggio." Dissi, continuando la frase e allacciandomi la cintura.

"Mai preso un aereo?" chiese Connor.

"Già. A parte quando avevo quattro mesi, ma quello non conta."

"Capisco." Disse sorridendo.

Sorrisi di rimando. Chiusi per un attimo gli occhi, quando percepii le dita della sua mano venire intrecciate con le mie. Mi sorpresi un po', ma, dopotutto, dovevo dire di essergliene grata, anche se si sarebbe ritrovato presto i segni delle mie unghie sulla sua pelle.

Dovevo ammettere anche che aveva delle mani veramente morbide.

Mi sporsi leggermente per vedere chi ci fosse nella fila parallela alla nostra; non l'avevo ancora fatto ed ero curiosa. In realtà, lo facevo solo per cercare di distrare la mia mente al pensiero dell'atterraggio.

Non l'avessi mai fatto.

Liam stava guardando le nostre mani intrecciate. Alzò lo sguardo e lo incrociò con il mio, che distolsi subito.

Era arrabbiato e... deluso?

"Ragazzi, state in fila e cercate di non farvi investire dai taxi e dal resto delle macchine. Non voglio avervi sulla coscienza." ci istruì il professor Nilson.

"E non fatemi fare brutta figura!" ci riprese la professoressa d'arte.

Scoppiamo tutti a ridere, compreso il prof Nilson. Era uno dei pochi che mi stava simpatico; quell'uomo era uno di noi.

Eravamo già sulla strada verso l'albergo, che, tra l'altro, non era molto distante dalla casa dei miei zii, anche se sapevo che non sarei potuta andare a trovarli e non avrei potuto vedere mio fratello. Ma potrei benissimo incontrarli per strada, perciò.

"Spero non ci sia molta strada..." dissi a Ally.

Le valigie non erano di certo un peso piuma, anzi.

"Io non ce la faccio già più." Si lamentò, tirandosi dietro il trolley giallo fosforescente a fatica.

Se voleva dare nell'occhio, beh, c'era riuscita.

"Io le avevo detto di portare solo l'essenziale." Disse Josh, apparendo al suo fianco, con solo uno zaino in spalla.

Okay, lo zaino era abbastanza grande, ma per due settimane intere in America, non mi sembrava molto.

"Io almeno non vado in giro a chiedere mutande." Replicò Ally, facendomi ridere.

"Ti ha spento." Gli dissi, cercando di non ridere troppo.

Eravamo arrivati da qualche ora all'hotel, avevamo pranzato e ci avevano assegnato le camere.

Ora ero sdraiata sul materasso comodissimo della stanza mia e di Connor. Esatto proprio lui. Sinceramente, non mi sarei mai aspettata che venissimo messi insieme; lui era del quarto anno, mentre io del secondo. E poi non avrei mai pensato che avrebbero messo ragazzi di sesso opposto insieme.

In ogni caso, mi andava bene, anche se nel profondo avrei voluto che ci fosse Liam insieme a me. Quello sguardo era stato come un pugno allo stomaco: cosa avevo fatto di male questa volta?

Sentii l'acqua della doccia spegnersi e dedussi che Connor sarebbe uscito a breve.

Oggi ci avevano lasciato la giornata libera, avremmo potuto girare pe la città tranquillamente – cosa che non mi sarei mai aspettata -, a patto di non perderci.

Così avevo pensato che avrei potuto fare un salto a casa dei miei zii e da mio fratello, sempre che fosse stato a casa. Poteva essere al lavoro, come poteva essere dalla sua fidanzata, quindi decisi di inviargli un messaggio, avvisandolo che ero a Boston e sarei passata da loro.

Ero molto stanca e abituarsi al fuso orario non era così facile, ma la voglia di vederli era più forte, anche se dovevo ammettere che avrei fatto un bel pisolino volentieri.

"Che hai intenzione di fare oggi?" chiese Connor, uscendo dal bagno, fortunatamente già vestito.

"Tu che fai?" chiesi di rimando.

"Non si risponde ad una domanda con un'altra." Ribatté, facendomi ridere.

"Esco con alcuni dei miei amici, cercando di non perderci." Rispose, affiancandomi sul letto.

"È quello che spero anch'io, se mio fratello non mi risponde." Dissi, pensando ad alta voce.

"Hai un fratello che vive in America?" chiese sorpreso, alzandosi a sedere.

"Sì, è così strano?" dissi, guardandolo dal basso.

"No, è che non me l'aspettavo." Rispose, stendendosi di nuovo.

"Si chiama Justin."

"Mi piacerebbe conoscerlo un giorno."

Connor era uscito da qualche minuto e Justin ancora non si era fatto sentire. Che fine aveva fatto?

Decisi allora di chiamare mia zia, dato che erano già le tre del pomeriggio e io avevo intenzione di passare molto tempo con loro.

Composi il numero e attesi in silenzio.

Nel mentre, la porta della camera venne aperta e richiusa poco dopo e, anche se il ragazzo era di spalle, riuscii ad identificarlo come Liam.

"Pronto?" rispose la voce di mia zia dall'altro capo del telefono, distraendomi dalla sua figura.

"Ciao zia, sono Emily."

"Emily, da quanto tempo! Ma come stai?"

"Bene, zia, grazie. Senti, io sono a Boston..."

"Come? E non potevi avvisarci prima? Ti avremmo accolto nel giusto modo!" disse, interrompendomi.

"Stai tranquilla, zia. Avevo intenzione di venire a fare un salto lì..."

"Ma certo, vieni pure! Lo sai che è un piacere per noi e poi Conor non vedeva l'ora di vederti di persona!" disse entusiasta, interrompendomi di nuovo.

Sorrisi alle sue parole, cosciente del fatto che non potesse vedermi.

"È che non so dove abitate." Dissi, arrivando dritta al punto, evitando di essere interrotta nuovamente.

"Non preoccuparti! Dimmi dove sei e ti vengo a prendere."

Le dissi la via e il nome dell'hotel e, dopo averla salutata e dopo avermi detto che sarebbe venuta tra quindici minuti, chiusi la chiamata.

Qualche secondo dopo mi ricordai della presenza di Liam.

"Che ci fai qui?" chiesi curiosa.

"Volevo sapere che facevi oggi, ma l'ho appena scoperto, quindi..." disse, appoggiando la mano sulla maniglia, già pronto ad uscire.

"Aspetta." Dissi, alzandomi velocemente dal letto, provocandomi così un lieve giramento di testa.

"Puoi venire con me. Se ti va." Gli proposi, sperando in una risposta affermativa.

"Pensavo lo avessi già chiesto a quello." Disse, sottolineando l'ultima parola.

Alzai gli occhi al cielo.

"Santo cielo, ancora con questa storia? Non è certo colpa mia se siamo stati messi in camera insieme e se è venuto vicino a me durante il viaggio!" dissi esasperata.

"Però sembrava ti piacesse la sua presenza. Avrebbe anche potuto baciarti e tu lo avresti lasciato fare."

"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?"

"Io non ti capisco, sul serio. Ogni cosa che faccio è sbagliata." Continuai, cominciando ad irritarmi.

"Non sei tu quella sbagliata, è lui il mio problema."

"E per questo ci devo rimettere io?!"

"No."

"Beh, perché fino adesso quella a cui hai urlato sempre contro, sono io."

"Sul serio, Liam. Se avessi potuto, sarei stata insieme a te durante il tragitto e in questa fottuta camera d'albergo" continuai irritata.

"Peccato che sull'aereo era come se neanche esistessi."

"Dio, Liam, mi sembri un bambino."

"L'unica che si comporta da bambina qui, sei tu."

"E allora sai cosa? Fanculo. Fanculo, Liam, perché sono fottutamente innamorata di te, ma sembra che a te non sia ancora entrato in testa. E fanculo, perché sei un emerito idiota, se non hai ancora capito che sei l'unico ragazzo con cui vorrei mai stare."

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