KANGSHINMU 강신무

By AkaneYuki7

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Potrebbero mai le leggende occidentali intrecciarsi in maniera indissolubile con quelle orientali? Tre ragaz... More

PROLOGO
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
Capitolo 92
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107

Capitolo 2

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By AkaneYuki7


Quando la lezione finalmente terminò, il professore salutò gli alunni e veloce uscì fuori dalla classe.

Il preside gli aveva lasciato la giornata libera, visto che era solo un insegnante di supplenza.

"Ancora per poco" pensò, mentre si dirigeva fuori dall'istituto.

In fondo però gli era andata bene così.

In questo modo avrebbe avuto tutto il tempo per cercare quel deficiente che quel giorno non si era presentato a scuola.

Sperava di sbagliarsi, ma SeokJin, anche chiamato solamente Jin, aveva una brutta sensazione.

Appena uscito dall'edificio un forte odore gli colpì le narici, riconoscendolo all'istante.

Quell'odore magnetico, paralizzante che ogni volta riusciva a stregarlo e fargli compiere le peggiori azioni, pur di ottenere una goccia di quel elisir proibito.

Il sangue.

E, da quello che sentiva, era anche fresco.

Rapido si diresse verso quella fragranza inebriante e quasi subito riuscì a trovare la fonte di quell'aroma paradisiaco.

Il profumo lo aveva portato a un vicolo poco frequentato, i raggi del sole faticavano a raggiungere quella stradina, ma nonostante la poca illuminazione, Jin riuscì a scorgere una figura voltata di spalle con i capelli color dell'argento, che aveva la testa affondata sul collo di una povera ragazza, svenuta e quasi priva di vita.

Subito Jin corse da loro, staccò quella ragazza sconosciuta dalla figura accucciata e le diede un po' del suo sangue per farla riprendere.

< Lo sai che sei troppo debole per aiutare quella ragazza, il tuo sangue non riuscirà a guarirla completamente > ridacchiò il ragazzo sedendosi a gambe incrociate per terra.

< Perché invece non mi tieni compagnia? > continuò il ragazzo, sorridendogli amabilmente con le labbra ancora sporche di sangue.

< Lo sai che non posso > disse Jin, stringendo i denti e voltando la testa dall'altra parte.

Si guardò intorno e vide un'altra ragazza che piangeva silenziosamente rannicchiata contro la parete del vicolo.

< Yoongi che cazzo, siamo arrivati in questa città da due giorni e già rischi di farci scoprire. Cosa diavolo ti passa in quella testa? > lo sgridò il maggiore infuriato.

< Stai tranquillo volevo solo divertirmi, non avevo mica intenzione di ucciderle entrambe > disse impassibile grattandosi la testa e guardando l'altra ragazza.

< Non mi interessano le tue patetiche scuse e ora sbrigati e aiutami a sistemare il casino che tu hai combinato > esclamò Jin categorico.

< Uffa come sei noioso, se ci fosse stato Jungkook si sarebbe divertito con me > borbottò scontento.

Sbuffando si alzò da terra e con ben poca delicatezza prese la ragazza rannicchiata per un braccio e la tirò vicino a sé.

Lei non oppose la minima resistenza, come se fosse una bambola, immobile e inerme tra le sue mani.

Lui le prese il mento tra le dita e la guardò fissa negli occhi:< Ora puoi muoverti >

A quelle parole la ragazza iniziò a tirare pugni e a scalciare, cercando di staccarsi in tutti i modi dalla presa ferrea, che il ragazzo esercitava su di lei.

Yoongi si stava infastidendo alquanto per il suo comportamento, non l'aveva neanche toccata e già si lamentava per niente.

Di nuovo le prese il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi per una seconda volta.

< Ora dimenticherai tutto quello che è successo in questo vicolo e da brava ragazza tornerai a casa senza fiatare >

Il pianto finalmente cessò e la ragazza, dopo averlo guardato un'ultima volta, si alzò e come un automa, si diresse verso casa sua.

< Lo sai che non mi piace quando manipoli le persone a tuo piacimento > disse Jin, guardandolo infastidito.

< Preferisci forse che le uccida entrambe, così da essere sicuro che non possano raccontare niente a nessuno definitivamente? > domandò retorico Yoongi, dirigendosi verso la ragazza che Jin teneva fra le braccia.

< Non posso finire almeno questa qui? > domandò lui, supplicandolo con lo sguardo.

< No > esclamò il maggiore irremovibile.

< Eh va bene >

Yoongi scosse per le spalle la ragazza, cercandola di farle riprendere i sensi.

< Cerca di essere più gentile >

Il minore lo maledì internamente e svegliò la ragazza con più "gentilezza".

Finalmente aprì gli occhi e rimase  per un attimo spaesata, non sapeva dove si trovava e neanche come ci era finita in quel lurido vicolo.

Vide due splendidi ragazzi che la fissavano e per un attimo ne rimase incantata, ma poi sentì un forte dolore al collo. Lo tastò per capire da dove provenisse la fitta che l'aveva improvvisamente colpita e con la mano percepì una sostanza calda e appiccicosa sulla sua pelle. Lentamente portò le dita davanti al suo viso e vide che esse erano ricoperte da una sostanza rossa e viscosa. 

Il sangue.

Più precisamente il suo e non poté fare altro che urlare a pieni polmoni.

Il minore poggiò una mano sulle sue labbra per farla tacere e costringendola a guardarlo negli occhi, ripeté la stessa cosa che aveva detto alla ragazza precedente e anche lei si allontanò da quel vicolo.

< Non c'era bisogno di sprecare il tuo sangue per curare quella lieve ferita > disse il più piccolo.

< Io non considererei piccolo quello squarcio > esclamò irato Jin.

< Beh quel morso non è niente, rispetto a quelli che faceva tanto tempo fa una certa persona > sorrise malizioso.

< Stai zitto, ti ho detto mille volte di dimenticare quel periodo, finiscila > sbottò infuriato il maggiore e poi continuò:< Comunque non ho ancora capito, perché hai saltato il tuo primo giorno di scuola >

< Ti giuro che mi stavo dirigendo lì come un bravo studente, addirittura in anticipo, ma poi mi sono passate di fianco quelle due ragazze così carine con la loro divisa e la loro gonnellina, decisamente troppo corta, che non ho resistito ad assaggiarle, ma tu mi capisci meglio di chiunque altro, vero Jin? >

Il maggiore ignorò volutamente quella frecciatina e riprese a parlare:< Lo sai che quelle ragazze sono nella vostra stessa scuola? Cosa pensi sarebbe successo se fossero sparire due ragazze lo stesso giorno in cui noi siamo arrivati e cosa... >

Jin continuò a sbraitare per un po', ma Yoongi lo fermò dicendo che era stanco di sentirlo e che se ne sarebbe andato in posto tranquillo a riposare. Così sparì dalla vista del maggiore che non aveva ancora finito di lamentarsi.

< Cosa devo fare con lui > pensò ad alta voce sconsolato.


Intanto le lezioni scolastiche scorrevano tranquillamente e finalmente arrivò l'orario di uscita.

Tutti i ragazzi si prepararono ad andarsene, cosa che fece anche Taehyung.
Prima diede una rapida occhiata al nuovo studente, ma egli era già sparito nel nulla. 

Il banco era completamente vuoto.

Ignorando il fatto, si diresse con Jimin verso l'uscita.

< Ti va di fare qualcosa? > chiese Taeyhung all'amico.

< Oggi sono occupato, devo andare in un posto, facciamo per la prossima volta > disse Jimin di fretta, arruffando per gioco la testa bionda dell'amico.

< Ehi smettila, abbiamo solo qualche mese di differenza, non trattarmi come un bambino > sbottò offeso il minore.

Jimin rise e senza dire una parola salutò l'amico e se ne andò per la sua strada.

Taehyung, invece, non avendo niente da fare si diresse verso casa sua.

Si prese tutta la calma del mondo guardando quelle strade che ormai conosceva meglio delle sue tasche.

Le case erano molto simili l'una alle altre, tutte piccole villette a schiera di due piani in stile occidentale, ognuna con il proprio giardino e la propria staccionata che le divideva l'una dall'altra.

La sua era un po' più in periferia rispetto alle altre e ogni giorno impiegava una ventina di minuti per raggiungere la scuola.

Quando finalmente arrivò a casa, voleva solo buttarsi sul divano e non fare assolutamente nulla, ma non appena vide la bellissima giornata che c'era fuori dalla finestra, cambiò subito idea.

Rapido si diresse in camera sua, abbandonò da qualche parte la cartella e  prese dal cassetto della sua scrivania un blocco da disegni.

Aveva deciso di andare nel suo posto segreto.

In realtà non era proprio segreto, era solo un piccolo spiazzo di parco, non molto lontano da casa, ma abbastanza distante dal centro abitato.

Il parco era molto piccolo, con qualche panchina sparsa qua e là distrattamente tra un albero e l'altro e si concludeva con un piccolo fiume, che divideva in due la città dalla foresta.

Quasi come un confine che segnava la civiltà dall'inciviltà, il conosciuto dall'ignoto. 

Solo un piccolo ponticello fatto di legno collegava le due sponde.
Era stato costruito secoli prima e ogni giorno il ragazzo si chiedeva come facesse ad essere ancora in piedi.

Ovviamente a lui non era permesso di oltrepassarlo, però gli piaceva passare il tempo in quel posto e ritrarre tutte le sfumature e i movimenti delle fronde degli alberi e lo schianto delle onde del fiume che lievi andavano a colpire la riva.

Il motivo per cui non ci veniva nessuno, era anche giustificato dal fatto che gli abitanti della città, per attraversare il fiume, avevano fatto costruire anni prima un ponte molto più moderno e stabile dall'altra parte della città, dove potevano circolare anche le auto e quindi era usato principalmente quello.

Lui, invece preferiva stare sul quel vecchio ponte di legno.

Nonostante non fosse sicuro e scricchiolasse ad ogni suo passo, amava quel posto e il brivido di adrenalina che gli scorreva ogni volta lungo la schiena, chiedendosi se quella fosse la volta buona che sarebbe finalmente crollato.

Ovviamente non era uno stupido, sapeva di dover stare attento ad ogni sua mossa, ma il rumore dell'acqua e quello del vento, che muoveva le fronde degli alberi intorno a lui, gli davano una tranquillità e pace che non avrebbe scambiato per niente e nessuno.

Felice si diresse in quella direzione, ma si bloccò di colpo quando vide una figura di spalle appoggiata alla ringhiera del ponte.

Lui preoccupato si avvicinò di più e a pochi passi dal ponte gli urlò:< Ehi stai attento, guarda che è pericoloso >

La persona sembrò non ascoltarlo, allora esasperato Taehyung salì sul ponte e prese la spalla della persona girandola nella sua direzione:< Hai sentito quello che ho appena det... > le parole gli morirono in gola quando vide la figura davanti a lui.

Era il nuovo studente, quello che neanche qualche ora prima si era ripromesso di stargli il più lontano possibile.

Fu un attimo e ne rimase ammaliato.

In classe non lo aveva guardato che per pochi minuti, ma adesso che se lo ritrovava a pochi centimetri di distanza non poteva fare altro che rimanere immobile e fissare quella stupenda creatura.

Una massa di capelli scuri incorniciava un volto che neanche i migliori scultori avrebbero potuto riprodurre così magistralmente.

Quella mascella scolpita, quelle labbra carnose e rosse, come se le avesse continuate a mordere così tanto da averle fatte sanguinare e il colore fosse rimasto impresso in maniera indelebile su quelle labbra peccaminose. 

E poi quella pelle lattea, quasi trasparente, del tutto contraria alla sua che aveva una tonalità molto più scura e olivastra.

La parte migliore però, erano quegli occhi.

Non avrebbe mai pensato che dei semplici occhi neri lo avrebbero potuto attirare tanto.

Erano così scuri, come un cielo notturno d'estate privo di stelle, come il più profondo degli anfratti, come il fondale più abissale del mare.

Sì, avrebbe potuto perderci definitivamente in quegli occhi.

L'idillo però, finì molto velocemente, così come era iniziato.

L'altro infatti, era rimasto qualche minuto sorpreso, trovandosi di fronte l'oggetto dei suoi pensieri, poi però si era subito ripreso.

Assottigliò gli occhi e sibilò:< Togli immediatamente quella mano dalla mia spalla >

Taehyung fece come gli era stato detto, rapido come se fosse stato scottato da quelle parole.

< Scusami non volevo disturbarti, volevo solo avvertirti che... > iniziò a dire timido.

< Bene adesso che l'hai fatto vattene > esclamò il moro non prestandogli attenzione.

Taehyung spalancò gli occhi a quelle parole, lui voleva essere solo gentile e quello era il trattamento che subiva.

< Scusami non c'è bisogno di trattarmi in questo modo, siamo pure compagni di classe >

< Eh allora? >

"Ma vedi un po' questo qui" pensò Taehyung infuriandosi.

< Come allora? Non potresti essere più gentile? >

< Perché dovrei farlo? >

"Ok stai calmo Taehyung lui si è appena trasferito non conosce nessuno, scommetto che non si è fatto nemmeno un amico, proviamo a cambiare approccio" pensò il biondo.

< Ok ricominciamo. Io sono Kim Taehyung molto piacere di conoscerti > fece un piccolo inchino per presentarsi, ma esso non fu ricambiato.

Per un po' si guardarono negli occhi, la cosa stava diventando davvero imbarazzante per il biondo e allora riprese la parola.

< Tu? >

< Io cosa? > chiese il moro scocciato.

"Stai calmo Taehyung, stai calmo" cercò di ripetersi tra sé e sé come un mantra.

< Non ti presenti? Non so neanche come ti chiami >

< Io in classe mi sono già presentato, sei tu che dormivi > ribatté il moro.

< Beh è vero, hai ragione mi dispiace non averti ascoltato, potresti ripeterlo? >

< Jeon Jungkook adesso sei contento? >

< Sarò contento solo quando mi dirai perché in classe mi stavi fissando >

Taehyung non seppe con quale coraggio aveva pronunciato quella frase, ma di certo non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa dall'ultimo arrivato.

< Non credi di essere un po' egocentrico? Non ti conosco neanche, mi spieghi perché dovrei fissarti? Mi dispiace, ma non sei il mio tipo > rispose con un sorrisetto di scherno.

Le guance di Taeyhung si tinsero di un leggero rosato e iniziò a balbettare frasi sconnesse:< C-cosa s-stai d-dicendo? N-non era quello che intendevo e poi neanche tu sei il mio tipo >

< Non ne sarei così sicuro > sogghignò tra sé il moro.

< Non credi di essere troppo sicuro di te? Come pensi che mi possa piacere una persona scorbutica come te e per di più un ragazzo? > affermò sarcastico il biondo.

< Stai tranquillo non è me che devi convincere > rispose l'altro con nonchalance.

"Questo ragazzo è davvero incredibile, ma chi si crede di essere?" pensò Taehyung sconvolto.

Il biondo da persona schietta e franca qual era, ovviamente non si tenne per se questi pensieri.

< Senti tu jongkuk o come ti chiami, non so chi ti credi di essere, ma stai per certo che... >

Il moro lo interruppe di nuovo non lasciandolo finire di esprimersi:< Senti mi hai stufato con tutto il tuo parlare, sinceramente non mi interessa quello che hai da dirmi, io me ne vado >

Dicendo questo il moro prese la strada per la foresta, ma il biondo non aveva ancora finito e gli prese il polso bloccandolo:< Ehi senti ti stavo parlan.. >

Per l'ennesima volta venne fermato dalle parole del moro che taglienti gli giunsero alle orecchie, facendolo rabbrividire:< Ora o tu mi lasci andare o ti stacco quell'adorabile manina che ti ritrovi, ti ho già detto di non toccarmi. Non provare ad avvicinarti ancora a me o potresti farti veramente male >

Dopo aver pronunciato queste parole, staccò malamente il braccio dalla presa del biondo e si diresse verso il bosco, sparendo all'interno.

"Quella era una minaccia?" si chiese lui un po' spaventato.

Di certo non si sarebbe più avvicinato a quel idiota scorbutico e bipolare.

Dopo aver fatto quei pensieri, scese dal ponticello infuriato e rapido si diresse verso casa sua.

La voglia di disegnare per quel giorno gli era passata completamente.

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