Solitary Run || L.S.

By mysoftlouis

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"Quindi funziona così? Quando ti stanchi di un posto, semplicemente te ne vai?" "Esatto" sorrise Harry "Nient... More

1. Traveller
3. The stranger on my couch
4. Louis
5. White lies
6. Kiss me when I'm drunk (or sober)
7. Master of Doncaster
8. Stars in your eyes, stories in mine
9. Dark and lonely is the night
10. Healer lips
11. Sweet like marshmallows
12. Get ready for the storm
13. Parenting problems
14. Flowers all over you
15. Photos and weird pancakes
16. "Ain't nobody hurt you like I hurt you..."
17. "...but ain't nobody need you like I do"
18. Things we didn't know
19. Babies, pies, plans
20. Tommo-addicted
21. The switch
22. Rope can break
23. Eyes closed (and he looks just like you)
24. One and Only
25. News and... pumpkins
26. Defenseless
27. Oh love, heartbeats are overrated
28. Home
29. You don't fuck with the Tomlinsons
30. Baby, I'm right here
31. Katniss or the baker?
32. Behind these walls
33. "And we set alight, we're afire love"
34. Retrouvailles
Epilogue: Home is here, Home is us
Ringraziamenti/cose random

2. Flowers and bad decisions

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By mysoftlouis

La cosa che Louis preferiva del lavorare in una fioreria era il giovedì mattina.
Ogni giovedì, infatti, arrivavano i nuovi ordini e il negozio si riempiva di tanti profumi diversi, che insieme sembravano l'unione di centinaia di note in un'incredibile melodia. E dal momento che Louis amava la musica, non poteva fare a meno di adorare anche quell'armonia di profumi.
Quel giovedì in particolare, inoltre, aveva un motivo in più per essere felice: dopo diverse insistenze - e alcune suppliche che avevano minato leggermente la sua autostima - era riuscito ad ottenere un appuntamento dal ragazzo che gli piaceva.
Perciò stava praticamente sprizzando gioia da tutti i pori.

«Louis, se non stai fermo giuro che ti lego alla cassa!» esclamò Johannah quando il figlio maggiore prese a saltare per l'ennesima volta tra i vasi di fiori, rischiando di rovesciarne la metà. «Datti una calmata oppure vai a farti una corsa, così smetti di creare disastri qui dentro.»
Louis si fermò e guardò la madre, ficcandosi a forza le mani nelle tasche della felpa.
Dio, si sentiva così felice che avrebbe potuto mettersi a camminare sul soffitto, ma cercò di sembrare tranquillo.
«No, sono calmo. Vado a sistemare le piante fuori.» assicurò con un sorriso a trentadue denti, al quale Jay rispose alzando gli occhi al cielo.
La donna guardò il figlio saltellare oltre la soglia del negozio e scosse la testa divertita. Amava vedere Louis così felice, ma amava un po' meno assistere alla demolizione della fioreria.

«Ehi, Tommo.»
Louis sollevò lo sguardo al suono di quella voce familiare, sorridendo istintivamente mentre veniva tirato in un abbraccio. «Niall» rise «Che ci fai in giro a quest'ora? Tuo padre ti ha già licenziato?»
«Niente affatto, anzi: ha detto che gestire il pub è il lavoro che ho nelle vene.» replicò impettito il biondo, lasciando andare Louis e raccogliendo un vaso di fiori per fingere di aver appena ricevuto un premio.
«Ma pensa. Io credevo che nelle vene avessi solo la birra.» lo canzonò Louis, recuperando la pianta e rimettendola accanto alle altre.
«Da che pulpito.» ribattè ridendo Niall «E comunque sono qui per te, amico. Liam mi ha detto che stamattina l'hai tartassato di telefonate.» spiegò poi «Intendo, più del solito.»
«"Tartassato", che parolone... L'avrò chiamato due o tre volte per chiedergli qualche consiglio.» sbuffò Louis.
«Lui ha detto undici, ma continua pure.» rise Niall.

L'altro gli lanciò un'occhiataccia, che però venne immediatamente sostituita da un sorriso enorme. «Ha detto di sì, Nialler! Non riesco a crederci!» esclamò saltando al collo dell'amico e stritolandolo in un abbraccio «Non è fantastico?»
«È fantastico vederti felice, Tommo, ma sai che...»
«No» lo bloccò Louis «Non ricominciare con la storia che Stan "non ti convince".»

«Non è colpa mia se ha quello sguardo... inquietante.» sbottò Niall «Ti vedrei meglio con qualcun altro, dico solo questo.»
«"Qualcun altro" chi?» ironizzò Louis.
«Chiunque altro!» sbuffò il biondo, alzando le braccia al cielo con aria esasperata «Persino io sarei più adatto a te di Stan.»
«È una dichiarazione d'amore, Horan?» lo prese in giro Louis.
Niall lo fissò incrociando le braccia al petto. «Se dico di sì smetterai di pensare a Stan?»
«No.»
«Peggio per te, non sai cosa ti perdi.»
Louis rise, roteando gli occhi e voltandosi verso i vasi da sistemare sui ripiani fuori dal negozio.

«Quindi uscirai con Stan.» insistè Niall, girandogli attorno per guardarlo negli occhi.
«Sì.»
«Questa sera.»
«Sì.»
«E non c'è niente che io possa fare per impedirtelo.»
«Sempre più perspicace, il mio biondino adorato.»
Niall alzò gli occhi al cielo all'evidente sarcasmo. «Proprio niente niente?» tentò ancora, al che Louis lo fissò aggrottando la fronte.
«Ci ho messo quasi un mese per convincerlo e finalmente ha accettato. Perchè non puoi semplicemente essere felice per me?» chiese, il tono scherzoso completamente scomparso dalla sua voce.
Niall sospirò, abbassando le spalle e guardando l'amico con aria apprensiva. «Io vorrei solo che tu uscissi con qualcuno davvero interessato a te. Qualcuno che non abbia bisogno di essere supplicato come se fosse Gesù tornato tra noi.» disse sinceramente.

Louis abbassò per un attimo lo sguardo, cercando la mano di Niall e poi stringendola tra le sue. «Mi piace lui.» sospirò infine «È così male?»
Il biondo scosse la testa, tirando l'amico in un altro abbraccio e tenendolo stretto a sè. «Promettimi solo che se farà lo stronzo lo lascerai perdere.» mormorò «Non lasciarti fare del male, okay?»

«Okay, promesso.» assicurò dolcemente Louis «Adesso torna al glorioso lavoro che ti scorre nelle vene e lasciami sistemare queste piante, prima che mia madre mi tiri dietro qualcosa.» ridacchiò distaccandosi dall'amico e scompigliandogli giocosamente i capelli «Ci vediamo più tardi anche con Liam, okay? Avrò bisogno del vostro supporto psicologico per prepararmi.»
«Cosa faresti senza di noi.» rise Niall, stampandogli un bacio appiccicoso sulla guancia che lo fece inorridire.
«Bleah» protestò il più grande, pulendosi con la manica della felpa e scacciando il biondo «Non farlo mai più.»
Niall si allontanò ridendo e Louis lo osservò scuotendo la testa, passandosi poi una mano tra i capelli e tornando a concentrarsi sulle piante.

Stasera uscirò con Stan, pensò elettrizzato, le mani che quasi gli tremavano per l'emozione.
L'attesa sarebbe stata un supplizio.

***

«Gli hai dato del cioccolato?!» sbottò sottovoce Liam, stringendo il braccio di Niall e fissando l'amico con sguardo omicida.
«Non la smetteva di parlare e io ho dovuto chiudergli la bocca in qualche modo, capisci?» rispose esasperato il biondo «Non avevo altro cibo a disposizione.»
«Adesso sembra fatto di coca.» replicò Liam, indicando Louis che, semi-immerso nel proprio armadio, stava facendo volare vestiti ovunque «Intendo, più del solito.» aggiunse con un sospiro.
Niall si strinse nelle spalle, non riuscendo a trattenere una risata e facendo roteare gli occhi a Liam.

«Ragazzi - Dio - rendetevi utili!» li chiamò Louis dall'armadio «Sto sprofondando a Narnia e voi neanche ve ne accorgete.»
«Magari sprofondassi a Narnia.» commentò Liam, guadagnandosi una sciarpa in faccia.
«Dai, sul serio, come devo vestirmi?» piagnucolò Louis, fissando sconsolato i vestiti sparsi sul pavimento della sua camera come corpi su un campo di battaglia.
«Ci penso io.» sbuffò Liam, mentre Niall si buttava sul letto e osservava la scena ridendo.
Accanto a lui, il cellulare di Louis vibrò brevemente, segnalando l'arrivo di un messaggio.

«Ehi, Tommo» chiamò Niall, afferrando il telefono e sbloccandolo «È Stan.»
Louis praticamente saltò fuori dall'armadio e si catapultò sul letto, recuperando il cellulare e aprendo il messaggio appena ricevuto.
Liam e Niall si sedettero ai suoi fianchi, mentre sul viso del ragazzo si dipingeva un'espressione abbattuta.
«Oh» sospirò solo.

«Che succede, Lou?» domandò Liam, strofinandogli una mano sulla schiena e abbozzando un sorriso.
«Stan... Ha detto che stasera ha un imprevisto.» mormorò Louis «Non uscirà con me.»
«Beh, sono cose che capitano.» lo rassicurò Liam «Chiedigli se è libero durante uno dei prossimi giorni.»
«Okay» annuì flebilmente Louis, digitando frettolosamente il messaggio e inviandolo. Rimase per qualche attimo a fissare lo schermo del cellulare, in attesa di risposta, ma alla fine sospirò e lo lasciò da parte.

«Che ne dite se ordino la pizza e giochiamo a FIFA?» propose a quel punto Niall «Tanto è giovedì e non c'è bisogno di me al pub. Credo.»
«Mi sembra un'ottima idea.» sorrise Liam, alzandosi e iniziando a raccogliere i vestiti sparsi ovunque.
Anche Louis annuì, perciò Niall corse al piano di sotto per recuperare il numero della pizzeria, mentre Liam piegava alla meglio pantaloni, felpe e maglioni.

Dieci minuti più tardi i tre ragazzi erano tutti sul letto di Louis; Niall e Liam seduti contro la testiera, Louis semi-disteso tra le gambe di Liam, con la schiena appoggiata al suo petto.
«Lee, sei un impedito» commentò ridacchiando il biondo.
«Io? Hai visto come sta giocando Tomlinson?» ribattè l'altro, in un tentativo di risollevare l'umore del più grande. Quando abbassò lo sguardo su Louis, però, vide che aveva il controller abbandonato sullo stomaco e il cellulare tra le mani.

«Pizza!» esclamò Niall, sentendo il suono del campanello e precipitandosi fuori dalla stanza.
Liam mise in pausa la partita e appoggiò le mani su quelle di Louis, prendendogli il telefono e mettendolo da parte.
«Non ti risponderà più in fretta se continui a fissare lo schermo.» disse pacatamente.

«Sei d'accordo con Niall?» gli chiese invece Louis, spostandosi leggermente e alzando lo sguardo su di lui.
Liam aggrottò la fronte. «Riguardo?»
«Stan. Pensi anche tu che... non vada bene per me?»
Il ragazzo sospirò. «Lou, tu e lui vi conoscete da quanto? Due anni?»
«Due e mezzo.» ci tenne a precisare Louis.
«Quello che è. Il punto è che, non so, vi ho sempre visti bene come amici.» continuò Liam «E lui mi sembra davvero un tipo a posto.»
«Ma...?»
«Ma se volesse uscire con te lo farebbe e basta, capisci? Non dovresti mai arrivare al punto di insistere così tanto per un solo appuntamento.» spiegò «Altrimenti per convincerlo a baciarti cosa dovresti fare? Mandargli in allegato la regina Elisabetta?»

Louis annuì appena, riabbassando lo sguardo sulle proprie mani ancora strette da quelle dell'amico.
«E poi guardala dal suo punto di vista,» riprese Liam «Magari è semplicemente spaventato che spingere le cose oltre l'amicizia possa rovinare ciò che avete ora.»
«A quello ci ho pensato anch'io.» mormorò Louis «Ma potremmo almeno tentare, no?»
«Non lo so, Lou. Se non se la sente non dovresti forzarlo.» Liam fece una piccola pausa, poi lasciò andare le mani dell'altro e gli scompigliò amichevolmente i capelli - gesto che fece grugnire Louis per il disappunto. «Ma può darsi che abbia avuto davvero un contrattempo.» riprese sorridendo incoraggiante «Non buttarti giù.»

«Fate spazio, piccioncini, c'è la pizza!» esordì Niall, tornando in quel momento con tre cartoni e una bottiglia di Fanta tra le braccia. Depositò tutto con cura sul letto e poi si sedette accanto ai due amici, strofinandosi le mani con aria affamata.
«Hai qualche forma di razzismo verso i piccioni?» lo provocò Louis, spostandosi dal petto di Liam per sedersi a gambe incrociate e prendere uno dei tre cartoni.

«Non inizierò un discorso del genere con te.» replicò il biondo «Piuttosto, ringraziatemi per aver affettato anche le vostre pizze.»
«Grazie, Niall» sorrise Liam, mentre Louis si limitò a dargli uno schiaffetto amichevole sulla fronte.

***

Quando il treno si fermò alla stazione di Doncaster era quasi sera, e Harry si sentiva un po' stanco. Quella mattina si era svegliato insolitamente presto, doveva ancora trovarsi un posto in cui dormire e stava iniziando davvero a odiare il borsone che gli pesava sulla schiena. Ad ogni modo, non aveva altre alternative se non andare avanti, perciò uscì dalla stazione e si guardò intorno: oltre lo spazioso parcheggio si apriva un'ampia strada piuttosto trafficata, più in là si trovavano tipici edifici in mattoncini rossi e negozi dalle insegne colorate. In giro c'era abbastanza gente e l'atmosfera era tutto sommato piacevole, così, immerso nella luce tenue del crepuscolo, Harry si avviò verso quello che sembrava essere il centro, seguendo la strada principale e poi svoltando verso la zona pedonale.

Camminò per un bel po' tra persone intente a svolgere commissioni o semplicemente fuori per una passeggiata, finchè non vide una donna sbuffare e faticare per spostare un enorme vaso di fiori.
«Aspetti, la aiuto» si offrì raggiungendola e lasciando il borsone in disparte.
Lei alzò lo sguardo stupita e poi sorrise, aspettando che Harry stringesse la presa sui lati del vaso per poi sollevarlo e sistemarlo accanto all'entrata di un negozio.

«Grazie mille.» sorrise la donna, tirando indietro i capelli color castano chiaro e passandosi una mano sulla fronte. «Posso chiederti una mano anche per quello?» domandò indicando un vaso uguale a quello appena posizionato.
«Certo, nessun problema.» annuì sorridendo Harry, aiutandola a collocare la seconda pianta sull'altro lato dell'entrata.
«Normalmente chiederei a mio figlio,» sbuffò affaticata la donna «Ma stasera deve uscire per un appuntamento ed è così agitato che farebbe solo disastri. Stamattina mi ha quasi distrutto il negozio.» raccontò divertita, facendo sorridere Harry «L'autocontrollo non è mai stato il suo forte.» ridacchiò. Si asciugò le mani nel grembiule verde che indossava sopra i vestiti e poi indietreggiò un po', per controllare di aver sistemato le piante nel modo giusto.

Harry riprese il borsone e le si affiancò, osservando la piccola fioreria traboccante di colori.
"Jay's flowers" diceva l'insegna luminosa sopra la porta, mentre all'interno del negozio Harry potè vedere una ragazza dai lunghi capelli biondi intenta a sistemare dei fogli in un grosso raccoglitore.

«Grazie ancora per l'aiuto.» disse quella che, Harry suppose, doveva essere Jay.
Il ragazzo sorrise e scosse lievemente la testa. «Si figuri, è stata una cosa da niente.»
«Io sono Johannah, comunque.» riprese amichevolmente la donna.
«Harry.» si presentò a sua volta il riccio.
«Appena arrivato?»
«Sì, neanche mezz'ora fa.» annuì sorridendo «A proposito, saprebbe consigliarmi un albergo non troppo costoso? Va bene anche se è in periferia, posso prendere un autobus.» chiese poi.

Johannah sembrò pensarci per qualche istante, dopodichè sorrise ampiamente. «Se ti interessa ho un monolocale in affitto, poco lontano da qui.» disse «Tengo sempre il prezzo piuttosto basso perchè generalmente lo lascio agli studenti o a viaggiatori di passaggio; se vuoi ti porto a dargli un'occhiata.»
Harry inarcò le sopracciglia, sorpreso da quella piacevole coincidenza. «Sarebbe fantastico.» annuì.
Johannah sorrise. «Dammi un attimo per togliermi il grembiule e prendere la borsa, possiamo parlare dei dettagli strada facendo.»
E, beh, dire che quello era un colpo di fortuna era un eufemismo.

***

[a/n]

Hi, people *sempre se c'è qualcuno che legge*
Al momento sono un po' rincoglionita perchè continuo a pensare a Louis in mezzo ai fiori e aw

Maaa facciamo finta di niente e andiamo avanti. Alura, la storia inizia ad ingranare, Louis è un piccolo nano ingenuo (sì, come no), Harry cazzeggia per Doncaster e Stan non dà esattamente una buona impressione di sè, già. Ma non odiatelo, è una brava persona e presto avrete ben altro di cui preoccuparvi

Grazie se state davvero leggendo questa roba, se avete voglia di votare/commentare/lanciarmi Tomlinson con i fiori, fate pure ;)

A martedì prossimo

Ele xx

P.S.: Liam ha sul serio chiamato suo figlio Bear? BEAR PAYNE?? Io non ho parole

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