Ephimeral Brain - Chaos

By sharidann

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Primo libro della saga Ephimeral Brain. Anno 2013_ Racket City, una tra le città più pericolose degli ultimi... More

I. Racket City
II. Missione di recupero
II. Zombie?!
L'incubo iniziò
Città nel caos
Imprevisti pericolosi
Polizia vs Force
Incendio
Esperimenti
La bambina
La bambina pt 2
Polizia vs Force pt 2
Nelle fognature
Piano di fuga
Progetto DEMO
Nemico o amico?
La Creatura
Il Capo della Force
Verso la stazione
Corrente elettrica
Recupero
Inseguimento
In partenza
Lottare per la libertà
Game Over?
L'incubo non era finito
Scontro finale
Una nuova minaccia
Evoluzione
La resa dei conti
Cupola
Un nuovo inizio
Epilogo

Alexandra Vs Alexandra

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By sharidann

Il cielo stava già schiarendosi, il sole stava per sorgere...e uno stormo di uccelli volò via in fretta e furia.

Lo sbattere violento delle ali allarmò i cittadini fuori Racket City che, nonostante le prime luci dell'alba, un orribile presentimento li mise in allerta.

La gente fece colazione nelle loro case mentre il canale dei notiziari annunciava una notizia sconcertante:

<A causa di una fuga di sostanze nocive e altamente dannose, il governo sta adottando in questo momento delle misure drastiche per la sicurezza degli Stati Uniti d'America.

Racket City sarà rinchiusa sotto ad una cupola che in questo momento sta per essere attivata dagli addetti della sicurezza.

Vi preghiamo di mantenere la calma, la siuazione è perfettamente sotto controllo gestita dalla sicurezza nazionale.>

• • •

In un altro posto, quasi fuori dalla galleria di Racket City, i sopravvissuti ancora non poterono sentire un'onda di cattivo auspicio. Già che i loro sensi erano allerta da ore.

Presto una cupola avrebbe rinchiuso tutta la città, o almeno quel che ne rimaneva.

<Se davvero Racket City sarà tolta dal resto del mondo...la Force Industries potrà tranquillamente proseguire con i suoi esperimenti, giusto?> riflettè a voce alta Jacob, includendo gli altri nel suo pensiero.

<Giusto> affermò convinta la buona Alexandra, senza smettere di marciare davanti a loro affiancata da Clark.

<Senza contare che potranno usare il passaggio segreto sotto la città per uscire dal perimetro quando vogliono.>

Scarlett tirò un sospiro di sconforto, la storia non sarebbe finita molto presto.

"Chissà che mostri ne usciranno" rabbrividì al suo stesso pensiero Chuck, rimasto indietro per aiutare Richard, stanco, ferito e con una pessima cera.

Senza contare che pesava più di lui, scoprì disgraziatamente qualche minuto dopo averselo caricato addosso con un braccio sulle spalle ormai doloranti.

I loro passi riecheggiarono per la oscura e fredda galleria.
Uno spiraglio di luce entrò nella loro visuale.

L'uscita era proprio lì, davanti a loro. Bastavano pochi passi...
Già sentivano la stanchezza lasciare i loro corpi.

I loro nasi furono investiti da una ventata di aria fresca, niente fetore o odore di decomposizione, solo un semplice profumo di natura che invase loro i sensi.

I loro occhi videro il primo bagliore e insieme la fuga a tutti quei incubi.

Scarlett accelerò il passo passando avanti al capitano Clark e poi ad Alexandra. Improvvisamente una figura umanoide gli coprì la visuale, oscurando la luce. 

Sentì un forte dolore alle costole e poi un altro alla schiena, accadde tutto in un istante in cui fu scaraventata via dalla figura maestosa che si ergeva, di fronte agli occhi inebetiti del resto del gruppo, nei suoi quasi due metri di altezza.

Alexandra corse a soccorrere Scarlett, stordita per quell'attacco improvviso.

Tossì un paio di polvere scrollandosi la polvere di dosso che le si era incollata addosso quando entrò in contatto con la parete rovinata della galleria.

Accettò l'aiuto della donna facendosi alzare da lei. Entrambe fissavano con sguardo truce il corpo umanoide mutato.
Diverso da quello del progetto DEMO.

Questo conservò i tratti della donna, identificata come il capo della Force che dall'alto vedeva ghignante la sua personale nemesi: se stessa.

Era sollevata da terra, i due tentacoli sulla fronte reggevano il suo peso al posto suo.

Leggiadra per aria, non smetteva di fissare con i suoi occhi mutati di un grigio perla quasi bianco, gli occhi castani della donna a cui gli scienziati rubarono il sangue per creare lei.

Una creatura superiore. Più forte, più resistente, semplicemente più.

<Ti sono mancata?> chiese giocosa, fintamente innocente mentre curvò appena il viso.

I capelli non la seguevano nel movimento, questi fluttuavano come se fossero sott'acqua.

Il biondo dei capelli era l'unica cosa rimasta immutata a differenza della pelle, fattasi grigiastra dalle vene violacee.

Quel briciolo di umanità che ingannava chiunque grazie al suo aspetto fisico ora non esisteva più.

Non aveva niente di umano, niente della vera Alexandra.

<Basta> i tacchi della donna risuonarono nella galleria, avvicinatasi alla sua nemica disse minacciosa:<facciamola finita. Sei uno scherzo della natura> non poté evitare di essere crudele con il destino.

Sapete com'è umiliante avere una "gemella cattiva" il cui scopo è ucciderti e metterti in cattiva luce? Anni fa non avrebbe saputo rispondere a questa domanda, fino ad ora.

<Lo scherzo siete voi umani> sputò piena di rabbia il clone che furente, agitava i suoi capelli sempre di più.

<Io sono migliore di voi e dovrete sottostare ai miei ordini!>

<Ma quale migliore?> esclamò divertita crudele la donna, voleva farla arrabbiare e ci stava riuscendo perfettamente.

<Sei solo un topo da laboratorio. Una vita nata dal nulla che ha un solo scopo: farsi manipolare dagli scienziati, tuoi creatori! Per loro non conti nulla.>

Un tentacolo si agitò, la mutata rimase sorretta solo da un tentacolo mentre l'altro fendeva l'aria arrivando vicino alla donna.

Il capitano Clark si gettò in tempo su di lei proteggendola con il proprio corpo lasciandosi dietro delle ciocche bionde per aria, tagliate dal tentacolo che è passato vicino dal decapitarla. 

Alexandra fece in tempo ad alzare lo sguardo, coperto parzialmente dal caschetto, per vedere arrivare un altro attacco che evitò rotolando lontano da Clark.

Le munizioni erano pressoché scarse, e non ferirono nemmeno di striscio il corpo del clone, difeso dietro ai suoi tentacoli che le si attorcigliavano addosso per prendersi i proiettili.

Clark estrasse un coltello nascosto in una fondina ma una mano appoggiatasi sul suo petto gli sbarrò la strada.

Si girò verso la proprietaria di quella mano, guardandola confuso in volto ma non senza intuirne le intenzioni.

Si fece da parte, arretrando di diversi passi.

Avrebbe lasciato Alexandra scontrarsi con il suo clone. Sapeva di quanto rancore provava la donna e, conoscendo bene la sete di vendetta, non le impedì di pareggiare i conti.

· · ·

Un tentacolo si conficcò nel terreno, le tegole sui binari si spezzarono spargendo spine e pezzi di legno attorno.

Un pezzo di legno lacerò la gonna nera creando una spaccatura storta e irregolare, anche i collant sotto fecero la stessa fine.

Lo strappo dei tessuti faceva da cornice alla riga scarlatta sulla coscia, il sangue uscì dalle carni senza indugio.

Alexandra si fermò, in ginocchio sulla gamba sana.

La ferita pulsava ininterrottamente, resa più dolorosa dalle spine che iniziavano ad infettare il taglio.

Si rimise in piedi ignorando il forte bruciore. Si lasciò sfuggire solo una smorfia ma non si fermò.

Con un gemito recuperò un pezzo di legno e corse incontro alla sua nemesi.

I tentacoli le impedivano una corsa regolare e dritta, facendo a zig zag furono evitate con facilità.

Saltò sopra ad un tentacolo rimasto fermo con la punta sotto al terreno.

Creava un mezzo cerchio su cui Alexandra si aggrappò, lo percorse e saltò prima che iniziasse ad agitarsi, percependo il pericolo della vicinanza della donna.

Il paletto trafisse il cervello del clone, il sangue schizzò fuori imbrattando il viso di Alexandra.

Lei si resse al corpo della nemica mentre questi stava cadendo all'indietro.

I tentacoli si mossero come impazziti attorno a loro per poi giacere abbandonati attorno al corpo della sua padrona.

Alexandra si rialzò, staccandosi dal corpo morente sottostante.
Mutato, rovinato, una sua immaginazione...questo la fece arrabbiare ed estrasse il coltello datogli prima da Clark.

Le aprì il cervello percorso da tante vene violacee che arrivavano fino a metà tentacoli.

I liquidi si sparsero tutto intorno, colorando le mani di lei e il resto del viso della morta Alexandra.

"Questo è per essere esistita"

Un colpo al setto nasale, ora era impossibile distinguerne i tratti.

Rimase solo la parte sotto del cranio, un movimento attirò la donna che, presa dalla rabbia, continuò il suo lavoro:  renderla irriconoscibile.

Uno sparo uccise il dantheos che stava per avventarsi sulla donna ignara di tutto.

Si accorse di Clark solo quando lo vide accanto a lei, con il braccio teso, la pistola fumante, il viso contratto rivolto al corpo inerme del mostro.

Le appoggiò una mano sulla spalla.

<È finita> disse solamente,la voce stanca così come anche il corpo e la mente.

Le parole riportano alla realtà la donna che smise di muoversi. Lì ferma in ginocchio, osservò il suo operato e quello degli scienziati.
"È finita per davvero, finalmente."

Girò la testa, le ciocche non si mossero. Rese pesanti dal sangue che le attaccò al viso.

<Scappiamo. Non abbiamo molto tempo> il buon senso ritornò e insieme anche la missione da portare a termine.

Clark annuì e la prese in braccio.

La gamba non si reggeva più da sola, l'adrenalina uscì dal suo corpo rimpiazzata dal dolore che si fece sentire.

Clark scambiò un cenno con i sopravvissuti e non ci fu bisogno di parole.

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