Huldra

By Elsyll

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Terza storia della serie Warg's Blood. Cosa fareste se il vostro peggiore incubo venisse a bussare alla vostr... More

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Epilogo
Sono stata intervistata!

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By Elsyll

Shireen

≪Ho chiuso con Anice. ≫ Quelle parole rimasero sospese tra di loro nel silenzio della notte. Reen era ancora sul portico e a causa della luce fioca della lanterna, riusciva solo ad intravedere i lineamenti nel warg. In compenso, però, lo sguardo che le stata rivolgendo l'aveva notato eccome. La guardava così intensamente e con così tanto desiderio e tormento che le farfalle riempirono il suo stomaco e l'ansia il suo petto. Teneva ancora le braccia strette al corpo, stringendo la stoffa del cappotto per evitare di tremare dall'emozione.

Lui avanzò di qualche metro. I passi pesanti erano attutiti dall'erba, ma nel silenzio irreale che si era creato le parvero rimbombare intorno a lei. Sembrava diverso, più imponente e sicuro di sé. Aveva fatto allungare la barba che ora gli ricopriva gran parte del viso rendendolo meravigliosamente stropicciato. Gli occhi verdi parevano due fari nella notte e non accennavano a staccarsi da lei. Deglutì, socchiuse le labbra pronta a dire qualcosa, ma lui la precedette.

≪Deirdre dice che potresti essere tu quella giusta ≫ Fece un passo indietro, portandosi una mano alle labbra per lo shock. Sapeva che Deirdre ne era convinta, l'aveva intuito dai suoi discorsi e da come tutti gli altri le parlavano, ma mai avrebbe pensato che ne avesse parlato anche con Marrok. E meno che mai che lui andasse a dirglielo in faccia. Cercò di mandare via la tensione che le si era formata in gola e abbassò gli occhi, incapace di guardarlo ancora. I pensieri le si affollarono in testa, tornò a stringere il cappotto con più forza e strinse le labbra in una linea dura.

≪Sei sparito per tre settimane. ≫ Credeva davvero che sarebbe stato così facile? Che sarebbe bastato un "potresti essere tu quella giusta" per scusarsi e mettere a posto le cose tra loro? Che poi, quali cose tra loro? Faticava anche solo a capire se fossero amici o solo conoscenti!

≪Ho avuto da fare. ≫

≪E noi no, vero? ≫ Lo fulminò ≪Noi non abbiamo avuto da fare. Deirdre è sempre stanca, il branco era dannatamente preoccupato per te, Biast ci sta col fiato sul collo e Søren sembra aver perso la ragione dopo quello che accaduto. ≫ Non si era nemmeno resa conto di essere così arrabbiata con lui. Non avrebbe voluto essere così dura, ma ormai il danno era fatto e di certo non si sarebbe tirata indietro. ≪Non ti sei degnato di chiamare. Non ti sei degnato nemmeno di lasciare un cavolo di messaggio. Pensavo che fossimo amici, a quanto pare mi sono sbagliata. ≫

Il lampo di dolore che attraversò gli occhi del warg durò meno di un secondo, ma lei riuscì a notarlo comunque. Non le piaceva vederlo così dopo tutto quello che era successo, dopo quella terribile crisi, ma dentro di sé ribolliva di collera. Si sentiva tradita, abbandonata, ferita.

≪Se fossi rimasto avrei potuto fare del male a qualcuno. ≫ Era serio come la morte. Si avvicinò ancora, lento e guardingo fino a raggiungere l'ingresso del portico. ≪Avrei potuto far del male a te o, peggio ancora, a Ivie. ≫ Lo studiò, mantenne le distanze e lui non sembrò avere l'intenzione di avanzare ancora.

≪Dove sei stato? ≫ Le mani le tremavano lungo i fianchi. Grazie agli scalini lo superava almeno di una ventina di centimetri, ma questo non smorzava il disagio che provava sotto la densità del suo sguardo. Non lo aveva mai visto in quel modo, era sempre stato gentile e premuroso con lei, non che in quel momento fosse aggressivo o altro, ma tutto in lui trasudava serietà e determinazione. A pensarci meglio, solo una volta era riuscita ad avere un assaggio di quello che aveva di fronte, quella sera all'Avilon quando lo aveva trovato senza maschere.

Era questo che gli era successo? Si era finalmente liberato delle maschere che portava sempre con sé?

Trattenne il respiro attendendo la sua risposta. ≪Ho viaggiato con Aonghus per un po'. Avevo bisogno di trovare un nuovo equilibrio. ≫

≪E ci sei riuscito? ≫ Lei sperava di sì.

≪Ci sto ancora lavorando e ci vorrà ancora del tempo per abituarmi alle novità che comporta, ma sì, ci sono riuscito. ≫ Non accennava ad abbassare lo sguardo, la teneva inchiodata sotto a quel portico con quei suoi occhi verde Irlanda facendola sentire così vulnerabile da alimentare la fiamma della sua ira. Indurì lo sguardo e strinse i pugni.

≪E in tutto questo gran bel da fare scommetto che tu non abbia trovato un dannatissimo minuto per mandare un messaggio, vero? Non chiedevamo l'impossibile Marrok, non ti chiedevamo un'intera telefonata. ≫

≪È complicato. ≫

≪No. Non lo è. ≫ Se ne avesse avuto le capacità, lo avrebbe ridotto in cenere con il solo sguardo. ≪Potevi chiedere ad Aonghus di farcelo sapere. Potevi chiederlo a chiunque dei warg che erano lì con te, ma tu hai deciso di non farlo. Sai cosa si prova? Sai almeno quello che ho dovuto passare?! ≫ Si portò le mani alle labbra, scioccata da quella sua uscita. Gli occhi spalancati puntati nel vuoto, troppo codarda per guardare la reazione dell'uomo a quelle parole che rivelavano un po' troppo dei suoi sentimenti. Deglutì a fatica e strinse le labbra in una linea dura.

≪Reen... ≫

≪No! ≫ Si era avvicinato ancora ed ora era così vicino che poteva percepire il suo profumo nell'aria. Lo fermò bloccandolo con una mano, impedendogli di avanzare ancora. Gli aveva permesso di avvicinarsi già abbastanza con la sua gentilezza e i suoi modi rassicuranti, non lo avrebbe fatto andare oltre. Non poteva permetterlo. Non poteva permetterselo.

Marrok si frenò e rimase ad osservarla. Il suo volto era granitico, ma nei suoi occhi poteva comunque leggervi lo sconforto di quel rifiuto. Abbassò le imponenti spalle sconfitto e chinò il capo.

≪Quel giorno ≫ parlò, ≪quando Deirdre è stata male, prima che Søren venisse a dirmi che lei e la bambina stavano bene, ho creduto di morire. Avevo ucciso la figlio dell'Alpha, del mio migliore amico, di mio fratello. Io e la mia stupida mancanza di controllo avevamo ucciso l'innocente tra gli innocenti. Mi sono sentito un mostro. Io non sto bene Reen. Non sto bene qui dentro ≫ si indicò la testa ≪e non sto bene nemmeno qui ≫ si massaggiò il petto come se cercasse di darsi sollievo.

≪Quando mi sei corsa dietro e mi hai trovato in quello stato... ≫ Scosse il capo stringendo gli occhi come a scacciare un brutto ricordo. ≪Mio Dio, non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se non ti avessi riconosciuta. Avrei potuto ucciderti. Avrei potuto uccidere chiunque. ≫ La guardò con gli occhi pieni di supplica. ≪Capisci? Capisci perché dovevo andarmene? Non volevo farti male, non volevo causarvi altro dolore. ≫

Il vento fischiava intorno a loro e Shireen per un attimo volle pensare di poter correre da lui e rassicurarlo, di poter essergli amica, di poter soffocare quei sentimenti che a suon di calci e pugni si erano fatti strada tra la paura e la diffidenza, ma sapeva che così non sarebbe stato. Se lui si fosse avvicinato, se gli avesse permesso anche solo di toccarla, sarebbe crollata e avrebbe fatto di lui il suo pilatro e proprio da questo derivava la sua paura.

Da sola era forte. Era il pilastro di se stessa e di Ivie, riusciva a reggere bene i colpi e fino a quel momento non era caduta, ma se avesse fatto affidamento su un uomo, se gli avesse permesso di essere il suo pilastro e poi lui fosse caduto, non sarebbe caduta solo lei, non si sarebbe fatta del male solo lei, ma avrebbe trascinato con sé anche sua figlia. Era un rischio che non voleva correre.

≪Non vai bene per me Marrok. ≫ La frase gli uscì in un sussurro. Le parole le grattarono la gola come cartavetrata e sperò che il warg non percepisse il dolore celato dalla sua finta sicurezza.

≪Lo so. ≫ Alzò lo sguardo di scatto. ≪Sono instabile e sto cercando di riappropriarmi delle mie emozioni. Non sono mai sicuro di niente quando centrano i miei sentimenti, ma per quanto odi ammetterlo: hanno ragione. Tutti quanti. Deirdre, Søren, Rosemary, mia madre, Anice... ≫

≪ Le loro impressioni non mi interessano. Loro non...≫

≪ L'ho sentito ≫ la interruppe. Si guardarono in silenzio per alcuni attimi, Shireen aveva capito a cosa si stava riferendo, ma non disse una parola. La lingua pareva essersi paralizzata. ≪Quel formicolio di cui parla sempre Rosemary: l'ho sentito. Quella notte, quando ti ho riaccompagnata a casa dall'Avilon. Mi hai toccato il braccio e io l'ho sentita attraversarmi il corpo, come una leggerissima scossa elettrica, mi ha formicolato nelle vene. Pensavo di essermelo immaginato, ne ho sempre sentito parlare, ma fino ad oggi non ci ho mai creduto. ≫ Tentò di fare un altro passo e lei glielo lasciò fare. Ora erano davvero vicini, lui avrebbe potuto toccarla solo allungano una mano. ≪Reen, so di essere un disastro che le emozioni, dopo anni di assopimento faccio ancora fatica a controllarle e alcune non riesco a riconoscerle, ma di una cosa sono sicuro: c'è qualcosa tra di noi. So che l'hai percepito anche tu, so che provi qualcosa per me, così come io lo provo per te. ≫ La sua voce era bassa, rassicurante e così tanto piena di dolci promesse che per poco non scoppiò a piangere. Il labbro le tremava e la gola le doleva per le lacrime trattenute. Quanto aveva atteso di sentire parole di quel genere? Quante volte aveva sperato di trovare qualcuno da amare? Qualcuno che ricambiasse i suoi sentimenti?

Marrok allungò una mano, solida e forte, ma lei si scostò bruscamente prima ancora che potesse sfiorarla. ≪Non ti permettere! ≫ Il cuore le batteva così forte che temeva le sarebbe uscito dal petto da un momento all'altro. Aveva il corpo in fiamme, non percepiva neanche il gelo del vento o il pizzicore al collo che gli dava il tessuto del cappotto.

≪Shireen ≫

≪No! ≫ si accorse di aver urlato e lanciò un'occhiata alla casa, timorosa di aver svegliato qualcuno. ≪Credi davvero di poter venire qui e fare quello che vuoi? Vieni qui a pretendere qualcosa di impossibile senza tenere conto di nulla. ≫

≪Ascoltami... ≫

≪Ti ho già ascoltato abbastanza. Mi hai detto come la pensi, beh, io non sono d'accordo. ≫ Alzò il mento e strinse la mascella, non voleva piangere e lasciò che il vento asciugasse i suoi occhi.

≪Non volevo mancarti di rispetto. ≫ Anche lui aveva alzato il capo ed ora si fronteggiavano, uno più orgoglioso dell'altra.

≪Non voglio che ti avvicini a me o a Ivie. ≫ Vide il colpo delle sue parole andare a segno. Lui quasi barcollò, come se il dolore fosse così forte da renderlo instabile sulle proprie gambe.

≪Non vi farei mai del male. ≫

≪Non m'importa. Non voglio. ≫

≪Perché? ≫ Improvvisamente si era fatto scuro in volto, la voce si era indurita e guardava il suolo, forse incapace di alzare lo sguardo, forse per paura di perdere il controllo.

≪Non sono affari tuoi. ≫

≪Col cazzo! Dimmelo. ≫ La testa le scattò all'indietro quasi colpita dalla rabbia che avvertì.

≪Non vuoi capire, vero? ≫ Sibilò. Si impose di mantenere la compostezza, non voleva perdere il controllo rischiando di svegliare tutti e dare spettacolo. La rabbia vibrava comunque tra di loro, silenziosa e latente.

≪Tu pensi di essere l'unica ad aver sofferto, di essere stata male, ma anch'io, anch'io ho patito, ho sopportato il dolore di starti lontano. Ho lottato venti giorni, ogni giorno per tornare da te. Mi sono impegnato, ho cercato di fare l'impossibile per poter essere abbastanza, non essere più un pericolo e poterti stare accanto. Mio Dio Reen, come puoi dirmi che non voglio capire? ≫ Era ferito. Maledettamente ferito. La luce nei suoi occhi era una pena dell'inferno e per un attimo quasi le parve di sentire il suo cuore spezzarsi col suo.

≪Non posso. ≫ Si ritrovò a confessargli. Era esausta, terribilmente esausta da tutta quella storia. Lo scontro con Søren, il desiderio di Ivie ed ora questo. Era arrivata al limite.

≪Perché?! ≫ Le urlò frustrato.

≪Perché mi sto innamorando di te! ≫

Ecco. Lo aveva detto. Una lacrima straripò sfuggendo al suo controllo, lo guardò con la rabbia negli occhi. Era furiosa per essere stata costretta a rivelarsi, ma cosa avrebbe potuto fare? Nascondersi di nuovo? Era così stanca di nascondersi. E poi non aveva più importanza ormai.

Lo sguardo di lui pareva essersi incendiato improvvisamente, il silenzio della notte le parve assordante e fu così distratta dal battito doloroso del suo cuore che non riuscì a reagire al suo attacco. Un attimo prima era rigida, ferma nella sua rabbia e tremante nella sua paura, l'attimo dopo era schiacciata contro al corpo massiccio del warg, la bocca sulla sua, la testa tenuta ferma dal pugno stretto del secondo in comando. La teneva per i capelli, tirandogli leggermente, ma senza farle male, tenendola solo ferma. La stava baciando con rabbia, come a dimostrarle con prepotenza tutto quello che le aveva appena detto e lei non si tirò indietro. Rispose ad ogni suo assalto con la stessa furia portando le sue mani tra i riccioli ramati, tirandoglieli cercando di punirlo per quel colpo basso. La teneva così stretta che poteva sentire il battito del cuore del warg sulla sua pelle. Inspirò tra un bacio e l'altro e inalò il suo odore. Profumava di cose buone, legno e pelle e con un tuffo al cuore si sentì a casa. La consapevolezza la fece vacillare e sentendo le sue ginocchia cedere, l'uomo la sorresse continuando a tormentarle le labbra.

Quando si allontanò per riprendere fiato, era così intontita che per alcuni attimi non ricordò nemmeno dove si trovava. Percepiva il suo fiato caldo sulle labbra e con la fronte sulla sua lo guardò godersi il momento ad occhi chiusi. Lo vide inspirare e sospirare con pura soddisfazione. La baciò ancora questa volta più dolcemente e lei glielo lasciò fare. Avrebbe voluto allontanarlo con un schiaffo, dirgli di stare al suo posto. Di stare lontano da lei, ma come poteva rinunciare ai suoi sentimenti? Come poteva rinunciare all'unica cosa che agognava da tutta la vita?

Avrebbe voluto lasciarsi completamente andare, se l'era pure immaginato: lo avrebbe baciato ancora e lo avrebbe accettato come compagno. Lui si sarebbe preso cura di loro, le avrebbe amate come lei amava lui e sia lei che Ivie non avrebbero più avuto bisogno di scappare.

Ma la vita non era un romanzo. La vita non era così semplice e spezzandosi di nuovo il cuore, premette le mani sul petto ampio del warg e si tirò indietro con lo sguardo basso.

≪Questo non cambia niente. ≫ Fu la cosa più dolorosa della sua vita dire quelle parole, più che vedere Elise cadere in depressione, più che perdere suo padre, più che dover dare a Ivie una vita a metà. Alzò lo guardo pieno di tristezza. ≪È vero, mi sto innamorando di te, forse lo sono già, ma non cambia nulla. Io non sono libera Marrok, non posso fare quello che voglio. ≫

Lui, immobile, la guardava. Aveva le labbra gonfie e, ci avrebbe scommesso, anche le sue dovevano avere lo stesso aspetto. Prese un respiro profondo. ≪Stasera Ivie ha espresso il desiderio che tu diventassi il suo papà. ≫ Lasciò che la notizia fluttuasse tra loro. Capì immediatamente quando le parole penetrarono tra i suoi pensieri perché iniziò a tremare. ≪Potrò anche essere innamorata di te, ma non posso comunque stare con qualcuno che non sa cosa vuole. Ivie non se lo merita, ha sofferto già abbastanza. Non puoi stare con me senza stare con lei, siamo un pacchetto completo e lei si è già affezionata, ti vuole così bene che delle volte credo che ne voglia più a te che a me. ≫ fece un sorriso tirato per cercare di smorzare la tensione. Lo guardò di sfuggita mordicchiandosi un labbro. Spostò il peso da una gamba all'altra e continuò nel silenzio. ≪Come puoi pensare che io creda che dopo così poco tempo tu ti voglia impegnare seriamente con me e con mia figlia, quando, in otto mesi, hai avuto paura anche solo di presentare la tua ex ragazza per paura di qualcosa di più serio? ≫

≪Con te è diverso. ≫ La voce del warg si era fatta roca, ruvida come se anche a lui dolesse la gola.

≪Diverso in cosa? Perché pensi di aver sentito quella scossa? Era solo una sensazione Marrok. ≫

≪Perché ti amo. ≫ Trattenne il respiro, sconvolta. Marrok era... Lui non poteva...

≪No, hai detto che non... ≫

≪Ho detto che non riesco a riconoscere i miei sentimenti, è vero, ma quando non ci sei mi manchi, quando vedo che stai male vorrei poter soffrire al posto tuo e questo vale anche per Ivie, mi capisci come mai nessuno ha fatto e questo mi fa infuriare perché mi fa sentire vulnerabile per poi farmi sentire in colpa e farmi arrabbiare ancora di più. Vorrei svegliarmi con te, dormire con te e fare l'amore con te ogni volta che possiamo. Dannazione, ho una paura fottuta delle emozioni eppure sono qui a parlartene e mi sento un'idiota totale perché non so cosa devo fare. Mi destabilizzi e mi fai mettere in dubbio tutto ciò in cui credevo. Vicino a te mi sento migliore, mi sento vivo dopo tanto tempo e se ti azzardi a dire che questo non è amore ti giuro che ti bacio fino a quando non ti entrerà in quella zucca che ti ritrovi e ti assicuro che non mi spaventi neanche un po' e non mi arrenderò nemmeno se ci vorranno anni per convincerti che sto dicendo la verità e che sono disposto a tutto per renderti felice. ≫

Non sapeva cosa dire, aveva detto tutto lui. Senza preavviso, sentì come una piccola bolla scoppiarle nel petto. Un calore dolce amaro la riscaldò e seppe di non avere più via di fuga. Deglutì a fatica, si voltò e salì i gradini.

≪Reen! ≫ Le afferrò il polso e lei si bloccò sotto al suo tocco caldo. Lo guardò sorridendogli delicatamente e lasciandolo lì, confuso e senza risposta, continuò a camminare e tornò in casa richiudendosi la porta alle spalle.

Non aveva voluto dargli una risposta concreta, perché neanche lei ne aveva una. Non sapeva come si sarebbe evoluta la loro relazione, ma sicuramente non gli avrebbe permesso di sconvolgere le loro vite così all'improvviso. Era vero, lo amava, ma amava anche Ivie e soprattutto amava se stessa ed era ancora troppo impaurita e diffidente per fidarsi ciecamente di lui. Se la amava come diceva, l'avrebbe aspettata, avrebbe atteso tutto il tempo necessario per farla abituare all'idea. Inoltre era sicura che anche a lui serviva del tempo, vivere una vita rifiutando le emozioni per poi scoprire di avere a che fare con l'amore, uno dei sentimenti più sconvolgenti, non doveva essere facile per lui e poi...

E poi le venne un'idea.

Quando suonarono alla porta il mattino seguente, Reen era già sveglia. Non aveva praticamente chiuso occhio e stava ancora sonnecchiando nel letto. Dovevano essere le nove e mezza passate. Aveva sentito Rosemary e Lilias prepararsi per andar al mercato, Ivie era andata a salutarla ed era uscita con loro. Era sola in casa e il campanello insistente a la costrinse a trascinarsi fuori dal letto. Si avvolse nella vestaglia da camera e si infilò le ciabatte trascinando ogni passo fino all'entrata. Vedendo la figura alta e scura al di là del vetro opaco, il cuore le salì in gola per poi cadergli nelle viscere. Era possibile che Marrok fosse tornato a trovarla? Il cuore le batteva frenetico mentre faceva scattare la serratura e abbassava la maniglia. Aprì la porta e alzò lo sguardo pietrificandosi alla vista del warg.

≪Ti hanno mai detto che fai schifo a giocare a nascondino? ≫

−Angolo Autrice−

Ciao a tutte/i!

Dopo una lunga pausa (di nuovo! Perdonatemi davvero), credo di aver risolto gran parte del problema e credo anche che questo problema sia stata la causa inconscia della mia mancata voglia di scrivere di questi ultimi sei mesi.

Comunque, che ne pensate del capito? Marrok e Shireen hanno fatto il botto, ma durerà?

Inoltre abbiamo un nuovo ospite! Vi giuro che batteva il cuore anche a me mentre lo scrivevo!

Se vi è piaciuto il capitolo, stellinate e commentate come pazze/i!

Se non vi è piaciuto o avete qualche domanda fatemelo sapere!

Curiosità

Ogni cosa che scrivo, come avete potuto ben capire arrivate/i a questo punto, ha sempre un significato. Quello che magari vi è sfuggito è che alcune volte le "curiosità" che metto sono propri e veri spoiler. Se ben ricordate il capitolo in cui Deirdre si sente male, nelle curiosità ho messo la simbologia del gallo che, riprendendola pari pari diceva: è considerato annunciatore della luce e messaggero della vittoria sui pericoli della notte. "La vittoria sui pericoli della notte" uno spoiler bello grosso ahah

È da poco passato Halloween e forse non sapete che non è un'invenzione degli americani, ma bensì ha radici molto più profonde e antiche. Originariamente si chiamava Sahmain ed è il Sabba (tranquille/i, non c'è nulla di satanico) più importante di tutta la ruota dell'anno. Viene chiamata anche capodanno celtico. Cade il 31 ottobre e si festeggia la chiusura dell'anno ringraziando gli dei.

Dovete sapere che a differenza del nostro calendario che è lineare, il calendario celtico era circolare, le stagioni si susseguivano l'un l'altra e per quanto Sahmain segnava la fine di un anno, ne determinava anche l'inizio.

Si dice che, durante questa notte magica, in cui il confine tra questo e l'altro mondo si assottiglia, vi capitasse di dormire sotto un albero di biancospino le fate verranno a rapirvi.

Inoltre, durante questa notte, è usanza buttare delle noci nel fuoco per conoscere il destino di un desiderio espresso: se le noci bruceranno senza problemi il vostro desiderio si avvererà 

Domanda: Qual è la vostra canzone preferita del momento? La mia è "Speeding Cars" dei Walking On Cars.

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Se invece volete immergervi in un mondo fantasy, vi consiglio Rebirth – L'albero del silenzio di @ N3kolka

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