11.

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Marrok

Aviemore sembrava così diversa quella sera, o forse era solo lui ad essere cambiato. Era strano come solo tre settimane fossero bastate a sconvolgere il suo mondo. Venti giorni non erano bastati a rimetterlo in asse, ma erano già una buona partenza. Erano tornato da meno di un'ora, aveva portato le valigie in casa e si era preso il tempo per farsi una doccia e mangiare qualcosa, poi raccolto il coraggio, era uscito di casa.

Si muoveva furtivo tra le vie, era stato un azzardo tornare in città senza avvertire Søren, ma non aveva potuto evitarlo. L'Alpha era ancora scettico nei suoi confronti e sapeva che non lo avrebbe perdonato con facilità. Nemmeno lui riusciva a perdonarsi, ma almeno ora riusciva ad avere meno paura di sé stesso. Aveva bisogno di libertà di manovra almeno fino al mattino seguente, poi sarebbe sottostato a qualsiasi ordine l'amico gli aveva e gli avesse imposto.

Non aveva nemmeno provato a cercarlo da quando era scomparso. Nessun tentativo di chiamata. Nessun messaggio. Non poteva dargli torto dopo quello che era accaduto. Era stato avventato e incosciente. La voce di Shireen gli rimbombò improvvisamente nelle orecchie. L'aveva colto in un momento critico, in preda alla crisi e alla paura. Le avrebbe potuto fare del male. Si sforzò di ricordare, forse gliene aveva fatto. Sperò con tutto sé stesso che non fosse successo niente. Non aveva avuto il coraggio di chiedere sue notizie, Søren gli aveva detto che era al sicuro e stava bene, ma poteva fidarsi? Poteva esserne sicuro al cento per cento?

Ebbe l'impulso di correre da lei, ma se lei non avesse voluto vederlo mai più? Se fosse andato da lei e lo avrebbe rifiutato? Non era sicuro di poter sopportarlo. Non dopo la storia con Deirdre.

Si fermò in mezzo alla strada e sollevò lo sguardo. Chiunque avrebbe pensato che fosse pazzo guardandolo in quel momento, ma non gli importò. Chiuse gli occhi ed inspirò lasciando che i ricordi della femmina lo invadessero. Ricordò i suoi capelli, fini e scarlatti, mentre li teneva legati in crocchia disordinata. Ricordò la sua risata sguaiata che le aveva sentito fare solo in presenza di Deirdre. Guardò i suoi occhi nell'immagine che si era creato in testa e poté quasi percepire il suo sguardo su di sé.

Ripensò a quella sera al pub e a quanto fosse andato vicino dal raccontarle tutto e quanto fosse stato facile parlare con lei. Non le era importato che fosse stato irritabile per tutta la sera o burbero e scostante, gli aveva sorriso ed era rimasta a tenergli compagnia. Gli aveva pure finito le patatine, pensò sorridendo.

La rivide davanti alla scuola di Ivie mentre la guardava con apprensione correre incontro agli amichetti e riprovò di nuovo un irrefrenabile bisogno di rassicurarla. Nessuno le avrebbe creato problemi e nessuno avrebbe fatto loro del male. Non lo avrebbe permesso. Non lo avrebbe permesso nemmeno a sé stesso.

Doveva ringraziare Aonghus. Se non fosse stato per lui probabilmente non avrebbe trovato mai il coraggio di tornare, ma il vecchio aveva conosciuto suo padre e ci sapeva fare con quelli come lui. L'aveva messo sotto giorno e notte, gli aveva fatto perdere il controllo e l'aveva fatto entrare in contatto con il suo istinto. Non era stato facile. Da più di trent'anni si era imposto un controllo quasi logorante ed ora il controllo era l'unica cosa che conosceva.

L'ex Alpha, dopo che aveva bussato alla sua roulotte, gli aveva spiegato quanto potesse essere nocivo per quelli come lui mantenersi legati in quel modo e aveva dato ragione a Søren paragonandolo ad una bomba ad orologeria. Sono sorpreso di sapere che in tutti questi anni tu non sia esploso, gli aveva detto, ma la crisi che hai avuto è un campanello d'allarme. Tranquillo, ci lavoreremo su.

E lo avevano fatto sul serio. Aveva per lo più spaccato legna, corso come se avesse il diavolo alle calcagna e litigato con Lachlan. Aonghus lo aveva costretto a trasformarsi così frequentemente che aveva passato le giornate più da lupo che da umano fino a quando non gli aveva fatto tirare fuori la sua vera indole. Si era così terrorizzato che avevano dovuto prenderlo a pugni per farlo calmare. A differenza degli altri warg, Marrok era spaventato dalla sua stessa natura e questo bloccava ogni sua potenzialità. Aonghus si premurò di portarlo al limite, di farglielo superare e di insegnargli a stare sull'orlo del precipizio controllandolo senza bloccarlo.

HuldraWhere stories live. Discover now