17.

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Marrok


Stava tornando in città. A Søren non piaceva l'idea di lasciarle così isolate e a lui neppure, per quanto Kelle e gli altri di guardia potessero essere forti, non riusciva a fidarsi. Come aveva fatto notare Shireen, non sapevano un granché sui cacciatori che Biast aveva arruolato, non sapevano neppure quando e in quanti sarebbero intervenuti a dir la verità.

Era stata l'idea giusta chiuderle in quella casa in mezzo al nulla con Deirdre in uno stato così avanzato della gravidanza?

Con i dubbi che gli ronzavano in testa come vespe inferocite parcheggiò di fronte la sua vecchia casa, la casa della sua infanzia, e spense il motore. Fece per scendere dall'auto ma non ci riuscì, non poté, le gambe gli si erano fatte improvvisamente pesanti, iniziò a sudare freddo mentre il battito del suo cuore accelerava in modo preoccupante. Sapeva di star per avere un attacco di panico, lo sentiva crescere come un gigantesco serpente che andava a srotolare le sue spire per risalire attraverso lo stomaco e la trachea fino a farlo soffocare.

≪Dannazione! ≫ sbatté le mani sul volante, lo strinse facendo scricchiolare il cuoio di cui era rivestito fino al punto di far intorpidire le dita.

"Respira Marrok, respira."

La voce gentile di Elise risuonò nella sua mente. Si erano allenati tutti i giorni della loro permanenza ad Aviemore e per quanto il tempo fosse stato scarso, il potere di Elise e il suo metodo l'avevano portato sulla giusta strada.

"Devi accettare il panico. Il tuo problema nasce dal fatto che immagini situazioni future disastrose, pur non essendo ancora certo di quello che accadrà tu ti fasci la testa prima del tempo, rischiando una profezia che si auto avvera. Se accetti il panico e la paura che provi, parte del suo potere svanisce."

≪Sto avendo un attacco di panico≫ si sentiva un po' sciocco a parlare da solo in quel modo, ma quello non era il momento di pensare al suo orgoglio. Inspirò profondamente dal naso, contò fino a cinque ed espirò, trattenendo di nuovo il fiato.

"Parlati. Parla a te stesso, raccontati quello che ti sta accadendo e cerca di farlo in forma positiva. Rassicurati."

Aprì gli occhi che prima aveva istantaneamente chiuso, scacciando così le immagini orribili di sangue e morte che gli avevano invaso la mente. ≪Reen, Deirdre e i bambini sono al sicuro. ≫ Inspirò, ≪Non soffocherò ≫.

Pur ripetendosi quest'ultima frase diverse volte, si portò una mano alla gola. La sentiva stringersi ad ogni respiro, una trappola che pareva inghiottirgli non solo il respiro, ma anche la lingua, la voce e la sua stessa ragione. Si chinò leggermente in avanti portando le mani ciondolanti sulle ginocchia, in una posizione di training autogeno che aveva appreso, nel tentativo di rilassarsi.

"Durante un attacco di panico la tua mente è in confusione e soggetta alla paura, perciò se non possiamo agire sulla mente, dovremo agire sul corpo. Dovrai imparare a rilassarti a comando, il training autogeno può fare al caso tuo, in questo modo hai buone probabilità di riuscire a superare l'attacco senza problemi."

Contrasse e rilassò i muscoli di tutto il corpo uno dietro l'altro, seguì la respirazione diaframmatica e si armò di pazienza.

Durante l'attesa di calmarsi, gli occhi, non più offuscati, si focalizzarono sull'oscillazione delicata delle chiavi ancora inserite nel blocchetto d'avviamento. Insieme a loro, ondeggiava anche una piccola balena in peluche, un regalo che Killian gli aveva fatto al suo ritorno dall'acquario.

Deirdre gli aveva raccontato che durante la visione di un filmato sull'argomento era rimasto così affascinato dai quei cetacei che avevano dovuto portarlo via di peso, con annesse urla e lacrime sotto lo sguardo incuriosito e irritato degli altri visitatori. Da quel giorno erano iniziati i guai, perché ogni volta che faceva il bagno, il bambino aveva preso l'abitudine di giocare di essere una balena e visto che la balena era davvero felice di stare nel suo mini-oceano, non poteva fare altro che tuffarsi, spruzzare acqua e sbattere la sua coda immaginaria allagando non solo la stanza, ma anche la povera persona che cercava di lavarlo.

HuldraWhere stories live. Discover now