13.

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Marrok

Era stata una notte infernale. Quella risposta taciuta di Shireen l'aveva tormentato nel buio del salotto, non si era nemmeno avvicinato al letto. La sua voce, le sue labbra e il suo profumo erano stati i suoi carcerieri in quelle ore notturne passate a riflettere. Non era esperto di quelle situazione e quando aveva contattato Aonghus per chiedere consiglio, l'unica risposta che gli era stata data fu una grossa risata di pancia, poi gli aveva detto di seguire l'istinto e tanti saluti, come se fosse facile per lui. Tutta quella situazione era già un gran bel casino senza che ci si mettesse pure l'Alpha nomade.

Reen aveva confessato di amarlo, ma pur non essendo un esperto nel campo dell'empatia, aveva percepito la sua paura. Era terrorizzata da tutti quei sentimenti quasi quanto lui era terrorizzato di fare del male a qualcuno.

Gli venne pure l'idea di chiedere a sua madre cosa fare, ma la scartò all'istante. Già lo riteneva incapace di capire cosa volesse, non si sarebbe umiliato oltre. Era una cosa che riguardava solo lui e la huldra e ci avrebbe pensato da solo. Forse non era bravo nelle relazioni sentimentali, ma a risolvere i problemi era sempre stato bravo, doveva solo cambiare prospettiva e fu così che che dopo ore di corsa, si ritrovava grondante di sudore al limitare della radura di Søren.

Col respiro affannato si portò le mani alla nuca e allargò il petto inspirando profondamente. Era una bella giornata e il caratteristico profumo del sole di giugno si mescolava a quello del fiume e della foresta. Tirò un lembo della maglietta e si asciugò la fronte, non aveva mai corso tanto in vita sua, ma Aonghus aveva ragione: gli faceva bene. Sia al corpo che alla mente. La corsa gli aveva permesso di pensare più lucidamente lasciando che la rabbia e la frustrazione fluissero via e nella sua mente si formò un pensiero che se fosse stato corretto, sapeva esattamente come affrontare la cosa. Aveva creduto che Shireen avesse avuto paura di lui, poi che avesse avuto paura dei suoi sentimenti, ma, ora che aveva potuto riordinare i pensieri, credeva che la paura principale di Shireen fosse di essere abbandonata e di far soffrire Ivie. Se quello che aveva teorizzato fosse stato vero, la soluzione era facile, il difficile sarebbe stato convincerla che non se ne sarebbe andato.

Tirò su col naso e si incamminò verso casa, non avrebbe dovuto fare quella strada, ma si convinse che avrebbe sprecato tempo rifacendo il giro al contrario, così si avviò vero la radura girando attorno alla casa dell'Alpha. Si appuntò di andare a far visita a Deirdre appena Søren glielo avesse permesso, le doveva delle scuse.

Camminava lentamente cercando di riportare il cuore ad un battito regolare, la ghiaia scricchiolava sotto al suo peso ad ogni passo e guardando la posizione del sole si rese conto che, con ogni probabilità, era in ritardo per il brunch di sua madre. Le era venuta quella strana abitudine dopo aver visto un episodio di Bake Off UK ed ora, ogni volta che ne aveva l'occasione, lo tirava in mezzo a tartine, mignon salati di ogni genere e tazze da tè da vecchia signora. Avrebbe potuto dire di non gradire affatto di essere circondato dalle amiche di sua madre che lo tormentava come se avesse ancora dieci anni, ma stranamente così non era. Gli piaceva vedere Hanna felice e se questo voleva dire sopportare le domande inappropriate del suo circolo di lettura, non gli importava.

≪È bello vederti. ≫ Si fermò appena sentì quella frase. La voce era sconosciuta, ma apparteneva sicuramente ad un uomo. Arrivava dalla casa di Rosemary e lui si trovava subito prima della curva in cui la vedeva sorgere. Qualcosa si accese improvvisamente in lui e velocizzò il passo.

≪Anche per me, alla fine di tutto non sono riuscita a chiederti come stanno gli altri. ≫ Inspirò bruscamente quando sentì la voce di Shireen e si bloccò appena riuscì a scorgerli. Riconosceva l'inconfondibile chioma della femmina, lui non lo aveva mai visto, ma non gli piaceva. Era troppo vicino alla huldra.

HuldraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora