Huldra

Elsyll

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Terza storia della serie Warg's Blood. Cosa fareste se il vostro peggiore incubo venisse a bussare alla vostr... Еще

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Epilogo
Sono stata intervistata!

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Elsyll

Marrok

Aviemore sembrava così diversa quella sera, o forse era solo lui ad essere cambiato. Era strano come solo tre settimane fossero bastate a sconvolgere il suo mondo. Venti giorni non erano bastati a rimetterlo in asse, ma erano già una buona partenza. Erano tornato da meno di un'ora, aveva portato le valigie in casa e si era preso il tempo per farsi una doccia e mangiare qualcosa, poi raccolto il coraggio, era uscito di casa.

Si muoveva furtivo tra le vie, era stato un azzardo tornare in città senza avvertire Søren, ma non aveva potuto evitarlo. L'Alpha era ancora scettico nei suoi confronti e sapeva che non lo avrebbe perdonato con facilità. Nemmeno lui riusciva a perdonarsi, ma almeno ora riusciva ad avere meno paura di sé stesso. Aveva bisogno di libertà di manovra almeno fino al mattino seguente, poi sarebbe sottostato a qualsiasi ordine l'amico gli aveva e gli avesse imposto.

Non aveva nemmeno provato a cercarlo da quando era scomparso. Nessun tentativo di chiamata. Nessun messaggio. Non poteva dargli torto dopo quello che era accaduto. Era stato avventato e incosciente. La voce di Shireen gli rimbombò improvvisamente nelle orecchie. L'aveva colto in un momento critico, in preda alla crisi e alla paura. Le avrebbe potuto fare del male. Si sforzò di ricordare, forse gliene aveva fatto. Sperò con tutto sé stesso che non fosse successo niente. Non aveva avuto il coraggio di chiedere sue notizie, Søren gli aveva detto che era al sicuro e stava bene, ma poteva fidarsi? Poteva esserne sicuro al cento per cento?

Ebbe l'impulso di correre da lei, ma se lei non avesse voluto vederlo mai più? Se fosse andato da lei e lo avrebbe rifiutato? Non era sicuro di poter sopportarlo. Non dopo la storia con Deirdre.

Si fermò in mezzo alla strada e sollevò lo sguardo. Chiunque avrebbe pensato che fosse pazzo guardandolo in quel momento, ma non gli importò. Chiuse gli occhi ed inspirò lasciando che i ricordi della femmina lo invadessero. Ricordò i suoi capelli, fini e scarlatti, mentre li teneva legati in crocchia disordinata. Ricordò la sua risata sguaiata che le aveva sentito fare solo in presenza di Deirdre. Guardò i suoi occhi nell'immagine che si era creato in testa e poté quasi percepire il suo sguardo su di sé.

Ripensò a quella sera al pub e a quanto fosse andato vicino dal raccontarle tutto e quanto fosse stato facile parlare con lei. Non le era importato che fosse stato irritabile per tutta la sera o burbero e scostante, gli aveva sorriso ed era rimasta a tenergli compagnia. Gli aveva pure finito le patatine, pensò sorridendo.

La rivide davanti alla scuola di Ivie mentre la guardava con apprensione correre incontro agli amichetti e riprovò di nuovo un irrefrenabile bisogno di rassicurarla. Nessuno le avrebbe creato problemi e nessuno avrebbe fatto loro del male. Non lo avrebbe permesso. Non lo avrebbe permesso nemmeno a sé stesso.

Doveva ringraziare Aonghus. Se non fosse stato per lui probabilmente non avrebbe trovato mai il coraggio di tornare, ma il vecchio aveva conosciuto suo padre e ci sapeva fare con quelli come lui. L'aveva messo sotto giorno e notte, gli aveva fatto perdere il controllo e l'aveva fatto entrare in contatto con il suo istinto. Non era stato facile. Da più di trent'anni si era imposto un controllo quasi logorante ed ora il controllo era l'unica cosa che conosceva.

L'ex Alpha, dopo che aveva bussato alla sua roulotte, gli aveva spiegato quanto potesse essere nocivo per quelli come lui mantenersi legati in quel modo e aveva dato ragione a Søren paragonandolo ad una bomba ad orologeria. Sono sorpreso di sapere che in tutti questi anni tu non sia esploso, gli aveva detto, ma la crisi che hai avuto è un campanello d'allarme. Tranquillo, ci lavoreremo su.

E lo avevano fatto sul serio. Aveva per lo più spaccato legna, corso come se avesse il diavolo alle calcagna e litigato con Lachlan. Aonghus lo aveva costretto a trasformarsi così frequentemente che aveva passato le giornate più da lupo che da umano fino a quando non gli aveva fatto tirare fuori la sua vera indole. Si era così terrorizzato che avevano dovuto prenderlo a pugni per farlo calmare. A differenza degli altri warg, Marrok era spaventato dalla sua stessa natura e questo bloccava ogni sua potenzialità. Aonghus si premurò di portarlo al limite, di farglielo superare e di insegnargli a stare sull'orlo del precipizio controllandolo senza bloccarlo.

Questo è il segreto ragazzo, aveva aggiunto dopo una nottata terribile, il controllo è l'unica cosa che conosci, sfruttalo! Hai delle potenzialità che pochi hanno, usa il controllo per sfruttarle al meglio.

E così aveva fatto. O almeno era quello che stava cercando di fare.

Stava andando a parlare con Anice. Era una delle prime cose che si era imposto di fare quando sarebbe tornato. Aveva avuto tempo di riflettere, riflettere davvero, sulle parole di Deirdre. Gli aveva detto chiaro e tondo quello che pensava e dopo quello che le aveva causato non poteva ignorarla. Aveva valutato i pro e i contro. Si era fatto un esame di coscienza ed era giunto alla conclusione che sì, non era del tutto indifferente alla huldra e sì, la sua storia con Anice non stava andando da nessuno parte. Sia per bene suo che della ragazza doveva parlarle e mettere fine a quella tiepida relazione che li teneva inutilmente impegnati.

Girò l'angolo e si avvicinò alla casa della femmina umana. Era una graziosa villetta a schiera e riconobbe immediatamente la porta colorata. La luce fioca della lampada nel soggiorno gli fece intuire che fosse ancora sveglia e bussò. Due minuti dopo gli stava sorridendo con i capelli arruffati e vestita per andare a letto.

≪Marrok ≫ lo salutò ≪Sei tornato. ≫

Deglutì con aria cupa. Anice era una ragazza fantastica. Era divertente, dolce e non aveva problemi che riguardassero ex impazziti, ma Deirdre aveva ragione: non erano fatti l'uno per l'altra.

≪Ciao. Possiamo parlare? ≫ La sentì trattenere il respiro. Annuì e si spostò di lato per farlo entrare. Il warg scosse il capo. ≪È meglio rimanere qui, preferisco non stare in un posto chiuso. ≫ E se avesse perso il controllo? Era sicuro che non sarebbe successo nulla con Anice, ma poteva fidarsi ciecamente di sé stesso? No. Non ancora.

≪Certo. Tutto bene? Non mi hai chiamata, eravamo molto preoccupati. ≫ Il cipiglio che lesse sulla sua fronte lo colpì. Era vero pure quello: non l'aveva chiamata. Non aveva chiamato nessuno in realtà. Gli aveva detto che si erano preoccupati molto. Anche Shireen si era preoccupata? Il peso del senso di colpa gli schiacciò il petto. Era stato egoista da parte sua sparire in quel modo.

≪Sto bene. Mi dispiace avervi fatto preoccupare. ≫ Inspirò facendosi forza. ≪Dobbiamo parlare di noi. Non credo che dovremmo continuare a vederci. ≫ Lei alzò le sopracciglia sorpresa. Non pareva per nulla turbata o preoccupata da quella sua uscita, solo sorpresa.

≪Te ne si reso conto finalmente. ≫ Corrugò la fronte, non capendo a cosa si riferisse. Sorrideva timidamente. ≪Non c'è quell'alchimia che dovrebbe esserci, vero? ≫

Strinse i pugni. Se n'era accorta perfino lei. ≪Mi dispiace. ≫

≪E per cosa? ≫ gli domandò quasi allegra. ≪Per averci provato? Non devi scusarti di nulla. Sei un uomo meraviglioso, ma sei anche altrettanto cieco. Ti voglio bene, davvero bene, ma sappiamo entrambi che il sentimento che proviamo l'uno per l'altra non è minimamente paragonabile all'amore dei warg, a quello che provi per Shireen. ≫

Trattenne il fiato a quel nome, sconvolto. ≪Ma...≫

≪Tu la ami, Marrok. Tu ami Shireen. ≫ Scosse il capo, incapace di parlare. A quanto pareva era davvero l'unico a non aver capito cosa stava accadendo. ≪Non ti accorgi di come la cerchi con lo sguardo? Come ti trasformi quando c'è Ivie? Tu la ami e non te ne rendi nemmeno conto. ≫

≪Io... Mi dispiace. ≫ Non sapeva che altro fare. Non se ne era nemmeno reso conto. Aveva confuso i segnali e i pensieri. Gli sfiorò un braccio e quando la guardò la trovò serena. ≪ Sorridi. ≫ Perché stava sorridendo?

Si chinò leggermente in avanti ≪Sai? Avevo intenzione di farti lo stesso discorso se fossi tornato ed ora lo stiamo facendo. La nostra storia è andata avanti per sei mesi di troppo impedendoci di andare avanti. ≫ Gli confidò. Aprì la bocca per parlare, ma lei lo interruppe. ≪Ho conosciuto un uomo. ≫ Si sentì come se lo avessero appena preso a pugni nello stomaco, ma invece che sentirsi male, percepì il sollievo liberargli il petto ad ogni parola che pronunciava. ≪È un turista per il momento, ma gli piacerebbe trasferirsi qui. L'ho conosciuto all'Avilon la settimana scorsa. ≫

≪Tu...? ≫ La domanda era implicita, non che fossero affari suoi.

≪Oh no, no! ≫ scosse il capo frenetica. ≪Non ti avrei mai fatto una cosa del genere, ma l'ho avvertito. ≫ Si avvicinò. ≪Quel formicolio di cui parla sempre Rosemary. Mi ha sfiorato e l'ho sentito attraversarmi il corpo. Anche tu lo hai avvertito, vero? Con Shireen. ≫

Sospirò. Era inutile mentire a sé stesso, ≪Vero ≫ confermò, ma non ricambiò il sorriso. Era qualcosa di surreale, aveva pensato che sarebbe stata una piccola tragedia. Si aspettava tutt'altra reazione, forse delle lacrime o della rabbia, ma sicuramente non comprensione e sorrisi. ≪Quindi noi... ci stiamo lasciando? ≫ chiese. Cielo, si sentiva patetico per averle fatto quella domanda.

≪Credo proprio di sì e conoscendoti non voglio che tu ti senta in colpa. ≫

≪Non puoi chiedermelo. ≫ Riuscì a tirare le labbra verso l'alto.

≪Facciamo così allora ≫ si alzò in punta di piedi e gli lasciò un bacio sulla guancia. ≪Mi lamenterò con tutti quanti di essere stata lasciata, così sarai il terribile e crudele ragazzo senza pietà che mi ha spezzato il cuore. ≫ Ridacchiò come se fosse una bambina. ≪Tu avrai la tua dose di occhiatacce e io avrò la mia dose di torte fatte in casa. Ci stai? ≫

Annuì e questa volta ricambiò il sorriso. ≪Ci sto. ≫

Le brillarono gli occhi. ≪Sei davvero una brava persona Marrok, non dubitarne mai. Ivie ti adora, questo è chiaro a tutti, ma sono sicura che anche Shireen provi qualcosa per te. Dovete solo smetterla di essere così spaventati. ≫

≪È così evidente? ≫Fece una smorfia e spostò il peso da una gamba all'altra.

≪Si vede lontano un chilometro. È quasi comico da guardare, in realtà. Ma spero davvero che sistemiate le cose. ≫

Si lasciarono con quelle ultime parole. Quando chiuse la porta non poté evitare di tirare un sospiro di sollievo. Guardò in alto, osservando il cielo stellato. Il vento gli accarezzò il viso e il profumo della notte lo riempì. Il primo punto da risolvere nella sua lista era stato sistemato, ora ne mancavano solo altri quattro. Una civetta fischiò lontana e tornò a casa.

≪Sei tornato alla fine. ≫ Sobbalzò colto di sorpresa. Alzò prontamente gli occhi, alzando la guardia. Søren l'aveva aspettato seduto sui primi scalini dell'ingresso ed ora lo guardava dal basso con occhi ferini. Il suo atteggiamento non era cambiato molto dall'ultima volta che si erano visti. Era freddo e distante, ma almeno ora sei suoi occhi non vi era più quell'odio che vi aveva letto tre settimane prima. Non si mosse attendendo che fosse l'Alpha a fare il passo successivo.

≪Come hai fatto a capirlo? ≫

L'amico si alzò e con un cenno lo spronò ad aprire la porta. Senza distogliere lo sguardo lo accontentò. ≪Ti hanno avvistato appena sei entrato nella via da Nord. Dovresti cambiare quella carretta, fa troppo rumore. ≫

≪Già ≫ sospirò. Si sedette sulla prima sedia che trovò e attese. Non gli offrì nulla e non lo invitò a sedersi. Intuiva perché fosse lì e sicuramente quella non era una visita da amico. Era lì in veste di Alpha e doveva giocarsela bene se voleva rimettere le cose a posto.

Søren si guardò attorno. Studiò i bagagli che aveva abbandonato in mezzo al soggiorno e si voltò verso di lui.

≪Ti sei perso il compleanno di Ivie. ≫ Pronunciò la frase come un'accusa. ≪Ha chiesto di te. Credeva che tu e la madre aveste litigato e per questo avessi deciso di andartene. ≫ Si sfregò il viso con le mani. Se Søren voleva distruggerlo col senso di colpa, ci stava riuscendo. Indicò le borse. ≪Dove sei stato? ≫

≪A Nord. ≫

≪Non mi interessa dov'eri in queste tre settimane. Dove sei stato fino a cinque minuti fa? ≫ Mantenne lo sguardo fisso nel suo cercando di capirlo. Sentiva la rabbia iniziare a ribollirgli sotto la pelle, ma strinse i denti. Non era il momento di mostrare i suoi miglioramenti a colui che poteva decidere il suo futuro nel branco.

≪Da Anice ≫ parlò. Mantenne la voce ferma e non abbassò gli occhi sfidandolo a dire qualsiasi cosa. ≪Ci siamo lasciati. ≫

Søren sgranò impercettibilmente gli occhi a quella notizia. Probabilmente non credeva neppure lui al fatto che fosse finalmente arrivato ad aprire gli occhi. ≪Cazzo ≫ soffiò. ≪Come l'ha presa? ≫

≪Bene. L'ha presa bene. Ha incontrato qualcuno. ≫ Søren imprecò ancora, ma non aggiunse altro. Aveva abbassato lo sguardo, forse imbarazzato per quella storia o per chissà cosa. Marrok ne approfittò per aprirsi una birra, ne offrì una all'amico, ma la rifiutò. Tornò a sedersi.

≪Reen è scoppiata alla festa. ≫ Allarmato da quella notizia staccò la bottiglia dalle labbra. ≪Mi ha fatto una scenata coi fiocchi. ≫ Sorrise tra sé immaginandosi la scena. Era così da Shireen. ≪Non è stato per niente diverte, amico. ≫ Al sentirsi chiamare con quell'appellativo, si adombrò di nuovo. Lo guardò girare attorno al tavolo e sedersi di fronte a lui. Si appoggiò allo schienale, le gambe larghe ad imitare la sua postura e lo sguardo fisso sulla mano che giocherellava con le chiavi. ≪Sapevi che avevano bevuto del tè durante la festa? ≫

Corrugò le sopracciglia. ≪Sì, ho visto le teiere sul tavolo quando sono entrato. ≫

Lo vide mordersi l'interno della guancia, come quando erano ragazzini, mentre rifletteva se parlare o meno. ≪Shireen dice che il tè era in foglia e hanno potuto confondere i barattoli di quello deteinato. Lo svenimento potrebbe essere stato dato da quello, dalla pressione invece che lo stress. ≫

Il cuore gli balzò in gola a quella notizia. Non era stato lui? Non era lui la causa? ≪Alasdair cosa dice? ≫

≪Mi aveva accennato a qualcosa a riguardo. Voglio andare a parlare con lui domani mattina. ≫ Si guardarono. ≪Senti, lei era molto preoccupata. ≫

Scosse il capo. ≪Non sono voglio avvicinarmi a Deirdre. Non sono ancora abbastanza stabile, nemmeno se tu sei presente. ≫

≪Sto parlando di Shireen. ≫ Spalancò gli occhi. La gola chiusa. Il cuore mancò un battito. ≪Era davvero sconvolta. Mi ha aggredito e mi ha accusato di aver scaricato la colpa su di te per sentirmi meglio perché non ero presente quando è accaduto. ≫ Il respiro gli divenne più corto dalla paura per lei. Cosa diavolo le era saltato in mente?

≪Lei...? ≫

≪Ha ragione. ≫ Tirò indietro la testa di scatto come se fosse stato colpito. ≪Non mi piace che tu le abbia urlato addosso, ma ha ragione. Sono arrabbiato con te, ma sono furioso con me stesso per non esserci stato in quel momento. ≫

≪Non avresti potuto fare niente. ≫ Lo informò.

≪Avrei potuto consolare la mia compagna! Sono arrivato mezz'ora dopo a causa del traffico, trenta minuti! Ero fuori città! Poteva accadere di tutto e io non c'ero. E se fosse accaduto quando era da sola in casa? E se fosse accaduto mentre saliva le scale? No. Non ci voglio pensare. In realtà preferisco dare la colpa a te, perché se è così ho motivo di credere che sarebbe stata bene in quella mezz'ora o più in cui l'avrei lasciata sola. ≫

≪Mi dispiace. ≫ Erano le uniche parole che gli venivano in mente quella sera. Cos'altro poteva dire? Il suo migliore amico, colui che considerava come un fratello, pur sapendo che avrebbe potuto uccidere la sua bambina, si stava confidando con lui. Condivideva le sue paure come se nulla fosse successo. Gli parve di ritornare indietro con gli anni, a quando si erano conosciuti. All'epoca erano entrambi un bel casino, avevano lo stesso sguardo spiritato e tanta rabbia repressa da sfogare. Si erano pestati così tante volte che faticava a ricordarle tutte.

≪Reen stava male dopo. L'ho sentita piangere e credo che non stia bene neppure adesso. L'ho vista seduta sul portico di casa con indosso un misero cappotto. È sconvolta e le manchi. Ivie dice che è triste e anche Deirdre l'ha notato. ≫ Gli lanciò un'occhiata, preoccupato da quello che gli stava raccontando ≪Vai da lei Marrok. Non le farai del male. Vai da Shireen. ≫

E senza se e senza ma, non aspettò che lo incoraggiasse di nuovo. Si alzò lasciando l'Alpha solo in casa sua. Non badò alla bottiglia che si infranse sul pavimento o alla porta che lasciò aperta. Corse via, corse dalla sua Reen perché lei aveva bisogno di lui.

La trovò ancora là, proprio come le aveva detto Søren. Se ne stava appollaiata sulla sedia, tremando leggermente nel cappotto. Le guance le si erano deliziosamente arrossate per il freddo e gli occhi gli parvero lucidi perfino a quella distanza. Era tutta in disordine, senza trucco e spettinata, ma le parve comunque bellissima come il giorno in cui l'aveva conosciuta. Inspirò allargando il torace, respirando il suo profumo. Era stato proprio quello a farlo tornare lucido durante la sua crisi. Era riuscito a riconoscerla proprio per quel particolare.

Si avvicinò di lato, cercando di manifestare la sua presenza così da non spaventarla. Ci sime un po' a rendersi conto di lui, ma quando lo vide sgranò gli occhi e lui si fermò guardingo. Si fissarono per alcuni secondi, immobili. Lui trattenne addirittura il respiro. La huldra si alzò dalla sedia. Notò come le labbra le stavano tremando e come il suo viso esprimesse tutto ciò che non gli stava dicendo. Sollievo, paura, preoccupazione, felicità, rabbia. Era un bel mix.

≪Marrok ≫ soffiò così flebilmente che faticò a sentirla. Poi inspirò di nuovo riempiendosi i polmoni e le disse ciò che era andato a dirle, senza mezze verità.

≪Io e Anice ci siamo lasciati. ≫

−Spazio Autrice –

Marrok è tornato gente! Cosa ne pensate? 

Se vi è piaciuto il capitolo commentate e stellinate come non mai!

Come sempre vi ringrazio di cuore per l'entusiasmo con cui accogliete le mie storie, grazie davvero!

Curiosità

Per quanto riguarda il "formicolio" che avvertono Anice e Marrok, è qualcosa di molto soggettivo, un po' come il nostro colpo di fulmine. C'è chi ci crede, chi non ci crede, chi giura di averlo provato almeno una volta nella vita e chi non lo avvertirà mai. Quindi sì esiste, ma anche no.

Domanda: vacanze natalizie o vacanze estive? Io sono per le vacanze natalizie! <3

Vi chiedo un favore ragazze/i, andate a dare un'occhiata a Rebirth – L'albero del silenzio di @ N3kolka. La storia è scritta davvero bene e merita tantissimo! Questa non è semplice pubblicità, ma un consiglio che do a tutte/i voi per non farvi perdere qualcosa di speciale. Non avevo ancora trovato il tempo di leggerla, ma la settimana scorsa l'ho ripresa e già al primo capitolo è diventata una droga. Merita sul serio, ve lo garantisco.

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