Huldra

By Elsyll

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Terza storia della serie Warg's Blood. Cosa fareste se il vostro peggiore incubo venisse a bussare alla vostr... More

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Epilogo
Sono stata intervistata!

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By Elsyll


Marrok

La birra ghiacciata gli scivolò lungo la gola. Era tornato a casa da meno di un giorno e già si stava sentendo male. Tornare ad Aviemore si rivelava ogni volta più difficile per la sua coscienza. Ogni volta che preparava la piccola valigia, che salutava con un bacio Anice o si lasciava alle spalle la sua casa, il suo cuore pareva stringersi un po' di più su sé stesso.

Era rimasto lontano per un totale di dieci giorni, sette in più del solito, mandando in allarme gran parte del branco. Non aveva risposto ai messaggi e non aveva richiamato nessuno. Si era giustificato con l'Alpha inventandosi un imprevisto che non c'era stato.

La verità era che non voleva tornare, non subito almeno. Non voleva affrontare la realtà, non voleva guardarli in faccia e sentirsi male. Proprio come si sentiva in quel momento, seduto in quell'angolo, durante quel mercoledì sera all'Avilon. Per non parlare del fatto che sentiva ancora la voce di Kelle rimbombargli nella testa. Bevve un altro sorso e fece un segno al barista per farsi portare un'altra pinta. Se avesse ingerito una grande quantità d'alcol, forse sarebbe riuscito a dormire.

Beveva raramente, gli alcolici gli ricordavano suo padre e suo padre gli ricordava tutto ciò che non avrebbe mai voluto essere. Ma quella sera la sua coscienza non lo lasciava in pace e la birra era l'unico modo che conosceva per metterla a tacere.

No, suo padre non era stato un genitore modello. Era un alcolizzato ed un violento. Da ragazzo spesso e volentieri scappava di casa per evitare di essere picchiato e così faceva sua madre.

Sua madre, Hanna, era una donna forte. L'aveva allevato praticamente da sola e da sola molte volte l'aveva difeso dalla furia di quell'uomo. Quando lo ritrovarono a pancia in giù nell'acqua, in una rientranza del fiume, nessuno fece domande e lui neppure, neanche quando sua madre lo strinse a sé ringraziando il cielo. Neanche quando trovò una boccetta mezza vuota di polvere d'argento nei cassetti di sua madre.

Lasciò che i ricordi lo inondassero e si concentrò sul sollievo che aveva provato il mattino seguente quando aveva finalmente capito che non sarebbe più tornato. Hanna gli aveva preparato una colazione americana, come quelle che si vedono nei film, con pancakes, uova e pancetta, gli aveva accarezzato i capelli dolcemente e gli aveva versato del succo d'arancia. Ricordava il suo sorriso appena accennato, come se avesse avuto paura che fosse solo un bel sogno. Aveva solo tredici anni all'epoca.

Una madre fa quel che c'è da fare. Anche l'impossibile se serve.

Shireen le assomigliava molto e forse proprio per questo cercava di starle lontano. Se pensava che Reen assomigliasse ad Hanna, lui era sicuro di aver ereditato i geni di suo padre. Se non fosse stato così, era sicuro, non si sarebbe trovato un mercoledì sera a cercare di ubriacarsi.

Finì la seconda pinta e iniziò la terza. Era sempre inutile, per quanto potesse bere, non riusciva mai ad ubriacarsi prima di aver ingerito più di quello che un normale essere umano avrebbe potuto sopportare. Il pub era praticamente vuoto e la musica nemmeno troppo alta. Il vecchio gruppo di Dearan stava facendo una partita a biliardo e si domandò se tutta quella storia avesse avuto su di loro lo stesso effetto che aveva avuto su Kelle.

Era cambiata molto o per meglio dire, era tornata quella di un tempo. Una versione più giovane e piccola della donna gli si formò davanti e non poté non sorridere al ricordo del loro primo incontro.

Kelle era stata la terza persona che Søren aveva fatto entrare oltre la sua barriera. Un po' come lui, anche lei non gli aveva dato via di fuga e le sue mura avevano ceduto, soprattutto dopo che l'aveva atterrato con un pugno dritto sul naso durante una lezione di ginnastica. A pensarsi i gli veniva ancora da ridere.

Quando ti deciderai ad ammettere la verità a te stesso sarà troppo tardi.

Il sorriso gli si spense. Poteva dargli ragione? No. Lui non era Søren. Non possedeva quell'equilibrio che lo contraddistingueva. Søren sapeva chi era, l'aveva sempre saputo, come aveva sempre saputo cosa voleva. Marrok l'unica cosa di cui era consapevole era che non voleva essere come suo padre e lottava ogni giorno per non diventarlo. Un altro sorso.

Sospirò e guardò il telefono. Anice l'aveva chiamato quel pomeriggio per invitarlo a cena, ma aveva rifiutato. Sapeva di averla delusa, l'aveva sentito nella sua voce, ma non se la sentiva di rimanere da solo con lei. Non nello stato d'animo in cui si ritrovava in quel momento. Appoggiò il telefono sul tavolo in legno, lo schermo rivolto verso il basso. Si strappò una pellicina sulle labbra e ordinò qualcosa da mangiare. Non sarebbe riuscito ad ubriacarsi con la sola birra e gli altri alcolici lo nauseavano, quindi si rassegnò.

≪Hey, bel marinaio. ≫ Strinse la presa sul boccale quando sentì la sua voce e si irrigidì quando avvertì il suo profumo. Dopo quasi due settimane, si era dimenticato dell'effetto che aveva su di lui. Deglutì e la osservò sedersi di fronte a lui.

Il viso perfettamente ovale era più pallido del solito, le labbra erano tirate leggermente verso l'alto, ma il sorriso non arrivava agli occhi grandi ed espressivi. La chioma rossa le ricadeva sulle spalle come una coperta di velluto e lui provò improvvisamente il desiderio di passarvici in mezzo le dita. Se li immaginò soffici e profumati, poi si maledisse per averci pensato.

≪Te lo ha detto ≫ non era una domanda. La notizia che aveva portato con sé era l'unica motivazione dello stato in cui si trovava la huldra. Gli annuì e si fece portare una birra anche per lei, chiara però ed in bottiglia. Il suo Hamburger arrivò e così anche la birra di lei. Ne bevve un sorso e gli rubò una patatina da sotto il naso. Aggrottò le sopracciglia, ma non le disse nulla. Pareva sull'orlo di una crisi. E lei gliene rubò subito un'altra.

≪Potresti ordinartene una porzione anche tu, non credi? ≫ Si morse la lingua quando si rese conto di aver parlato. Come risposta gliene rubò una terza ed una quarta prima di portarsi di nuovo la bottiglia alla bocca.

≪Ho appena saputo che il padre di mia figlia, nonché stronzo di prima categoria, è qui in Scozia. ≫

Lui sollevò un sopracciglio. ≪Stai cercando di farmi compassione? ≫

≪Ci sto riuscendo? ≫ E appena incontrò il suo sguardo scuro e pieno di panico controllato, si disse che sì, ci stava riuscendo. Spostò il piatto leggermente verso di lei e le lasciò quelle dannate patatine fritte. Poi addentò il suo panino.

≪Perché non me lo hai detto questa mattina? ≫ Deglutì e tornò a guardarla. Dannazione, anche consumata dalla preoccupazione riusciva a mantenere un controllo incredibile. Anice sarebbe riuscita a fare altrettanto? Non ne era così sicuro.

≪Eri con Deirdre e c'era anche Ivie. Se te l'avessi detto con Deirdre presente, Søren mi avrebbe ucciso e piuttosto che farmi sentire da Ivie mi sarei ucciso io. ≫ Un lampo attraversò gli occhi di Reen mentre addolciva la sua espressione controllata.

≪Sei gentile a preoccuparti per mia figlia. ≫ Mandò giù un altro boccone.

≪Ivie è una bambina fantastica. Non voglio che la sua tranquillità venga turbata più del dovuto ≫ ed era la verità, si rese conto. Ivie era una bambina davvero vivace e anche se delle volte aveva pensato che gli sarebbero cadute le orecchie a forza di ascoltarla, era estremamente dolce e allegra. Se un giorno avesse avuto dei figli, avrebbe voluto che assomigliassero a lei, pensò e proprio per questo non avrebbe permesso a nessuno di turbarla.

≪Gli piaci anche tu. ≫ Lei arrossì ≪Ad Ivie intendo. ≫ Non poté evitare di sorridere sornione.

≪Ovvio. ≫ Anice! Si morse l'interno di una guancia e la osservò prendere un'altra patatina e si obbligò a smettere di sorriderle in quel modo. Dannata Kelle! ≪Cosa ti ha detto Søren? ≫

Intinse il boccone nel ketchup e se lo portò alla bocca. Finse di non notare quanto fossero invitanti e rosa le sue labbra e abbassò lo sguardo per controllare se la sua ragazza lo avesse contattato. Zero messaggi. Zero chiamate.

≪Ha detto che hai fatto qualche telefonata e che le notizie che ne hai ricavato non sono buone, ma neanche del tutto cattive. Ora sappiamo che qualche settimana fa ha acquistato il telefono qui in Scozia e con ogni probabilità e molto vicino. ≫ La vide tremare. ≪Almeno sappiamo questo no? Almeno sappiamo. ≫ Gli occhi le si fecero lucidi e lui non seppe cosa fare. Søren era l'esperto di pianti, lui non sapeva neanche se fosse il caso di dirle qualcosa!

Istintivamente si allungò per accarezzarle la mano, ma lei la ritrasse e la sistemò sulle cosce. Poi col palmo dell'altra si asciugo una lacrima ribelle e tirò su col naso. ≪Sto bene. ≫

≪A me non sembra. ≫

≪Ho detto che sto bene! ≫ Aveva alzato un po' la voce e il gruppetto al biliardo si voltò a guardarli. Fece loro segno di continuare a giocare e loro continuarono a farsi gli affari loro. Shireen ingollò l'intera bottiglia e ne ordinò un'altra.

≪Senti... ≫ iniziò. Diavolo, non era bravo neppure con i discorsi incoraggianti. ≪Ci sono io, c'è Søren e l'intero branco. Non devi preoccuparti. ≫

La rossa strinse con forza la bottiglia tra le mani, lo sguardo basso e la voce tremante. ≪Sai bene che il branco non mi ha ancora accettato del tutto. Sappiamo entrambi che sono una huldra e che al momento di pericolo tutti credono che me la darò a gambe e vi lascerò nei casini. ≫ Sentì il cuore stringersi e non poté darle torno, lui non era l'unico ad aver avuto pregiudizi su di lei e tanti li avevano ancora. ≪Søren ha Deirdre e i suoi due bambini a cui pensare e tu ≫ prese un respiro come a prendere coraggio ≪E tu per i tre quarti del tempo non ci sei mai e hai Anice a cui pensare. ≫ era rammarico quello che avvertiva nella sua voce? Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. ≪Forse sarebbe stato meglio se ci fossimo trasferito oltre oceano. Dicono che la California sia fantastica. ≫

≪Rossa. ≫

≪Sono sicura che ad Ivie piacerebbe tutto quel sole. ≫

≪Reen. ≫ la chiamò ancora, ma lei parve non sentirlo.

≪Forse potrei prenotare un volo per... ≫

≪Shireen! ≫ Sbatté la mano sul tavolo e lei finalmente gli diede ascolto. Addolcì immediatamente lo sguardo e abbassò di nuovo la voce. ≪Sei al sicuro qui. Nessuno vi farà del male. ≫

Lei annuì, ma non sembrava convinta. ≪Sei sicuro? ≫ si portò una mano alla gola come ad alleviare qualcosa che le stringeva l'esofago.

≪Sono sicuro. Abbiamo sentinelle preparate e dopo gli episodi con Dearan e il padre di Søren siamo ancora più pronti. Nessuno toccherà te o la tua bambina. ≫ Si era inclinato in avanti per guardarla dritta negli occhi. Dall'esterno probabilmente sembravano una coppia intenta a confabulare qualcosa, ma non gli importava. Reen stava male e il suo istinto gli urlava quasi dolorosamente di rassicurarla. La femmina annuì e tirò le labbra in un piccolo sorriso.

≪Grazie. ≫ Marrok si rese improvvisamente conto di non aver ancora distolto lo sguardo da lei e si tirò immediatamente indietro. Abbassò lo guardo e si alzò in piedi recuperando il cellulare. Lei lo osservò confusa e le lanciò uno sguardo di sfuggita.

≪Andiamo, ti accompagno a casa. ≫ Si alzò a sua volta e litigò con lui per pagare metà del suo cibo. Dopo diversi minuti di lotta verbale, gliela diede vinta solo in parte e le lasciò pagare solo le sue birre chiare. Borbottò qualcosa riguardo al maschilismo e lo seguì fuori.

Camminarono fianco a fianco nella notte. L'aria era fredda, ma le temperature si stavano pian piano alzando. Percorsero la piazza principale e imboccarono la stradina sulla sinistra.

≪Sei strano stasera ≫ interruppe il silenzio ≪In verità è tutto il giorno che sei strano. ≫

Non si voltò a guardarla, sapeva che aveva ragione, ma era la prima a farglielo notare in tutti quegli anni. ≪Che intendi dire? ≫

Continuò a camminargli accanto, ma la voce ora era più pacata, più tranquilla rispetto a prima. ≪Come se qualcosa ti tormentasse e questo andasse ad incidere sul tuo carattere. Oggi sei più introverso e burbero. ≫

Imboccarono un'altra stradina. ≪Forse è questo il mio vero carattere. ≫ La sfidò.

≪E allora perché fingi di essere un altro? ≫ Quella domanda lo destabilizzò al punto che si dovette fermare. Si girò a guardarla e trovò subito i suoi grandi occhi scuri ad attenderlo. Inspirò ed espirò. Poi abbassò lo sguardo e tornò a camminare.

≪Perché così è più sicuro. ≫ Lo sussurrò, ma per la prima volta lo disse apertamente. Trovò bizzarro che la persona a cui lo rivelò fu proprio Shireen, aveva sempre pensato che l'avrebbe detto a Søren o a sua madre, non ad una donna che conosceva da poco più di un mese. Si aspettò che lei volesse saperne di più, ma si stupì quando cambiò argomento.

≪Ho incontrato tua madre l'altro giorno. ≫ lo informò. ≪Ivie l'ha presa in simpatia e vuole che venga a prendere il tè da Rosemary questo sabato. ≫

Sorrise al pensiero. Ivie era davvero un piccolo angelo furbetto. ≪Come ti è sembrata? ≫ Non vedeva sua madre da due settimane, doveva andare a trovarla l'indomani.

≪È una signora molto bella. Le assomigli. ≫ Le lanciò uno sguardo divertito e la trovò con le guance rosse come mele mature. Si schiarì la voce. ≪Mi ha dato l'impressione di essere una donna molto forte. Ero in ritardo per andare a prendere Ivie a scuola per via di un cliente e quando sono corsa là, le ho trovate entrambe sedute su una panchina a mangiare un gelato. ≫ Sorrise. Tipico di sua madre. ≪È stata davvero gentile e si è infuriata quando volevo rimborsarle il cono, così Ivie l'ha invitata per il tè. ≫

≪La prossima volta chiamami. ≫ Sorprese sé stesso quando pronunciò quella frase. Lei si fermò e Marrok si fermò a sua volta.

≪La prossima volta? ≫ Era confusa. La capiva, anche lui era confuso dal suo stesso comportamento.

≪La prossima volta che non riesci ad andare a prendere Ivie. Posso andarci io e se io non potessi, potrebbe andarci mia madre. Le fa bene avere degli impegni che non siano fare la spesa o andare a giocare a scacchi. ≫

Non si stupì nel notare l'espressione sbalordita della ragazza. Rimasero per un lungo momento in silenzio, poi lei si schiarì di nuovo la voce.

≪Beh, emh... È carino da parte tua, ma sai... non credo che accadrà di nuovo. È stato solo un caso. ≫ Ancora una pausa. ≪E poi, al massimo, ci sarebbe Rosemary. Non ti disturberei per una cosa così. ≫

≪Non mi disturberesti. ≫ Ma che diavolo gli prendeva quella sera? Non ne aveva idea. Diede la colpa alla birra, ma neppure lui ne era convinto.

≪Marrok ≫ i muscoli della schiena gli si irrigidirono appena pronunciò il suo nome ≪Mi stai chiedendo di essere uno dei referenti per andare a prendere Ivie, una bambina che conosci da poco più di un mese, figlia di una donna che conosci da altrettanto tempo e per l'aggiunta single. ≫

Continuò a guardarla. ≪Non capisco quello che vuoi dire. ≫

Lei scosse il capo. ≪Sei impegnato con un'altra donna. Sai cosa penserebbe la gente se questo avvenisse? ≫

Alzò un sopracciglio. ≪Aiuto un'amica. ≫

≪No. ≫ Lo corresse ≪Aiuti un'amica single con una figlia. La gente parlerà e non voglio creare più casini di quelli che sto già creando con Biast. Mi dispiace. ≫

≪E per via di Anice? ≫ La seguì lungo il viale verso la casa di Rose.

≪Non capisci proprio vero? ≫ Ormai erano arrivati al cancelletto del giardino e Shireen si era voltata completamente a guardarlo.

≪Non c'è nulla da capire. ≫ Si era fatto di nuovo burbero, odiava dover interagire con le persone quando si trovava in quello stato. ≪Sei una mia amica e hai bisogno di aiuto. Io voglio aiutarti e non mi interessa quello che pensa la gente perché non è affar loro chi aiuto o chi no. Sono stato chiaro? ≫ Lo guardò con una strana luce negli occhi. Tristezza? Delusione? Gli sorrise.

≪Sei davvero un amico, Marrok. ≫ Gli lasciò un bacio leggero sulla guancia che lo fece tremare e la guardò entrare in casa. Rimase ad osservare la porta chiusa come un idiota per un tempo indefinito e solo quando il vento freddo gli sferzò il viso di decise ad andarsene.

Si sentiva strano. Come se il suo stomaco fosse in subbuglio e il suo cuore avesse qualche problema a mantenere un ritmo costante. Diede ancora una volta la colpa alla birra, ma dentro di sé sapeva che non era quello il motivo.

La voce di Kelle tornò prepotente nella sua mente e i pensieri si vocalizzarono di nuovo sulla donna che aveva appena accompagnato a casa. Pensò al suo profumo, ai suoi capelli fini, al modo in cui gli teneva testa e a come non era rimasta intimorita dal suo vero carattere. I suoi occhi espressivi lo tormentarono per tutto il viaggio del ritorno e le sue parole lo irritarono.

Richiuse la porta di casa con un tonfo. Si tolse le scarpe e, accendendo la luce, si spostò in cucina. Sul tavolo vi era un piatto coperto ed un post-it giallo.

BEN TORNATO!

Anice. Gli aveva lasciato la cena mentre lui se n'era fregato. Si sentì in colpa per non essere subito andato da lei al suo ritorno, ma era successe così tante cose. Imprecò tra sé. Al diavolo! Sarebbe dovuto andare d lei punto e basta e invece... Invece era successa Reen.

Ignorò di nuovo il calore nel petto che gli saliva fino a confondergli la mente quando pensava a lei. Lui era innamorato di Anice! Era felice con lei, le voleva bene e andavano d'accordo. L'amava.

Quando ti deciderai ad ammettere la verità a te stesso sarà troppo tardi.

−Spazio Autrice−

Marrok: cosa ne pensate? :D

E soprattutto: nasconde qualcosa o è semplicemente senso di colpa dovuto a Reen? Le scommesse sono aperte! Ahah

Un grosso GRAZIE a tutte/i voi che seguite le mie storie, che le commentate e le stellinate! Siete fantastiche/ci!

Curiosità

Il particolare del telefono con lo schermo girato verso il basso l'ho preso direttamente da me. È una mia fissazione e non so da dove spunti fuori. ahah

Ricordo che nel mondo che ho creato, i warg come difetto genetico hanno la classica grave allergia all'argento.

Kelle ha qualche anno in meno di Søren, ma visto che lui ha saltato quasi un anno e mezzo per riprenderti dalle ferite e dallo shock psicologico – se ricordate non era esattamente un'idea geniale farlo interagire con altri bambini all'inizio – è finito in classe con lei.

"Hey, bel marinaio" è una battuta del telefilm New Girl.

Se voleste leggere qualche curiosità in più o foste curiose/i di conoscermi un pochino di più o fare anche quattro chiacchiere, mi trovate anche su Tumblr: Elsyll's Blog o Elsyll.

                  

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