MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE...

By lucaholdencaulfield1

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Precedentemente il racconto si intitolava "THE BEGINNING." Nel 2280 gli abitanti della Terra sbarcano su Mart... More

Capitolo 1 - 12 giugno 2310
Capitolo 2 - Capsula
Capitolo 3 - Messaggio
Capitolo 4 - Hackers
Capitolo 5 - Fuga
Capitolo 6 - Tempesta
Capitolo 7 - Braccati
Capitolo 8 - Gli Osservatori
Capitolo 9 - Chiarimenti
Capitolo 10 - Genitore
Capitolo 11 - Speranza
Capitolo 12 - Inseguimento
Capitolo 13 - Missione Suicida
Capitolo 14 - S.O.S.
Capitolo 15 - Sentimenti
Capitolo 16 - Aiuto
Capitolo 17 - Tradimento
Capitolo 18 - Amici
Capitolo 19 - Passato
Capitolo 20 - Annuncio
Capitolo 21 - Clem Hale
Capitolo 22 - Ritrovamento
Capitolo 23 - Nemici-Alleati
Capitolo 24 - Partenza (Parte 1)
Capitolo 24 - Partenza (Parte 2)
Capitolo 25 - Benvenuti sulla Terra
Capitolo 26 - NASA
Capitolo 27 - Rabbia
Capitolo 28 - DNA
Capitolo 29 - Decisone
Capitolo 30 - Interrogatorio
Capitolo 31 - Attacco (Parte 1)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 2)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 3)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 4)
Capitolo 32 - Riscossa
Capitolo 33 - Motivi (Parte 2)
Capitolo 34 - Altruismo
Capitolo 35 - Contatto
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 1)
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 2)
Capitolo 37 - False speranze
Capitolo 38 - Proposta
Capitolo 39 - Ultimo Sguardo
Capitolo 40 - Entrata Trionfante
Capitolo 41 - Riconciliazione
Capitolo 42 - Svolta
Capitolo 43 - L'ultimo scontro
Ringraziamenti

Capitolo 33 - Motivi (Parte 1)

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By lucaholdencaulfield1


La mamma di Joshua tenta di frenare il suo singhiozzo, mentre mia mamma si avvicina per controllare la ferita della mia gamba.

«Carl, sanguini!» Assume una faccia inorridita. «Diana quanto manca alla base dove si è rifugiata mia madre?» Domanda rivolgendosi alla donna che in questo istante pilota l'astronave.

«Siamo quasi arrivati.» Risponde lei di rimando. 

Il mio volto è irrorato da piccolissime gocce di sudore, sono pensanti e rendono il viso appiccicoso.

«Mamma, non ti preoccupare, è solo un piccolo graffio.» La rassicuro mettendo sulla ferita il pezzo di tessuto fradicio e di un colore scuro. 

La mamma si appura di fermare l'emorragia ponendo all'altezza della gamba un laccio emostatico, ma blocco la sua azione.

«Sono un uomo del futuro. Non posso morire per una banale ferita.» Affermo ironico. 

Jason sorride alla mia battuta, invece la mamma sembra essere confusa.

«Come sarebbe a dire? Sei un uomo del futuro?» Chiede issandosi dalla rivestitura nera dell'astronave  che funge da pavimento.

«La nonna non ti ha informata? Alla mia nascita mi è stato impiantato un DNA che si fuso con il mio, creando un sorta di DNA mutato. Le mie abilità fisiche, sensoriali e mentali sono superiori a voi altri umani.» Virgoletto la parola "umani."

La mamma è disorientata, le mie parole le hanno creato una specie di shock, che dura qualche minuto. 

Se ne resta lì, di fronte a me ad osservarmi con profonda attenzione.

Ora si passa una mano nei suoi capelli arruffati ed inumidisce le sua labbra.

Si tormenta camminando avanti e indietro. Udo le butta qualche occhiata, poi mi guarda svigorita.

«Non lo sapevi che ero un topo da laboratorio?»  Le domando, strizzando gli occhi per la fitta che ha appena assalito la gamba.

«Non credo che una mamma voglia che un figlio diventi una macchina da guerra. Tua nonna è una grande bugiarda.» Non la posso biasimare. «Mi avevo detto che una era un vaccino, e che tu non ti saresti ammalato per il resto della tua vita.»  Ha un'aria infuriata, e non oso immaginare cosa succederà quando incontrerà la mamma. «Come ha potuto trasformarti in una macchina da guerra. Tu sei suo nipote, il sangue del suo sangue.» Scuote la testa straziandosi.

«Le donne che mirano al successo non si fermano davanti a nulla.» Soggiunge Diana, la donna alla guida della navicella.

«Se torcerà un solo capello al mio ragazzo la spedirò all'altro mondo in un istante.» Si aggiunge Udo minacciosa e con grinta.

«Siamo arrivati!» Ci avvisa Diana.

 Mi isso arrancando e cerco di capire in quale posto abbiamo atterrato: scorgo un capannone, con metà tetto distrutto; intorno ad esso quasi tutti campi d'allevamento sono stati invasi dalla piante infestanti. 

La natura ha rivestito il ranch i suoi arbusti rampicanti, che raggiungono quasi l'intera parete di cemento della costruzione.

L'astronave comincia a stabilizzarsi per poi roteare e ancorarsi al suolo.

Diana ha scelto una vasta pianura per l'atterraggio, che avviene senza alcun intoppo.

Dovrei prendere lezioni di guida da lei, o forse da Chryssa, e adesso che ci preso maggiore attenzione hanno la stessa passione: pilotare astronavi.

Appena le rotelle toccano l'immensa distesa verde e disabitata la porta d'uscita si depressurizza e Jason si fionda di scatto.

Forse gli sarà tornata in mente sua madre e tutti i bei ricordi passati con lei.

Esco anch'io dalla rampa rifiutando l'aiuto della mamma, e appena i miei occhi guardano in direzione della grossa stella infuocata, che i terresti chiamano sole, e che ormai si prepara al suo lento declino, sento dei passetti provenire dalla foresta accanto ai campi d'allevamento.

Un piccolo animaletto guizza verso di me a quattro zampe. 

Senza timore arriva ad altezza della mia caviglia e si issa in posizione eretta.

È buffo, ha un viso tondo  e il suo manto è  color ardesia con sfumature di miele sotto il ventre.

La coda si incurva quasi alla fine e scende come un astronave colpita e in caduta libera.

L'animaletto si guarda intorno mediante i grossi occhioni neri, e noto che custodisce un alimento come se fosse la gemma più preziosa della galassia.

Addenta l'alimento in bocca e la sua bocca si dilata diventando un boomerang.

Abbozzo un sorriso per poi scoppiare a ridere mentre il riflesso del sole colpisce i miei occhi abbacinandoli.

Li strofino, distogliendo per un secondo l'attenzione dal buffo animaletto, ma quando li riapro l'esserino è scomparso fra l'immensa prateria che si estende per chilometri oltre l'orizzonte.

 Intravedo dei cespugli muoversi e rido pensando alla sua corsa sfrenata con quella faccia buffa che si ritrova.

«Tutto bene Carl?»  Chiede la mamma piombandosi al mio fianco. 

Annuisco. 

Il rumore constante dei propulsori va a scemare per poi scomparire lentamente come una foglia che si è appena staccata da un tronco e si sta aggiungendo alle tante altre già precipitate.

La mamma mi fa segno di entrare nel logoro capannone ormai ricoperto dalla natura.

Lo scenario è suggestionale, e anche se non mi dovrebbe dare conforto, trovo un strano senso di sollievo e spensieratezza ad osservare la prepotenza della natura ad impadronirsi delle costruzioni dell'uomo.

È cosi che succede, l'uomo costruisce spazzando via la natura, ma essa trovo sempre un modo per spazzare via l'uomo.

«Questa era una delle poche fattorie biologiche presenti sulla Terra.» Ci informa la mamma.

Il capannone è semi vuoto,  alcune balle di fieno sono ammassate in un angolo mentre dal lato opposto degli arnesi da lavoro sono stati gettati al suolo.

Il rivestimento in legno scricchiola e dei granelli di polvere si alzano andando ad annidarsi nel mio naso.

Avverto un fastidio al naso ed emetto un starnuto che riecheggia nella sala.

La luce è fioca e adesso che il sole sta tramontando alcune zone cadono in penombra.

Diana, Udo e May arrivano alle nostre spalle e la mamma si precipita ad andare verso il centro. 

Si ferma ad un punto e una luce blu che proviene dal basso scansione il suo corpo.

Un attimo dopo dei lenti ingranaggi si mettono in movimento e dal centro dell'edifico emerge un'ascensore quadrata di un metallo scuro.

«È una base della NASA in disuso. Mia mamma ha detto che si sono rifugiati qui! Questo era il  mio punto d'accesso segreto.» Afferma la mamma pacata. 

Lei che ha un accesso segreto in una base in disuso della NASA mancava all'appello delle cose più strane che ho scoperto in queste ultime settimane più folli della mia vita.

Entriamo nell'ascensore, le ante si chiudono e veniamo catapultati verso il basso.

Appena arrivati il sistema di trasporto ci fa notare la sua anzianità poiché compie una frenata improvvisa facendoci destabilizzare. 

Una folla di ragazzi, androidi e addetti della NASA camminano per l'immensa sala. L'aria è pesante ed è viziata e le luci illuminano alcune zone, le più affollate.

Molti addetti prestano le cura ai sopravvissuti dell'esplosione su alcuni giacigli creati al momento.

«DAREN!» Urla Udo alle mia spalle e da lontano avvisto il mio amico.

Si lancia in una corsa sfrenata verso la mamma. Ha le lacrime in  volto e il loro abbraccio duro qualche minuto, poi Daren si distacca.

«Sono felici che tu sia vivo.» Gli dico poggiandogli una pacca sulla spalla, ma lui mi abbraccia stringendomi così forte in vita che a stento respiro.

Leggo la tristezza nei suoi occhi e presagisco il peggio.

«Daisy non ce l'ha fatta.» Confessa le sue preoccupazioni abbassando lo sguardo verso il lurido pavimento impolverato.

«Mi dispiace.» Rispondo in tono sincero.

 Daisy si è appena aggiunta alla lista delle persone che hanno perso la vita per uno stupido conflitto.

«Ehy, non ti tormentare. Anch'io ci avrei messo del tempo a perdonare Daisy, ma lei ti amava e  ti avrebbe aspettato per il resto della sua vita.» Constato cercando di rincuorarlo.

«Abbie!» Sento la voce dissoluta della nonna nel brusio che fa da padrone nella sala.

La nonna è lì a pochi passi da noi, con indosso la sua divisa lurida e piena zeppa di residui dell'esplosione.

Il suo passo non perde d'eleganza e di maestria, mentre la camminata della mamma - che si appena fatta avanti con un'aria imbufalita - è frettolosa e poco quieta.

La mamma si cinge le mani sui fianchi e l'espressione di gioia sul volto della nonna va a scemare per diventare seria. 

La mamma la raggiunge  ed insieme si dirigono in punto isolato della stanza.

Osservo la camminata e sintonizzo il mio udito verso di loro. Daren, però inizia ad aggiornarmi delle perdite: «Isaac per un pelo non è sfuggito, ed anche il tuo equipaggio aspettava il tuo arrivo.» Trasalisco e butto un sguardo vuoto in direzione di Jason, che adesso è poggiato alla parete con una gamba che gli fa da supporto. «Chryssa?»

«Sta dirigendo le operazioni di salvataggio.» Lascio andare un sospiro tanto forte da creare una raffica di vento.

«Adesso è fuori?» Si intromette Diana. Non capisco il suo interesse.

«Sì, signora. È grazie a sua figlia che metà dell'equipaggio adesso è qui in questa base.» Afferma Daren tirando sul col naso.

Avevo notato una somiglianza tra Diana e Chryssa ed anche palese la passione di pilota che condividono.

Avverto il bisogno di isolarmi dal mondo e ritagliarmi un momento di riflessione; mi distacco dal gruppo dirigendomi verso un punto vuoto del bunker. 

Mi appoggio ad un corrimano metallico e nella zona aleggia una leggera brezza, ma la mia pelle inumana non ne risente.

Ho fatto la mossa giusta? Se non avessi pensato al bene di Chryssa, facendo scappare Jason, adesso tutto il mio equipaggio sarebbe vivo e forse anche Joshua. Ma Jason sarebbe rimasto coinvolto nell'esplosione.

I rimorsi stanno corrodendo la mia mente. Le mie scelte hanno influenzato il numero delle vittime e adesso non mi resto altro che onorare il sacrifico che hanno compiuto quei ragazzi.

Pretendo che la nonna mi spieghi tutti motivi che l'hanno spinta a mentirmi. È in un angolo a discutere con mia madre e quest'ultima è annerita dalla rabbia.

SPAZIO AUTORE

Hello 👋, la seconda parte del capitolo arriverà domani e finalmente Carl scoprirà il vero motivo che ha spinto Clem Hale e Cara Johnson a creare un DNA sintetico.
Daisy è rimasta coinvolta nell'esplosione, come anche tutto l'equipaggio di Carl, Erik compreso e in aggiunta Isaac. Chryssa invece, dirige le ricerche per eventuali dispersi.
Secondo voi quale sarà il motivo della creazione degli "uomini del futuro"?

Alla prossima parte del capitolo. 😈

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