MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE...

By lucaholdencaulfield1

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Precedentemente il racconto si intitolava "THE BEGINNING." Nel 2280 gli abitanti della Terra sbarcano su Mart... More

Capitolo 1 - 12 giugno 2310
Capitolo 2 - Capsula
Capitolo 3 - Messaggio
Capitolo 4 - Hackers
Capitolo 5 - Fuga
Capitolo 6 - Tempesta
Capitolo 7 - Braccati
Capitolo 8 - Gli Osservatori
Capitolo 9 - Chiarimenti
Capitolo 10 - Genitore
Capitolo 11 - Speranza
Capitolo 12 - Inseguimento
Capitolo 13 - Missione Suicida
Capitolo 14 - S.O.S.
Capitolo 15 - Sentimenti
Capitolo 16 - Aiuto
Capitolo 17 - Tradimento
Capitolo 18 - Amici
Capitolo 19 - Passato
Capitolo 20 - Annuncio
Capitolo 21 - Clem Hale
Capitolo 22 - Ritrovamento
Capitolo 23 - Nemici-Alleati
Capitolo 24 - Partenza (Parte 1)
Capitolo 24 - Partenza (Parte 2)
Capitolo 25 - Benvenuti sulla Terra
Capitolo 26 - NASA
Capitolo 27 - Rabbia
Capitolo 28 - DNA
Capitolo 29 - Decisone
Capitolo 30 - Interrogatorio
Capitolo 31 - Attacco (Parte 1)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 3)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 4)
Capitolo 32 - Riscossa
Capitolo 33 - Motivi (Parte 1)
Capitolo 33 - Motivi (Parte 2)
Capitolo 34 - Altruismo
Capitolo 35 - Contatto
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 1)
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 2)
Capitolo 37 - False speranze
Capitolo 38 - Proposta
Capitolo 39 - Ultimo Sguardo
Capitolo 40 - Entrata Trionfante
Capitolo 41 - Riconciliazione
Capitolo 42 - Svolta
Capitolo 43 - L'ultimo scontro
Ringraziamenti

Capitolo 31 - Attacco (Parte 2)

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By lucaholdencaulfield1


Stranamente ho dormito per quasi un giorno intero e per di più mi sono addormentato con indosso le scarpe. E così non ci impiego molto a rimettermi su, e a darmi una sistemata.

«Inizia ad andare Erik, vado a bagnarmi il viso.». Avverto un dolore lancinante alla testa.

Erik annuisce scomparendo dalla stanza.

Levo lo sguardo sullo specchio ovale; il metallo del lavandino è freddo.

Mi fisso: i miei occhi non sono più quelli di una volta, noto che sono cambiati, evoluti come se qualcosa di malvagio si celasse e si immischiasse con il castano scuro delle mie iridi.

Il rubinetto si apre causando un stridio acuto, e l'acqua che scorre sembra una forza incontrastata. La freschezza del liquido al contatto con la pelle fa rivitalizzare il mio volto assonato.

Per qualche secondo continuo a fissarmi e ad avvertire una strana sensazione, ma rinsavisco recandomi nella stanza accanto, ovvero quella di Daren.

È in piedi, e cammina senza alcun problema. Non si è accorto della mia presenza.

«Come va la ferita?» Gli domando insospettito.

«Benissimo. Hai dormito bene con il sonnifero?» Ribatte con sguardo sornione.

«Sonnifero?» Domando cogitabondo. «Aspetta, non mi dire che tu...» Lo indico per poi accigliarmi in volto.

«È stato più facile, mentre eri nel mondo dei sogni. Sapevo che non avresti mai fatto venire Trixy per curarmi, così ti ho somministrato ben due sonniferi.» Sorride e fa segno di due con la mano destra.

«Brutto...» Urlo cingendomi verso di lui con le peggiori intenzioni.

«Sono ancora in convalescenza, amico.» Indietreggia fuggendo per la stanza.

«Voi due la smettete di litigare e vi concentrate su ciò che sta per succedere?» Chryssa è sulla soglia della porta con la mani sui fianchi, e ha un'aria seccata.

«Volevo controllare la sua ferita.» Rispondo mimando a Daren che risolveremo la questione in un secondo momento.

«Obiezione! Voleva menarmi, e con la forza che si ritrova i muscoli avrebbe ceduto in meno di un minuto.» Soggiunge Daren.

«Ah bene, tu mi hai drogato e ora sono il colpevole.»

«In un certo senso sì, cosa non si fa per un amico. Sai... l'ho fatto per il tuo bene. Non ti puoi arrabbiare più di tanto, dopo diventi troppo aggressivo.» Afferma lui espiandosi dal reato.

La sua espressione è troppo buffa per poter continuare questa conversazione seriamente.

«Mossa astuta comunque, ma mi aspettavo di meglio da te.» Ribatto facendo un ghigno e voltandomi verso Chryssa.

Una volta fuori le domando come sta; lei si prende un pausa per poi rispondere con un "Okay" in tono triste.

Intraprendo il corridoio che porta all'atrio centrale della base, ma ad un tratto lei si esprime incerta: «Ho aiutato io Daren.»

Per qualche secondo rimango di stucco, ma un attimo dopo constato che forse è davvero come la pensano loro: quando mi infurio, con il DNA che mi ritrovo, divento pericoloso.

Dal profondo della mia anima sale a galla il timore di avvicinarmi a lei, poiché le mia abilità evolute mi spaventano.

«Vi ringrazio, avevo bisogno di qualche ora in più di sonno.» Mi rigiro e con passo svelto vado verso il gran fracasso che avverto al primo piano.

Sono un'arma umana, e per il bene di Chryssa forse è meglio che io stia lontano da lei, anzi lontano da tutti.

Il mio unico obiettivo è recuperare mio fratello, e riportalo fra le braccia di mia madre.

Non so se le mie dote siano state mandate dalla provvidenza, ma ormai mi sono arreso di fronte al destino.

Altre persone avrebbero assimilato la notizia di possedere un DNA evoluto con maggiori tempi, ma io non posso permettermi di crogiolarmi sulla mia esistenza quando in gioco c'è la vita di mio fratello.

Una piccola lacrima precipita dall'occhio, e goffamente, prima di entrare nell'atrio, scaccio via il vistoso segno di debolezza.

La nonna è al centro della base, dove un tempo era situata la struttura che fungeva d'appoggio agli ologrammi.

Al suo fianco appare l'uomo dall'aspetto buffo che ho incontrato ieri nel reparto degli interrogatori; ricordo il suo nome. Byron, ed è il sovraintendente delle Forze Armate.

L'uomo ha la divisa mimetica della volta scorsa, invece la nonna sembra essersi agghindata per l'occasione. Ha una divisa bianca, fatta su misura per lei.

I suoi capelli sono raccolti e il suo viso è truccato quel tanto che basta.

Tutt'intorno a loro, disposti in un cerchio ordinato, ci sono gli addetti della base e i militari, che deduco debbano essere sotto gli ordini di Byron.

Al secondo piano, invece, noto i ragazzi marziani sono poggiati al parapetto.

Alcuni si scorgono per vedere meglio. Sam e Isaac sono vicini, mentre Daisy è in mezzo ad un gruppetto di ragazze. Erik, invece, ha appena preso posto tra la fila.

«Andiamo su!» Mi incita Chryssa alle mie spalle.

Anche lei ha la mia stessa divisa grigia con alle spalle scritto a caratteri cubitali neri: CAPOGRUPPO.

Meccanicamente porto la mano destro ad altezza della mia spina dorsale e controllo il cambiamento di tessuto sotto al mio palmo. Anch'io ho la scritta ma non ho prestato attenzione.

«Non vieni dormiglione?» Daren si burla di me.

«Ah certo, è un buon pretesto per lanciarti dal primo piano.» Rispondo.

Mi appresto a salire la scala e una volta giunto al parapetto, la nonna inizia spiegando l'introduzione della missione.

«I nostri radar ci hanno segnalato che i Ribelli si sono mobilitati e che tra non molto saranno qui. Sapevamo già dei rischi cui andavamo in contro e per questo ci siamo preventivati. Quando loro faranno irruzione noi saremo qui.» Un sussulto all'unisono accompagna l'ultima frase della nonna. «Non preoccupatevi, saremo qui fisicamente ma non mentalmente. Infatti proietteremo le immagini di noi stessi in modo tale da guadagnare tempo. Tra un minuto innescheremo il sistema di autodistruzione, così che quando i nemici entreranno saranno in trappola. Il nostro obiettivo, appena usciti dalla base, sarà il rifugio dei Ribelli che tanto abbiamo spiato per tutto questo tempo. Tutti noi, insieme, porremo fine a questa misera guerra che non ha fatto altro che rallentare lo sviluppo della nostra specie.»

Il discorso della nonna viene accompagnato con applausi convincenti e fischi di entusiasmo.

Tutti sono felici e soddisfatti, tranne io, e quando il mio sguardo incrocia quello di Chryssa, la sua espressione fa salire la lista delle persone infelici a due.

Come un flash mi appare Jason, e con una scusa banale mi dileguo dalla folla apprestandomi ad andare nel reparto interrogatori.

Trixy monitora un sistema di immagazzinamento di dati, ma l blocco il processo e lei prende vita, aprendo le sue palpebre innaturalmente.

«Trixy devo accedere al reparto degli interrogatori.» Le ordino.

Le parole della nonna sono rimaste impressa nella mia mente come se esse fossero entrate nei ricordi base e avessero gettato un ancora: "Quando si lotta per il bene bisogna essere preventivati che occorrono dei sacrifici."

Ma io voglio sovvertire le regole della prammatica e non per fini egoistici, ma per Chryssa.

So che se succedesse qualcosa a Jason lei rimarrebbe con l'interrogativo del tradimento e io non voglio che accada.

«Signore, ora non si può accedere al reparto.» Risponde lei con il solito tono trillante.

«Ho dimenticato il dispositivo con il quale un tempo parlavo con te. L'ha costruito la nonna per me. Ne sono affezionato, e sono sicuro che lei non direbbe niente se entrassi per recuperarlo.» La persuado.

«Okay, signore.» A passi meccanici, Trixy si avvia verso l'imponente porta, e con mia sorpresa simula la voce della nonna.

«Cara Johnson.» Le ante si aprono e il reparto è desertico, il solo rumore ovattato che si sente è quello del blaterare della folla a pochi metri da noi. 

Le luci sono spente e avvisto un baluginio in fondo al corridoio: è la stanza di Jason.

«Aspetta qui, torno subito!» Le ordino e lei ubbidisce.

Corro spedito verso la stanza di Jason, domandomi nel frattempo dove sono finiti gli altri prigionieri che erano nelle camere.

Scaltro, apro la porta e Jason sobbalza. Ha la stessa cera di ieri e i medesimi abiti.

«Andiamo, forza!» Gli ordino sulla soglia e un attimo dopo butto un'occhiata fugace sul lungo corridoio per vedere se entra qualcuno.

Jason alza le mani facendomi notare le manette luminescenti ma al tempo stesso ha un'espressione di chi non ha la più pallida idea di cosa sta accadendo.

Guardo in direzione del bancone; agguanto un perno di ferro e lo frappongo fra la parete e la porta,
; dopodiché vado verso Jason e spezzo le manette con l'uso della forza.

«Come diavolo?» Prima era confuso, ora sono certo che brancola nel buio più totale.

«Non lo faccio per te. Ma solo per lei. Ti avviso se tenti di scappare ti spezzo le ossa.» Lo informo parlando quasi con una velocità simile a quella della luce. Lui annuisce impaurito e ancora più confuso.

«Allora mi credi?» Domanda, mentre ci accovacciamo dietro ai banconi dove sono poggiati dei computer. Ma ignoro le sua domanda.

«Ora starai qui, poiché quella è l'unica uscita.» Indico la sagoma di Trixy.

«Ma c'è una donna.»

«È un robot. » Rispondo distaccato.

«Ci intrufoliamo nella folla. Tra non molto sgombereremo la base per dirigerci dai Ribelli e tu verrai nell'astronave con me.» Jason sbatte la testa su e giù cento volte al secondo, non so se sia perché gli sto appena salvando la vita oppure perché finge di aver capito tutto.

Mi alzo, strappando un parte della divisa e il rumore dello squarto vibra leggermente nel reparto fantasma.

«Trixy vai nel mio dormitorio e portami una divisa nuova.» Dico mostrandole lo strappo. I suoi circuiti accettano l'ordine e la sua massa corporea si dirige verso il punto da me indicato.

Faccio segno con la mano a Jason e lui sgattaiola, per poi giungere nei miei pressi.

Disinvolto, agguanto una divisa adagiate su un bancone e la lancio a Jason, che la indossa.

Ora tutti, ordinatamente, si dirigono verso il quinto piano.

Un stridulo si aggiunge al rumore dei passi sul pavimento.

Alzo il capo, e con me anche Jason, e insieme notiamo che la grossa finestra in cima alla base si sta per aprire e una grossa quantità di luce penetra rischiarando le parti più remote del bunker.

Un rumore di ingranaggi anticipa lo spostamento del quinto piano che si frappone fra il centro della base e la grossa finestra.

L'ultimo piano diventa a tutti gli effetti il punto di lancio delle navicelle.

Militari, addetti, e ragazzi marziani si dirigono verso il punto di lancio creando una fila immensa.

La sala pian piano si svuota, così senza perdere tempo afferro per il braccio Jason e ci immergiamo anche noi nella mischia.

La nonna e Byron sono ancora ai primi piani, e discutono di qualcosa.

Non posso permettermi di origliare poiché sono troppo impegnato a studiare ogni possibile punto di fuga.

Una schiera di navicelle occupa buona parte del pavimento. Diversi veicoli, tra cui quelli ad un solo pilota, attendono soltanto di essere messi in funzione.

Alcuni operatori si occupano di dare istruzioni riguardanti le navicelle da prendere. Ogni capogruppo marziano si appresta a salire sulle navicelle, e da lontano intravedo Chryssa, poi Daren.

«Carl.» Un voce mi fa distogliere l'attenzione dai miei amici.

È Erik, dannazione!

«Voltati.» Sibilo a Jason e lui ubbidisce senza obiezione.

Erik avanza verso me divincolandosi fra la folla. «È lì la nostra navicelle.» Urla.

«È quella?» Assumo una falsa aria disorientata, poi ammicco.

«Chi è?» Sussurra Jason.

«Fatti gli affari tuoi e non girarti.» Rispondo in tono freddo.

«Andiamo?» Mi domanda Erik. Dopodiché rivolge un'occhiata alle mie spalle.

Afferro il volto di Erik fra le mani, e improvviso quello che dovrebbe fare un comandante di un equipaggio. «Sei pronto per porre fine a questa guerra soldato?» Gli urlo contro sprimacciando la sua testa come un cuscino.

«Sì.» Urla lui più forte, mentre il suo volto diventa purpureo.

«Inizia ad unirti all'equipaggio, Trixy deve portarmi un'ultima cosa.» Lo liquido, ma lui si ostina.

«Okay! Carl ma quello non somiglia...» Lo interrompo, intuendo la domanda.

«Jason? Impossibile. Ho controllato, è ancora chiuso in quella stanza.» Rispondo cercando di assumere un'aria convincente.

Erik annuisce, ma ha un'espressione sospettosa. Poco dopo si disperde fra la folla per poi riapparire dinanzi alla navicella assegnata al mio equipaggio.

«Okay! Andiamo verso l'astronave a due posti.» Ordino a Jason.

Controllo circospetto ogni minimo spostamento.

I propulsori delle navicelle assegnate ai ragazzi marziani iniziano ad azionarsi creando una baraonda che giova alla mia missione furtiva.

Raggiungiamo un velivolo a due posti, ma senti la voce della nonna dagli amplificatori.

«Carl, il tuo equipaggio ti aspetta.»

«Cazzo! Dobbiamo sbrigarci.» Incito Jason.

«Devo dirti una cosa prima di andarcene.» Aggiunge alle mie spalle, mentre io sorveglio la situazione.

«Fa' presto.» Rispondo distratto.

«Ho sentito delle urla nel reparto degli interrogatori. Non so se erano persone, ma sono sicuro che alcune stanze sono state distrutte.» Riferisce.

Come sarebbe a dire? I prigionieri Ribelli possiedono anche loro un DNA mutato?  Qualcosa non mi torna. Perché Robert ha catturato Ethan se già possedeva delle persone mutate?

E se fosse la NASA a trasformarle? La nonna mi ha giurato che non mi avrebbe più mentito. Ora la vedo, è giunta proprio adesso affiancata da Byron.

Ha un megafano stretto fra le mani che trasmette la sua voce amplificata.

«Hai mangiato qualcosa?» Domando a Jason

«Non tocco cibo dalla mia cattura.» Risponde lui.

Roteo il volto e guardo i suoi occhi; non so come ma mi sono appurato che sta dicendo la verità.

Ho letto nella sua mente? Anche questa abilità fa parte del pacchetto DNA evoluto?

«Okay, non so cosa stia succedendo. Ma dobbiamo uscire di qui e andare alla base dei Ribelli. Devo salvare mio fratello!»

«Sai guidarla?» Domanda lui.

«Di recente la mia mente fa cosa strane.»

Dopo l'ultimo invito di mia nonna, saliamo furtivamente sull'astronave come evasi che fuggono da una prigione.

Non so bene se abbia fatto la mossa corretta, ma la nonna una giorno mi disse che dovevo riporre fiducia nel mio istinto: "L'ho fatto".

{Spazio Autore}
Credete alla parole di Jason, ma soprattutto Carl starà facendo la cosa giusta? Cara Johnson forse non è quella che Carl si aspettava, e come lei gli ha detto: "Quando si lotta per il bene bisogna essere preventivati che occorrono dei sacrifici."
Il capitolo è un po' più lungo rispetto gli altri,  fatemi sapere cosa ne pensate della decisione che Carl ha preso per il bene di Chryssa, e di conseguenza liberando Jason.

Al prossimo capitolo 😈

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