MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE...

By lucaholdencaulfield1

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Precedentemente il racconto si intitolava "THE BEGINNING." Nel 2280 gli abitanti della Terra sbarcano su Mart... More

Capitolo 1 - 12 giugno 2310
Capitolo 2 - Capsula
Capitolo 3 - Messaggio
Capitolo 4 - Hackers
Capitolo 5 - Fuga
Capitolo 6 - Tempesta
Capitolo 7 - Braccati
Capitolo 8 - Gli Osservatori
Capitolo 9 - Chiarimenti
Capitolo 10 - Genitore
Capitolo 11 - Speranza
Capitolo 12 - Inseguimento
Capitolo 13 - Missione Suicida
Capitolo 14 - S.O.S.
Capitolo 15 - Sentimenti
Capitolo 16 - Aiuto
Capitolo 17 - Tradimento
Capitolo 18 - Amici
Capitolo 19 - Passato
Capitolo 20 - Annuncio
Capitolo 21 - Clem Hale
Capitolo 22 - Ritrovamento
Capitolo 23 - Nemici-Alleati
Capitolo 24 - Partenza (Parte 1)
Capitolo 24 - Partenza (Parte 2)
Capitolo 25 - Benvenuti sulla Terra
Capitolo 27 - Rabbia
Capitolo 28 - DNA
Capitolo 29 - Decisone
Capitolo 30 - Interrogatorio
Capitolo 31 - Attacco (Parte 1)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 2)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 3)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 4)
Capitolo 32 - Riscossa
Capitolo 33 - Motivi (Parte 1)
Capitolo 33 - Motivi (Parte 2)
Capitolo 34 - Altruismo
Capitolo 35 - Contatto
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 1)
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 2)
Capitolo 37 - False speranze
Capitolo 38 - Proposta
Capitolo 39 - Ultimo Sguardo
Capitolo 40 - Entrata Trionfante
Capitolo 41 - Riconciliazione
Capitolo 42 - Svolta
Capitolo 43 - L'ultimo scontro
Ringraziamenti

Capitolo 26 - NASA

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By lucaholdencaulfield1


Sopra di noi saette laser si schiantano contro le astronavi creando una pioggia colorata.

Alcuni dei nostri combattono ancora sospesi in aria, mentre molte navicelle si sono ancorate al terreno.

Gli automa della nostra unità iniziano a sparare contro gli assalitori e i tonfi metallici sono spossanti. Dall'orecchio destro sento un leggero ronzio, un lamento.

Tammy è a carponi sul terreno e continua a disperarsi.

«Che le prende?» Domanda Erik.

«Se non lo sai tu.» Rispondo distrattamente mentre un'altra astronave precipita per poi depositarsi al suolo.

Butto lo sguardo a destra e a manca e scorgo diversi ragazzi che richiedono aiuto.

Tutti gli androidi sono occupati a sparare dei piccoli missili contro i velivoli nemici.

«Okay! Ragazzi.» Li sprono urlando. «A quanto pare siamo l'unico equipaggio uscito illeso.»

Tralascio il volto penzolante del ragazzo che ho visto sull'astronave, non sarebbe il caso di menzionalo proprio adesso, calerebbe solo il morale.

«I nostri compagni hanno bisogno d'aiuto. Non abbiamo armi, quindi ci faremo scudo dietro i robot.» Sto appena pianificando un piano alla svelta, e non ho la più pallida idea se possa funzionare, ma è così che fanno i leader, no? Dirigono le operazioni, che in questo caso è ai limiti della pericolosità.

I ragazzi annuiscono convinti. Alcuni hanno dei piccoli graffi in volto, mentre altri sanguinano, ma nessuno si è tirato indietro.

«Prendila in custodia Erik.» Raccomando al ragazzo.

Ho fretta, devo trovare Chryssa. È tutta colpa mia se lei è qui, oppure dovrei far ricadere tutta la colpa su Clem Hale e la sua stupida simulazione che mi ha sottoposto?

Ma scoprendo del coinvolgimento di mia nonna, devo ammettere che anche lei non esce indegne dalle colpe.

«Trixy, tu e tutti gli altri androidi farete da scudo a noi? Chiaro?»
«Sì, signore.» Trilla lei.

I robot si schierano orizzontalmente facilitando il nostro passaggio, mentre continuano a sparare a raffica.

Un pezzo metallico cade proprio a pochi passi da me, e con esso si schianta al suolo un colpo laser.

Balzo indietro e cado.

Intorno il mondo ruota e i timpani fischiano. Vedo tutto, ma non odo nulla. Delle mani si poggiano sulle spalle e riprendo il parziale controllo dell'udito.

«Tutto bene?» Credo sia la voce di Erik.

Faccio forza sulla mano di Erik per issarmi e riprendo il cammino senza badare alla conseguenze.

Proseguo verso una navicelle schiantata su una roccia. L'intero equipaggio è bloccato all'interno e sbattono i pugni contro l'uscita.

«Andiamo. Forza!» Grido.

Gli androidi continuano a farci da schermo: alcuni vengono colpiti, mentre altri resistono.

Ci rifugiamo dietro l'ormai detrito metallico. La nostra flotta sembra essere in vantaggio, e ora gli assalitori hanno cambiato rotta, si allontano e i rumori sordi dei proiettili laser che si infrangono contro il metallo vanno a scemare.

«Se ne stanno andando!» Esulta Erik, ma spazzo subito via il suo entusiasmo.

«Loro se ne sono andati, ma per noi è solo l'inizio.» Rispondo freddo e sgusciando verso la porta d'uscita dell'astronave.

«AIUTO! AIUTATECI!.» I ragazzi intrappolati scalpitano e urlano a squarciagola.

Il movimento dei superstiti all'interno provoca dei spostamenti da parte del velivolo.

«Trixy, mi serve un'arma.» Urlo.

Lei mette una mano, in quello che per gli essere umani dovrebbe essere la parte in cui si trova lo stomaco, ed estrae un fucile; me lo lancia e io lo afferro al volo.

«Carl, l'astronave penzola.» Constata Erik.

Butto un'occhiata oltre il detrito scorgo che l'ammasso di rottame è oscilla pericolosamente tra la terraferma e un baratro.

«Maledizione! Presto venite a darci una mano.» Sbraito.

Colpisco ripetutamente la porta d'uscita ma il materiale è troppo resistenze.

I piedi metallici dei robot si posano sul terreno arido, mentre l'astronave si inclina.

«Presto! Trixy spara alla massima potenza. Voi all'interno distaccatevi dalla porta.»

Gli androidi restanti si avvicinano e all'unisono sparano riducendo a brandelli una parete del velivolo precipitato, ma il colpo provoca uno scossone, che spinge sempre di più l'astronave verso il baratro.

«Uscite, uscite.» Incito i ragazzi mentre entro con l'intento di controllare se c'è qualche ferito.

«Tutti salvi?» Domando.

«Il capogruppo e al posto di comando intrappolato. È svenuto!» Mi risponde affannosamente una ragazza a carponi e con la testa china. È ferita in molti punti, tra cui la fronte.

«Signore vado io.» Si propone Trixy.

«No, è una missione da umani.» Rispondo e lei si ritrae.

Mi addentro e le luci dell'astronave illuminano ad intermittenza. Alcuni cavi dell'elettricità sono usciti dalle loro posizione e ora provocano scintille di energia.

Devo sbrigarmi! Ad ogni mio passo l'astronave si inclina sempre di più e le mie pulsazioni aumentano con essa.

Avvisto il posto di comando.

Appoggio la mano ad un sedile e scivolo al suolo, sino al capogruppo.

Una testa bionda e inerte è poggiata sul sedile. La volto e mi appare la faccia allungata di Sam.

Il suo corpo è bloccato da due assi. Non ce la farò a spostarli da solo.

Ma ci provo ugualmente.

Stringo i polpastrelli sotto l'incurvatura dell'asse e spingo su con tutte le mie forze.

I miei occhi si sgranano quando riesco a sollevare senza alcuna difficoltà l'oggetto.

Lo spingo fuori dal vetro per farlo precipitare nel baratro, che l'astronave è sul punto di precipitare.

Trascino il corpo di Sam dirigendomi verso l'uscita, ma uno spostamento maldestro dell'astronave mi fa perdere stabilità.

«Mantenete l'astronave.» Urlò, mentre trascino per la logora maglia il corpo esanime.

Dov'era nascosta tutta questa forza?

«Stanno già mantenendo.» Risponde Erik.

«Avanti. Devo farcela! » Mi imprimo coraggio.

Combatto contro la forza di gravità, e riesco ad avvistare lo spiraglio dell'uscita.

Con un gesto repentino scaravento il corpo di Sam verso la luce.

Mi isso, proprio mentre la navicella sta per sprofondare.

Slitto con i pedi, ma raggiungo l'uscita un attimo prima che il rottame precipiti e provochi un boato da far venire i brividi.

I ragazzi urlano ed esultano, mentre io sono disteso al suolo e guardo la sfera infuocata che si trova in cielo.

Ci hanno riservato uno spettacolo degno di nota. I terrestri fanno così solo con marziani oppure con tutti?

«Dobbiamo aiutare gli altri.» Intimo a tutti, robot compresi.

Sam è disteso al suolo, ancora privo di sensi e ora Erik lo sta schiaffeggiando per farlo riprendere.

La caduta dell'astronave ha liberato la visuale e ora è possibile vedere la stesso panorama che è apparso dallo schermo prima della partenza.

Delle strutture logore, e una città fantasma animata soltanto dalle raffiche di vento si scorgono all'orizzonte.

Ci troviamo su un'altura, e all'orizzonte si delinea quella che un tempo avrebbe dovuto essere un metropoli, ma ora non restano che macere invase dalla natura.

Intorno appare una landa sconfinata terreno marrone con venature di beige, che ora spinto dalla forza del vento si solleva per poi depositarsi di nuovo al suolo.

Distolgo l'attenzione e mi concentro sui superstiti che hanno resistito all'attacco dei balordi.

Riprendo fiato e inizio a parlare, mente Sam prende coscienza: «Ragazzi, diamoci da fare a recuperare i nostri.»

Erik si avvicina con un sguardo più preoccupato del solito. «È stata lei.» Indica con gli occhi Tammy.

«Cosa?» Domando interrogativo.

«Sì, l'ha confessato ora.» Trasalisco per un istante confuso, poi il pensiero di recuperare i miei amici riaffiora nella mia mente come un virus. «Pensaci tu. Ordina a due robot di tenerla sotto custodia.» Fisso Erik e gli poggio una pacca sulla spalla.

Lui annuisce convinto dileguandosi.

Alcune delle nostre navicelle sorvolano ancora sulle nostre teste. Alzo lo sguardo e faccio cenno di atterrare spalancando le braccia e sperando che mi vedano, ma soprattutto pregando che in una di quelle navicelle ci sia Chryssa o Daren, oppure Ethan.

«Qualcuno con me.» Ordino ad alcuni ragazzi, che mi seguono senza indugi. Non pensavo fossi così altruista e coraggioso, ma ora che do un'occhiata alle mie mani tremano ad ogni delicata soffiata di vento.

Rimangio le parole che ho appena detto.

Quella che prima sembrava un'aria desolata e deserta ora è piena zeppa di navicelle e ragazzi.

Sospiro quando vedo la maggior parte dell'equipaggio di partenza.

Ad occhio e croce ne conto più di mille, ma sicuramente ci sarà stato qualcuno che non avrà avuto il tempo di salvarsi.

Butto occhiate frenetiche fra la folla di ragazzi radunati al centro dell'area.

Alcuni sono feriti, mentre altri sembrano essere usciti illesi. Affondo i piedi nel terreno e ad ogni passo il mio cuore sprofonda dell'abisso.

Non vedo Chryssa, né Daren, e neanche Ethan. Non è possibile!

Le unità creano un vociferare simile ad uno sciame d'api e i loro volti sono tutt'altro che fieri. Ricordo ancora la loro espressione stupefatte quando Clem Hale ci ha fatto l'imbocca al lupo.

«Carl, Carl.» È lo stesso suono che produce la voce di Daisy. Mi volto, ma non riesco ad individuarne la fonte.

«Carl!» Un mano delicata afferra la mia spalla e mi volto di scatto sobbalzando quel tanto che basta.

«Daisy.» Il mio è un sospiro, non un saluto. «Tutto bene?» Le domando.

«Sì, io sì, sto benissimo.» Ansima e parla in fretta, come se volesse sputare via un veleno dalla bocca. «Daren, è rimasto ferito.» Finisce con l'affanno.

«Dov'è?» Domando di rimando. Mi ha appioppato le sue emozioni. Ora anch'io sono preoccupato per Daren.

«Vicino a quella navicella.» Indica con il dito l'astronave soppiantata al terreno e scorgo la scritta rossa a caratteri cubitali: 1Q. È la navicelle di Daren.

Ha un grosso buco nella fiancata destra, forse provocato da un colpo, oppure dall'impatto con il suolo.

Daisy inizia a correre, e la seguo all'istante. Il detrito della navicella e defilato dall'area in cui si trovavano tutti i ragazzi.

I raggi del sole battano al suolo, rendendo il terreno una sauna naturale. I miei vestiti sono grondanti di sudore mischiato con sangue.

Raggiungiamo l'astronave e Daren è disteso al suolo con una mano sullo stomaco.

Scosto l'attenzione sulla ferita, e noto che il sangue sgorga come l'acqua di un fiume.

«Cristo!» Sbotto scivolando verso il suo corpo.

Mi tolgo di fretta la maglietta e tento di arginare l'emorragia. «Non puoi, amico. Non te lo permetto.»

«È stato divertente. Devo ammetterlo.» Si esprime in un rantolo.

«Trixy, chiamate i robot, lo trasportiamo verso quella città.» Ordino a Trixy, senza badare che lei non è presente.

Daisy è di fronte a me e tiene stretta la mano di Daren, che ora sfoggia un sorriso beffardo. Anche moribondo è sempre il solito.

«No, no. Non posso lasciarti andare. C'è Daisy che ti aspetta.» Non so se riesce a capire quello che dico.

«Carl!» Il volto celestiale di Chryssa bagnato dai raggi del sole appare alla mie spalle.

«Chryssa sposta Daisy.» Le ordino, poiché la ragazza ha appena iniziato a piangere e a tremare.

Sono sollevato di vedere Chryssa, ma al tempo stesso sgomentato per la situazione di Daren. Devo restare razionale.

Lei annuisce e discosta la ragazza.

«Okay. Ora me la vedo io, amico.» Sibilo.

Con la misteriosa forza nascosta nelle mie cellule prendo in grembo il corpo di Daren e inizio a correre verso l'obiettivo che ci avevano assegnato, speranzoso di trovare la base segreta.

Mentre attraverso il centro dell'aria in cui ora tutti ragazzi, e robot si sono accalcati, d'improvviso dal terreno viene a crearsi un buco per lasciare spazio ad un enorme rampa che crea un sottopassaggio.

Il buio del declivio della discesa viene irradiato dai raggi solari che illuminano anche la sagoma di una persona. È il nostro obiettivo, l'avverto.

Una donna vestita elegante, con un tailleur nero e una camicia bianca avanza verso di noi facendo sentire il ticchettio dei suoi tacchi.

Porta un tablet stretto sotto braccio, mentre con l'altro si tocca gli occhiali e alza il volto mettendo in risalto i suoi occhi cerulei.

«Salve, sono Noelle e siete nella base segreta della NASA. Accipicchia! Il tuo amico è ferito?» Si presenta con un tono squillante e il vociferare dei ragazzi cessa in un'istante.

La ragazza si avvilisce quando vede il sangue che gocciola sulla rampa metallica. «Okay. Seguimi.» Finisce mettendosi una mano davanti agli occhi nel tentativo di coprirsi.

Le seguo.

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