MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE...

By lucaholdencaulfield1

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Precedentemente il racconto si intitolava "THE BEGINNING." Nel 2280 gli abitanti della Terra sbarcano su Mart... More

Capitolo 1 - 12 giugno 2310
Capitolo 2 - Capsula
Capitolo 3 - Messaggio
Capitolo 4 - Hackers
Capitolo 5 - Fuga
Capitolo 6 - Tempesta
Capitolo 7 - Braccati
Capitolo 8 - Gli Osservatori
Capitolo 9 - Chiarimenti
Capitolo 10 - Genitore
Capitolo 11 - Speranza
Capitolo 12 - Inseguimento
Capitolo 14 - S.O.S.
Capitolo 15 - Sentimenti
Capitolo 16 - Aiuto
Capitolo 17 - Tradimento
Capitolo 18 - Amici
Capitolo 19 - Passato
Capitolo 20 - Annuncio
Capitolo 21 - Clem Hale
Capitolo 22 - Ritrovamento
Capitolo 23 - Nemici-Alleati
Capitolo 24 - Partenza (Parte 1)
Capitolo 24 - Partenza (Parte 2)
Capitolo 25 - Benvenuti sulla Terra
Capitolo 26 - NASA
Capitolo 27 - Rabbia
Capitolo 28 - DNA
Capitolo 29 - Decisone
Capitolo 30 - Interrogatorio
Capitolo 31 - Attacco (Parte 1)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 2)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 3)
Capitolo 31 - Attacco (Parte 4)
Capitolo 32 - Riscossa
Capitolo 33 - Motivi (Parte 1)
Capitolo 33 - Motivi (Parte 2)
Capitolo 34 - Altruismo
Capitolo 35 - Contatto
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 1)
Capitolo 36 - I Rifugiati (Parte 2)
Capitolo 37 - False speranze
Capitolo 38 - Proposta
Capitolo 39 - Ultimo Sguardo
Capitolo 40 - Entrata Trionfante
Capitolo 41 - Riconciliazione
Capitolo 42 - Svolta
Capitolo 43 - L'ultimo scontro
Ringraziamenti

Capitolo 13 - Missione Suicida

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By lucaholdencaulfield1





          

Gli ultimi due giorni sono stati i più intensi di tutta la mia intera esistenza: ho conosciuto le vere intenzioni di mio padre e a causa dei miei sbagli, la mamma si è dovuta sacrificare. Inoltre a Daren è venuta la stravagante idea d'intrufolarsi negli Osservatori, che sono il quartier generale dell'Èlite.

«Come puoi credere che l'Èlite ci lascerà entrare?» Domando a Daren, mentre lui è alle prese col digitare alcuni comandi.

«Cristo! Non riesco mai a far funzionare questi aggeggi. Sono bravo solo ad attuare i piani di fuga. Dicevi?» Dice voltandosi con il capo.

«Ho detto semplicemente che non riusciremo mai a entrare negli Osservatori.» Ricompongo il mio pensiero. Solo un folle, sapendo di essere ricercato, si presenterebbe alla porta d'ingresso dell'Èlite e direbbe: "Salve posso entrare?", ma ormai da Daren ci si può aspettare di tutto. È matto da legare.

«Mhh... È semplice. Saremo anche noi dell'Èlite.» Si volta di nuovo interagendo con lo schermo. «Cazzo! Ci sono riuscito.» Esclama sbattendo i pugni sul bancone.

«Sei riuscito a fare cosa?» Domando avvicinandomi al monitor.

«Stai a guardare! Gi protocollo camuffamento.» Ordina entusiasta all'intelligenza artificiale.

«Signore questo protocollo può essere solo eseguito dal signor Joshua.» Asserisce Gi.

«Ci risiamo! Giuro che quando non servirai più a nulla, ti farò saltare in aria tutti i tuoi stupidi circuiti.» Daren aggrotta la fronte additando il monitor. Non ha un buon legame con l'intelligenza artificiale del suo gruppo.

«Gi, conferma missione!» È la voce di Joshua, che compare dallo schermo principale. Nella mia mente l'immagine del suo volto viene sovrapposta da quella del mio fratellino.

«Dylan?» Chiedo buttandomi d'istinto verso l'immagine.

«È qui.» Risponde il ragazzo.

Il mio fratellino appare dallo schermo sventolando la sua manina e abbozzando un sorrisetto. Chiudo gli occhi e scaccio tutta la tensione accumulatasi in queste ore.
Almeno lui è salvo; l'Èlite non lo potrà mai trovare su Argus.

Daren invece non sembra particolarmente felice, anzi borbotta qualcosa d'intraducibile. Quasi sicuramente ce l'avrà con Gi.

«Trixy è di nuovo disponibile! Notate, ragazzi... Davanti ai vostri occhi c'è un dispositivo.» Mi reco nei pressi del grande monitor e agguanto il dispositivo. Al mio tocco Trixy prende vita. «Signore, è un onore attendere le sue disposizioni!»

«Che bello riaverti con me Trixy. Mi sei mancata!» Rispondo.

Daren distorce il naso. Alle nostre spalle un rumore stridulo induce il mio collo a voltarsi: una parte del pavimento si è schiusa e a poco a poco compaiono dei camici blu notte contraddistinti dal logo dell'Èlite.

«Pensavo ti volessi presentare all'ingresso.» Dico rivolgendomi a Daren.

«Beh... L'idea era suggestiva.» Risponde lui solcando un debole sorriso.

«Cavolo, allora sei davvero matto.» Ammetto.

«Diciamo che il mio test psicologico non ha mai un esito positivo.»

«Ragazzi, vi prego.» Joshua ci richiama all'attenzione.

«Dylan com'è stato il viaggio?» Domando.

«Stupendo. Joshua mi ha messo per qualche secondo al volante.» Risponde lui ebbro.

«La mamma è lì con te?» Aggiunge.

La tensione di colpo sale; è bastata una domanda spontanea di mio fratello a farmi rimuginare sugli errori che ho commesso e sulle persone che ne hanno pagato le conseguenze.

Devo riuscire ad essere razionale e se ciò comporta mentire mio fratello, allora lo farò.

«Starà venendo da voi, presto vi raggiungerò anch'io.» Lui annuisce; dopodiché mi saluta e scompare dall'inquadratura.

Ora comprendo cosa provava la mamma quando mentiva sul conto di papà: pensare di far soffrire Dylan dilanierebbe la mia anima, e credo che lei abbia compiuto le sue azioni sulle base di questo ragionamento.

Daren si precipita a indossare il camice infilando prima un braccio e poi l'altro; la divisa gli calza a pannello.

Non riesco a far a meno di guardare marchio dell'Èlite: due cerchi d'oro che si intrecciano.

La nonna una volta mi ha raccontato che le forme geometriche sono rispettivamente la Terra e Marte che si incontrano formando una congiunzione fra i due pianeti.

Ma quel logo è il più fasullo di tutta la galassia.

Diceva la nonna che gli uomini non riusciranno mai a vivere senza scaturire un conflitto, poiché l'oscurità è insita nel genere umano.

«Carl, cosa aspetti?» Mi fa notare Daren. «Indossa questo lerciume.» Agguanto il dispositivo ficcandolo nella mia tasca.

Sfilo il camice dal manichino e infilo prima un arto poi un altro; scuoto la gabbanella buttando un occhio all'altezza del mio cuore: c'è il loro marchio.

"Non devi pensarci", ripeto a me stesso; vado lì soltanto per scoprire di più sulla vicenda di mia madre. Joshua ci guarda dallo schermo e sorride a trentadue denti gabbandosi di noi. «Okay. Allora... » Finisce di prenderci in giro. «Ho rubato delle impronta digitali e l'anatomia delle retine degli occhi di due membri dell'Èlite. Poggiate entrambi i palmi sull'impronta digitale davanti a voi e poi avvicinate i vostri bulbi oculari a quella specie di laser.» Ci ordina Joshua. «Vedo che siete messi male. Vi serve il laser risanatore» Finisce notando le nostre ferite.

Un raggio zaffiro copre il mio corpo e quello di Daren e le ferite si risanano lentamente.

Il sangue scompare, ma la nostra pelle rimane butterata. Risanate le ferite eseguiamo gli ordini e poggiamo prima le mani e poi avviciniamo gli occhi a un aggeggio che emana una luce smeraldo.

«Ora avete l'impronta digitale di due membri dell'Èlite, infine dovrete indossare gli occhiali.»

«Perché dovremmo indossare gli occhiali?» Ribatte Daren esaminandosi le mani.

«Perché sa di sapientone.» Risponde secco Joshua.

«Al diavolo!» Ribatte Daren. Le lenti hanno una montatura nera e dei vetri trasparenti; si adattano splendidamente al mio viso.

«Posso trasferire Trixy?» Domando proprio mentre Joshua sta per aprire bocca.

«Certo! Comunque... Non sono semplici occhiali.» Dice facendo una smorfia.

«Poco importa che non siano semplici occhiali. Non li indosserò!» Risponde il ragazzo pacato.

«Forse perché la mammina ti tormentava da piccolo.» Ride Joshua, e la sua risata arriva filtrata come un gracchio.

«Meglio che non torni su Marte.» Minaccia Daren.

«Ragazzi finiamola qui! Adesso dobbiamo effettuare una missione suicida.» Irrompo cercando distemperare la tensione. Sono una sorta moderatore quando loro due discutono.

«Qual è il piano per entrare?» Domando rivolgendomi allo schermo.

«Entrerete dall'ingresso adibito ai membri. Tu Carl sei Lucas Taylor mentre il nome di Daren è Robert Harrison.» Annuisco; Daren si reca verso una parate vuota.

«Puoi aprire la porta, Gi.»

«Signore come ho già detto in precedenza solo il signor Joshua ha l'autorizzazione per eseguire questi protocolli.»

«Ce l'hai voluta tu.» Afferma Daren e un sorriso sardonico gli solca le labbra; indietreggia e fa fuoco in un punto della parete. Delle ante si spalancano cigolando e lasciando di sé un ascensore. «Andiamo?» Domanda Daren come se nulla fosse accaduto.

Saluto Joshua, che è indignato per il comportamento dell'amico, e mi accingo a raggiungere Daren.

«Pronto signor Harrison?» Gli domando mentre l'ascensore ci porta in superficie.

«A rompere il culo a quegli animali? Certo che sono pronto!» Risponde divagando.

Degli ingranaggi permettono al terreno sopra le nostre teste di aprirsi e veniamo trasportati sulle sponde ovest del fiume.

«Dannazione! Calibro sempre male il punto d'arrivo. Gli Osservatori sono a est.» Constata lui mettendosi una mano sotto il mento. Aggiriamo il fiume e nel frattempo rimpiccioliamo le armi.

Dopo un'estenuante tragitto impervio di dune sabbiose giungiamo davanti all'Osservatorio A: sollevo lo sguardo ammirando la cima della costruzione e scorgo una miriade di pattuglie appartenenti alla Guardia Intercontinentale Marziana che presidiano l'edifico.

Deglutisco rivolgendo a Daren un'occhiata per poi valicare la soglia inclinando il capo.

Due donne dai capelli tirati all'indietro ci scrutano per poi ritornare alle loro mansioni. «Accesso consentito!» Trilla una voce robotica.

Noto l'imponente logo dell'Èlite e non riesco capacitarmi dell'azione che sto per compiere.

Dagli occhiali compare la planimetria dell'edifico e la voce di Joshua in sottofondo.

«Proseguite dritto e tra cento metri svoltate a destra per poi imboccare la strada che porta all'ascensore: 33esimo piano» Sono vittima di uno spasmo; dopodiché avviso Daren. Svoltiamo, e sono tentato di ammirare le sontuose vetrate, ma resto a testa china.

Origlio due persone spifferare qualcosa riguardante un esercito ribelle che minaccia l'incolumità di Marte; il signor Stewart avrà preso sul serio le mie parole avvisando tutti i membri dell'Èlite.

Il chiacchiericcio crea un eco, ma continuiamo a camminare sino all'ascensore; pigio il bottone e ci addentriamo nella cabina.

Proprio mentre le porte stanno per chiudersi, una mano si precipita a bloccare la chiusura.

Un uomo basso e tarchiato e dai lunghi capelli biondi fa irruzione. Una fredda goccia di sudore imperla la mia fronte e sigillo le labbra facendo penetrare appena uno spiffero d'ossigeno.

L'uomo insolitamente indossa una scarpa gialla e una verde e Daren lo guarda interessato.

«Belle le scarpe!» Si complimenta ammirando le calzature bizzarre.

«Oh! Grazie.» Risponde lusingato l'uomo alzando le sopracciglia. «Molte persone si imbrogliano con questi due colori; metto di proposito le scarpe per far distinguere le tonalità.» Afferma fiero come se avesse trovato il motivo per il quale i terrestri non rispondo più.

«Fico! Harry, giusto?» Domanda Daren. L'uomo guarda il suo badge elettronico e risponde di sì imbarazzato.

«Piacere Robert.» Gli tende la mano.

Mangiucchio le unghie: abbiamo un'alta probabilità di essere beccati. Il tizio ride come un cretino e prima che le ante dell'ascensore si aprano, una voce ci avvisa che siamo approdati al 33esimo piano.

«Non vieni, Harry? Gli domanda Daren.

«Oh no! Devo recarmi al 2° piano.» Risponde lui imbarazzato.

«Allora ciao, Harry. Ci si vede in giro.» L'uomo saluta e poco dopo le ante si chiudono con un tonfo.

Butto fuori l'aria che avevo trattenuto mentre Daren si avvia a calpestare il lungo corridoio dal pavimento sbrilluccicante.

Oltre il corrimano scorgo i piani sottostanti, che si intrecciano formando un labirinto organizzato.

L'Osservatorio A è il cuore pulsante di Marxan: persone che lavorano interrottamente e robot che raccolgono ogni minimo segno di sporcizia rendendo l'edifico un gingillo.

«Ragazzi, a pochi metri da voi dovrebbe esserci il reparto per i casi di Massima Urgenza. L'unico problemino riguarda gli uomini che sono di guardia al settore.» Ci avvisa Joshua.

Aziono la vista a infrarossi e noto che nel reparto vi sono varie persone, ma non riesco a discernere il sesso. Informo Daren e lui accenna un sorriso compiaciuto. Quando sorge una qualche difficoltà lui diventa euforico.

Avvisto i due agenti che presidiano l'entrata, ma la porta automatica si apre e dietro di essa appare il signor Stewart, che prosegue dritto confrontarsi mesto con il padre di Joshua e altri due collaboratori.

«Cazzo! Appoggiamoci alla ringhiera.» Tiro Daren. Serro le palpebre e il solo rumore che sento è il martellare incessante del mio cuore.

I passi, i bisbigli robotici e il vociferare sono scomparsi dal mio udito.

Avverto la presenza corporea di quattro uomini tra cui il padre di Sam, che passano alle nostre spalle.

Sollevo timoroso la palpebra e volto leggermente lo sguardo verso destra: i quattro membri dell'Èlite sono impiantati in un punto fermo a discutere animatamente di chissà cosa, ma non ho intenzione di scoprirlo; voglio solo che prendano l'ascensore e se ne vadano.

Levo lo sguardo dabbasso e riconosco un volto conosciuto: Jason è a pochi piani sotto di noi.

«Sono andati.» Mi avvisa Daren. Sospiro; ammetto di non avvertire più i battiti del mio cuore; forse sono morto.

«Oh merda! Hanno arrestato dei fuggitivi. Sono i ricercati!» Urla Daren catturando l'attenzione delle due guardie e prendendomi alla sprovvista.

I due uomini corrono ad affacciarsi al parapetto e ai piani inferiori insolitamente c'è del movimento. Ora, l'ingresso del reparto è sgombero. Ci scostiamo dalla ringhiera apprestandoci a sorpassare l'ingresso scorrevole.

Il reparto dei casi di Massima Urgenza è formato da una stanza ovale tinta da pareti beige e percorribile da un angusto corridoio da cui si affacciano stanze da entrambi i lati.

Preso dalla bramosia di scoprire, ruoto una manopola, ma un assordante allarme si spiega dall'impianto audio.

«Dannazione!» Esclama Daren.

Il mio sguardo incrocia quello di una signora cui non ho mai incontrato sino ad adesso.
«Il camuffamento è saltato!» Mi avverte Daren austero.

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