Dangerous Love

By clarinejay

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Caroline Night è una ragazza che deve lavorare per sistemare i danni del padre ormai scomparso da anni. Per... More

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Sequel
Healing Love
💜Nuova storia💜

1.

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By clarinejay

Ciao a tutti!
Una piccola nota a chi sta appena iniziando a leggere questa storia.
L'ho scritta quasi 4 anni fa quando avevo 16 anni con un telefono mezzo scassato, ci sono molti errori ortografici da correggere. Ne sono cosciente.

Quando ho iniziato a scriverla, non avrei mai pensato che sarebbe arrivata a questi livelli.

Grazie di cuore❤️
Lavorerò per revisionarla al meglio! 🌟

Un'altra cosa importante:
la storia inizialmente ha un andamento veloce (molto veloce).
È fatto apposta.
Vi chiedo di avere la pazienza e la forza di vedere oltre e andare avanti.
Capirete molto di più se farete così.

E state attente ai commenti ci sono alcuni spoiler 💣

Detto questo vi lascio leggere in santa pace! 🦋

Benvenute in Dangerous Love ❤️


"Hai messo anche la giacca?" chiede mia madre ansiosamente.

"Si, mamma."

"Okay... e la piastra? La piastra l'hai messa?"

"Si, anche quella" controllo nuovamente la valigia.

"Okay... il pettine?" chiede ancora.

Le lancio un'occhiataccia.

"Mamma ho preso tutto, devi solo stare tranquilla."

Mi guarda tristemente mentre cerca di trattenere le lacrime.

"Va bene... allora direi che sei pronta" dice con un falso tono felice.

"Sono pronta."

Chiudo la valigia ed esco dalla mia amata camera da letto. L'idea di abbandonare questo piccolo angolo felice mi rattrista. Osservo le pareti della mia stanza con la speranza di poterle assorbire ulteriormente nella mia testa. Lascio un piccolo sospiro prima di chiudere la porta definitivamente. Scendo le scale trasportando la mia piccola valigia bianca. Queste scale sono sempre state infinite e lunghe da morire, oggi mi sembrano così poche...

Il singhiozzo di mia madre mi fa voltare verso la sua direzione: gli occhi rossi e gonfi, l'aria desolata e triste accompagnata da una falsa espressione neutra.

"Mamma stai piangendo?"

"Niente lacrime" asciuga frettolosamente una lacrima che le percorre la guancia destra.

"Non è un addio questo..." le rammento.

Lei però non ne sembra molto convinta. È letteralmente terrorizzata dal lasciarmi andare. Siamo sempre state solo io e lei in questa piccola casetta di legno. Niente sembrava poterci separare, niente sembrava poterci toccare.

"E poi mi lasceranno venire a trovarti... o no?" dico cercando di essere il più convincente possibile.

Annuisce cercando di cacciare vie le lacrime che minacciano di scenderle dagli occhi lucidi.

Non voglio vederla piangere.

Ho passato tutta la notte insonne a cercare di trovare la forza per non rifiutarmi di uscire da qui. Vedere mamma piangere rende tutto molto più complicato. Ho smesso di mangiare già una settimana prima all'idea di abbandonarla.

"Mi dispiace tanto, Caroline... tu non meriti tutto questo " dice tra un singhiozzo e un altro.

Dispiace anche a me.

Ma questa è la vita, no?

Sentirsi talmente in trappola e appesantiti dal mondo esterno, da dover chiudere gli occhi e ripetersi da soli che andrà tutto bene. Sentirsi soffocare ma non poter far niente per riuscire a respirare normalmente. Fa parte della natura umana.

Pensare di essere arrivati al massimo della disperazione. Pensare di poter scoppiare da un momento all'altro per la quantità di dolore presente in ogni centimetro del proprio corpo.

Sentirsi al limite ma dover andare avanti. Sono arrivata al punto dove l'unica cosa che mi stare bene è fingere che sia tutto a posto. Assurdo vero? Il fingere che vada tutto bene, sorridere agli altri, farsi forza... è l'unico briciolo di felicità che mi sia rimasto.

Oltre a mia madre.

Magari papà fosse ancora qui e non perché mi manchi lui come persona, ma perché vorrei che si assumesse le sue responsabilità di modo tale da impedire che io venga data come cameriera ai Piers.
Voglio che torni indietro per affrontare lui stesso i suoi problemi.

Perché devo farlo io?
Perché devo scontare per qualcosa che ha fatto in passato una persona che non mi interessa. Perché? Perché devo pagare per qualcosa che non ho fatto?

"Va tutto bene mamma, va tutto bene" l'abbraccio forte cercando di consolarla.

Le sue lacrime mi bagnano la spalla.

"Non è colpa tua" sussurro.

Continuo a passare la mano tra i suoi capelli mentre mi stringe forte a sé come a non volermi lasciare andare. Vorrei rimanere tra le sue braccia, tra le braccia dell'unica persona che mi è sempre stata accanto.

Il suono del campanello di casa interrompe il nostro abbraccio.

"Signorina Caroline, è pregata di venire fuori. La macchina l'aspetta"

Sarà l'autista che hanno mandato i Piers. Certo che devono essere davvero ricchi per poter concludere affari del genere. Si offrono di risolvere i problemi finanziari delle famiglie indebitate e in cambio richiedono la manodopera di qualcuno della famiglia che possa lavorare da loro 24 h su 24, trasferendosi completamente da loro. Hanno la villa più grande della città e ogni anno assumono nuovi impiegati: chi per il giardinaggio, chi per la cucina, chi come me per le faccende domestiche e i più fortunati vanno addirittura in azienda.

Il loro potere è noto ovunque, la loro fama li precede.

"Ora devo proprio andare" dico cercando di staccarmi, controvoglia, dalle sue magre e deboli braccia.

"Va bene, va bene " si asciuga le lacrime che le rigano il volto.

"Prometti che chiamerai sempre e se avrai bisogno di qualsiasi cosa, verrai subito da me. Se ti tratteranno male me lo dovrai dire, chiaro?
Qualsiasi cosa dicano... sii sempre te stessa."

"Andrà tutto per il meglio."

Cerco di convincere più me stessa che lei. L'ansia di dover lavorare per i famosi Piers mi tartassa da giorni.

Quanto possono essere terribili?

"Ti voglio bene."

Mi mancherà il profumo dei suoi capelli, il sorriso stanco sul suo volto che mi accogli sempre dopo una lunga giornata di lavoro... mi mancherà la sua voce.

Mi mancherà follemente.

"A presto mamma..." dico con la voce tremante che tradisce ogni mio tentativo di mostrarmi forte.

"A presto Caroline " le lacrime agli occhi e la voce spezzata dal pianto.

Mi volto ed esco dalla mia piccola e dolce casetta.

Dal mio piccolo angolo sicuro.


Tutti i ricordi passati in questa dimora mi risalgono in mente. Tutte le giornate trascorse tra queste mura, i sabati sera passati nel salotto, le torte di mamma e anche le scale infinite per camera mia. Guardo attentamente ogni centimetro del luogo dove sono cresciuta prima di uscire. Chiudendo gli occhi per un istante, immagino come sarebbe stata la mia vita se fossi stata una ragazza normale. Senza un padre con così tanti debiti da dover firmare un patto prima della sua scomparsa, un patto in cui concede sua figlia senza rimpianti, senza rimorsi. Senza alcuna considerazione. Come può un uomo fare questo?

Forse sarei stata felice senza un padre così.
Forse ora starei studiando da qualche parte nel mondo, forse ora avrei delle amiche, un bel ragazzo e una casa.

Forse.

Riapro gli occhi e la dura realtà mi colpisce immediatamente.

Una bella famiglia, una casa e un ragazzo? Non prendiamoci in giro.

Mi è stato tolto ogni diritto di scelta con la firma di quello che dovrebbe essere mio padre su uno stupido documento.


Senza guardarmi indietro ulteriormente, salgo in auto.














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