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"Cosa prendi?"

Siamo in un piccolo bar non molto lontano da scuola a fare l'amata colazione.
Damon per tutto il viaggio non ha fatto altro che canticchiare mentre io continuavo a lamentarmi e a minacciarlo.

"Niente. Vorrei solo tornare a scuola. Mi hai praticamente rapito, ti rendi conto?"

"Due cappuccini e due brioches al cioccolato" dice alla cameriera che sta aspettando il nostro ordine in piedi davanti a noi.

"Certo" prende nota senza staccare gli occhi da Damon.

"C'è qualcos'altro che posso fare?" usa un tono di voce sensuale.

"No, grazie" risponde compiaciuto da questa sua rapida conquista.

Non ci posso credere: voglio morire. Davvero sono intrappolata in un bar con Damon Piers che rimorchia il personale? Fantastico. La mia vita non può che prendere una piega peggiore.

Damon mi guarda cercando di capire quello a cui sto pensando, il che non è difficile visto che la mia poca gioia traspare energeticamente dal mio viso.

"Sai qualcuno potrebbe dire che sei un ostaggio."

"Sai quel qualcuno potrebbe avere molta ragione" ribatto.

Il suo sguardo non smette di scrutarmi attentamente. Distolgo l'attenzione da lui e cerco di fissare qualcos'altro. Finirò per incantarmi nuovamente se lo guardo negli occhi.

E lui questo sembra saperlo perfettamente.

Non fa altro che provare ad avere la mia attenzione: fa cadere il menù, fischietta, canticchia, sorride, mi guarda... tutti gesti atti a farmi concentrare su di lui.

"La smetti" lo rimprovero.

I nostri ordini arrivano al tavolo interrompendo le mie parole. Damon mi fa segno di mangiare.

"Ti ho già detto che non voglio nulla, riportami a scuola e basta."

"Non andiamo via da qui, finchè non mangi."

"Mi vuoi obbligare?"

"Se devo... posso anche imboccarti se vuoi" sorride maliziosamente facendomi arrossire.

Sorseggio il cappuccino che ho di fronte velocemente, spaventata dall'idea di poter essere imboccata davvero da Damon. Sarebbe la ciliegina sulla torta. Non mi stupirei se lo facesse: Damon non ha limiti.

Ciò che pensa lo fa.

Per la fretto che ho di andare via, mi brucio la lingua con il cappuccino bollente.

Damon cambia subito sguardo: da divertito a preoccupato.

"Ti sei fatta tanto male? È ancora caldo" mormora con una voce totalmente diversa da quella che usa solitamente.

Il che mi manda in tilt: possibile che sembri due persone diverse? Lo osservo prendere la mia tazza in mano e cercare di raffreddarla soffiandoci leggermente sopra. La premura che ci mette mi fa arrossire.

Mi porge la tazza: è così concentrato nello stare attento a non farmi scottare di nuovo la lingua.

Sembra.

Mi osserva mangiare per tutto il tempo mentre sorseggia la sua tazza di caffè. Mangio lentamente cercando di non incontrare i suoi magnetici occhi azzurri.

"Io voglio veramente... essere gentile. Devi credermi, permettimi di esserlo Caroline."

Le sue parole a momenti mi portano ad avere un mezzo infarto.

"So che dirai che ho una cattiva reputazione, ma la gente non mi conosce. So essere bravo, gentile e divertente. Perché non mi permetti di farmi conoscere?"

In questo momento ha gli occhi attraversati da una scintilla di tristezza. Sento un forte magone allo stomaco pervadermi. Il mio cuore inizia a battere più fortemente quando i suoi occhi si incastrano nei miei.

"Ti prego..." aggiunge a bassa voce.

La velocità con cui riesce a mettermi in crisi è allucinante. Fino a ieri sera aveva tutt'altro modo e stamattina si è svegliato con la fissa di farmi fare colazione e convincermi che può essere una persona gentile.

In tutto questo c'è una vocina nella mia testa che non smette di chiedersi il perché di tutto questo interessamento verso la mia opinione. Non ha senso.

"Dipende da te... non da me" mormoro distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.

Si inumidisce le labbra mentre sembra riflettere nuovamente su qualche assurda mossa per conquistare la mia fiducia.

Improvvisamente si alza di scatto prendendomi per mano. Mi trascina via dal bancone velocemente.

"Ma dove vai? Rallenta!" dico cercando di non cadere.

Cerco di ignorare i brividi causati dal contatto tra la mia mano e la sua. Anche perché lui non sembra dargli molto peso.

"Non hai pagato il conto!" cerco qualsiasi scusa per fermarlo.


"Davvero stai pensando al conto? Sei seria Caroline? – sorride divertito manco avessi detto una barzelletta – Questo locale è della mia famiglia."

Ah.

Vedo i dipendenti salutarlo chinando leggermente il capo quando ci vedono uscire dal bar.

"La tua faccia, in questo momento, è impagabile" ridacchia.

Perfetto, ora i Piers hanno anche bar sparsi per la città da cui possono entrare e uscire senza pagare neanche un centesimo.

Saliamo in auto e mentre mi allaccio la cintura mi chiedo dove mi stia portando questa volta e ovviamente si rifiuta di rispondermi. Non è la strada per la scuola e la sua espressione al quanto gasata mi fa preoccupare.

Per zittirmi mette una canzone alla radio e inizia a cantarla muovendo la testa a ritmo. Lo guardo a dir poco affascinata: ha una voce bellissima.

"Sai, le persone potrebbero pensare che tu sia una maniaca se le fissi così"

Arrossisco mentre volgo lo sguardo verso il finestrino.


"Non ti stavo fissando. È che hai una bella voce, mi piace."

Sento il suo sguardo trafiggermi la pelle. Queste mie parole bastano per farlo sorridere come un ebete. 

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