Amour masqué

By FrancescaAbeni

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•Primo libro della serie Masked• Marinette e Adrien sono in coppia per una ricerca scolastica. Durante una su... More

!AVVISO!
Cap. 1
Cap. 2
Cap. 3
Cap. 4
Cap. 5
Cap. 6
Cap. 8
Cap. 9
Cap. 10
Cap. 11
Cap. 12
Cap. 13
Epilogo
Recensione su FanfictionIT

Cap. 7

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By FrancescaAbeni

«Per fortuna è domenica...» sbadigliò Adrien, tornando nella sua stanza dopo aver fatto colazione nel salone vuoto, come tutti i giorni. «Chissà se Marinette si sarà svegliata.» mormorò sorridendo, prendendo il cellulare con l'intenzione di scriverle un messaggio.
«E poi non dire di non essere innamorato di lei.» ribadì Plagg, appisolato sul comodo cuscino del ragazzo, stirandosi per poi trovare una posizione più comoda.
«Stai zitto.» sbottò lui, voltandosi per non far vedere la tonalità di rosso di cui si colorarono le guance. «Sai che ti dico? Andiamo a trovarla.» aggiunse rimettendo in tasca il cellulare.

Il kwami nero sbuffò, nascondendosi sotto il cuscino e urlando che non voleva lavorare di domenica, ma il suo custode non sentì ragioni e gli ordinò di trasformarlo; lo spiritello venne risucchiato all'interno dell'anello e, in un attimo, Adrien divenne Chat Noir.

Il felino saltava agile tra i tetti di Parigi, godendo della leggera brezza che gli scompigliava i capelli già ribelli, miagolando minaccioso ogni qual volta che un piccione gli si avvicinava, trattenendo uno starnuto per la sua allergia alle piume e attirando sguardi incuriositi o crucciati dalle persone che lo vedevano –o meglio, lo sentivano–

Poco dopo raggiunse la casa di Marinette, atterrando sull'attico; per sua fortuna la botola che dava sul letto era aperta e, sbirciando a testa in giù, poteva vedere la ragazza sdraiata prona sulla chaise-longue, mentre parlava in video chiamata con Alya.

Non volendola disturbare, e non volendo farsi vedere soprattutto dalla fondatrice del LadyBlog, scese sul materasso morbido, sdraiandosi come un felino in agguato e ascoltando la conversazione con estremo interesse.

«Spero che il tuo lavoro da babysitter stia andando bene: hai fatto parecchie compere da quanto vedo.» disse la mora, sbirciando dalla webcam verso la scrivania sulla quale si vedevano riposte stoffe di vari colori e dimensioni.
«Va tutto bene: Manon è un terremoto, ma è molto dolce e parecchio giocherellona.» rispose lei, ricordando quanto fosse faticoso restarle dietro.
«Ora devo andare, ci vediamo domani a scuola. E divertiti con Adrien.» canticchiò scherzosamente, facendo arrossire la sua amica, che urlò il suo nome per zittirla.

Terminata la chiamata, Marinette si alzò per sistemare le stoffe in un angolo dove non le davano fastidio, liberando la scrivania e preparando i suoi disegni da far vedere a Adrien appena sarebbe venuto a casa sua per la ricerca.

Chat Noir la guardò sistemare, sorridendo: il modo in cui tirava fuori la lingua quando sollevava un rotolo pesante e la sua sbadataggine nei movimenti la faceva sembrare una bambina quando si concentrava per fare qualcosa, riuscendo nel suo intento, ma con difficoltà.

Appena mise a posto l'ultimo rotolo, la corvina si diresse verso le scale che portavano al letto, asciugandosi il sudore dovuto anche all'umidità soffocante per la stagione primaverile, ormai giunta a metà.

«Aspetti visite oggi, Principessa?» domandò il felino, sul bordo del letto, appena il viso della ragazza fu davanti al suo, sfiorandogli il naso.

Marinette balzò dallo spavento, perdendo l'equilibrio e rischiando di cadere; per fortuna, il biondo riuscì ad afferrarle il polso prima che si facesse male.

«Chat! Ma sei impazzito?!» squittì lei, con il cuore che batteva a mille per lo spavento dato dal ragazzo e dalla quasi caduta. «Mi hai fatto prendere un colpo!» aggiunse lasciandogli la mano, ancora tremante.
«Ciò conferma il fatto che possiedo una bellezza che colpisce.» si vantò lui con un ghigno di puro divertimento.

La corvina lo guardò storto, dicendogli di spostarsi per far salire anche lei sul letto, mettendoglisi di fronte.

«Oggi viene Adrien per fare la ricerca e poi devo fargli vedere i miei schizzi dei costumi.» spiegò, rispondendo alla sua precedente domanda.
«Il tuo fidanzato?» ridacchiò lui, alzando e abbassando le sopracciglia con sguardo furbo.
«Finto fidanzato.» lo corresse, cercando di non arrossire.

Chat saltò dal materasso morbido, atterrando agilmente sul pavimento, flettendo le ginocchia per attutire la caduta e evitare di fare troppo rumore, per poi dirigersi verso la scrivania sulla quale erano ordinatamente riposti dei fogli con degli abiti disegnati.

Ce n'erano in totale cinque: tre raffiguranti un ragazzo e due una ragazza, rispettivamente Adrien e Marinette. Il primo raffigurava il ragazzo con dei vestiti da anziano dell'Ottocento e con una barba bianca finta; il secondo lo rappresentava con un costume da giullare giallo e viola, con un cappello e una maschera viola; il terzo aveva solo dei semplici abiti bianchi.
Sul quarto foglio, c'era disegnata una ragazza con degli abiti da gitana di fine Quattrocento, inizio Cinquecento: una camicetta leggera bianca, una gonna viola e una fascia per capelli del medesimo colore, con vari ornamenti come braccialetti e altra bigiotteria che pendeva; l'ultimo foglio rappresentava la ragazza con un abito bianco.

Erano stupendi e alla sola idea di doverli indossare non vedeva l'ora che fosse il giorno della presentazione.

«Come ti sembrano?» domandò Marinette, raggiungendo il lato dell'eroe, che continuò a fissare i disegni.
«Non ho parole per descriverli. Sei un'artista, Marinette!» si complimentò, facendola arrossire. «Adrien li adorerà.»
«Grazie, Chat»
«Sai una cosa? Secondo me dovevi usare me come modello, così erano ancora più belli.» esclamò il biondo, ammiccando alla ragazza e avvicinandosi a lei con fare accattivante.

Marinette lo spinse via, allontanandolo e lasciandolo un po' deluso.

«Sì, come no.» ridacchiò lei, sedendosi sulla sedia girevole. «Ah già. Come mai ieri non sei venuto a farmi visita?» gli chiese incuriosita, ricordando quanto avesse sentito la sua mancanza.

La stanza era così tranquilla da far paura, una sensazione che non voleva provare mai più; tranne nei giorni no.

«Cosa c'è Principessa? Ti sono mancato?» domandò lui, mettendosi dietro di lei e poggiando le mani artigliate sulle spalle, giocando con le ciocche che avanzavano dai codini.
«No, –mentì.– è che mi chiedevo quanto tempo potesse passare prima che un gatto rompiscatole non tornasse a miagolare alla mia finestra per stare in compagnia.»
«Meow-ch Purr-incipessa, le tue parole mi feriscono.» miagolò teatralmente, girando la sedia, in modo tale che l'adolescente lo potesse guardare, per poi portandosi una mano al petto. «Ero impegnato a salvare Parigi, sai com'è: oltre agli attacchi degli akuma devo stanare anche i topi più piccoli dai buchi. Ieri ho catturato almeno venti malviventi, quindi, per la stanchezza, mi sono buttato sul letto.» spiegò, con una nota di vanità nella voce.
«Bravissimo!» applaudì.

Era meglio assecondarlo.

Essendo Ladybug, sapeva che ieri sera non c'era stato nessun malvivente, perché avevano troppa paura di imbattersi anche solo una volta nei due supereroi parigini.

Quindi stava facendo qualcos'altro.

Magari era andato a trovare un'altra ragazza, forse più carina e gentile di lei: capelli rossi fuoco; occhi blu oceano, capaci di trasmettere tutte le emozioni più belle del mondo, non come i suoi; un fisico da paura, dotato delle curve più belle che potesse immaginare; una voce suadente in grado di far sciogliere qualsiasi ragazzo.

"No! Marinette, non pensare a queste cose! E poi, se anche fosse, non sono fatti tuoi!" si rimproverò, scuotendo la testa, cercando di cancellare quel pensiero raccapricciante.

Il fatto che non le dicesse la verità la faceva sentire un po' triste, ma infondo sapeva che non poteva dirgliela.

Per sua fortuna, il ragazzo era tornato ad osservare i disegni, così non se n'era accorto del suo cambiamento d'umore.

La mente di Marinette, mentre lo guardava, non poté fare a meno di vagare sul loro ultimo incontro di due sere fa: le parole che gli aveva detto erano dolcissime e, presa dal momento, non ebbe avuto modo di dirgli niente.

«Chat.» lo chiamò nervosa, giocherellando con l'orlo della maglietta e sentendo le mani sudare. «Ti-Ti volevo rin-ringraziare...»
«Per cosa?» chiese lui, curioso.
«Per le parole dell'altra sera. Mi hanno fatto sentire... felice.»

"E amata" voleva aggiungere, ma si trattenne, non volendo trovarsi in una situazione parecchio scomoda.

Il felino le sorrise, facendo brillare ancor di più i suoi occhi. «Marinette, sono io che ti devo ringraziare. Tutte le sere mi fai entrare e mi fai sentire a casa.» sussurrò, inginocchiandosi di fronte a lei e prendendole le mani. «Poche persone ospitano un gatto randagio, ma tu sei gentile e paziente con lui: lo cibi, lo coccoli, gli parli e rispondi a tono ai suoi miagolii che, molte volte, sono rivolti al vuoto. –scherzò, facendola ridacchiare– Anche se questo gatto è parecchio figo.»
«L'importante è crederci, Signor "sono un micio figo".» rise. «Sul serio: devo ringraziarti per tutte quelle volte che mi hai salvata da un akuma, per fare giochi di parole pessimi, per venirmi a trovare, per... essere te.» disse, ormai rossa come un peperone, distogliendo lo sguardo da quello di lui.
«Lo sai quale potrebbe essere un bel ringraziamento?» domandò, prima di sporgersi verso di lei, con le labbra increspate e con gli occhi chiusi.

L'adolescente rise e, malgrado fosse abbastanza tentata, prese la bocca tra il pollice e l'indice, fermando l'eroe a pochi centimetri dal suo viso, con gli occhi sbarrati e le orecchie rizzate dalla sorpresa.

«Quando imparerai che non ti darò mai un bacio? E poi, non puoi tradire Ladybug con me.» scherzò, lasciandolo.
«Prima o poi cederai, Principessa.» rispose convinto, alzandosi in piedi. «E poi, io e Ladybug non stiamo insieme, quindi posso "tradirla" con chi voglio, soprattutto con te.» sghignazzò, ammiccando.

Marinette arrossì, imbarazzata e lusingata da quel commento.

«Ora devo andare, devo occuparmi di una cosa che sarà alquanto divertente. Ci vediamo stasera.» la salutò con un bacio sulla guancia, lasciandola spiazzata.

«Lo sai che hai praticamente detto a Chat che ti piace?» domandò Tikki, sbucando dalla giacca di Marinette, ancora scioccata.
«Non è vero!» sbottò la sua custode, rossa in viso. «E poi stiamo parlando di Chat, lui non è tanto sveglio riguardo queste cose.»

Lo spiritello la guardò con un ghigno, come a dirle "ne sei sicura?"

«Ti prego, Tikki, non fissarmi in quel modo.» mormorò, coprendosi il viso per non guardarla. «Io poi sono innamorata di Adrien e oggi lo vedrò!» aggiunse entusiasta, iniziando a saltellare per la sua stanza e a raccontare cosa potrà accadere nel futuro, come il loro matrimonio e giù di lì.
«Oh Marinette.» sospirò il kwami rosso, lasciando alla sua custode il suo momento di felicità.




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Questo è il costume di Adrien giullare, ma senza i guanti neri:

Chi si ricorda di questo personaggio?😏

Clopin è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, sia nel film che nel libro (anche se nel libro fa una brutta fine ed è completamente diverso da come lo rappresenta la Disney, ma sono dettagli).

Mentre Marinette sarà la classica gitana come Esmeralda, ma i dettagli li saprete in seguito😜

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