Forbidden trip

By SadieJaneBaldwin3

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[COMPLETA] Ivy Goldblum ha appena perso il lavoro, l'alloggio e il ragazzo. Un duro colpo per lei, l'ennesim... More

Benvenuti!
Protagonisti e Tropes
Trama
1 - Il piacere della solitudine
2 - Il fascino del proibito
3 - Buone intenzioni
4 - Sorpresa!
5 - Agli antipodi
6 - Toglitela dalla testa
7 - La curiosità è donna
8 - Benvenuti a El Nido
9- Non basta un pizzico di fortuna
10 - I pirati esistono
11 - Partenza per l'isola che non c'è
12 - Non tirare troppo la corda
13 - Panico
14 - Tutto è perduto?
15 - Da soli
16 - Frustrazione
17 - Banane a colazione
18 - Non amo solo il colore rosa
19 - Che stai facendo?
20 - Un tuffo nei ricordi
21 - Pochi giorni per conoscersi
22 - Lei è off-limits
23 - Una libidine spaziale
24 - Non ti riconosco più
25 - Beccato!
26 - Portami in paradiso
27 - Potresti essere mia
29 - Sconsiderato
30 - Trovata!
31 - Pesca allo strascico
32 - La lista
33 - Time out
34 - Una terribile scelta
35 - Non può essere
36 - Vai a farti fottere
37 - Dal paradiso all'inferno
38 - Mi manca...
39 - Il mio incubo peggiore
40 - Tristezza infinita
41 - A volte... ritornano
42 - Ho commesso un errore
43 - La resa dei conti
44 - Ripeti, per favore
Epilogo di Rhys - Un turbinio di emozioni
Epilogo di Ivy - Momento perfetto
Ringraziamenti

28 - Mi fai impazzire

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By SadieJaneBaldwin3

Ottavo giorno sull'isola

Mi svegliai piano, pigramente, con i sensi in pace, mentre sentivo riaffiorare un mix di sensazioni strane: soddisfazione e spossatezza, il bisogno di sentirlo ancora dentro di me. Aprii gli occhi, mi accorsi di essere a letto con Rhys ed emisi un sospiro di piacere. Per un attimo avevo pensato che fosse stato solo un sogno erotico come quello di qualche giorno prima.

Mi stiracchiai e sentii fastidio alle giunture e anche in altri punti del mio corpo: i miei muscoli erano intorpiditi dall'attività fisica che ci aveva tenuto impegnati per tutta la notte. Fare l'amore con lui era stato qualcosa di straordinario, che non ero riuscita nemmeno a immaginare nei miei sogni più sfrenati. Mai mi ero sentita tanto desiderata e amata. Oh, sì, Rhys sapeva come farmi cantare il cuore.

Adesso lui era sdraiato dietro di me e mi stringeva a sé, avvolgendomi contro il suo torace. Un sorriso spontaneo mi affiorò alle labbra. Io, tra le sue braccia, ci sarei rimasta per il resto della mia vita.

«Sei sveglia?»

La voce di Rhys mi fece uscire dal mio torpore. «Sì, ciao.»

«Ciao.» Mi diede un bacio sulla testa. «Non ho usato niente.»

«Prendo la pillola» lo rassicurai.

«Anche in questi giorni?» indagò.

«Sì, ce l'ho con me. Ti fidi di me?»

«Mi fido di te, Ivy» confessò. «Sei l'unica di cui riesco a fidarmi» aggiunse, stringendo i miei fianchi. «Voglio che questa cosa tra noi non finisca» sussurrò. Mi strinse più forte. «Voglio stare con te.»

Il nuovo giorno iniziava con buoni propositi. Mi morsi l'interno della guancia. Finalmente la pensavamo allo stesso modo. Temevo che non si sbilanciasse sul nostro futuro. «Lo voglio anch'io.»

«Ma prima devo assolutamente raccontarti la mia storia.»

«Abbiamo tempo per quello» replicai, piegando un braccio in avanti e ruotando il polso informicolato.

«No, lo devo fare adesso, potresti cambiare idea dopo averla sentita.»

Mi voltai verso di lui. «È così brutta?»

Posò un bacio leggero sulla mia fronte. «Molto. Ma se per noi c'è un futuro, devi sapere cosa mi è accaduto.»

Mi misi in allarme. Max non aveva mai voluto spiegarmi il motivo per cui il fratello aveva scelto quella vita solitaria. Forse era arrivato il momento di conoscere quel segreto che avevo anche cercato in rete ma mai trovato. «Racconta.»

«Prima di farlo, promettimi che mi starai ad ascoltare fino alla fine. E ricordati che il mio cuore batte solo per te.»

Cercai di stare tranquilla, anche se le premesse erano inquietanti. «Okay, lo prometto.»

Mi strinse a sé, e mi diede un bacio sulle labbra, premendo la sua fronte sulla mia. Restò in silenzio per un po'. Sembrava indeciso se parlare o no, ma quando pensai che avesse cambiato idea, lui mi chiese: «Ti fidi davvero di me?»

Certo che mi fidavo di lui, altrimenti non sarei partita da sola per un viaggio verso l'ignoto con lui. Annuii. «Sì, mi fido» risposi. Ormai doveva essere palese che lo facessi. Forse per via di quella strana sintonia tra di noi. Era come se ci conoscessimo da tanto tempo, non da pochi giorni.

«Sono stato in prigione.»

Chiusi gli occhi. Non mi aspettavo un esordio simile.

«Vai avanti» dissi a fatica. Tra i difetti che avevo, non c'era solo la curiosità, ma anche la scarsità di pazienza. Non tolleravo di avere le notizie con il contagocce. Per me era una cosa che generava frustrazione.

«Tutto iniziò per caso, al termine di una lunga ed estenuante sessione di sollevamento pesi. Quella sera uscii dallo spogliatoio in fretta, la borsa della palestra in spalla, deciso a tornare a casa in tempo per cenare con lei, quando le parole di un uomo catturarono la mia attenzione. Noah frequentava la mia stessa palestra da un mese e si vantava di aver conosciuto una rossa che la dava via per poco o per qualche pasticca. "Jessica Rabbit" si faceva chiamare, come l'eroina del cartone animato. Ricordai di aver sogghignato quando avevo sentito quel nome di fantasia; nei momenti d'intimità era così che la chiamavo: "La mia piccola Jessica Rabbit".»

«Ti riferisci a...»

«Jessica, sì, proprio lei» rispose dopo aver rilasciato un lungo sospiro. «Due sere dopo rientrai a casa in anticipo: volevo farle una sorpresa, portarla fuori a cena e stare un po' con lei prima che uscisse con le sue amiche per l'ennesima serata in discoteca. Fui accolto da sospiri e gemiti. In un primo momento pensai alla televisione accesa su un programma hard e quasi mi eccitai all'idea di una possibile, e più interessante, alternativa al pasto serale. Che idiota. Che stramaledetto fottuto idiota a non arrivarci subito.»

Forse mi agitai, perché lui mi strinse ancora di più a sé.

«Quando aprii la porta della camera, la prima immagine che vidi fu il fondoschiena di un uomo che si muoveva ritmicamente tra le gambe della mia ragazza. A ogni sua veloce spinta, lei lanciava un sonoro quanto esagerato gemito di piacere.»

«Oddio!» mi lasciai sfuggire. Quello che era successo con Joshua, il mio ex, era niente in confronto a ciò che era successo a Rhys. Almeno io non avrei dovuto combattere con quel ricordo per il resto della mia vita.

«Rimasi a fissarli per alcuni secondi, o forse addirittura per dei minuti, non lo ricordo, talmente ero confuso. Di una cosa ero certo, ero rimasto paralizzato sul posto, impossibilitato a fare un passo, a spiccicare parola, a credere a quello che vedevo.»

La vita distrutta in un attimo, pensai.

«Deluso e tradito, compresi che la sofferenza che arriva per mano di una persona amata èla peggiore di tutte, che è quella che riesce a spezzarti, a distruggerti, proprio perché inaspettata» decretò, con voce incrinata.

Gli accarezzai un braccio, nel tentativo di consolarlo. Avrei voluto dirgli che adesso c'ero io con lui, che qualsiasi cosa mi avesse raccontato, non sarei fuggita, che non lo avrei lasciato da solo. Ma non dissi niente.

«Fu l'urlo di sorpresa di Jessica a farmi riprendere, ma il volto dell'uomo mi fece uscire di senno; riconobbi il ragazzo incontrato in palestra due sere prima.»

Non volevo interrompere la sua confessione, perciò imprecai mentalmente.

«Non avevo mai provato tanta collera come in quel momento; persi il lume della ragione. Mi sentivo posseduto da un desiderio animalesco di fargli del male, di sbranarlo e farlo a pezzi. Non volevo solo colpirlo, io volevo massacrarlo di botte.»

Quanto lo capivo. Avrei voluto fare la stessa cosa con Joshua se ne avessi avuto la possibilità.

«Scattai e afferrai quel Noah per i capelli, poi lo colpì con violenza al torace, alla faccia, al naso che si spezzò con un sonoro e gradito rumore di ossa rotte. Non mi sarei mai fermato se Jessica non mi avesse colpito all'improvviso. Il dolore alla testa è arrivato forte e inaspettato, il liquido che ne è uscito caldo e abbondante. Ricordo di averla guardata con stupore, incredulo al suo gesto. Avrei voluto urlarle tutto il mio dolore e il dispiacere, ma non ci sono riuscito, avvolto com'ero da tentacoli neri che mi stritolavano la testa.»

Mi accorsi di aver trattenuto il fiato e inspirai con forza. Non conoscevo la sua storia, Max non ne aveva mai fatto cenno. E qualcosa mi diceva che il peggio doveva ancora arrivare.

«Lei sembrava invasata, urlava, negli occhi aveva uno scintillio folle. Con la mano destra stringeva il collo della bottiglia, come un'arma improvvisata.» Si schiarì la voce prima di continuare. «Mentre mi afflosciavo sul pavimento, riuscii a mettere a fuoco l'etichetta: mi aveva colpito con la bottiglia di vino pregiato che avevo riservato per un'occasione bella e speciale: il nostro primo anno passato insieme. Persi i sensi mentre realizzavo in quale terribile circostanza era stata aperta.»

«Oh Rhys...» Gli posai un bacio sulla fronte e sentii che sospirava. Faticava a tirar fuori la voce.

«Non ricordo cosa fosse successo più tardi, la mia mente ha cancellato tutto. So solo che, quando la polizia arrivò, mi trovò svenuto. Ovviamente mi beccai una denuncia per aggressione e finii in prigione per un mese. Il movente era la gelosia. Jessica, mi dipinse come un uomo violento, disposto a uccidere per gelosia, una specie di mostro che aveva massacrato di botte il suo amante.»

Non sapevo cosa dire, così me ne stetti zitta.

«Uscire di prigione è stato più difficile di quanto credessi. Tutto mi sembrava nuovo, diverso e complicato. Affrontare la tanto agognata libertà è stato estenuante, tant'è che ho sentito il bisogno impellente di andarmene. Al lavoro non sarei comunque tornato, non sarei riuscito ad affrontare gli sguardi bassi dei colleghi che mi avevano dato del criminale. Sperai solo che cambiare aria mi avrebbe riportato, alla fine, a una parvenza di normalità.»

«E così, hai pensato bene di diventare un lupo di mare» borbottai ironica.

«Sì. Mi risuona ancora in testa la voce di mio fratello che m'intimava di smetterla di fare cazzate, e quella di mio padre che mi suggeriva di rigare dritto. E io che decidevo di mollare tutto e diventare una sorta di pirata. Per due anni l'ho anche fatto, con la mia piccola barca a vela e poi...»

«E poi hai fatto un salto di qualità» conclusi per lui.

Questa volta schioccò la lingua. «Già, un bel miglioramento.» Mi attirò su di lui e io infilai le mani tra i suoi capelli.

«Mi hai ascoltato senza giudicarmi, ma mi vuoi ancora dopo aver saputo cosa ho fatto?» chiese accarezzandomi un fianco con delicatezza. «Puoi accettare chi sono e volermi bene nonostante le mie mille imperfezioni?»

«Sì» gli dissi dandogli un bacio. «Sì che posso.»

«Sono una persona pericolosa, ribelle, che mal si abitua alle regole che la vita impone, ma sono disposto a cambiare se ciò significa averti nella mia vita.» La sua mano arrivò al mio sesso. Mi diede un altro bacio, più delicato e più lungo del precedente. «Sarai mia?»

Mi abbandonai a un gemito quando mi violò con un dito. «Sì.» A quanto pareva, il momento delle confidenze era finito.

«Dimmelo mentre mi guardi.»

Abbassai la testa e lo fissai. «Sono tua» gli rivelai mentre calavo sul suo inguine fino a sentire la punta del suo sesso sulla mia entrata. «Io... io mi sono innamorata di te.»

«Dillo un'altra volta.»

«Rhys... sono innamorata di te.» Poi emisi un gemito di piacere quando mi sentii riempire tutta. Tra di noi, non ci dovevano essere barriere di nessuna sorta.

Rhys.

Rhys.

Rhys.

«Oh Cristo!» riuscì a dire soltanto, prima di chiudere gli occhi, ed emettere un verso talmente erotico da farmi contrarre e rabbrividire di piacere. E non si era ancora mosso.

Tentando di abituarmi alla sua massiccia presenza, cominciai a muovermi su e giù e a imporre il mio ritmo lento. Guardai il suo viso che mi osservava con un'intensità disarmante, sconvolto dal piacere e annebbiato da un desiderio che condividevo in pieno.

Socchiuse le palpebre. «Aspetta, mi farai venire subito, se continui così.» Strinse i denti. Era stravolto.

Ti aspetterei per tutta la vita, e poi ancora...

Rallentai per qualche secondo, ma ben presto fu lui a riprendere un ritmo sfrenato; si portò sopra di me e più affondava, più gemeva dicendo il mio nome. Le sue spinte diventarono esasperanti, una danza carnale, quasi feroce, mai ballata prima di allora. Guidava i miei movimenti stringendomi i fianchi con le mani, e mi ritrovai a essere gelosa al pensiero che, in precedenza, lo avesse fatto con un'infinità di ragazze che non ero io.

Oh, mio Dio.

«Rhys...» Non percepivo più le gambe, ma sentivo lui agitarsi dentro di me e i miei muscoli contrarsi. Non potevo più resistere. Avevo voglia di urlare, di dissolvermi; il mio corpo cominciò a irrigidirsi e la mia vista ad annebbiarsi.

Lui continuava a penetrarmi con forza, adesso stringendomi il sedere, diventando rumoroso e sfrenato. Le sue spinte energiche si fecero intense, selvagge, primitive. Cavalcò il desiderio travolgente e, bruciando i tempi, raggiunse l'apice del piacere dopo pochi attimi e potenti colpi di pelvi.

Presi tutto quello che aveva da offrirmi e, in cambio, ubriaca d'amore, esplosi intorno a lui nell'orgasmo più intenso che avessi mai provato. Sfinita, chiusi gli occhi, tremando e annaspando in cerca d'aria.

«Rhys...» Il suo nome sulla mia bocca mi parve la cosa più bella da dire in quel momento di beatitudine.

Dentro quel bozzolo che era il Siete Pecados, fuori dal mondo, noi stavamo immobili, come sospesi, in attesa che i nostri cuori si calmassero e il respiro tornasse a un ritmo normale. Per un po', ebbi l'impressione che il tempo si fosse fermato. Temevo che, se mi fossi mossa anche solo di pochissimo, avrei distrutto quella sorta d'incantesimo, il tipo di magia che scopri di avere solo con la persona giusta. Con l'uomo che scuote la tua anima e ti fa dire: "L'ho trovato, è lui."

Rhys continuava a tenermi stretta contro di sé, mentre le sue mani vagavano leggere tra i miei capelli e il suo sesso si esibiva ancora in piccoli fremiti dentro di me.

Era stato intenso, sconvolgente. Con nessuno avevo mai provato nulla di simile. Non ero pronta a separarmi da lui, così seppellii il viso nell'incavo del suo collo, chiusi gli occhi e mi domandai come potessi avere ancora voglia di lui dopo una prestazione come quella.

Rimanemmo abbracciati, in silenzio: sembrava avessimo tutto il tempo del mondo, e il nostro momento d'intimità priva di parole mi sembrò mille volte più bello di quello che avevamo appena fatto.

«Tutto bene?» sussurrò, scostandosi di pochissimo per guardarmi.

Annuii: ero senza voce. L'adrenalina aveva lasciato spazio allo stordimento, mentre il cuore rifiutava di calmarsi. Temevo che non sarebbe mai riuscito a farlo.

Distesa al suo fianco, ogni tanto buttavo l'occhio dalla sua parte: aveva il sorriso incollato alle labbra ed era bellissimo.

Mi crogiolai nelle strane sensazioni che si erano destate dentro di me: momenti che sarebbero rimasti impressi a fuoco nella mia mente, come congelati nel tempo. Stare abbracciata a lui, in silenzio, era uno di questi. Eravamo due amanti che non avevano più bisogno di esprimere a parole quello che volevano dirsi. Ci bastava stare insieme. Senza pentirci di ciò che avevamo fatto.

L'angoscia che il sogno che stavo vivendo andasse in frantumi era troppa, però. Il nostro futuro, purtroppo, era un'incognita imprevedibile.


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