Forbidden trip

By SadieJaneBaldwin3

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[COMPLETA] Ivy Goldblum ha appena perso il lavoro, l'alloggio e il ragazzo. Un duro colpo per lei, l'ennesim... More

Benvenuti!
Protagonisti e Tropes
Trama
1 - Il piacere della solitudine
2 - Il fascino del proibito
3 - Buone intenzioni
4 - Sorpresa!
5 - Agli antipodi
6 - Toglitela dalla testa
7 - La curiosità è donna
8 - Benvenuti a El Nido
9- Non basta un pizzico di fortuna
10 - I pirati esistono
11 - Partenza per l'isola che non c'è
12 - Non tirare troppo la corda
13 - Panico
14 - Tutto è perduto?
15 - Da soli
16 - Frustrazione
17 - Banane a colazione
18 - Non amo solo il colore rosa
19 - Che stai facendo?
20 - Un tuffo nei ricordi
21 - Pochi giorni per conoscersi
22 - Lei è off-limits
23 - Una libidine spaziale
24 - Non ti riconosco più
25 - Beccato!
27 - Potresti essere mia
28 - Mi fai impazzire
29 - Sconsiderato
30 - Trovata!
31 - Pesca allo strascico
32 - La lista
33 - Time out
34 - Una terribile scelta
35 - Non può essere
36 - Vai a farti fottere
37 - Dal paradiso all'inferno
38 - Mi manca...
39 - Il mio incubo peggiore
40 - Tristezza infinita
41 - A volte... ritornano
42 - Ho commesso un errore
43 - La resa dei conti
44 - Ripeti, per favore
Epilogo di Rhys - Un turbinio di emozioni
Epilogo di Ivy - Momento perfetto
Ringraziamenti

26 - Portami in paradiso

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By SadieJaneBaldwin3

Sesto giorno sull'isola

Rhys aveva intenzione di fare rifornimento di derrate alimentari a metà tragitto, su un'isola di cui non ricordavo il nome, ma non ci eravamo mai arrivati, e adesso il cibo cominciava a scarseggiare. La prima a finire era stata la frutta, poi la verdura fresca, e per finire avevamo mangiato tutto quello che aveva una scadenza a breve. Era rimasto solo lo scatolame.

«Non ci è rimasto molto: tre scatole di tonno sott'olio, due di pesche sciroppate e un barattolo di burro di noccioline. Ah, e anche questo vasetto; credo sia marmellata, ma l'etichetta è venuta via e quindi non ne sono sicura.»

Rhys non mi rispose. Fissava il mare attraverso la finestra, chiuso nei suoi drammi esistenziali.

«Rhys?»

«Fa un po' vedere?» disse con tono burbero.

Mi costrinsi a staccare gli occhi dalla dispensa mezza vuota per puntarli su di lui. Mi stava invitando a passargli il vasetto e qualcosa si rimescolò nel mio stomaco.

Ero terribilmente attratta da Rhys. Lo desideravo in un modo folle e sbagliato, proibito e osceno. Non passava notte che ricordassi l'episodio di autoerotismo, o che immaginassi come sarebbe stato avere le sue mani e la sua bocca sul mio corpo. Avrei voluto essere toccata e baciata, ma dopo l'episodio sulla spiaggia, lui si era chiuso in un mutismo risoluto, e aveva ripreso a trattarmi con insolenza. Per lui ero solo una ragazzina disobbediente, una palla al piede, una piantagrane, una mocciosa, come si ostinava a chiamarmi.

Mi dava l'idea di essere un uomo solo e pieno di cicatrici, che cercava di nasconderle dietro barriere fatte d'indifferenza e sarcasmo. Un uomo che non aveva ancora trovato chi potesse capirlo. Avevamo due personalità completamente diverse, non saremmo mai diventati qualcosa di più che amici, lui non lo avrebbe permesso.

Aggirai il tavolo e spinsi il barattolo dalla sua parte.

«Controlliamo subito, sono curioso.» Il tappo si svitò con un clic impercettibile, e solo dopo diversi tentativi. Rhys si portò il barattolo vicino al naso e annusò il contenuto. «L'odore sembra invitante.»

«Che cos'è?» gli chiesi curiosa.

«Tu cosa credi?»

Sparai la mia ipotesi. «Marmellata?»

Mi guardò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma ci ripensò. Mi mostrò il barattolo aperto. Ci infilò un dito dentro, raccolse un po' di composta e me lo portò alle labbra. «Assaggia» mi esortò.

Ormai mi era chiaro che il suo carattere fosse autoritario. Osservai diffidente il suo dito ricoperto di una sostanza violacea e gelatinosa.

«Avanti, mangia, ma non mordere.»

Allungai il collo, aprii la bocca e lasciai che il suo dito ci finisse dentro, prima di stringerlo con le labbra. Subito un sapore dolce e fruttato si sprigionò nella mia bocca. More! La mia preferita. Il profumo di rovi, di frutta succosa scaldata dal sole, m'invase le papille gustative, e mi lasciai scappare un gemito di godurioso compiacimento.

Rhys piegò il braccio, e io mi ritrovai a fare due passi verso di lui per non perdere la presa sul suo dito.

«Buona?»

«Sì.»

«Che sapore ha?»

«Delizioso» mugugnai mentre, a occhi chiusi, mi godevo quel dolce inaspettato.

«Posso assaggiarla anch'io?»

Com'era possibile che il suo tono di voce fosse seducente e imperativo allo stesso tempo? Aprii gli occhi. Lo trovai con il volto pericolosamente vicino al mio, in una palese invasione di spazio, che mi fissava le labbra. Mi scoprii a fare altrettanto.

«Posso?» domandò con tono carezzevole. E pericoloso.

«S-sì» balbettai.

Mi aspettavo che immergesse di nuovo il dito nel barattolo, ma non replicò quel gesto. Proprio no. Senza darmi il tempo di capire cosa stava per fare, piegò il collo in avanti, annullando ogni distanza, e sfiorò le mie labbra con un bacio.

Spalancai gli occhi per quel suo gesto tanto inaspettato quanto audace, che durò il tempo di un battito di ciglia e mi lasciò sorpresa, compiaciuta.

«Come pensavo, dannatamente dolce e profumata oltre ogni aspettativa» sussurrò sulla mia bocca, prima di prenderne di nuovo il possesso, infilare le sue dita tra i miei capelli e attirarmi bruscamente a sé.

Gemetti, mentre la mia testa si inclinava all'indietro.

Fu un bacio lungo, profondo, affamato e pieno di passione, al quale partecipai con impegno... e desiderio, sbalordita dalle sensazioni travolgenti e inebrianti che turbinavano dentro di me. Ero già stata baciata prima, ma mai in quel modo. Rhys non esplorava la mia bocca, lui la reclamava, e cavoli se lo sapeva far bene.

Avrei voluto che non smettesse mai.

La sua lingua saggiava, lambiva, duellava con la mia in un torneo erotico che mi strappava ansiti di desiderio e vampate di calore.

Può farlo?

Sì, che può.

È quello che voglio.

Afferrai le sue braccia per aggrapparmi a qualcosa. Le mie gambe erano diventate, all'improvviso, molli come gelatina e il cuore batteva a mille. Volevo toccarlo, accarezzarlo, scoprire che sensazione si provava a tastare tutti quei muscoli. Serrai le mani prima sulle sue spalle, poi le portai dietro al suo collo, e infilai le dita tra la sua chioma selvaggia. Mi godetti la sensazione di quel contatto, sapendo già che non sarebbe durato. Lo conoscevo: Rhys, da un momento all'altro, sarebbe tornato a comportarsi freddamente con me, mentre io avrei voluto continuare a baciarlo per ore.

Ma non accadde.

Sentii le sue mani abbandonare il mio viso, una finire dietro alla mia nuca, l'altra avvolgere il mio seno, il pollice che disegnava piccoli cerchi concentrici. Mi stava toccando, accarezzando. E poi Rhys si ritrasse strappandomi un gemito che lo fece sorridere.

Sollevai la testa per guardarlo.

Si stava passando la lingua sulle labbra.

«Mi hai baciato» sussurrai ancora incredula, trasognata.

«Se non lo avessi fatto, sarei andato fuori di testa» ringhiò contro la mia bocca, a corto di fiato, prima di far scendere le mani lungo i miei fianchi e attirarmi contro di lui, la sua presa forte a incollarmi ai muscoli del suo corpo. «Non riesco a starti vicino senza desiderarti.» Mi sorprese quando cominciò a strusciarsi su di me, per farmi sentire la turgida prova di quanto non fosse indifferente. «Ecco perché cercavo di starti lontano.»

«Lo volevo anch'io, ma non sapevo come fartelo capire» ammisi, rendendomi conto di aver bisogno dei suoi baci, delle sue carezze, del suo corpo aderente al mio.

Rhys scostò la spallina del mio reggiseno, mi baciò sulla spalla e sussultai per il piacere quando le sue labbra scivolarono su un punto sensibile del collo. «Voglio che tu sappia che non ti forzerei mai» mormorò eccitato, prima di far scorrere le mani dietro le mie cosce, fino alle natiche, guardandomi come se fossi la cosa più bella e preziosa mai vista. Dopodiché mi prese in braccio. «Tieniti al mio collo.» Glielo circondai con le braccia e portai le gambe sui suoi fianchi, rendendo il nostro contatto ancora più intimo. «Voglio sapere se devo fermarmi, Ivy.»

Scherzi? Pensai. Era la cosa peggiore che potesse fare.

Mi baciò sul collo, mentre i nostri respiri si facevano affannosi, e io potevo sentire la sua eccitazione crescere tra di noi. Ovunque mi toccasse mi sembrava di andare a fuoco.

«Dimmelo e ti giuro che smetto» soffiò fuori le parole con tono così disperato che soffocai un gemito.

Ero sul punto di dirgli che poteva fare di me quello che voleva, ma decisi di dimostrarglielo con i fatti. Gli afferrai il volto e lo baciai. Non m'importava più di nulla. Solo il qui e ora. Se poi lui si fosse pentito, mi sarebbe rimasto il ricordo di essere stata amata anche solo per pochi minuti.

«Non basta, esigo una risposta» replicò, staccandosi. Le sue pupille erano dilatate, il suo sguardo turbato. Stava trattenendo il respiro. Tremava. Proprio come me.

«Rhys, baciami ancora.»

La sua espressione si addolcì. Arrivò un altro bacio, ma questa volta sulle labbra. Uno che ebbe il potere di infiammarmi, di generare un'ondata di piacere che si propagò dritta fino al punto che mi pulsava tra le cosce.

«Voglio essere tua.» Lo guardai, e mi persi in quegli occhi profondi come il mare. Volevo essere sua, dimostrargli che potevo amarlo intensamente, a prescindere da chi fosse.

«Era quello che volevo sentirmi dire» decretò, prima di appropriarsi di nuovo della mia bocca. Il bacio diventò languido e la stretta di Rhys più salda.

«Mi fai impazzire» dissi confusa.

«Voglio farti impazzire in molti modi, non sai quanti.»

Ripresi a baciarlo con avidità, con la speranza che non finisse mai.

E invece, improvvisamente, lui mi allontanò. Mi fissò con gli occhi sbarrati prima di dire: «L'hai sentito anche tu?»

Ero talmente persa nelle sensazioni che non compresi subito le sue parole. Lo guardai divertita. «Uno squillo di tromba? O le campane a festa?»

Si scostò e restò in ascolto. «Non lo senti?»

«Ma cosa?»

S'incupì. «Come una specie di forte ronzio.»

«È l'effetto dei miei baci?» Non avevo neanche terminato di dirlo che compresi cos'era stato a distrarre Rhys: il rumore del motore di un aeroplano.

Corremmo di fuori, per scoprire che nel cielo c'era davvero un aereo. Mi tolsi subito la t-shirt e cominciai a sventolarla per attirare l'attenzione su di noi, anche se sapevo che quello ci aveva oltrepassato ed era ormai troppo lontano per vederci.

Rhys, oltre a gridare e a sbracciarsi, sparò anche un razzo di segnalazione. «Lo vedranno» mormorò, con lo sguardo fisso sul cielo. «Non possono non notarlo, cazzo!»

Sperai con tutta me stessa che tornassero indietro. Ma non accadde.

Rimanemmo a fissare l'aereo fino a quando il rumore si fece sempre più debole, e di lui non rimase che un minuscolo puntino. In pochi secondi il vento disperse la striscia di fumo rosso e anche le nostre aspettative. Quando scomparve del tutto, Rhys e io ci guardammo, senza dire una parola, ma tendendo le orecchie per captare altri rumori aerei, rivolgendoci un muto sguardo che rivelava tutta l'amarezza che provavamo. Avevamo perso quella che poteva essere la nostra unica occasione di salvezza.

Alla fine mi sedetti sul ponte e piansi, mentre mi domandavo se saremmo riusciti a cogliere l'occasione se non fossimo stati distratti. Se solo lui non mi avesse baciato, pensai sconvolta.

Forse non lo pensai soltanto, perché quando mi voltai, trovai Rhys a guardarmi scoraggiato. Ebbi la conferma di non averlo solo pensato, quando lui mi disse: «Hai ragione, non avrei dovuto baciarti.»

E quando se ne andò, ebbi la sensazione di averlo perso.

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