Forbidden trip

By SadieJaneBaldwin3

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[COMPLETA] Ivy Goldblum ha appena perso il lavoro, l'alloggio e il ragazzo. Un duro colpo per lei, l'ennesim... More

Benvenuti!
Protagonisti e Tropes
Trama
1 - Il piacere della solitudine
2 - Il fascino del proibito
3 - Buone intenzioni
4 - Sorpresa!
5 - Agli antipodi
6 - Toglitela dalla testa
7 - La curiosità è donna
8 - Benvenuti a El Nido
9- Non basta un pizzico di fortuna
10 - I pirati esistono
11 - Partenza per l'isola che non c'è
12 - Non tirare troppo la corda
13 - Panico
14 - Tutto è perduto?
15 - Da soli
16 - Frustrazione
17 - Banane a colazione
18 - Non amo solo il colore rosa
19 - Che stai facendo?
20 - Un tuffo nei ricordi
21 - Pochi giorni per conoscersi
22 - Lei è off-limits
23 - Una libidine spaziale
24 - Non ti riconosco più
26 - Portami in paradiso
27 - Potresti essere mia
28 - Mi fai impazzire
29 - Sconsiderato
30 - Trovata!
31 - Pesca allo strascico
32 - La lista
33 - Time out
34 - Una terribile scelta
35 - Non può essere
36 - Vai a farti fottere
37 - Dal paradiso all'inferno
38 - Mi manca...
39 - Il mio incubo peggiore
40 - Tristezza infinita
41 - A volte... ritornano
42 - Ho commesso un errore
43 - La resa dei conti
44 - Ripeti, per favore
Epilogo di Rhys - Un turbinio di emozioni
Epilogo di Ivy - Momento perfetto
Ringraziamenti

25 - Beccato!

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By SadieJaneBaldwin3

«Cos'è che speravi di vedere?» Amavo metterla in soggezione. Mi dava un brivido di potere.

«Cosa?» Si voltò verso di me, sbatté le ciglia e il suo sorriso scomparve, presa alla sprovvista. D'altronde le ero arrivato alle spalle come una furia.

«Prima, nascosta dietro a una palma come una scimmietta curiosa» la ammonii. «È stato di tuo gradimento lo spettacolo?»

Un breve lampo di sgomento attraversò i suoi occhi. «Non so di che parli.»

«Sapevo che eri lì» ammisi, il fiato ancora corto per la nuotata, il godimento successivo e la recente camminata per raggiungerla.

Tentò una timida reazione. «Ti sbagli, sono sempre stata qui. Forse ti sei confuso con un uccello.»

«Uno bello grande» la derisi, fissandole gli zigomi che avevano cambiato colore. «Perché mentirmi? Non sei in grado di ammettere la verità?»

La scrutai con attenzione, affamato proprio come un lupo che punta la sua preda prima di cibarsene. Il suo imbarazzo era palese e il suo sguardo, ora sfuggente, si posava su tutto tranne che su di me. «Non sta bene spiare le persone. Non avevi meglio da fare?»

Ivy sobbalzò, ma si sforzò di nascondere l'attrazione intensa che provava per me. «Come facevi a sapere che ti stavo guardando?»

Non risposi alla sua domanda. «La prossima volta...»

«Non ci sarà una prossima volta» mormorò, facendo una smorfia.

Distolsi subito lo sguardo dalle sue labbra arricciate, o avrei rischiato di perdere il controllo e di commettere una follia. Sarebbe stata l'ennesima, e avevo già diversi motivi per farmi perdonare. C'erano donne che avrebbero soddisfatto il mio appetito sessuale, mi bastava riuscire a tornare da loro.

«Eccome se ci sarà, io continuerò a farlo, ma senza spettatori curiosi dei fatti privati altrui.»

Le mie parole la fecero sobbalzare e mi venne l'idea che fosse più pura di quanto volesse far intendere. No, impossibile, aveva ventidue anni, sarebbe stato quasi un miracolo che nessuno avesse ancora colto il suo fiore. Riuscii a nascondere l'irritazione che quel pensiero mi suscitò.

«Non ti spierò più, lo prometto» dichiarò con tono sconfitto, e una traccia di pentimento comparve sul suo viso.

«Ottimo, era quello che volevo sentirti dire.» Non credetti neanche alle mie parole, e mi assalì la voglia di stringerla tra le braccia e cancellare quella smorfia di rammarico a furia di baci.

Piccola, sarà meglio per te sparire dalla mia vista se non vuoi che finisca male. Ora!

Ivy sospirò, forse di sollievo, si voltò e mosse qualche passo sulla sabbia, ma poi tornò a girarsi dalla mia parte e sollevò i suoi grandi occhi sul mio volto. «Se sapevi che ero lì, perché non ti sei fermato?»

Bella domanda. Me la ero posta pure io e, di preciso, non conoscevo la risposta. Sapevo solo che, mentre continuavo a darmi piacere, in testa avevo ancora il ricordo di quando l'avevo raggiunta alle spalle, presa per i fianchi e intrappolata tra le mie braccia. Ricordavo che, mentre lei trasaliva e cercava di sottrarsi alla mia presa, la mia guancia si era posata sulla sua e mi ero inebriato del suo profumo. Ed era stato allora che mi ero accorto che, per sbaglio, cinque delle mie dita erano finite a sfiorare qualcosa che non avrebbero dovuto. Ebbene, quella morbida rotondità, che mi aveva riempito un palmo, me lo aveva fatto venire duro come la pietra, e il gemito che lei aveva lanciato, qualcosa a metà tra lo sgomento e il desiderio, aveva rischiato di farmi perdere il controllo e di dare sfogo alla mia passione.

Avevo compreso che sarebbe stato difficile resisterle. Dannazione, era inutile che m'illudessi, sapevo che non sarei riuscito a mantenere le promesse che mi ero fatto.

«Perché me ne sono reso conto solo alla fine, quando te ne sei andata, ma se ti eccita il rischio, ti accontento subito.»

La raggiunsi.

Lei scosse il capo, come se non credesse a ciò che avevo detto. Non ci credevo nemmeno io, mi sentivo ancora una specie di maniaco a essermela premuta addosso. Se fosse venuto a saperlo mio fratello, sarebbe scoppiato un putiferio.

«E smettila di fissarmi lì.» Era un ordine, non una richiesta.

Sussultò, e sollevò la testa di scatto, sgranando gli occhi e riportandoli ad altezza del mio viso. Fulminandomi con lo sguardo, si affrettò a chiarire: «Non lo stavo facendo.»

Trattenne il respiro quando fummo l'uno di fronte all'altra.

«Ma sentila, spiona e bugiarda, bella accoppiata. D'altronde, tutti abbiamo qualche vizio.»

Ne prese atto, portandosi le mani ai fianchi.

Ne approfittai per spingerla indietro contro una palma, poggiare i palmi sul tronco e intrappolarla tra le mie braccia, assaporando l'idea di fare qualcosa di stupido.

«Mentre tu sei un... sei un...» mormorò avvicinandosi al mio orecchio. Ero certo che stesse pensando se darmi una rispostaccia o mordersi la lingua. Per quanto mi riguardava, volevo solo che mi guardasse negli occhi e capisse con chi aveva a che fare.

«Cosa? Che sarei?» le chiesi avvicinando le mie labbra alle sue fin quasi a sfiorarle. Ero a un soffio dal baciarla. Solo il pensiero di farlo mi strappò un gemito involontario. Prima di commettere quell'errore, mi allontanai, facendo due passi indietro.

Ivy allargò le braccia, i palmi in su, e solo allora notai i segni rossi sulla sua pelle. «Te li ho fatti io, quelli?» indagai.

S'irrigidì. «No, sì...» esitò. «Forse» mugugnò infine.

«Mi dispiace, non volevo» confessai.

Che coglione che ero! Un pazzo e un violento, un uomo pieno di rabbia, ecco in cosa mi stavo trasformando. No, ragionai, lo ero sempre stato. Ed era un bene se non l'avessi toccata di nuovo. Anzi, avrei dovuto non toccarla per niente. Lei era proibita e io non potevo rischiare di avere un'erezione ogni volta che la sfioravo.

«Non mi hai fatto male, stai tranquillo, è solo che io ho la pelle delicata e tu hai un po' troppa forza» mi avvisò, rifilandomi un'occhiata eloquente.

Incassai la frecciatina e tirai un sospiro di sollievo. Poi accantonai i miei pensieri e tornai a guardarla. Si stava mordendo un labbro. Cristo se era bella. Sarebbe stato difficile mantenere i miei buoni propositi. Mi allontanai di altri due passi.

Sospirai. «Forza, riprendi il discorso di prima, spiegati.»

Ci pensò su qualche secondo prima di sbottare: «Continui a guardarmi e a spogliarmi con lo sguardo, ti diverti a vedermi in difficoltà, sei diventato lunatico, non vuoi che giri in bikini, mentre tu non ti fai problemi a farti vedere mentre ti trastulli, io proprio non ti capisco.»

Scrollai le spalle e lo stronzo che c'era in me prese di nuovo il sopravvento. «Avresti preferito proporti in sostituzione della mia mano?» Le parole mi erano uscite dalla bocca incontrollabili. Ma quant'ero idiota!

Questa volta, oltre agli occhi, anche la sua bocca si aprì a formare un'O perfetta. Una bocca che m'implorava di baciarla. E Dio solo sapeva quanto avrei voluto farlo. Ci mancava solo che lo facessi. Altri due passi indietro. La prudenza non era mai troppa.

Sono attratto da lei, cazzo. La desidero in un modo folle e sbagliato, proibito. Desidero assaggiare la sua bocca, accarezzare la sua pelle, perdermi dentro di lei.

«Il colpo che hai preso alla testa deve essere stato davvero forte, perché non sei più tu, fai cose assurde e dalla tua bocca escono solo cazzate.»

Distolsi lo sguardo con un altro sospiro. Non mi sarei accontentato di un bacio. Io avrei voluto molto di più. Che situazione del cazzo! Lo sapevo che ero sbagliato. Lei mi faceva la ramanzina e io pensavo solo a come l'avrei fatta godere.

«Darsi piacere non è assurdo. Come pensi che abbia resistito per mesi, in mare, senza una donna?»

Aggrottò la fronte. «Oddio, mai avrei immaginato di affrontare quest'argomento con te.» Tremava, eppure restava a discutere con me, invece di fuggire.

«Hai troppi tabù, ragazza mia» le annunciai con brutalità.

Era piccola, in fin dei conti, disinvolta ma ancora una mocciosa. E io non ero mai stato una persona che cercava una donna a tutti i costi, rammentai. Negli ultimi anni, difatti, era stato molto meglio senza. Le donne erano pericolose, portavano solo guai e io, da persona ferita, avevo imparato a salvaguardare il mio cuore. Ma Ivy non è tutte le altre, mi dissi. Lei è una rottura di palle che ti manderà fuori di testa se non la assaggi.

Strinse le braccia al busto, mentre la luce del tramonto le incendiava i capelli. «Non sono la tua ragazza» mormorò.

«No, è vero» le concessi. «Ma non disprezzeresti un po' di attenzioni da parte mia, ammettilo.»

«Non da te, mai da te» replicò con convinzione, dopo essersi lasciata sfuggire un gemito sommesso di protesta.

Chiara e concisa. Non me ne frega niente di te, era quello che intendeva. Era la risposta che cercavo ma che non volevo, e faceva male da morire. Era stata tagliente come una lama ed era riuscita a tranciare di netto tutte le mie aspettative.

«Solo il tempo ci dirà se le tue parole sono vere.» Il tempo, però, poteva anche peggiorare le cose, pensai.

Alla mia occhiata scettica, lei sollevò gli occhi al cielo. «Sei uno stronzo... zio.»

Okay, ci teneva a ristabilire il confine parentale.

«Non mi venire a dire che non lo sapevi, che mio fratello non ti aveva messo in guardia da me, la pecora nera della famiglia. E smettila di chiamarmi zio, non lo sono per davvero» le dissi bruscamente, prima di allontanarmi da lei.

«Come non lo sei?» sentii che domandava, ma non mi presi la briga di tornare indietro per spiegarglielo. Avevo bisogno di fare quattro passi per schiarirmi le idee, impresa che ritenevo difficile.

Troppo scosso per stare con lei, raggiunsi un punto lontano della spiaggia, mi sedetti su un tronco di palma ricurvo e rivolsi lo sguardo all'orizzonte. Il sole stava tramontando, e dei lampi saettavano in lontananza, ma il temporale era lontano. Il silenzio era perfetto, quello che cercavo, interrotto solo dal rumore della risacca e dal suono dei miei pensieri.

Ivy mi confondeva.

La odiavo quando mi chiamava zio.

Vibravo di eccitazione quando pronunciava il mio nome.

Come avrei dovuto comportarmi con lei?

La sorprendevo spesso a fissarmi incantata. Ma poi mi respingeva, quasi volesse fuggire dai sentimenti che, ero sicuro, cominciava a provare anche lei. I dubbi mi perseguitavano. Il mio corpo la voleva intensamente, ma la ragione andava in tutt'altra direzione, e mi rammentava di non commettere sciocchezze. C'era solo un modo per resistere, dovevo ignorarla. Ma sarebbe stata dura quando pensavo solo a fottermela in ogni posizione. C'era qualcosa tra noi che andava oltre l'attrazione e che rischiava di farmi perdere il controllo.

Rimasi a lungo a osservare il sole che spariva all'orizzonte, e poi lo scudo argenteo della luna che si rifletteva sulla distesa d'acqua, in attesa di una stella cadente, o di una risposta che non si palesava.

Chi venne a trovarmi, fu invece una creatura marina. La tartaruga uscì dall'acqua e, con il suo incedere lento, arrivò a pochi passi da me, dove cominciò a scavare una buca sulla sabbia. Mi trattenni dal chiamare Ivy; se lo avessi fatto, ero certo che l'avrei spaventata, e quella se ne sarebbe andata senza portare a termine il compito per il quale si trovava lì.

La osservai deporre le uova, coprirle con la sabbia, poi allontanarsi con lentezza fino a quando non scomparve nel mare.

Poi m'incamminai anch'io, seguendo le sue orme fino al bagnasciuga e a quel punto, invece di puntare all'acqua, svoltai a sinistra, per tornare al Siete Pecados.

Mentre camminavo, mi scoprii commosso per aver avuto la fortuna di assistere a quell'avvenimento, e sentii la mia pena alleggerirsi un po'.

Un attimo prima di salire sul ponte, avvistai una scia luminosa solcare il cielo. Espressi un desiderio: chiesi che Ivy fosse sempre felice. Mi bastava solo quello.



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