The Promise 2

Galing kay heavnsqueen

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Volume 2 (sequel The Promise) "Together but alone." A causa di una promessa, Diamond One si trova obbligata a... Higit pa

Introduzione
❤️‍🩹A voi❤️‍🩹
Prologo
Eros 1
Diamond 1
Eros 2
Eros 2 (parte 2)
Diamond 2
Eros 3
Eros 3 (parte 2)
Diamond 3
Diamond 3 (parte 2)
Diamond 4
Diamond 4 (parte 2)
Eros 4
Diamond 5
Diamond 5 (parte 2)
Eros 5
Eros 5 (parte 2)
Diamond 6
Diamond 6 (parte 2)
Eros 6
Diamond 7
Diamond 7 (parte 2)
Diamond 8
Eros 7
Eros 8
Diamond 9
Eros 9
Diamond 10
Eros 10
Diamond 11
Diamond 12
Eros 12
Diamond 13
Eros 13
Diamond 14
Eros 14
Eros 15
Diamond 15
Eros 16
Eros 16 (parte 2)
Diamond 16
Diamond 16 (parte 2)
Eros 17
Diamond 17
Diamond 17 (parte 2)
Eros 18
Diamond 18
Eros 19
Diamond 19
Eros 20
Eros 21
Diamond 20
Ringraziamenti
The Promise 3

Eros 11

825 34 12
Galing kay heavnsqueen

Esistono caramelle che richiedono più impegno per essere aperte e altre che si aprono facilmente. Spetta a noi decidere su quali vale la pena concentrare le nostre energie.
Eros Knight

La polizia continuò a bussare e alla fine, Roman obbedì al mio ordine aprendo. Senza esitazione, confessammo la verità, collaborando con loro.

Che si chiami Victoria, Sveva o anche Shakespeara a me non importa. È una ragazza testarda, ma non ha ancora imparato una lezione importante: io sono più testardo di lei e di altre mille sue copie.

Mi porse l'acqua e mi sfidò con la sua sfrontatezza, credendo che avrei ceduto alle sue parole, al suo corpo o al suo atteggiamento ribelle. Rifiutò la mia offerta di tornare in Brasile, ignara del fatto che avrei fatto di tutto per vederla umiliata di fronte a me, implorare di tornare con me.

Dicemmo alla polizia tutto ciò che realmente accadde: come ci parlò non appena entrò in casa e come salì a farsi una doccia. Non trascurammo alcun dettaglio, tranne uno: la sua fuga. Non menzionammo la sua assenza nella casa; anzi, più volte ribadimmo che era ancora al piano di sopra a farsi una doccia.

D'altra parte, la polizia ci aiutò molto più di quanto noi facemmo con loro. Ci informarono che Victoria era ufficialmente considerata una dei testimoni di un omicidio e che erano venuti solamente per avvisarla che tra due giorni avrebbe dovuto testimoniare davanti al giudice.

Non trovarono alcuna pistola come pensava Sveva, anzi, non chiesero neanche di rimanere ad aspettarla ma chiesero a noi di riferirle il messaggio. La signorina è fuggita come un omicida per nulla.

<Chiama uno dei Tabe e scopri chi è morto, come è morto e dove.> ordinai. Senza esitare, Roman prese in mano il telefono e compose il numero di uno dei più importanti Tabe.

Diede una dettagliata descrizione fisica di Sveva e, in pochi minuti, il Tabe riuscì a penetrare nel sistema informatico della polizia, ottenendo tutti i dettagli del caso e inviandoceli immediatamente.

Scoprimmo il motivo per cui Sveva era considerata una dei testimoni e, soprattutto, identificammo il luogo dell'omicidio. Era un locale ben noto a me, che mai avrei immaginato che una ragazza come Victoria potesse frequentare.

Ci avviammo verso il locale in questione. Approfittai del viaggio per scrivere a Brayan, assicurandomi che la mia piccola Helianthus stesse bene.

Eros:
Diamond è con te? Ha mangiato?

Brayan:
Tutto sotto controllo Emi, ha mangiato una fetta di torta di cioccolato e poi è andata a farsi una doccia. Ora siamo fuori in giardino😊

Eros:
Hai controllato i gradi dell'acqua?

Brayan:
Sì, non erano alti, una normale doccia tiepida. Tranquillo Emi, è con me🥰

Eros:
Appunto...

Scrissi anche alla mia ninfetta per assicurarmi che non avesse ricominciato a bere. Mi rispose immediatamente mandandomi una foto di sé stessa immersa nella vasca da bagno.

Roman si fermò poco distante dal locale, scegliendo una posizione che ci consentisse di controllare l'entrata senza destare sospetti. A notte fonda, come ben ricordavo, il locale iniziò a riempirsi lentamente.

Scendemmo anche noi dalla macchina e ci avviammo verso l'entrata.

Uno dei peggiori night club di tutta Nottingham. Qui si compra e, se vieni comprata, diventi sua per tutta la notte senza la possibilità di negarti, a meno che non venga detta la parola di sicurezza.

Fu Ivan a mostrarmi questo locale e lo frequentai per diversi mesi. Qui, ho esplorato ogni mia fantasia senza timore di giudizio. In questo luogo, il silenzio è d'obbligo. Una volta concluso l'atto: nessuno parla, altrimenti si rischia la vita.

Vige una sola regola: i soldi.

È come partecipare a un'asta, si puntano diverse somme di denaro e chi offre la somma più alta, vince. Acquista il diritto di possesso per la notte.

Non c'è distinzione di genere qui, tutti sono in vendita e tutti possono comprare. Ogni "dipendente" si mostra attraverso il canto, la danza o qualsiasi altra pratica che lo renda desiderabile agli occhi degli acquirenti.

Tutto avviene con il consenso esplicito di tutte le parti coinvolte. Nessuno è obbligato a partecipare, chi entra nel locale e chi vi lavora è consapevole dei rischi e delle dinamiche in gioco, accettandoli volontariamente.

Entrammo nel locale, all'inizio sembrava un semplice ristorante. Tuttavia, oltrepassato un lungo corridoio, seguiva l'entrata segreta, nascosta dietro una libreria. Una volta varcata, ci trovammo in una stanza con le pareti completamente blu e la musica che gradualmente si faceva sempre più alta.

Giunti alla fine del corridoio, la musica raggiunse il massimo volume e la sala era colma di uomini e donne di ogni tipo: dai ricchi avvocati e imprenditori agli spacciatori e mafiosi. Era un misto di persone provenienti da mondi diversi, alcuni considerati "puliti" e altri "sporchi", sebbene in questo locale definirei tutti loro "sporchi".

I camerieri giravano con bicchieri di alcolici completamente nudi, consentendo a chiunque lo desiderasse di toccarli e sfiorarli, senza possibilità di rifiuto o reazione brusca da parte loro.

Entrammo nella sala accanto, la sala da ballo. Quattro pali erano posizionati strategicamente e diverse persone guardavano i ballerini e le ballerine che si esibivano attorno ad essi, anche loro completamente nudi. Mostrando quello per cui queste persone avrebbero scommesso il loro denaro.

Notai Roman fermarsi a osservare una donna castana che stringeva il palo e si arrampicava su di esso. Sorrisi e mi avvicinai. <Desideri scommettere?> chiesi. <Ma ti avviso, le donne come lei sono molto care.> lo vidi abbassare gli occhi e superarmi, dirigendosi verso l'altra sala. Scossi la testa ridendo e lo seguii.

In questa sala, il sesso libero attraverso il bondage era la pratica predominante. I dipendenti venivano legati in modi estremi e offrivano i loro servizi gratuitamente, rimanendo completamente alla mercé di chiunque volesse divertirsi.

Diedi una spinta a Roman, che era rimasto incantato a guardare un uomo legato dalla testa ai piedi con delle cinture. <Se ti fermi sempre a guardare, non riusciremo mai ad uscire di qui. Ricordati che la figlia di Peter è la nostra priorità.>

Evitammo le prossime sale e lo condussi nella mia preferita, la più estrema del locale, riservata solo a coloro che cercavano di superare ogni limite. Arrivammo davanti alla porta e ci fecero la solita domanda: <Master o sottomesso?>

Roman mi guardò confuso, quindi lo superai dirigendomi verso la guardia della sala. <Master.> affermai, e lui prese la vernice blu con il dito, macchiandomi la guancia, prima di chiedermi di togliere la camicia. Roman rispose come me e anche lui venne macchiato con la vernice blu e invitato a restare a petto nudo.

Ci aprirono la porta ed entrammo. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente prima di varcare la soglia, quella stessa che anni prima attraversavo quasi ogni giorno. Mai avrei immaginato di trovarmi in questo locale non per piacere personale, ma per comprendere in che guaio si era messa la figlia del mio nemico defunto.

Dopo aver attraversato la soglia, riaprii gli occhi. Tutto era esattamente come lo ricordavo: luci rosse come il sangue si alternavano a luci bianche, inondando la sala. Donne e uomini nudi si muovevano a quattro zampe, con vassoi sulla schiena, servendo alcolici ai vari clienti. Altri ballavano, mentre alcuni erano legati al tavolo con braccia e gambe, completamente a disposizione dei clienti impazienti che si scambiavano continuamente.

La caratteristica che accomunava tutti erano i colori sulla guancia: il blu identificava il "Master", colui che domina e decide durante l'atto. Il rosso, invece, indicava il "sottomesso", colui che deve solamente obbedire.

In questa sala, le regole del locale subivano una sottile trasformazione: non solo i dipendenti erano in vendita, ma anche i clienti potevano prenotarsi tra di loro.

Tutto avveniva su base volontaria. Non c'era alcun obbligo e chiunque cercasse di costringere qualcun altro veniva sottoposto a una tortura pubblica, servendo da esempio per gli altri.

Vige il rispetto al di sopra di ogni altra cosa, e nessuno osa infrangere questa regola.

<Qui non c'è.> affermò Roman, voltandosi nella mia direzione. <Verrà. Lei vuole osare, e questa è la sala perfetta per farlo.> risposi, osservando gli altri clienti: uomini a petto nudo e donne senza reggiseno.

Mi avvicinai al cameriere e presi un bicchierino superalcolico dal vassoio sulla sua schiena, bevendolo d'un sorso. <Che cos'è?> chiese Roman, prendendone uno anche lui. <Reggi i superalcolici? Se la risposta è sì, bevilo. Se è no, rimettilo al suo posto.> gli dissi, prima di superarlo e dirigermi verso uno dei tavoli di fronte al palco. Era lo stesso palco su cui alcuni anni prima si esibivano gli artisti della categoria che più amavo: i cantanti. Donne e uomini che, arrampicandosi su una corda e ballando su di essa, utilizzavano la propria voce per mostrarsi sexy e attirare l'attenzione di tutti nella sala.

<A Nottingham ci sono molti dei nostri, come fanno a non riconoscerti?> mi voltai verso di lui. <Conoscono il mio nome, non il mio volto.> risposi con calma.

Un altro cameriere passò vicino a noi gattonando e io presi un altro bicchierino, bevendolo d'un sorso. <Guarda verso il palco. Se è ancora come l'ho lasciato, lo spettacolo ti sorprenderà.> dissi, prima di essere interrotto da una donna che si sedette sulle mie gambe.

La guardai per un attimo: occhi verdi, capelli biondi e una carnagione chiarissima. Dal suo viso, presumo avesse al massimo 16 anni. Sulla sua guancia c'era una macchia di vernice rossa, il che significava che era una sottomessa.

Non parlò, ma agì. Iniziò a sfiorarmi il viso, continuando sul collo e avvicinandosi al mio tatuaggio. Le strinsi il polso fermandola prima che potesse toccarlo. <Non sei troppo giovane per questo locale?> chiesi, continuando a guardarla negli occhi e obbligandomi a non abbassare lo sguardo sul seno nudo davanti a me.

Lei scosse la testa. <A chi importa?> sussurrò con un sorriso. <Anzi, sono le più giovani ad attrarre. O sbaglio?> affermò, sciogliendo la mia presa e iniziando a giocare con i miei capelli.

<I tuoi genitori?>

<Morti.> sussurrò, avvicinandosi al mio orecchio e tracciandolo con la lingua. Strinsi i suoi capelli, tirandoli per allontanarla da me. <Vai a scuola almeno?> domandai e lei scosse la testa. <Qual è il tuo nome?> chiesi, sciogliendo la presa sui suoi capelli. <Violet.> rispose prima di alzarsi da sopra di me. Le presi la mano, fermandola. <Aspetta> la tirai facendola risedere su di me. <Qual è il tuo prezzo?> domandai, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

<Quello che mi dai va bene.> rispose Violet.

<Da quanto lavori qui?> domandai.

<Un anno.> rispose lei.

Un anno? Una giovane come lei si presta a fantasie così estreme da così tanto tempo?

<Non hai mai pensato di cercare un altro lavoro?>

Lei alzò gli occhi al cielo, chiaramente seccata. <Vuoi fare sesso? Andiamo in camera. Altrimenti, smettila di farmi perdere tempo con le tue stupide domande.> disse, avvicinandosi al mio collo e inspirando il mio profumo.

Aspettai che si fosse allontanata dal mio collo prima di continuare. <Vuoi essere pagata? Smettila di avvicinarti a me e rispondi. Come hai scoperto questo locale?>

Mi guardò per un attimo con un'aria pensierosa, poi si alzò, evidentemente irritata. La tirai nuovamente facendola risedere su di me. <Non sto scherzando, ragazzina. Rispondi.> dissi con serietà, sentendomi improvvisamente nervoso di fronte a tutta questa situazione.

Io stesso ero molto giovane quando mi sono avvicinato per la prima volta a questo tipo di locali, ma non ero mai stato un sottomesso. Sono sempre stato un dominatore e so cosa accade ai sottomessi. Non durano a lungo, vengono umiliati e massacrati. Qui si pratica un livello estremamente alto di erotismo, e chi non ha la capacità di sopportarlo potrebbe rischiare persino la vita.

<Anche io non sto scherzando. Se non mi lasci andare, riunirò tutti e dirò che hai infranto il rispetto.>

Sorrisi alla sua affermazione. Devo ammettere che è una mossa furba da parte sua. Chiunque infranga il rispetto viene pubblicamente torturato.

Mi avvicinai al suo orecchio. <Conosci Eros Knight?> sussurrai, guardando Roman davanti a me, che rimase in silenzio ad osservare.

La guardai negli occhi e il suo viso impallidì, annuendo appena. <Perché chiedi di lui?> domandò con voce tremante.

Le sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <Io sono Eros Knight. Io sono il König. E il mio è un ordine. Rispondi alla mia domanda. Come hai scoperto questo locale?> affermai con serietà, consapevole che nessuno avrebbe mai osato usare il mio nome, e che quindi non avrebbe dubitato neanche per un istante delle mie parole.

La vidi deglutire a vuoto e abbassare gli occhi per un attimo. <Io ed alcuni miei amici compravamo droga da uno spacciatore. Ci siamo indebitati e quando non abbiamo potuto pagare, ci ha condotto qui e ci ha obbligato a...> inspirò profondamente, guardando pensierosa le persone nella sala. <Praticamente prostituirci. Tutti i nostri guadagni vanno a lui. E finché non salderemo il debito, saremo costretti a continuare a lavorare> concluse con voce flebile e gli occhi lucidi.

<Violet, guardami.> le dissi, mentre alzava gli occhi verdi sui miei. <Quanti anni hai?> domandai e lei rispose quasi sussurrando. <17> affermò.

<A 17 anni sei già dipendente dalla droga?>

Lei abbassò nuovamente lo sguardo, con le guance arrossate e in evidente imbarazzo. <È l'unico modo che ho trovato per vivere...> disse a bassa voce.

<Che cosa hai vissuto per trovarti in questa situazione?>

<Non ne voglio parlare...> alzò lo sguardo su di me. <Per favore, König. Vorrei alzarmi, devo finire il mio lavoro o oggi non verrò pagata> disse con tono di supplica.

Guardai Roman, che la stava osservando pensieroso, poi riportai lo sguardo su di lei. <A 17 anni dovresti essere a scuola, circondata dagli altri ragazzi della tua età, divertendoti e studiando per costruire il tuo futuro.> affermai, facendola alzare da sopra le mie gambe. Presi il portafoglio e le diedi tutti i contanti che avevo con me. Lei li strinse quasi incredula. <Da oggi il tuo lavoro è finito. Pagherò io il tuo debito. Roman> lo chiamai e lui si avvicinò. <Porta lei e i suoi amici a casa mia. Dai loro da mangiare e nuovi vestiti.> ordinai, rivolgendo nuovamente lo sguardo alla ragazzina davanti a me. <Vai a metterti una maglietta e cancella questa vernice dalla tua guancia. Lui è Roman, starà con voi finché non vi raggiungerò. Indicagli il nome dello spacciatore in modo che possa rintracciarlo.>

Si avvicinò improvvisamente e mi abbracciò in lacrime. <Grazie> sussurrò. Io non la toccai, non potevo, non con lei nuda. Dopo che si allontanò, la guardai negli occhi. <Promettimi che sfrutterai al massimo questa occasione e che costruirai il tuo futuro lontano dal mondo della droga, Violet.>

<Lo prometto.> disse, sorridendo mentre continuava a piangere. Ricambiai il sorriso.

<E Victoria?> domandò Roman, ricordandomi quella piccola psicopatica. <Aspetterò ancora qualche minuto, prima o poi qualcuno nominerà qualche Sveva.> risposi, tornando a sedermi.

<Intendi Sveva la cantante?> affermò la ragazzina mentre si asciugava le lacrime. <Tra poco dovrebbe esibirsi, non manca molto. Di solito lei esce a metà serata.>

La guardai per un istante. <La conosci? Che cosa fa?>

<È una cantante, sottomessa. In molti scommettono su di lei. È praticamente la cantante più richiesta qui. È capace di soddisfare ogni desiderio, anche con più di una persona nella stessa notte.>

<Vai ora, Violet. Vestiti e chiama i tuoi amici.> dissi facendo cenno a Roman di accompagnarla. Lui eseguì, seguendola.

Mi sistemai comodamente sulla sedia, in attesa dell'arrivo della mia cantante. Trascorse circa un'ora durante la quale due uomini si esibirono sul palco, entrambi acquistati a buon prezzo e condotti in una delle stanze nella sala accanto.

Finalmente giunse il turno di Victoria. Salì sul palco indossando solamente delle mutandine di pizzo nere e un reggiseno che copriva appena i capezzoli. Si sedette di fronte al pianoforte e la maggior parte dei presenti si voltò per guardarla.

Con i capelli mossi di un rosa tenue scivolanti sulla schiena e un trucco particolarmente marcato, Victoria iniziò la melodia con delle note delicate. Suonò il pianoforte per circa un minuto prima di unire alla melodia delle note la sua voce.

Una voce dolce che si fuse perfettamente con il suono del pianoforte. Rimasi ad osservarla per tutta la durata della sua esibizione. A metà della canzone, si alzò dal pianoforte e si avvicinò a una delle corde appese al soffitto.

La strinse, sollevandosi su di essa, e mostrando il suo corpo per intero mentre "ballava" con la corda e cantava.

Quando terminò la sua esibizione, rimase in piedi al centro del palco, mostrando tutto il suo corpo in tutta la sua bellezza.

Le scommesse ebbero inizio con cifre notevoli, partendo da 2.500$. In breve tempo, salirono fino a raggiungere i 7.000$ grazie a una serie di rapidi aumenti.

Dopo alcuni minuti di scommesse, durante il countdown "3, 2...", mi alzai e dissi la mia cifra: 55.000$, prima che finisse di contare. Tutti si voltarono nella mia direzione, mentre colui che stava per vincere rilanciò con una cifra ancora più alta: 60.000$.

Sorrisi di fronte a quella situazione, mentre Victoria non distoglieva lo sguardo da me. <200.000$> dichiarai, aspettando un ulteriore rilancio, ma nessuno parlò. Il countdown riprese: <3, 2, 1, venduta!> annunciò. Sveva scese dal palco e si avvicinò a me, porgendomi la sua mano, che io strinsi senza esitazione.

Mi guidò fino al tavolo dei pagamenti, dove pagai la somma dovuta. Poi la seguii dentro una delle stanze nella sala accanto.

Varcai la soglia della stanza, illuminata da una lampada bianca, con un letto al centro e vari strumenti sessuali disposti su un tavolo accanto a una poltrona.

Mi avvicinai alla poltrona e mi sedetti. Esaminai il suo corpo attentamente, fermandomi sul viso. <Pulisci il viso. Non mi piace tutto quel trucco.> ordinai, estraendo un fazzoletto dalla tasca e lasciandolo cadere ai miei piedi. <Gattona fin qui e prendilo con la bocca.> aggiunsi con serietà, rilassandomi sulla poltrona.

Lei inspirò profondamente, con un'espressione di odio sul viso. Dopo qualche istante, si abbassò e obbedì al mio comando, gattonando fino ai miei piedi. Afferrò il fazzoletto con la bocca e alzò lo sguardo verso di me mentre lo stringeva. Mi appoggiai sui gomiti e mi avvicinai a lei. <Riempilo di saliva e pulisciti quel rossetto da troia.> ordinai, e lei eseguì senza ribattere.

Victoria è una sottomessa, la vernice rossa sulla guancia ne era la testimone. L'ho comprata, lei ha scelto di seguirmi volontariamente, e nel locale è ben chiaro il regolamento a cui tutti devono attenersi.

Rimase inginocchiata ai miei piedi, rimuovendo il rossetto con il fazzoletto umido bagnato dalla sua saliva. <La parola di sicurezza?> domandò, guardandomi dal basso.

<Nessuna parola di sicurezza. Non ho intenzione di fare sesso con te.> affermai, notando lo stupore nel suo sguardo mentre fissava il mio volto.

<Perché mi hai comprato?> chiese, gettando il fazzoletto a terra mentre si alzava. <Per avvertirti. La polizia ha trovato la tua pistola, ti sta cercando.> mentii, mantenendo lo sguardo serio e incrociando i suoi occhi azzurri.

<Quindi, mi stai dicendo che hai speso 200.000$ per riferirmi qualcosa che sapevo già?> domandò, posizionandosi alle mie spalle e accarezzandomi le braccia. <Mi stai dicendo...> si avvicinò al mio orecchio <...che non vuoi possedermi come un tempo?> sussurrò, facendomi sentire il calore del suo respiro sul collo.

<Esatto.> risposi, stringendo la sua mano sul mio braccio e tirandola leggermente per guardare dritto nei suoi occhi. <Ti sto dicendo che ti rifiuto. 200.000$ sono una cifra nulla per me.>

Victoria alternò lo sguardo tra i miei occhi e le mie labbra. <Chi?> chiese, rialzandosi e posizionandosi davanti a me. <Chi è stato in grado di sottometterti?> si sedette a cavalcioni su di me, circondando il mio viso con le mani. <Chi è stato in grado di sottomettere un Master del tuo livello?>

Sorrisi senza rispondere, pensando alla mia Helianthus. <Isabel?> chiese, a pochi centimetri dalle mie labbra. <No, impossibile. C'è qualcun'altra nella tua vita, qualcuna che è riuscita a domare una manticora come te.>

<Te lo ricordi?> chiesi, stupito che si fosse ricordata un dettaglio così specifico come l'animale mitologico inciso sulla maniglia del mio ufficio presso la clinica Lux.

La clinica Lux ha sempre associato a ciascun dipendente o paziente un animale mitologico, allo scopo di farli sentire a casa e appartenenti a un luogo. Ogni animale e la sua storia rappresentavano, in un certo senso, la storia di ogni persona.

Fu Charles a scegliere di associarmi alla manticora, richiedendo che il suo simbolo venisse inciso sulla maniglia del mio ufficio alla clinica Lux. Quando gli chiesi il motivo di questa scelta, mi spiegò che mi vedeva come una manticora per la mia determinazione e la mia forza che richiamavano l'immagine di questo animale selvaggio e potente, così come il carisma e il fascino che riflettevano il mistero e l'attrazione di questa creatura.

Mi spiegò che mi vedeva come una figura ambigua, capace di esercitare un'influenza sia positiva che negativa sulle persone che mi circondavano, proprio come la dualità della natura della manticora, considerata sia una bestia selvaggia che una creatura affascinante.

<Certo, come mi ricordo che detesti essere dominato, eppure ora mi stai concedendo di stare sopra di te.> disse Victoria, iniziando a dondolarsi leggermente mentre mi guardava.

<A causa mia tuo padre è morto. La tua fazione è sotto il mio completo controllo. Ho distrutto la tua vita. E non provo alcun rimorso.> sussurrai ogni parola, fissandola negli occhi.

<Lo so, tu non provi mai rimorso per nulla. E a me non importa. Il mio unico desiderio è farti stare bene...> mormorò con voce sensuale, tentando di baciarmi. La respinsi, alzandomi dalla poltrona.

<Sei sorda, per caso? Ti ho appena detto che non mi pento di aver distrutto la tua vita.>

<Isabel non ti merita, e nemmeno questa nuova donna nella tua vita. Tu meriti il meglio, ed è per questo che esisto...> affermò avanzando verso di me e cercando di toccare il tatuaggio sopra la mia ferita. La fermai stringendole il polso, e lei scoppiò a ridere.

<Nessun gioco di ruolo. Non ho pagato per averti, non mi interessi come io non interesso a te.> dissi, lasciandole il polso mentre continuava a ridere. <Puoi fare la puttana quanto vuoi, ma la polizia ti sta cercando. Quindi, scegli, Victoria: il carcere o il Brasile.>

Sveva smise di ridere e si tolse il reggiseno, lasciandolo cadere al suolo. Non abbassai lo sguardo, conoscevo molto bene le sue tattiche manipolatorie. <È vero, non mi interessi più. Odio la tua anima, il tuo cuore e la tua voce. Non sono più Victoria, non sono più quella ragazzina indifesa che manipolavi a tuo piacimento. Ora sono Sveva, e questa donna non si piega davanti a nessuno, neanche al König.>

<Anima, cuore e voce.> sorrisi a queste parole. <Corpo, potere e mente?>

Fece un passo in avanti, sollevando il mento per fissarmi negli occhi. <Non mentirò, quelli mi attraggono ancora oggi. Voglio usarti, Eros, toccare questo corpo che tanto bramo, ma tu me lo stai impedendo.>

<Ho causato la morte di Peter.> ribadii, cercando di suscitare una reazione di fronte a una verità del genere.

Alzò le spalle con indifferenza. <Hai causato, ma non sei stato tu. Mi hanno detto che è stato un certo Ivan Ghellen. Dovrò solo trovarlo e vendicare mio padre.>

<Le parole di Luke sono arrivate fin a qui?> chiesi, sorpreso all'idea che la menzogna di quel traditore potesse tornarmi così utile.

Luke affermò che fu Ivan a uccidere Peter durante uno scontro, e tutta la fazione gli credette su parola. Così, Ivan divenne Alpha senza alcuno sforzo.

<Ivan è morto, l'ho ucciso.> affermai, e un sorriso si disegnò sul suo volto. <Perché? Volevi vendicare mio padre?> domandò ironicamente, guardandomi con un sorrisetto. <No, avevo un conto in sospeso con lui.>

<Eros, hai fatto credere a tutti che fossi morta, mi hai allontanato dalla mia famiglia facendomi trasferire in un posto del genere, ma non hai ucciso papà, anche se avresti potuto farlo. Per questo ti perdono.> affermò con serietà.

Mi perdona? Non pensavo sarebbe stato così facile.

<Dimenticherai tutti gli anni della tua vita che ti ho fatto perdere, solo perché l'ho risparmiato?>

<Per uno che ha sempre inseguito la vendetta, potrebbe sembrare una sciocchezza, ma per me non lo è. Hai risparmiato la vita a papà, anche se era un tuo nemico, e per questo hai il mio perdono. Non ti amo e non ti odio, Eros. Per me sei semplicemente indifferente.> affermò scompigliandosi i capelli e colpendosi sulle cosce per farle arrossire, così quando uscirà da qui, tutti penseranno che abbiamo concluso l'atto.

<Perfetto. Ti libererò dall'accusa della polizia, tornerai con me in Brasile e ti mostrerai a tutti.>

<Va bene, ma a una condizione: voglio la fazione di mio padre.> affermò, e io non potei trattenere una risata sincera. <Io sono il König, non l'Alpha. Se vuoi quella fazione, dovrai guadagnartela come tutti gli altri. Non sarò certo io a insegnarti le regole.>

<Non saranno mai d'accordo a essere guidati da una donna. Ma con il tuo sostegno, mi accetteranno in nome tuo.>

<Vuoi comandare sotto il mio nome? E io cosa ci guadagno?>

<Il tuo obiettivo è ripulire la tua immagine dall'accusa dell'omicidio di una giovane innocente. È per questo che vuoi che io torni con te.>

<Esatto, non lo nego.>

<E questo sarà il tuo guadagno: la fazione dell'Alpha e del König in pace dopo secoli.>

Si diede dei colpi sul viso finché le guance non arrossarono, strinse il seno lasciando le impronte delle dita sulla sua pelle sensibile. <Lo ammetto, desidero tornare in Brasile più di ogni altra cosa. Se accetti, entrambi vinceremo.> concluse, voltandosi e dirigendosi verso l'uscita della stanza.

La presi per il braccio, facendola fermare. <Se desideri tornare in Brasile, fallo. Se non lo desideri, allora non farlo. Ma non giocherò con due fazioni per una come te. Una mia parola è sufficiente per farti tornare viva in quel paese. Ma un'altra è sufficiente per confinarti qui, costringendoti a una vita di prostituzione.> lasciai il suo braccio, mi avvicinai a una bottiglia d'acqua e ne versai un po' in un bicchiere. <Fai attenzione a non giocare troppo col fuoco, Victoria. Non vorrei che accadesse come in passato.> affermai, posando il bicchiere contenente l'acqua sul palmo della sua mano, proprio come lei aveva fatto con me.

Victoria lo guardò per un istante e io la superai dirigendomi verso la porta. <Ti odio.> la sentii affermare alle mie spalle, poi un bicchiere di vetro si frantumò contro la parete vicino a me. <Ti odio con tutta me stessa!> urlò. Io aprii la porta e uscii.

Le ho offerto la possibilità di ricominciare, così ho cercato di rimediare al torto che le ho causato. Ma non la pregherò di seguirmi, è una sua scelta. Io le ho messo in mano le carte migliori, ora spetta a lei decidere se giocarle per migliorarsi o sottrarsi e rimanere dov'è.

Victoria o Sveva, potrai cambiare nome, ma resterai sempre una donna dall'apparenza forte, ma fragile dentro.

Ipagpatuloy ang Pagbabasa

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