Mexican Standoff

Par Petite_Poissonne

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Draco credeva che dopo la caduta del Signore Oscuro e l'ignominia di cui si era macchiata la sua famiglia, av... Plus

1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 1
1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 2
2. Partenze e Inizi
3. Il canto dei bambini in guerra - Parte 1
4. Il canto dei bambini in guerra - Parte 2
6. Un'ombra tra luce e oscurità
7. Un passo alla volta
8. La Ragazza che è Sopravvissuta
9. Disincanto Patronus
10. Malfoy Manor
11. Come soldati giocattolo
12. Sono solo parole
13. Non sono solo parole
14. Mattone dopo mattone
15. Esasperante Cameratismo Grifondoro
16. Qualcosa di rosso, Qualcosa di bello, Qualcosa di sbagliato
17. Un pensiero fisso
18. Legge di Murphy
19. L'imprevedibilità dei viaggi
20. Di bene in...?
21. La Ragazza d'Oro-Nero
22. Il Battesimo
23. Intersezioni
24. Il loro posto
25. Un gioco da pazzi
26. La distanza tra credere e sapere
27. Bugie e verità
28. Per lei
29. Per lui
30. Corsi e ricorsi storici - Parte 1
31. Corsi e ricorsi storici (Tutto per loro) - Parte 2
AVVISO!
32. Gelosie - Parte 1
33. Gelosie - Parte 2
34. Scelte - Parte 1
34. Scelte - Parte 2
35. Azione e reazione
36. Incubo senza controllo
37. Domande e risposte
38. Affinità elettive
39. Tempo mutevole
40. Il Calendario dell'Avvento di Draco Malfoy - Parte 1

5. Non si toccano gli appunti di Hermione Granger

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Par Petite_Poissonne


Nell'arco di quella mattina era stata tentata di schiantarlo. Due volte.

La prima, Malfoy l'aveva ignorata mentre lo richiamava alla fine della lezione di Aritmanzia quando gli voleva mostrare le pergamene fitte di appunti del sesto anno, la seconda volta, invece, era riuscita a sbarrargli la via d'uscita dell'aula d'Incantesimi e lui, pur di levarsela di mezzo le aveva strappato di mano le pergamene, se l'era infilate nella sacca e l'aveva scansata con una tale agilità da non sfiorarla nemmeno con i vestiti e perciò si era ritrovata a osservarlo percorrere il lungo corridoio del terzo piano.

Stava per sfilarsi la bacchetta dalla tasca nascosta del mantello e lo stava per schiantare alle spalle, ma alla fine strinse i pugni e sibilò tra i denti per la frustrazione.

Hermione lo sapeva che non sarebbe stato collaborativo, anche Narcissa Malfoy l'aveva previsto, ma per quell'animo che la portava anche a credere che le persone avrebbero potuto sorprenderla – checché ne dicesse la matrona di casa Malfoy – suo malgrado si era illusa.

A quel punto, c'era da chiedersi come sarebbe riuscita a persuadere il figlio; lei non aveva intenzione di rincorrerlo per tutto il castello.

Almeno aveva gli appunti, sempre che non avesse deciso di gettarli via alla prima occasione. C'è chi avrebbe pagato sacchi di galeoni d'oro per averli. Quello sì, che sarebbe stato un buon motivo per schiantarlo.

Con sospetto e un'indignazione crescente, raggiunse il corridoio dove era sparito scansando gruppi di studenti e appena svoltò l'angolo, fu investita da un'esplosione di coriandoli bruciacchiati che generò gridolini spaventati. Si sorresse al muro per contrastare l'onda d'urto, la bacchetta era già sfoderata in risposta a un riflesso involontario, figlio della guerra, e si guardò intorno per individuare quell'infida serpe.

«Hermione, stai bene?» riconobbe la voce di Ginny in mezzo a quel trambusto mentre correva verso di lei seguita da Luna. «Stavamo andando alla lezione di Incantesimi e abbiamo visto l'esplosione.»

«Dove si è cacciato?» chiese guardando alle loro spalle, ma non individuò nessuna testa bionda.

«Chi è stato?»

«Malfoy» sputò tra i denti mentre si raddrizzava e ripuliva il mantello dalla cenere. Quando scostò un pezzetto bruciacchiato di pergamena dalla spalla, riconobbe la sua fitta calligrafia e soffocò il grido disumano che le stava risalendo per la gola. «I miei appunti!»

«È davvero stupido da parte sua attirare così l'attenzione. Lo sa che non la passerebbe liscia se mette a rischio gli studenti con questi scherzetti» disse Ginny guardandosi anche lei intorno con cipiglio stizzito.

Alcuni ragazzi ripresero il cammino verso le loro lezioni, altri si avvicinarono per capire cosa fosse successo. A quel punto Hermione fu travolta dalla realizzazione che se qualcun altro avesse scoperto cosa aveva combinato Malfoy, probabilmente avrebbe rischiato l'espulsione. Tuttavia si ripromise che sarebbe dovuto passare prima davanti alla sua bacchetta se quelle voci fossero arrivate alle orecchie della preside. Non poteva fallire al primo giorno.

No, non l'avrebbe passata liscia.

Perciò rimise in riga il campanello di studenti e lanciò un Gratta e Netta per ripulire quel macello prima che potesse sopraggiungere anche Gazza.

«Non preoccuparti, Ginny. Andate anche voi in classe» disse recuperando in parte un atteggiamento meno battagliero, sebbene dalla punta della bacchetta scintillassero piccoli bagliori di magia soffocata.

«Se ti dà ancora problemi, digli che un esercito di Gorgosprizzi non vede l'ora di invadergli le mutande» Luna le sorrise da sopra la spalla, prima di prendere a braccetto Ginny e trascinarla verso l'aula d'Incantesimi.

Quella sera a cena, Hermione piantonava la Sala d'Ingresso aspettando l'arrivo di Malfoy. Sapeva che non era ancora salito perché aveva rinunciato ai ripassi delle lezioni per il giorno dopo e stava aspettando da un'ora come un guardiano alle porte della Sala Grande.

Aveva pensato ad almeno dieci incantesimi diversi per immobilizzarlo appena sarebbe sopraggiunto dal corridoio che portava alla scala dei sotterranei e, ancora, aveva valutato l'idea di schiantarlo, ma aveva soppresso quel pensiero, nonostante bruciasse per lo smacco di quella mattina.

Era paziente, una qualità che la distingueva a dispetto del temperamento Grifondoro, ma non era certa fino a che punto poteva spingerla. Certamente distruggere gli accurati appunti che ci aveva impiegato una settimana per scrivere, aveva messo alla prova qualsiasi buono proposito che si era promessa il giorno prima, ma fallire in quella che era diventata una sua personale sfida e missione, non era nei programmi.

La tentazione di lanciargli la maledizione Imperio l'aveva sfiorata per una manciata di secondi, ma il gelo che era sopraggiunto all'idea di utilizzare la magia oscura, le aveva fatto rabbrividire la pelle dietro la nuca.

Perciò poteva servirsi solo della sua intelligenza e della smisurata pazienza di cui era padrona.

Attese un'altra mezz'ora quando finalmente spuntò la testa bionda di Malfoy dietro l'alta figura di Zabini che sorreggeva per il gomito Nott. Atteggiò la migliore delle sue espressioni – bocca dritta e fronte aggrottata – e s'incamminò verso il gruppetto a passo di marcia. Quando si arrestò davanti a loro, non le sfuggì come Zabini fece un passo verso Nott, come per schermarlo, ma dedicò loro appena uno sguardo, la sua attenzione si catalizzò interamente sul ghigno sprezzante di Malfoy.

«Dobbiamo parlare» si piazzò i pugni sui fianchi.

«Io non nulla da dirti» fece spallucce. Fece un paio di passi allineandosi affianco a Zabini e guardò il compagno arcuando un sopracciglio. «Tu hai qualcosa da dirle, Blaise?»

«Assolutamente nulla, tranne che ho molta fame.»

«Ho sentito da un gruppo del quarto anno che stasera c'è anche il pasticcio di rognone candito.»

«Sul serio?» lo guardo di Zabini si illuminò. «Nemmeno gli elfi di mia madre sanno farlo buono come lo fanno qui. Ora che mi viene in mente, mamma mi ha chiesto di dirti se puoi domandare alla signora Narcissa di mandarle uno dei vostri elfi alla tenuta di campagna. Deve dare una festa e vuole fare bella figura.»

«Certamente, glielo riferisco domani» concorda Malfoy con un cenno ossequioso del mento.

Hermione fece roteare gli occhi, seccata, e si ritrovò a guardare Theodore Nott fissare i due compagni con lo sguardo vuoto e annacquato prima di dirigerlo su di lei per un battito di ciglia e spostarlo sui gradini della scalinata.

Sembrava esausto, o terribilmente annoiato, e come la sera prima la pelle del viso e del collo appariva traslucida sotto la luce delle torce per quanto fosse pallido. Ma quegli occhi. Aveva qualcosa nello sguardo che la rendeva inquieta. Non sembrava nemmeno essere davvero lì, immerso in qualche altro scenario nella sua mente.

A disagio spostò la sua attenzione sugli altri due che continuavano a sorridersi per il loro siparietto. Tuttavia non si fece scalfire.

«Voi due potete andare» disse rivolta a Zabini prima di guardare Malfoy. «Tu no.»

«Anche se sei Caposcuola, non puoi comandarci a bacchetta» Malfoy assottigliò lo sguardo su di lei. «E io non rispondo ai tuoi ordini» fece per sorpassarla ma lei gli sbarrò la strada.

«Oh, non mi aspetto che starai a sentire me, ma di sicuro tua madre avrebbe qualcosa da dire in proposito» consapevole di averlo in pugno, gli porse con soddisfazione una delle due lettere che aveva ricevuto quella mattina a colazione.

Gentile signorina Granger,

vorrei innanzitutto ringraziarla per la disponibilità che ha dimostrato nell'aver accettato questo incarico. Come le ho già garantito settimane addietro, avrà la mia totale considerazione per i suoi progetti extra-curricolari, oltre al sostegno per qualsiasi carriera voglia intraprendere dopo i M.A.G.O.. Il nome della mia famiglia ha ancora il suo peso qui in Gran Bretagna e sto lavorando affinché venga mantenuto, anche in previsione del debutto di mio figlio.

Se mai avesse problemi nel riuscire a soddisfare i suoi intenti, la autorizzo a tentare qualsiasi espediente affinché Draco accetti questa collaborazione. Se dovesse mostrare alcuna rimostranza nei suoi confronti, le chiedo di presentargli la lettera allegata.

Grazie per la comprensione,

Narcissa Malfoy

Fu sorpresa quando il giovane barbagianni le aveva piazzato il pacchetto nel piatto quella mattina, ancora di più quando lesse il timbro del mittente, così gli aveva dato un pezzo di salatino e lui se ne era andato sbattendo velocemente le ali. Per un attimo le era sembrato che le avesse fatto un buffetto sulla testa sfiorandola con le piume, in segno di riconoscenza. Perciò aveva sciolto il nastro argentato che legava due lettere e si stranì ancora di più quando su una trovò il suo nome e sull'altra quella di Malfoy.

Draco accennò un'occhiata verso Blaise che strinse appena le labbra, ma alla fine s'incamminò verso le porte della Sala Grande trascinando Nott con sé, il passo malfermo.

«Che cos'ha Nott?» gli chiese seguendoli con lo sguardo prima che sparissero.

«Non sono affari che ti riguardano» disse lui strappandole la lettera dalle mani e distrusse il sigillo con ferocia.

Non sapeva cosa ci fosse scritto nella lettera destinata a Malfoy, ma dallo sguardo vacuo che slittava di riga in riga, immaginò che non fossero parole affettuose. Forse una strillettera sarebbe sembrata una carezza rispetto a quello che stava leggendo.

Inverosimile, Draco Malfoy arrossì e stringendo i denti accartocciò la lettera nel pugno destro. La guardò con sdegno, ma a parte i muscoli delle guance che guizzavano sopra la mascella, non si mosse.

«Molto bene» disse lei stringendo gli occhi. «Potresti quasi piacermi, quando diventi così collaborativo.»

Lo sguardo argentato di Malfoy si assottigliò e la mascella fece un movimento circolare, come se stesse assaporando una maledizione tra la lingua e il palato.

«Che cosa vuoi, Granger?»

«Stabilire dei turni. Non ho intenzione di rincorrerti per tutta la scuola, come ho fatto oggi. Ho molte cose da fare senza che mi debba preoccupare anche di te. Ho degli orari ben scanditi, ma a parte la sera dopo la riunione con i prefetti, ho solo poche ore a disposizione nel pomeriggio. Nel fine settimana sono più flessibile. Mi serve la lista delle materie che segui, tranne per quelle obbligatorie che frequentiamo entrambi. Ah, e anche l'orario delle tue lezioni, così vedo quanto coincidono con le mie. Non ammetto ritardi, pretendo serietà e ogni dieci giorni ti preparerò una sorta di test valutativo per stabilire l'andamento del tuo progresso. Non farmi perdere tempo, Malfoy e io non lo farò perdere a te.»

«Altro?»

«In effetti sì: non azzardarti mai più a distruggere i miei appunti.»

L'espressione di Malfoy si addolcì alzando le sopracciglia, serafico. «Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.»

Hermione assottigliò lo sguardo su di lui. «Attento, Malfoy. Poco più di un anno fa sono morte delle persone in quel corridoio. Se non per me, abbi almeno rispetto per loro. Non pulirò più i tuoi casini se continui con queste stronzate.»

Malfoy deviò l'attenzione oltre la sua testa e s'infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Era rigido, ma almeno l'atteggiamento pareva meno esacerbato del solito.

«A che ora domani?»

«Se sei libero possiamo vederci alle cinque in biblioteca. Fammi avere l'orario delle tue lezioni» si accontentò di un cenno del mento e s'incamminò verso la Sala Grande con l'andatura di una nobildonna.

Era stanca e terribilmente affamata, aveva dormito poco e male e sin dalla mattina quella giornata le aveva risucchiato molte energie, principalmente mentali, ma almeno era terminata con quella specie di successo.

Non voleva giocarsi la carta-Narcissa già al primo colpo, ma dall'atteggiamento di Malfoy aveva capito che forse solo la madre sarebbe stata capace di irretirlo. Si chiese cosa gli avesse scritto da farlo arretrare con tanta prontezza e chissà perché sapeva che Hermione avrebbe avuto bisogno della sua lettera.

«Eccoti qui, finalmente» disse Ginny facendole spazio tra lei e Neville. «Credevo saresti rimasta lì fuori per tutta la notte.»

«Dovevo risolvere una faccenda» mormorò cercando il pasticcio di rognone in mezzo ai vassoi di roastbeef e patate novelle. Trovò una pirofila di spezzatino di cervo e piselli. Uh, c'erano anche le carote saltate al burro di timo!

Si mise una generosa porzione nel piatto e fece lievitare accanto a sé il pasticcio sottraendolo dalle mani di Dean tre posti più in là che le fece un'occhiataccia. Non se ne curò molto, siccome si era già servito con un'abbondante fetta.

«C'entra Malfoy che ti sta letteralmente fulminando dall'altra parte della Sala?» chiese Neville dando di gomito.

«Non ho intenzione di farmi rovinare la cena da quel Serpeverde» dissimulò nonchalance addentando una rondella di carota. «Com'è andato il primo giorno?» chiese rivolta a Ginny.

«Oh, la Barker è magica!» le si illuminarono gli occhi e il sorriso, mettendo in risalto le lentiggini che le ricoprivano le guance e il naso. «Avete già avuto lezione con lei, voi del settimo?»

«Ehm...»

«No, non ancora. Domani conosceremo sia lei che la nuova docente di Trasfigurazione» Hermione non riuscì a evitare di arricciare il naso.

«Oh, non fare quella faccia» la rimbeccò Ginny. «Non è la Mcgranitt, ma anche lei sa il fatto suo. Luna ha scoperto che insegnava durante il mandato di Phineas Black quando Silente era ancora uno studente.»

«Eh-ehm...»

Hermione si limitò a mangiucchiare il pasticcio lanciando delle brevi occhiate all'anziana professoressa. Fin quando non avrebbe mostrato il suo valore, neppure Godrick Grifondoro sarebbe riuscita a farle cambiare idea, sebbene ce l'avesse ancora con la preside per come l'aveva trattata la sera prima.

«Ginny, dopo ci sei per una partita a gobbiglie?» chiese Seamus vicino a Calì di fronte a loro. «Con Dean, Neville e Calì stiamo organizzando un torneo nella sala comune, dopo cena.»

«Capo... ehm...»

«Mi dispiace, tra due settimane ci sono i provini per la squadra di quidditch, infatti volevo chiederti una mano per creare il percorso di allenamento.»

Una manina arpionò il mantello dalla spalla di Hermione, richiamando la sua attenzione. «Capo-ehm, Caposcula Grang-er?» un ragazzino, uno studente del primo o secondo anno di Serpeverde, emise uno squittio appena la ragazza si voltò che la fece sorridere, ma lui si allontanò di un paio di passi a ritroso guardando con molto interesse le insenature della pietra sul pavimento.

«Sì, dimmi.»

Il ragazzino sussultò e fece un altro passo indietro.

«Ehi, è successo qualcosa? Guardami.»

Lui scosse violentemente la testa e lo vide impallidire, ma allungò un foglio di pergamena verso di lei con la mano che tremava senza controllo.

Sospettosa, Hermione prese la pergamena che le porgeva ma fissava con preoccupazione l'espressione terrorizzata dello studente.

«Sei di Serpeverde, giusto?»

Lui annuì appena, diventando quasi giallo. «Ti prego, non pietrificarmi.»

«Scusa?»

«No-non pietrificar-mi

«Qui nessuno ha intenzione di pietrificarti» disse Hermione scavalcando la panca ma rimanendo seduta. «Come ti chiami?»

«Je-Jeremy. Bole» saettò lo sguardo verso i suoi compagni, ma non guardò Hermione al di sopra del collo.

«Jeremy, di cosa hai paura? Che cosa è successo?»

«Se-sei una gorgone. Una volta, anche un mio prozio è stato pie-pietrificato da una gorgone.»

Neville fece un suono strozzato.

«Io cosa?» spalancò gli occhi e aprì la pergamena che le era stata consegnata. Era l'orario delle lezioni di Malfoy.

Si voltò di scatto guardando verso il tavolo Serpeverde e trovò immediatamente la persona che cercava fissarla dall'altra parte della Sala. Appena i loro sguardi si incrociarono, lui le rivolse un occhiolino di sfida.

Dannato Malfoy. Per la terza volta in una giornata pregustò la sensazione dello Stupeficium attraversarle il braccio destro fino alle punte delle dita. Si limitò a fargli un gestaccio.

Ritornò sul povero Jeremy. «Senti, qualsiasi cosa ti abbiano detto su di me, non è vera» si alzò dalla panca e fece un passo verso di lui, ma prima che potesse posargli una mano sulla spalla, lui lanciò un urlo terrorizzato e schizzò via fino alle porte come un bolide.

A quel punto Neville e qualcun altro nelle vicinanze che aveva assistito, scoppiò a ridere generando ulteriori istinti di vendetta nello stomaco della ragazza.

«Scusa, Hermione. Non rido per te» si giustificò Neville sussultando sul posto quando si sedette di nuovo accanto a lui. Lo guardò negli occhi un istante prima che lui abbandonasse l'espressione divertita e trovasse il succo di zucca nella sua coppa molto più interessante.

Gliel'avrebbe pagata. Malfoy non poteva rimanere impunito, non per due volte nella stessa giornata.

Dopo qualche minuto, Seamus riprese parola: «Hermione, tu ci sei per il torneo?»

«No, ragazzi, mi dispiace. Ho la riunione dei prefetti dopo cena e poi ho da ripassare alcuni esercizi che ho accantonato oggi.»

Il giorno dopo a colazione, Hermione stava aggiungendo con soddisfazione la panna acida nel suo porridge al miele quando in lontananza si sentì un feroce battito di ali avvicinarsi alla Sala Grande. Uno a uno, almeno una cinquantina tra gufi e civette planarono dalle finestre o entrarono dalle porte e uno a uno sganciarono il proprio carico come fossero aerei di rifornimento babbano sulla testa di Draco Malfoy, che venne immediatamente sommerso da una montagna di pergamene.

Appena la testa bionda riuscì a emergere in mezzo a quella baraonda, acciuffò una delle tante pergamene e la aprì per leggerne il contenuto, ma questa insieme a tutte quelle che erano in contatto con la sua pelle si sdoppiarono a intermittenza fino a sommergerlo di nuovo.

«Che sta succedendo lì?» chiese Ginny lanciando un'occhiata consapevole verso l'amica.

«Oh, giusto un paio di copie di appunti che dovrà studiare per i prossimi due mesi» e imboccò un cucchiaio di porridge masticando beata.





Ehilà! Eccoci con un nuovo capitolo. La nostra Hermione non le manda a dire, e come biasimarla, se qualcuno manomettesse i miei appunti o le mie cose in generale, si meriterebbe certamente una maledizione senza perdono.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie per aver letto e valutato la mia storia finora.

Bisous

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