Paura del buio (Red Moon Saga...

Af Elle_Jenny

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Toby ha paura. Ha paura di sé stesso, delle persone che lo circondano che potrebbero ferirlo, in tutti i sen... Mere

Introduzione di Toby
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Epilogo

Capitolo 17

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Af Elle_Jenny

"Clark, ti posso chiedere una cosa?" domandò il veterinario a Toby.

Il ragazzino era disteso sotto di lui mentre Thomas si divertiva a mordicchiargli il collo.

Erano nudi, sotto le coperte nel suo letto, ma si erano limitati a quell'amplesso frenetico e desiderato sotto la doccia ed era stato perfetto così.

Thomas era sia sorpreso che orgoglioso di sé stesso perché i sensi di colpa dopo l'orgasmo non erano ancora giunti e se doveva ringraziare qualcuno non era nemmeno sé stesso, ma proprio quel ragazzino sboccato e con l'animo di un porcospino.

"Non chiedermi di accompagnarti domani mattina in chiesa perché potrei incenerirmi sul colpo come un vampiro solo mettendoci un dito dentro," rispose, gemendo un attimo dopo quando Thomas gli prese tra le labbra il lobo destro dell'orecchio.

"A dire il vero, volevo solo chiederti se prima di andare a pranzare ti andasse di venire con me a portare a passeggio Stella e Rosemary," gli propose il veterinario.

Solitamente, ogni domenica portava i suoi cani a passeggiare e gli sarebbe piaciuto se Toby lo avesse accompagnato.

Si stava sbilanciando tantissimo con lui e la paura di cadere nel burrone c'era ancora; però, stava cercando di ignorarla e di mandarla a farsi benedire, provando a mantenersi in equilibrio.

Avvertì le dita sottili di Toby intrecciarsi dietro la sua nuca e lo costrinse poi a raddrizzare il capo per guardarlo negli occhi.

Toby Clark era davvero il ragazzo più bello che il veterinario avesse mai visto; l'unico difetto del suo viso era quella cicatrice sul sopracciglio destro che ormai sapevano tutti come se la fosse procurata.

"Quando si tratta di portare a passeggio Stella e Rosemary non devi mai chiedere il mio consenso perché, in questo caso, ti dirò sempre di sì."

Thomas sorrise di lato e gli scostò i ricci ancora un po' umidi dalla fronte. "E se ti chiedessi di fare qualcosa che riguarda me personalmente?"

Toby inarcò il sopracciglio con la cicatrice e sogghignò, furbo. "In quel caso, dovrei pensarci sù."

"Stronzetto."

Toby sbatté le lunghe ciglia da gatto. "Non mi hai detto nulla di nuovo."

Thomas sbuffò una risata, poi fece calare le labbra su quelle di Toby per dargli un altro bacio. Quando si separò da lui, vide le guance del ragazzino leggermente arrossate.

Bellissimo.

Le loro erezioni premevano l'una contro l'altra, semi erette, ma Thomas tentò di ignorarle perchè quella volta avrebbe fatto le cose per bene, senza affrettare nulla e impegnandosi al massimo per non far fuggire nuovamente il ragazzino. Non voleva ardere quel piccolo pezzo di prato che era riuscito a non bruciare attorno a lui.

Poi, quando Toby gli sbadigliò letteralmente in faccia, facendogli vedere anche l'ugola e un paio di otturazioni, Thomas si rese conto che si era fatto davvero tardi.

Gli tirò uno schiaffo leggero contro un fianco, togliendosi da sopra il suo corpo magro. "Forza, stronzetto, meglio se adesso proviamo a dormire. Posso abbracciarti o rischio che tu mi morda le mani?"

Toby si mise su un fianco e si accucciò sotto le coperte, bofonchiando: "Tu provaci, non ti assicuro niente. A tuo rischio e pericolo, Parker."

Thomas volle rischiare, nonostante la possibilità di ritrovarsi il mattino seguente con le mani mozzate.

Circondò quei fianchi troppo magri con un braccio e si strinse quel corpo sonnolente contro il petto, addormentandosi poco dopo con un sorriso felice sulle labbra.


Il corpo di Thomas era immerso nella migliore delle sue esperienze oniriche.

Aveva un ricciolino demoniaco tra le gambe che stava spargendo polvere di stelle sulla sua erezione con la bocca e non aveva alcuna intenzione di svegliarsi da quel sogno perché quella situazione lussuriosa doveva essere per forza frutto della sua immaginazione mista al desiderio di avere Toby nel suo letto.

"Certo che hai il sonno bello pesante, Parker. Mi hanno detto di essere bravo con la lingua e che farei eccitare anche un morto," sentì dire dalla voce suadente di Toby.

La voce del ragazzino giunse alle orecchie di Thomas come il miglior canto di una sirena, ma qualcosa in quello che aveva detto gli fece accendere un interruttore in quel suo cervello ovattato e, gemendo sonoramente, si svegliò, rendendosi conto dopo qualche attimo trascorso a diradare la nebbia dai suoi occhi che tra le gambe e intento a giocare con la sua erezione c'era davvero Toby.

"Ma buongiorno, fiorellino. Anzi, fiorellone. Qualcuno qui, invece, è sveglio già da un po'."

"Chi cazzo ti ha detto che sei bravo con la lingua?" borbottò Thomas con voce rauca.

Il sogghigno di Toby si fece più sottile e gli occhi castani gli scintillarono di malizia. "Ogni ragazzo con cui sono stato a letto, Parker. Spero che mi farai anche tu una buona recensione su TripAdvisor," replicò prima di ritornare a spolverare il suo membro in tiro con la polvere di stelle.

"Sei un demone, cazzo!" esclamò il veterinario.

La vista di Toby tra le sue gambe era un qualcosa che la sua mente ancora annebbiata dal sonno interrotto non era in grado di gestire.

Tentò sul serio di resistere di più, di godere di più di quella sensazione meravigliosa di cui lui stesso si era privato nel corso degli anni, ma non ce la fece.

Si ritrovò a gemere rumorosamente come mai gli era capitato nella vita e a boccheggiare in cerca di ossigeno.

"Mi... hai..." ansimò senza riuscire a terminare ciò che aveva da dire, anzi, se lo dimenticò anche perché i suoi neuroni non riuscivano più a fare attrito tra di loro.

Toby in un attimo gli si mise a cavalcioni e l'unico neurone che era riuscito a svegliarsi dalla catalessi gli inviò un segnale, dicendogli di alzare le mani e di piazzarle sulle natiche del ragazzino.

"Spompato?" ipotizzò Toby, cercando di terminare ciò che aveva provato a dire un attimo prima il veterinario. "Ne avevi un bel po', Parker," continuò a dire, pulendosi sensualmente un angolo delle labbra rosse.

Thomas gemette nuovamente, conficcando la nuca nel cuscino e alzando il capo verso il soffitto della sua camera. "Lucifero ti vorrebbe al suo fianco come braccio destro, Clark."

"Sarebbe un onore per me," replicò, sghignazzando.

Thomas sbuffò, rimanendo a fissare il soffitto di casa sua che divenne improvvisamente particolarmente interessante.

"Non te ne stai pentendo, vero? Perché sono ancora in tempo a staccartelo dal corpo e sarebbe un vero peccato."

Percepì i palmi di Toby posarsi ai lati del suo viso, spostò lo sguardo su di lui e lo trovò ad osservarlo con fin troppa serietà.

Quello sguardo gli provocò un tuffo al centro del petto perché capì che il ragazzino aveva paura di essere di nuovo rifiutato e stava per attivare la modalità difesa.

Beh, cazzo, non se ne parla proprio a lasciarlo andare, pensò il veterinario.

"Ogni appendice rimarrà attaccata al suo posto, ragazzino, perché non mi sto pentendo proprio di niente. Anzi, sono contento di averti qui. Sul serio," gli rispose, sperando che il ragazzino lo credesse.

"Bene," asserì sinteticamente. Balzò in un attimo fuori dal letto e, senza avere un minimo di pudore o avvertire un minimo di vergogna, nudo e sexy da morire, iniziò a raccattare i suoi vestiti in giro per la stanza di Thomas.

"Alzati, stronzo. Ho preparato la colazione, poi devo tornare a casa a cambiarmi e a controllare che al canile sia tutto okay. Successivamente, possiamo fare tutto quello che avevi in programma. Vediamo un po' se per oggi riusciamo a non litigare."

Thomas si alzò lentamente da letto e si beò del lungo sguardo di apprezzamento che gli dedicò il ragazzino. "Hai preparato la colazione nudo?" gli domandò, il suo cervello era riuscito a soffermarsi solo su quel particolare.

Toby fece spallucce. "È bello girare nudi per casa. Da me non posso farlo quindi ne ho approfittato."

Thomas andò verso il suo armadio e velocemente si infilò dei boxer puliti, un pantalone della tuta e una felpa, lanciandone poi un'altra tra le braccia di Toby che l'afferrò e, senza fare storie questa volta, l'indossò.

"Almeno hai avuto il pensiero di accendere i riscaldamenti," replicò Thomas.

"Mi sarei gelato le chiappe, altrimenti. Ho dato anche un po' di crocchette a Stella e Rosemary, ora stanno mangiando e se ho fatto male non me ne frega niente."

Thomas alzò gli occhi al cielo. "Mi sarei meravigliato se avessi avuto la premura di chiedere un mio permesso," rispose. Poi si diresse verso la cucina dove sul bancone campeggiava, gloriosa, una torre di pancakes con sciroppo d'acero e granella di noccioline.

"Ti sei impegnato, Clark," affermò.

Toby si appollaiò su uno sgabello e si mise subito a trangugiare voracemente i pancakes che lui stesso aveva preparato.

"Ti direi, Parker..." bofonchiò con la bocca piena, "... di averlo fatto solo per te, ma sarebbe una bugia. Stavo morendo di fame."

Thomas scoppiò a ridere perché la schiettezza di quel ragazzo era disarmante e stava iniziando a diventarne dipendente anche se la maggior parte delle volte veniva insultato.

"Parker, io sono davvero senza parole," affermò il ragazzino non appena Thomas parcheggiò la sua moto da bullo nel parcheggio del luogo dove avrebbero pranzato.

"Davvero? Dovrò segnarmelo da qualche parte questo giorno per ricordami di tale avvenimento," replicò con sarcasmo il veterinario, levandosi il casco.

Avere Toby abbracciato a lui sulla sua moto era stata un'altra esperienza fantastica che sperava si sarebbe replicata altri milioni di volte.

Il ricciolino spostò lo sguardo su di lui. "Mi hai portato al Mc Donald's," disse, probabilmente non ancora certo che quel giorno avrebbero davvero mangiato lì.

Thomas trovò il coraggio di circondargli le spalle con un braccio, a suo rischio e pericolo e in pubblico, soprattutto.

"Clark, entrambi non siamo tipi da ristoranti romantici con candele e rose al centro del tavolo. Quindi, eccoci qui, in un fast food, pronti ad assaggiare il loro menu veggie e a farci trucidare con la sguardo da decine di adolescenti con la bocca piena di Big Mac."

Toby lo stava osservando attentamente con quei suoi grandi occhi da sirena incantatrice e poi successe...

Quelle labbra meravigliose si inarcarono in un sorriso sincero e il cuore di Thomas cadde direttamente ai piedi di quel ragazzino indisponente.

"È... perfetto," parlò.

Pronunciò quelle due uniche parole senza sarcasmo, senza ironia. Le pronunciò sinceramente e con il cuore.

Thomas gli scoccò un bacio sulla fronte. "Andiamo a mangiare, allora."

Thomas era disteso sul divano di casa sua, felice e rilassato, dopo aver trascorso una giornata meravigliosa con il ragazzino che invece era seduto ai piedi del divano a fare le coccole a Rosemary mentre Stella ronfava acciambellata tra le gambe del suo padrone; la TV stava trasmettendo un documentario su National Geographic quando il telefono lo avvisò dell'arrivo di un messaggio.

Il veterinario lo prese e, senza pensarci più di tanto lo aprì. Beh, compì un errore perché bastò un semplice messaggio a polverizzare tutto il suo buon umore.

Thomas, mercoledì è il compleanno di papà. Ti consiglio di venire se non vuoi che ti venga a prendere io stessa a Rockford. Questo tuo silenzio nei confronti della tua famiglia è da veri ingrati.

"Tutto bene, Parker? Sembri furioso. Successo qualcosa di grave?" gli domandò Toby.

Thomas lo guardò; indossava nuovamente la sua felpa, era bellissimo e finalmente suo.

"Succede che mi sono rotto definitivamente il cazzo, Clark."





Nota di Jenny

Buonasera, amic*!

In questo momento, nella testa di Thomas staranno risuonando le note della marcia funebre.

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