Uno scontro elettrizzante

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Il fischietto della professoressa Greta strilla e rimbomba nelle mie orecchie.
In un batter d'occhio iniziamo a combattere.
Le lame cozzano tra loro producendo rumori sordi e forti.
Non c'è più spazio per le battute sarcastiche. Non sferro subito molti attacchi, voglio lasciargli spazio per attaccare e per testare le sue mosse. Voglio capire quali sono i pensieri che conducono alle sue azioni.

Ma in due minuti di combattimento non riesco a cogliere niente: né un'espressione, un sospiro, uno sguardo. Niente.

I suoi occhi non sono più espressivi, non minacciano guerriglia e sangue; sono completamente vuoti e seguono tutti i movimenti della mia lama arrotondata.
È totalmente imprevedibile.
Come se cercassi di capire dove e quando cadrà il fulmine durante una tempesta: impossibile.

L'unica cosa di cui mi rendo conto è che le sue mosse sono corte e secche, come il morso di un serpente o un battito di ciglia. Le sento arrivare troppo tardi, e questo mi costringe a incassare troppi colpi e ad arretrare troppe volte.

Un colpo alla coscia e uno al braccio.

Naturalmente le spade non sono per niente affilate, altrimenti (fa male ammetterlo) ma sarei stata affettata.
Ad un tratto Lucifer attacca per mirare al fianco e mi costringe a ruotare la spada, talmente veloce, che sento il polso emettere uno schiocco orribile. Non si è rotto sicuramente nulla, però lo sento pulsare come un tamburo. Ma nonostante lo schiocco sonoro, continuo a combattere.

Nei minuti che seguono cerco di combattere lealmente, ma Lucifer mina la mia forza di volontà con le sue azioni rapide e piene di potenza. Alla fine mi ritrovo a zoppicare a causa di un colpo d'elsa che ha centrato un tendine sul ginocchio, a combattere con la mano sinistra e a muovere il gomito con fatica.

Tiro un urlo pieno di frustrazione femminile e con alcune stoccate faticose ma potenti riesco a far mettere un piede fuori dal cerchio bianco al dio della morte.
La rabbia e la frustrazione hanno fatto miracoli. Ma il mio senso di trionfo e il mio orgoglio vanno in mille pezzi quando, dopo una frazione di secondo, mi rendo conto che il suo piede ha toccato la terra fuori dal cerchio troppo facilmente. Mi sento presa in giro, umiliata, frustrata e stremata.
La professoressa soffia nel fischietto "Perfetto ragazzi! Un bello scontro! Brava Caliane. I prossimi!"
Brava Caliane, un fico secco.
È dura ammetterlo a sè stessi, ma...Lucifer mi ha fatto vincere. Prima di uscire dal cerchio, tiro un calcio alla terra battuta, sentendo una fitta al ginocchio e al gomito.

Usciamo e ci mettiamo a sedere sull'erba dell'Arena, vicino ai nostri compagni che sono in coda a coppie, per combattere.
Massaggio il gomito e l'anca mentre sbircio Lucifer di sottecchi. Mi irrita il fatto che io sia grondante di sudore e ammaccata, quando lui invece sembra tornato da un'allegra passeggiatina.

Mi avvicino per scambiare due parole con il nemico, e per testare il terreno dopo lo scontro. Cerco di approcciarlo diversamente, nonostante i miei nervi non siano totalmente rilassati "È stato un bello scontro! Sei bravo! Dove hai imparato..."
"Ti ho fatto vincere." vengo interrotta bruscamente.
Ecco. Accidenti.
Lo so. "Cosa!?"
"Ti ho fatto vincere. Non era palese? Un momento prima sembravi un gambero, non sapevi che fare se non camminare all'indietro, e quello dopo io ero fuori dal cerchio. Strano, no? Se ne saranno accorti tutti."
Reagisci Cal. Reagisci Cal.
Rimango a bocca aperta per un secondo, ma poi rispondo per le rime "Ah, sentiamo! Perché sua maestà, il corvaccio, si sarebbe arreso così facilmente?"
Il soprannome che gli ho affibbiato non lo tocca minimamente "Perché mi piaci."
"Perché se non...COSA!?"
Il mio cervello smette per un millisecondo di funzionare.
"Ti piaccio?"
"Sì."
"E lo dici così?"
"Sì."
"Ma non ero una gallina?"
"Sì."
"E...In che senso ti piaccio, scusa?"
Lucifer sogghigna nel vedere la mia reazione "Certo, non nel modo in cui intendi tu! Guardami. Potrei avere benissimo di meglio che una Valchiria sboccata e piatta come una tavola. Solo che...mi incuriosisci."
I polmoni si svuotano di tutto l'ossigeno e inizio a vedere rosso.
Come...Osa!?
Ora...gli faccio vedere!
Mi alzo da terra con l'intento di piantargli la suola delle scarpe nei gioielli. Ma lui mi afferra per la caviglia con una mano sola "Sboccata, piatta e dal grilletto facile. E poi sono io il cliché..."
Gli faccio un sorrisone falso e poi gli do il pugno più forte che ho.
Le mie nocche colpiscono il suo mento con una violenza che non mi sarei mai aspettata. L'impatto mi rimbomba per tutto il braccio e il viso di Lucifer scatta di lato.
Bene, corvaccio, ora sai cosa vuol dire far incavolare Caliane.
"Beccati il mio grilletto facile, imbecille."

Lo guardo sorridendo mentre il sangue gli cola denso e scuro dal labbro inferiore: i suoi occhi rossi sono inespressivi.
Grr! Che rabbia!
Tento di divincolare la gamba dalla sua presa, ma lui mi tira verso di se con uno strattone secco e preciso facendomi atterrare a terra di schiena. L'aria mi esce dai polmoni violentemente, e sento la rabbia montare ancora più prepotentemente.

Mi alzo con un balzo e non perdo tempo ad analizzare il suo sguardo di sfida. Do un'occhiata alla spada finta a terra, ma mi sembra patetica e così mi avvento su Lucifer a mani nude. L'irritante dio della morte schiva tutti i miei pugni e i miei calci facendo salire il mio livello di frustrazione ai massimi storici. Ma all'improvviso vedo una scappatoia: scivolo tra le sue gambe aperte come un gatto sinuoso e mi rialzo alle sue spalle.

Tutto quello che gli sussurro prima di prenderlo per le ali e lanciarlo via "Sei fottuto, stronzetto."

Se inizialmente la nostra rissa era coperta dal capannello di studenti che si erano radunati attorno al cerchio, dopo il grosso baccano provocato dalla caduta di Lucifer, tutti si voltano verso di noi spaventati.

"Cazzo..."

Guardo la professoressa Greta, ma al contrario delle mie aspettative, lei mi strizza un occhio.

La ragazza della morte (In revisione) #Wattys2019Where stories live. Discover now