A patti con la morte

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Non mi viene dato il tempo di sfoderare la spada che il dio della morte mi afferra per un braccio e decolla con un balzo velocissimo. Gli arcieri elfici vengono sbalzati via dall'onda d'urto che le ali di Lucifer hanno creato. La velocità a cui stiamo volando blocca tutti i miei movimenti e le mie orecchie sentono ancora i suoni di urla ovattati a causa degli urli a ultrasuoni.

L'unica cosa che posso fare per adesso è guardare sotto di me il cortile, la scuola e infine la mia città che si allontana alla velocità della luce.

Superando uno strato di nuvole, gocce di acqua si condensano sulla mia pelle e sui miei capelli.

Sta...piovendo adesso?

In cortile c'era il sole.

Dove stiamo andando?

Lascio perdere le considerazioni sul tempo appena sento che stiamo rallentando. Finalmente riesco a combattere la pressione dell'aria e del vento che prima mi bloccavano e guardo prima il mio avversario. Le sue ali nere e bagnate mi sovrastano.

Bingo!

Sta facendo fatica a volare per via della pioggia!

Si è messo in trappola da solo.

Lancio un urlo e mi dimeno.

Cerco di sferrare pugni e calci, ma senza successo.

Il dio della morte mi scrolla, per farmi stare buona.

La mia rabbia e frustrazione aumentano ancora di più: non ho la spada, non posso combattere a mani nude e se cado muoio sicuramente. A meno che non mi abbia portato qua proprio con l'intenzione di buttarmi giù dal punto più alto del cielo. E non sarebbe una morte onorevole per una valchiria.

Questo pensiero mi motiva ancora di più a combattere.

Gli do un morso sulla coscia (anche se i jeans bagnati che porta rendono difficile ferirlo per bene) e non mollo finché non lo sento imprecare. Nonostante il dolore che gli sto arrecando non abbandona la presa sul mio braccio.

Vengo buttata improvvisamente in alto come un sacco di patate, ma non gli darò la soddisfazione di sentirmi urlare. Solamente, sussulto quando le sue braccia mi riafferrano e mi stringono al suo petto come le spire di un pitone. Mi ritrovo a pochi millimetri dal naso i suoi occhi infuocati.

Quei laghi di sangue sono in netto contrasto con il grigiore cupo delle nuvole attorno a noi che ci stanno scaricando addosso una tempesta, come se volessero incitare la nostra lotta.

Le ali di Lucifer si muovono a piccoli scatti, sfruttando le correnti, per farci rimanere fermi.

Senza dire niente gli tiro una testata sull'attaccatura del naso, facendogli scattare la testa indietro.

Perdiamo un attimo quota, ma giusto una frazione di secondo poiché il dio si raddrizza immediatamente.

Fa scrocchiare il collo e riposa gli occhi su di me.

E...ridacchia.

Il sangue che cola dal naso gli va a bagnare le labbra e la dentatura appuntita, mescolandosi con la pioggia.

"Perché?"

Lucifer alza un sopracciglio, mentre ridacchia "Perché no?"

Solo in questo momento mi accorgo quanto sia potente. Il suo potere mi colpisce il viso come se fosse una folata calda facendomi sudare, ma cerco di non darlo a vedere.

"Non so perché tu stia facendo questo, ma non ti asseconderò."

"Perfetto."

Nei suoi occhi passa per un secondo un lampo di divertimento e poi...il vuoto.

Le spire del pitone si sciolgono e, senza un appiglio, cado scompostamente nella tempesta.

Il fiato mi esce dai polmoni mentre braccia e gambe ruotano in aria scompostamente.

Vedo il sorriso di Lucifer allontanarsi sempre più veloce e confuso.

Questa è la morte di Caliane la valchiria?

Caliane era destinata a cose grandi, proprio come sua madre.

Volevo far ricordare a tutti il mio nome, ed invece sto morendo senza la spada nella mano. Una morte come quella di chiunque altro.

La rabbia è stata sostituita dalla consapevolezza della morte imminente.

Solo nel momento in cui chiudo gli occhi pronta ad impattare con il terreno, sento le sue braccia ritirarmi su, stavolta delicatamente.

Prende il mio viso tra il pollice e l'indice e mi forza a riagganciare i miei occhi ai suoi, sanguinari che promettono dolore.

Mi guarda tremare per il freddo e la paura, con i capelli bagnati attaccati al volto e sull'orlo delle lacrime.

Mi vedo nei suoi occhi e non mi riconosco.

Infreddolita e impaurita: non sono più io.

E solo ora mi rendo conto che pure io tratto le mie prede così quando vado a caccia di taglie o per divertimento: riduco vampiri, mutaforma, demoni e dei a esseri impauriti e supplicanti.

Io sono la preda.

Questa consapevolezza improvvisa fa spezzare qualcosa dentro di me.

Lucifer ridacchia "Caliane."

Per poco non mi trema il labbro quando chiama il mio nome.

Sto in silenzio continuando ad annegare nei suoi occhi.

"Mi devi promettere una cosa."

Di rifletto scuoto la testa.

Prima che possa pensare qualsiasi cosa, Lucifer mi lascia andare nuovamente mentre ride di gusto.

E ancora mi riprende sempre più vicino al terreno.

E così ancora per due volte.

Stavolta durante la caduta mi balena nella mente l'immagine del professor Alec a fine lezione e appena il dio della morte mi riacchiappa per la quarta volta, ormai ho radunato il coraggio per parlare.

"Cosa vuoi?" dico senza fiato "Dimmi cosa vuoi e finiamo questo teatrino!"

"Mi diverte questo teatrino."

"Sei un pazzo."

"Io aggiungerei strategico."

"Strategico?"

Lucifer ignora la mia domanda e riparte all'attacco "Voglio che tu prometta solennemente una cosa."

Cazzo. Le promesse solenni sono delle fregature.

"Che cosa?"

Lucifer mi sposta i capelli con un gesto talmente delicato che è in netto contrasto con tutta la situazione che ha creato.

"Mi devi aiutare."

Quella richiesta mi sconvolge, ma rimango ancora scettica "In cosa...?"

"Per affari di famiglia."

Ripenso alle parole di Chris in cortile.

La sua è l'ultima famiglia degli dei della morte.

"Cosa devo fare, lo voglio sapere."

"Dovrai essere mia compagna per una sera."

"Tua che!?"

"Hai sentito bene. Prometti?"

Guardo il suolo a circa 600 metri dai nostri piedi e poi risposto lo sguardo su Lucifer.

"Prometto solennemente."

Qualsiasi cosa per evitare una morte anonima come questa.

Le ultime parole prima di riportarmi a terra mi segnano nel profondo.

"Ricordati. Ricordati di oggi e impara che non puoi opporti."

Il mio sedere atterra sull'erba bagnata sotto un albero in una zona fuori dalla città.

La guerra è iniziata.

La ragazza della morte (In revisione) #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora