Sei l'unica in grado

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A fine delle lezioni io, Christopher ed Elettra usciamo da scuola e ci incamminiamo verso casa.
Sono passati ormai cinque giorni dall'accaduto. Cinque giorni che ho vissuto in compagnia dell'ansia. Quando il postino suonava il campanello, uscivo a ritirare il giornale con la spada. La notte qualsiasi rumore mi garantiva una buona ora d'insonnia. E a scuola non riuscivo a stare un attimo ferma nel banco.
In tutto questo, il dio spennacchiato, dopo avermi scaricato sotto la pioggia in una zona fuori città, non si è fatto rivedere per giorni. La paura e lo shock si sono trasformati nuovamente in rabbia e frustrazione; che ormai sono il mio pane quotidiano.

Il giorno dopo l'accaduto sono ritornata a scuola cercando il dio della morte per dargli un pugno sul naso, sperando di romperglielo. Il suo banco, sfortunatamente, era vuoto.
Il professor Alec e la sua allegra cricchetta degli amici del pettegolezzo che io ed Elettra avevamo beccato a discutere il giorno dell'accaduto, mi hanno chiamato nel bel mezzo della lezione di magia.
"Ci dispiace, Caliane."
Tutto quello che hanno saputo dire. L'unico volto indignato della cricca era quello della professoressa Greta.
Ovvio, per una Valchiria non combattere è inaccettabile.
"Troveremo il modo di contattare tua madre!" Ha tuonato con tono di rimprovero nei confronti dei suoi colleghi.
Ho scosso la testa.
Non se ne parlava nemmeno.
Era la mia guerra.
Il mio trionfo.
A fine dei giochi sarei tornata a casa con delle ali di un dio della morte da appendere vicino alla tv al plasma.
Mia madre non mi avrebbe tolto il ruolo di protagonista.
Avevo scosso la testa decisa "Professoressa, non è necessario. Sarà compito mio affrontare il dio della morte e combattere lealmente" più o meno "contro di lui."
La professoressa Greta mi aveva guardato con rispetto e ammirazione mentre la sua collega, la professoressa Nausicaa dava di matto "È un dio della morte! Era re di una dimensione! Perché non lo capite!? Suo padre...È ABRAXOS, DANNAZIONE!"
Per la rabbia le spalle della forgiatrice avevano iniziato ad ardere.
Il professor Alec si massaggiò l'attaccatura del naso per poi rivolgersi docilmente alla forgiatrice.
"Forza Nausicaa, torniamo alle lezioni. Non è il caso di affaticarti ancora di più."
Prima di farsi trascinare via, la dea del fuoco mi aveva lanciato un'occhiata di disprezzo a cui avevo risposto facendo spallucce.
Eravamo rimaste io e la professoressa Greta.
"Caliane. Le Valchirie sono oramai poche su questa terra. Ma..." Si era avvicinata al mio orecchio per bisbigliare "Se ci sarà da combattere, sai dove trovarmi."
Questa sì che era una Valchiria fiera.
"Grazie prof; ci conto."
La mia professoressa si era allontanata per tornare alle sue lezioni, e così avevo fatto io.

Elettra continua ad insistere, lungo il tragitto, dicendo cose come "Secondo me non è psicopatico..." oppure "Ha solo bisogno di attenzioni."
La vampira è sempre stata troppo buona con tutti, ma in questo caso più che bontà la definirei stupidità.
Scuoto la testa "Non me ne potrebbe fregare di meno. Tutto quel...putiferio per chiedermi una mano."
Chris invece sta continuando a delirare da cinque giorni, ripetendo la stessa frase ogni cinque minuti "Suo padre è Abraxos."
Mi guarda sempre con quello sguardo paterno e ripete la sua seconda frase preferita di questi giorni "Lia, non puoi accettare."
Alzo gli occhi al cielo "Chris, ho fatto un giuramento solenne. Sono stata  fottuta e inculata al quadrato."
Elettra si mette le mani davanti alla bocca e ridacchia.
Chris ci guarda più furioso che mai "Ma come fate a comportarvi da deficienti proprio ora!? Siete due...scellerate!"
Dopo l'ultima parola io ed Elettra ci guardiamo e scoppiamo a ridere come due matte.
"Scusa per la nostra...scelleratezza!" dice Elettra tra le risate e le lacrime.
Mi appoggio alla mia amica e le urlo ridendo "Ma tu hai mai sentito qualcuno dire scellerate?"
Elettra mi dice prima di riscoppiare a ridere con gli ultrasuoni "Sì, un birbantello!"
Chris scuote la testa e ci rimprovera "Ragazze, io vi amo perché sembrate sempre sull'orlo di un trasferimento in manicomio, ma adesso basta. Abraxos è l'essere più potente che esista in assoluto. Ha sterminato una specie intera di dei, se non due, contando anche la sua. È un conquistatore. Se davvero si trova nelle vicinanze e ha in mente qualcosa non dovreste stare così a cuor leggero. Siamo in pericolo."
Elettra si è un po' cagata sotto, dato che ha smesso improvvisamente di ridere.
"Chris." Adesso tutti e quattro gli occhi sono puntati su di me. "Lasciami dire una cosa. L'unico veramente in pericolo è quel dio pennuto del cavolo. E se proprio ci teneva alla sua stirpe e bla bla bla non avrebbe dovuto rompermi i coglioni."

L'ultimo pezzo di strada, come al solito, me lo faccio da sola. Mentre cammino faccio roteare velocemente la spada per poi lanciarla in aria e riprenderla.
Assorta nei miei pensieri omicidi non mi accorgo che davanti a casa mia sosta un pennuto.
È un dio della morte.
Un altro!?
I capelli sono dello stesso color notte di Lucifer, ma da un lato sono rasati e dall'altro sono acconciati in corte treccine nere. Le sue ali sono leggermente più piccole di quelle di Lucifer, ma altrettanto impressionanti e bardate di un'armatura nera e argento. Il dio della morte si volta verso di me e si stacca dall'inferriata su cui era appoggiato.
La somiglianza con Lucifer è innegabile: ovvio che siano parenti.
Cugini? Fratelli?
Poca differenza. Se anche questo ha il carattere dell'altro gli darò poco tempo per parlare.
Il dio della morte alza le mani il alto e mi mostra i palmi in segno di resa.
Nel dubbio non mi allontano dalla mia spada.
Mentre si avvicina sempre di più noto alcuni dettagli che mi erano sfuggiti da lontano.
I suoi occhi sono colorati di un verde talmente chiaro da tendere al bianco e anche i suoi denti sono leggermente appuntiti.
L'armatura che indossa è tutta spuntoni e borchie ed è dotata di tirapugni insanguinati.
Un degno avversario.
"Buonasera, figlia di Woden."
Quando mi sento chiamare con un appellativo così onorifico, rimango sinceramente stupita.
Mi ha chiamata con il mio nome più antico, richiamando la mia discendenza divina.
Ma non mi faccio imbambolare per così poco "Cosa vuoi?"
Un sorriso velato "Deduco che il tuo primo incontro con mio fratello non sia stato dei migliori."
Così sono fratelli questi stronzi.
"Deduci bene."
Una risatina che mette in risalto i denti bianchissimi "Volevo vedere di persona la Valchiria di cui si è tanto parlato a palazzo."
Magari mi sta prendendo in giro, così non rispondo alla sua provocazione.
"Non sono in esposizione. Per vedere si paga." Dico facendo roteare la spada.
Il dio della morte ignora la mia minaccia e si batte un palmo sulla fronte "Giusto! Mi stavo dimenticando! In realtà sono venuto anche per questo..."
Armeggia sotto una delle placche dell'armatura vicina ai pettorali e tira fuori un sacchetto di cuoio delle dimensioni di un pugno. Lo lancia verso di me in modo da farlo conficcare sulla punta della mia lama.
Lo prendo cautamente sotto il suo sguardo divertito e lo apro.
Appena riesco a vedere bene il contenuto sbarro gli occhi.
"Come...Che cosa...?"
All'interno del sacchetto ci sono dei diamanti lavorati grossi come le mie falangi delle dita.
Le valchirie vivono per la fama e...la ricchezza.
Esatto. Siamo avide di gioielli e banconote come i vampiri lo sono del sangue.
Il dio della morte davanti a me fa spallucce "Pagamento anticipato."
Non posso fare a meno di nascondere lo stupore "Pagamento?"
"Parole di Lucifer. Ah...no. Forse era Pagamento e risarcimento anticipato...Forse. Non mi ricordo. Bah! Vai a sapere cosa combina quel delinquente."
Risarcimento posso capire, anche se non me lo sarei mai aspettato da lui, ma pagamento?
Forse per l'aiuto che mi aveva chiesto.
Continuo a guardare i diamanti e mi perdo nel loro luccichio. Forse non è poi così male aiutare un dio della morte.
Sto già pianificando cosa fare di quella mia piccola fortuna quando i miei progetti mentali vengono interrotti.
"Piccola Valchiria, devi sapere che il mio compito non è ancora terminato."
Mi rimetto sull'attenti e punto di nuovo la spada in avanti.
La mia reazione fa ridacchiare il dio della morte "Tranquilla, figlia di Woden. Sono solo un messaggero."
"Portami il tuo messaggio allora."
Il mio tono autoritario fa passare un lampo di rabbia in quegli occhi ultraterreni "Domani, a mezzanotte fatti trovare pronta."
Faccio schioccare la lingua "L'unica cosa per cui sarò pronta è combattere."
Il dio alza un sopracciglio "Presumo che il tuo giuramento solenne non te lo permetta."
Ops. Ci ho provato.
"Vedremo." 
Il dio della morte scuote le penne, ignorando ancora la mia mezza minaccia e mi sorride.
"Bene, ho fatto il mio dovere e soddisfatto la mia curiosità. Tornerò a casa. Ma, piacere di aver fatto la tua conoscenza."
La parola casa sulla bocca di un dio della morte crea un buffo contrasto.
L'ultima cosa che voglio chiedere prima di vederlo scomparire è "Perché proprio io?"
La mia domanda fa sorridere il dio
"Perché sei l'unica in grado." mi risponde prima di spiccare il volo in un esplosione di vento, erba e foglie secche.

La ragazza della morte (In revisione) #Wattys2019Where stories live. Discover now