207 - Ritorno al campus

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Mi sveglio di soprassalto e controllo subito l'orario sulla sveglia, le cinque del mattino.

È tutta la notte che continuo a fare incubi su incubi... sarà perché domani riprenderanno le lezioni?

Tra cinque ore, dovremo partire tutti per andare al campus... chissà com'è diventato.

<Ehi, sei sveglia?> Sento la voce rauca di Nash, steso al mio fianco.

Mi volto verso di lui, ha gli occhi socchiusi e i capelli tutti scompigliati.

Sorrido e mi alzo un po' per dargli un bacio sulla guancia.

<Torna a dormire, è presto.> Sussurro con voce tremante.

<Tutto ok?> Domanda aprendo del tutto gli occhi e squadrandomi in volto. <È successo qualcosa?>

Scuoto la testa in negazione e gli sorrido nuovamente, sperando che così ritorni a dormire. Invece, si mette seduto davanti a me e mi prende le mani.

<Hai fatto un incubo? Vuoi parlarne?> Continua a domandare nel mentre che cerca di entrare nel mio campo visivo.

<Nash...> Dico alzando lo sguardo. <È tutto ok.> E sorrido ancora una volta.

Lui sospira e si massaggia gli occhi. <Smettila di sorridermi dicendo che va tutto bene.> Torna a guardarmi e aggiunge: <Dimmi cosa ti succede. È da tutta la settimana che dormi male. È per colpa mia?>

<No, no, tu non c'entri.> Ormai ci ho preso l'abitudine a dormire con lui.

Sì, all'inizio era strano. Certo, non è la prima volta che dormo nello stesso letto con un ragazzo, da piccola dormivo sempre con Jason e Austin. Con lui inizialmente era strano, ma ora non più... quindi non è lui.

Non so il perché di questi incubi, del perché stiano ritornando ora, prima di ritornare a scuola.

Forse il mio subconscio è ancora scosso per via della storia di Callie, di quello che ha fatto. Può darsi, ma perché proprio ora? E perché sto sognando sempre la stessa cosa?

<Ehi? Perché piangi?> Domanda asciugandomi una lacrima.

Mi tocco le guance, perché piango?

Mi abbraccia e mi tiene stretta nel mentre che mi sussurra "va tutto bene, non piangere". Se solo sapessi il perché di tutto ciò.

Ci sdraiamo sul letto, io ancora tra le sue braccia.

Mi calma, pian piano. Poi, una volta che mi sono ripresa, decido di parlargli dell'incubo che continuo a fare.

<Ogni volta inizia in modo diverso, ma finisce sempre allo stesso modo.> Inizio, staccandomi un minimo da lui così da vederlo in viso. <Siamo tutti insieme nei corridoi della scuola. Poi ci dividiamo, corriamo tutti in direzioni differenti, tranne me. Io rimango ferma, sempre nello stesso punto. Poi tutto si fa buio, tutti spariscono, io rimango sola e davanti a me c'è una persona che ride di gusto... ride indicandomi, poi un'altra e un'altra ancora. Pian piano, intorno a me, si crea una cerchia di persone che continuano a ridere e ridere, senza mai smettere. Infine, tutto sparisce e una sensazione di vuoto mi pervade dentro.>

<Dio mio, con i tuoi incubi ci potremmo scrivere degli horror. Ma che cosa ti guardi la notte prima di dormire?> Commenta per sdrammatizzare.

Ridacchio e lo abbraccio dicendo: <Grazie per avermi ascoltata.>

<Scema, lo sai che puoi dirmi sempre tutto. Qualsiasi cosa. Ti amo.> Dice stringendomi a se.

Sorrido contro il suo petto e mi riaddormento.

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