15. Io resto qui

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Quando mi sveglio il sole è sorto da poco. Trovo strano alzarmi così presto, ma non riesco a rimanere a letto.

Nate ancora dorme, perciò mi alzo cercando di fare meno rumore possibile.

Quando mi chiudo la porta della camera alle spalle un miagolio mi fa quasi saltare in aria. <<Ripicí! Mi hai spaventata!>> Dico sussurrando.

Lui mi guarda e poi si struscia sulle mie gambe. Capisco che ha fame perciò mi muovo in cucina per preparare la colazione a lui e poi a me. In realtà preparo anche qualcosa per Nate.

Mentre bevo la mia solita cioccolata guardo fuori dalla finestra. Non sta nevicando e il sole che si specchia sulla neve crea un'atmosfera suggestiva. Chissà se Sara e Harry si stanno divertendo. Molto probabile. In due, da soli, in una casa tutta per loro.

Sospiro. <<Sai Ripicí? Credo di essere un po' invidiosa. E mi sento in colpa per questo. Insomma non dovrei essere invidiosa della mia migliore amica!>>

<<A volte è normale essere invidiosi.>> Nate mi fa saltare in aria. Ok, non proprio, ma mi spaventa. Ma cos'è oggi?

<<Ti sei fatto prestare le zampe felpate da Ripicí? Mi hai spaventato!>> Lo rimprovero.

<<Scusa. Quella è per me?>> Indica la tazza con la cioccolata calda. In realtà credo che ormai sia fredda.

Annuisco. <<Probabilmente è fredda, però.>> Mi stringo nel mio giacchetto, non tanto per il freddo, ma per istinto. Non dormo con il reggiseno e... Be' dal pigiama si vede troppo, anche se è uno di quelli spessi e pellicciosi.

Comunque lui si scalda la cioccolata e fa colazione in silenzio. Io mi volto verso la finestra e lo ignoro... Più o meno.

In realtà vorrei potergli dire i miei problemi, ma... La paura, la vergogna... Non ci riesco. Chiudo gli occhi e immagino come sarebbe se la mia vita non avessi partecipato a quella festa. Non sarei così insicura, non mi vergognerei e non avrei paura. Potrei già essere felice e Sara non si preoccuperebbe per me e per la mia vita sentimentale.

Mi accorgo che Nate è dietro di me quando sento le sue mani sulle braccia, che ancora stringono il maglione. <<Angelo, stai bene? Sembri tesa.>> È preoccupato.

Lo guardo e penso che forse senza quell'episodio... Forse non mi sarei mai accorta di Nate o forse ci starei già assieme.

Mi rendo conto che è troppo vicino e la sua vicinanza mi fa passare in testa milioni di cose che potremmo fare, che potrei dirgli e con tutto ciò, milioni di paure. Ed è con tutte queste cose per la mente che mi giro verso di lui e mi distanzio un po'.

<<Credo... Credo non sia una buona idea... Voglio dire... Noi... Provarci... Io... Io non ci riesco.>> Non mi piace far stare male le persone. Non mi piace mentire, soprattutto se vuol dire illudere l'altra persona e i sentimenti che prova. Perciò...

<<Che ti succede?>> Mi chiede sempre più preoccupato. E riesco a vedere gli ingranaggi del suo cervello abilitarsi per capire il mio problema.

<<Niente. Credo solo che dovremmo essere amici. Solo amici.>> Specifico. Mi rendo conto di aver ucciso come minimo metà Prythian con la mia friendzone, ma non ci riesco.

<<È da ieri che sei... Diversa. Anya, perché?>> Mi si avvicina, ma faccio un passo indietro.

Perché ho paura. Di te. Di quello che verrà. Della sofferenza. Di tutto.

A volte vorrei spegnere la mia testa, ma è impossibile. <<Sono strana. Lo sai.>> La scusa più banale dell'universo.

Lui per un po' mi guarda. Mi osserva e i suoi occhi assumono una sfumatura più azzurra che verde. E il suo volto... Credo di non aver mai visto una persona più preoccupata e triste.

Natale...Con Un Bebè!Where stories live. Discover now