5. Buon compleanno!

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Svegliarsi con la luce del sole è la cosa che più amo della vita. Con le prime luci, gli uccelli iniziano a cantare, le prime macchine si muovono per la città. La vita riprende il suo corso. Il sole cala e poi torna, portando con sé il nuovo giorno.

Quando apro gli occhi Nate ancora dorme. Non mi muovo, non fiato. Sono al caldo, mi sento bene. Ieri sera è stato difficile parlare, aprirmi, ma l'ho fatto, come con nessuno.

Sara sa tutto, ma non ha mai insistito. Non troppo. Nessuno ha mai insistito. Nate sì.

Cerco di togliermi questo pensiero dalla testa, cerco di ricordarmi che probabilmente lo userà per schernirmi o farmi schernire da altri. Sì, forse è per questo.

Eppure è qui. Mi ha abbracciato, mi è rimasto accanto. Mi ha tenuta al caldo, non mi ha lasciata sola con le mie paure.

Durante la notte devo essermi mossa, perché la mia testa poggia sul suo petto e mi ci vuole davvero poco per vedere il suo volto. Calmo, rilassato, disteso. Probabilmente sta ancora sognando qualcosa.

Muovo appena il polso per vedere l'ora e mi accorgo che tra qualche minuto la scuola verrà aperta. Mi chiedo se è il caso che svegli Nate, ma mi rendo conto che non voglio che si sposti, che mi lasci.

Grazie a lui, mi è stato facile dimenticare che eravamo chiusi nella scuola e... Quando mi è vicino mi arrabbio perché forse scatena qualcosa in me, anche se non so cosa.

Sento il portone della scuola aprirsi e chiudersi e Nate si muove e mugula qualcosa di incomprensibile.

Mi viene da ridere, ma mi trattengo.

<<Che ore sono?>> Mi chiede quando riesce a mettere a fuoco dove siamo.

<<Credo che Carmen sia arrivata. Meglio andare.>> Dico.

Mi metto seduta e aspetto che Nate si sposti per poter mettere le scarpe e tornare a casa, fare le valigie e raggiungere Sara e Harry.

Nate rimane steso e mi osserva. E ride. <<I tuoi capelli sono un po' arruffati.>>

<<I tuoi non stanno tanto meglio Mr. Sbruffone. Avanti ho le valigie da fare.>> Lo smuovo.

Lui finalmente si sposta e io riesco a mettere le scarpe.

Carmen passa per il nostro atrio e ci guarda stupita. <<Che fate aquí?>> L'ultima parola è in spagnolo.

<<Ayer nos quedamos para hacer el árbol, pero nos encerraste, y pensar de que el profesor te advirtió.>> Rispondo in un perfetto spagnolo. Le mie radici argentine hanno aiutato, ma se lo so così bene è grazie alla curiosità di Sara nel vedere le soppopere del paese d'origine di mia madre.

<<Oh Dios! Mi dispiace!>> Si scusa Carmen.

<<Estamos bien.>> Interviene Nate. <<Stiamo bene. Siamo solo frastornati e un po' affamati.>>

<<Vi offro el desayuno. Ven conmigo.>> Ci fa segno di seguirla. Lo facciamo.

<<Non riesce proprio a parlare la nostra lingua.>> Si lamenta Nate.

<<Quando sei adulto è più difficile assimilare una lingua. Carmen è negli Stati Uniti solo da 5 anni.>> Spiego.

<<Come fai a sapere queste cose e come mai parli così bene lo spagnolo?>> Mi chiede curioso.

<<Mia madre è Argentina e parlo con Carmen quando mi fermo il pomeriggio per qualche corso. E la vado a trovare spesso per aiutarla con i nipotini.>>

Natale...Con Un Bebè!Onde as histórias ganham vida. Descobre agora