19 - Problem

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Dopo che mi aveva riaccompagnata a casa, ero riuscita ad evitare Harry per giorni. Non volevo più vederlo e non volevo più parlare con lui, perché non avevo ancora deciso a chi credere.
Le cose, però, si erano complicate verso metà gennaio, quando le lezioni erano ricominciate in università ed io mi ero ritrovata nella sua classe, in prima fila di fianco a Carmen. Ero pronta a rivederlo in pubblico, davanti a persone che non sospettavano nemmeno che fosse successo qualcosa tra di noi? No, la risposta era ovviamente no.
“Ehi, è da tanto tempo che non ci vediamo!” Esclamai, sorridendo alla ragazza di fianco a me. Harry non era ancora arrivato e una parte di me sperava che non si presentasse, perché non volevo guardarlo negli occhi.
“Già.” Replicò lei, sorridendo timidamente. “Non so se Valentina ti ha detto qualcosa, ma diciamo che la situazione è complicata al momento.” Aggiunse.
Scossi la testa senza dire nulla. Certo, Val mi aveva raccontato tutto, ma mi aveva anche chiesto di non dire a Carmen che l’avesse fatto, quindi dovevo negare. E non volevo mentire ad alta voce. Avevo già superato la mia dose annuale di menzogne e non mi piaceva per niente.
“Okay, allora se ti va possiamo pranzare insieme dopo la lezione e parlarne? So che non ho risposto ai tuoi messaggi e alle tue chiamate per tutte le vacanze, ma non ero pronta a vedere o sentire nessuno.” Continuò la ragazza.
“Nessun problema, Carmen. Mi farebbe piacere pranzare insieme e parlare un po’.” Risposi. Poi Harry entrò nell’aula e mi bloccai, completamente incapace di continuare a parlare o a muovermi. Perché doveva fare quell’effetto su di me?
Lui evitò con cura di guardarmi, poi rivolse un sorriso a tutti gli studenti.
“Bentornati in università! Spero che le vostre vacanze invernali siano andate bene. Ma quello che mi interessa davvero è: siete riusciti a scrivere un racconto breve con la traccia che vi ho lasciato?” Domandò.
I miei compagni cominciarono a parlare tutti uno sopra l’altro ed io trovai un ulteriore motivo per rimanere immobile e in silenzio. Non avevo scritto il racconto breve che aveva chiesto, perché non riuscivo più a scrivere nulla da quando avevo scoperto che era sposato. Non riuscivo più a concentrarmi su niente e, anche quando riuscivo a scrivere due o tre righe, le cancellavo immediatamente perché non volevo che lui le leggesse. Non volevo più esporre i miei pensieri e i miei sentimenti davanti a lui.
 
Alla fine di una lezione particolarmente difficile – non per i contenuti, ma perché non riuscii a smettere di guardare Harry per un solo secondo, nonostante non volessi farlo – il professore controllò il suo indirizzo e-mail per assicurarsi che tutti gli studenti gli avessero inviato i racconti scritti durante le vacanze invernali.
“Mary Jane, puoi fermarti un secondo?” Mi chiese. Quando sentii la sua voce pronunciare il mio nome rimasi immobile per qualche istante, poi mi ripresi e annuii.
“Sì.” Mi costrinsi a rispondere. Carmen mi salutò e mi diede appuntamento alla caffetteria del campus per pranzare insieme. Guardai tutti gli altri studenti lasciare l’aula e mi fermai davanti alla cattedra di Harry. Avevo bisogno che ci fosse qualcosa tra di noi, perché non volevo che lui riuscisse ad allungare un braccio e toccarmi. Non potevo permettere che succedesse, anche perché erano giorni che lo sognavo, oltre a pensare a lui durante tutta la giornata.
“Mary, come stai?” Mi domandò Harry quando non ci fu più nessuno. Abbassai lo sguardo sulla cattedra e scossi la testa.
“Sto bene.” Mentii.
“Ho visto che non hai consegnato il racconto che avevo assegnato prima delle vacanze.” Disse dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato.
“Non sono riuscita a scriverlo.” Ammisi, decidendomi finalmente a guardarlo negli occhi. Desiderai non avere avuto quell’idea e tornai a fissare la cattedra. L’espressione di Harry – un misto tra tristezza, colpevolezza, aspettativa e agitazione – mi faceva venire il mal di stomaco.
“Vuoi parlarne? Magari pranziamo insieme nel mio ufficio, così riusciamo ad avere una conversazione come si deve su tutto.” Propose il professore.
“No.” Risposi velocemente. “Devo pranzare con Carmen, le ho promesso che sarei andata con lei.” Aggiunsi. Dovevo ammettere di essere felice di avere una vera e propria scusa e di non dover mentire. L’avevo fatto troppo in quegli ultimi mesi e forse era stato proprio il karma negativo che era tornato a prendermi a calci nel didietro. Forse era proprio per il mio comportamento scorretto che ora stava succedendo tutto quel casino.
“Allora possiamo vederci dopo pranzo? Sempre nel mio ufficio. Non abbiamo più parlato da quando ci siamo visti a casa di Louis e… volevo sapere cosa pensi, come stai e volevo parlare con te delle ultime cose che stanno succedendo. Insomma, vorrei passare del tempo insieme.” Harry aveva abbassato il tono di voce e aveva cominciato a parlare molto più lentamente del solito. “Mi manchi.” Mormorò, allungando una mano sulla cattedra per prendere la mia. Mi allontanai di qualche passo e infilai le mani in tasca.
“D’accordo, verrò nel tuo ufficio dopo pranzo.” Acconsentii. Perché doveva essere tutto così difficile? Per quale motivo non potevo semplicemente dire ‘no’ e smettere di pensare a lui e al tempo che avevamo passato insieme? Ero stanca di passare notti insonni a fissare il soffitto e a cercare di non chiudere gli occhi, perché altrimenti avrei visto il suo viso. Ero stanca di passare ogni istante a pensare a lui, ad analizzare la nostra storia, a cercare di ricordare se, nei mesi che avevamo passato insieme, avesse detto o fatto qualcosa per farmi capire che era sposato. Ero stanca di continuare a rivivere nella mia mente il momento in cui Courtney mi aveva detto di essere sua moglie.
“Grazie.” Disse semplicemente lui. Annuii senza guardarlo e poi uscii velocemente da quell’aula.
 

Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]Where stories live. Discover now