04 - Skirts & Legs

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Quella sera crollai e raccontai tutto a Laurel, che mi ascoltò a bocca aperta, seduta sul suo letto a gambe incrociate.
“Si è spogliato davanti a te?” Mi domandò.
“Sì! Sì, l’ha fatto ed io non so cosa pensare, Laurie. Stavo per impazzire là dentro.” Dissi, abbandonando la schiena contro il muro dietro di me e appoggiando la testa contro la parete. “Cioè, l’ha fatto con una nonchalance, con una naturalezza… io dico che l’ha fatto apposta, perché sa che effetto fa sulle povere studentesse.” Mi sfogai.
“O forse gli piaci.” Suggerì la mia amica.
“Ma figurati. Uno come lui e una come me? Oltre al fatto che sono una sua studentessa, non penso che rischierebbe di perdere il lavoro.” Dissi. “E in fin dei conti si è solo tolto la camicia perché l’aveva sporcata, probabilmente – anzi no, sicuramente l’avrebbe fatto anche davanti a uno studente maschio.”
“Sì, probabilmente hai ragione.” Disse lei. “Cambiando argomento, perché vedo che questo ti sta creando parecchio disagio, domani sera uscirai con Jasper?” Domandò.
Ah. Jasper. Il tizio della confraternita. Quello con cui ero quasi andata a letto e che mi aveva invitata al pub per farsi perdonare.
“Non lo so, è maleducato non presentarsi, no?” Domandai. Laurel annuì. “Allora vuol dire che berrò qualcosa con lui e… sai una cosa? Potrei anche decidere di sfogare le mie frustrazioni sessuali su di lui.” Dissi improvvisamente.
Certo, era un’ottima idea. Sapevo che c’era dell’attrazione fisica tra di noi. L’avevo già sperimentata alla festa. Non potevo avere il professor Styles per ovvie ragioni, quindi avrei semplicemente chiuso gli occhi e finto di essere con lui. Poteva funzionare.
“Mary, non credo che sia un’ottima idea.”
“È la migliore che io abbia mai avuto.” Dissi risoluta.
“D’accordo.” Replicò la mia amica. Era scettica, lo vedevo dalla sua espressione e lo sentivo nella sua voce, ma non mi importava. Io non potevo continuare in quel modo.
 

***
 

La sera successiva raggiunsi Jasper al pub e vidi un sorriso illuminare il suo viso quando mi notò. Forse era convinto che non mi sarei presentata e non aveva nemmeno torto. Avevo pensato fino all’ultimo di tornare a casa, perché le parole di Laurel avevano continuato a rimbombare nella mia mente.
Ma alla fine avevo deciso di uscire e bere qualcosa con lui. E poi avrei continuato da quel punto, avrei improvvisato.
“Ehi, Mary!” Esclamò lui, alzandosi. Mi abbracciò brevemente e mi diede un bacio sulla guancia. “Mi fa piacere che tu abbia deciso di venire.”
Sorrisi e mi accomodai sullo sgabello di fianco al suo.
“Grazie per avermi invitata.” Dissi. Poi guardai il cameriere e mi resi conto che non avrei potuto bere una birra. Frequentavo il primo anno, mi avrebbero chiesto la carta d’identità e mi avrebbero riso in faccia.
“Cosa prendi?” Mi domandò Jasper. “Una birra va bene?” Sembrava avermi letto nel pensieri. Annuii e lui richiamò l’attenzione del cameriere. Chiese due birre e fui sorpresa dal fatto che nessuno gli chiese un documento.
“In realtà non potrei.” Confessai dopo aver brindato, facendo incontrare la mia bottiglia contro la sua.
“Nemmeno io, ma Colin è nella mia confraternita. Frequenta l’ultimo anno.” Rispose Jasper, alzando la bottiglia verso il cameriere e sorridendo al ragazzo.
“Quindi hai delle conoscenze in questo posto.” Dissi.
“Beh, nelle confraternite è così. È uno dei motivi principali per cui si cerca di entrare a far parte di un gruppo del genere.”
“Ed io che pensavo che fosse solo per le feste e le ragazze.” Lo presi in giro.
“Quello costituisce il novanta percento del motivo.” Rispose lui. “Il restante dieci sono i legami che si stringono con gli altri fratelli e il fatto che chi è in una confraternita ha una specie di corsia preferenziale in certi campi.”
“Dimmi di più.” Dissi, bevendo un sorso della mia birra. Non ero particolarmente interessata alla vita delle confraternite – altrimenti avrei deciso di entrare a fare parte di una cosa del genere anch’io – ma avrei dovuto trovare un argomento per far passare la serata, giusto? E poi era carino vedere Jasper così interessato a qualcosa. Gli si illuminavano gli occhi quando parlava della sua vita universitaria.
“Abbiamo avuto persone importanti nei Kappa Alpha Psi. Imprenditori, miliardari, politici, medici, avvocati, sportivi… insomma, abbiamo conoscenze più o meno in tutti i campi importanti.” Rispose lui.
“E tu cosa vorresti fare dopo l’università? Ma soprattutto, cosa stai studiando?” Domandai.
“Sto studiando Sport Management. Vorrei diventare un giocatore professionale di calcio, ma se le cose andranno male su quel lato mi accontenterei di diventare allenatore. Qualunque cosa purché abbia a che fare con lo sport, insomma.” Replicò.
“Oh, quindi sei nella squadra di Horan?” Domandai.
“Sì, lo conosci?”
“Ho sentito parlare di lui. Dicono tutti che sia di origine irlandese e che sia una macchina da guerra.”
“Confermo, i suoi allenamenti sono tosti. Torno a casa distrutto tutte le volte. Però è bravo, perché da quando c’è lui la squadra di calcio del nostro campus è riuscita ad essere prima nella classifica del campionato.”
“Congratulazioni!” Esclamai. Non ero una grande appassionata di sport, ma mi piacevano gli sportivi. Avevano sempre il fisico migliore.
“Grazie. E tu cosa fai? E cosa vorresti fare?”
“Sto studiando Letteratura Inglese e Scrittura Creativa. Vorrei diventare una scrittrice.”
“Una scrittrice tipo giornalista oppure vorresti proprio pubblicare dei libri?”
“Libri.” Risposi prontamente. “Vorrei scrivere storie, creare personaggi, ispirarmi a persone che conosco realmente e raccontare il mondo attraverso i miei occhi e quelli dei miei protagonisti.” Dissi.
“È un bel sogno. Hai un genere in cui preferisci cimentarti? Tipo, che ne so, fantasy, fantascienza?”
“No.” Risposi, scuotendo la testa. “Preferisco le cose reali. Mi piace scrivere delle relazioni complicate tra le persone, adoro le storie d’amore impossibili, ma anche le storie d’amore in generale.” Aggiunsi.
“Quindi sei una persona molto romantica?” Domandò, interessato. Probabilmente stava già sudando all’idea di doversi inventare qualcosa di epico per conquistarmi.
“Non troppo.” Dissi. “A me piace conoscere le persone, mi piace instaurare subito un rapporto, mi piace cercare l’intimità. Mi piacciono le cose semplici, onestamente. Non sono una di quelle persone che vorrebbe vivere una storia da film, una in cui il ragazzo fa cose strane per conquistarla, poi si baciano sotto la pioggia e cose del genere.”
Il viso di Jasper sembrò rilassarsi e sorrise.
“Mi piaci.” Dichiarò dopo pochi secondi. “Mi dispiace di aver rovinato tutto con quello stupido commento alla festa. Non avrei dovuto.”
“Non preoccuparti.” Risposi. “Acqua passata.”
In quel momento vidi entrare nel pub un gruppo di persone che non sembravano studenti. Erano quattro uomini. Riconobbi subito il professore di Teatro di Laurel, Louis Tomlinson. Con lui c’erano l’allenatore Niall Horan, il professore di arte della mia migliore amica, Zayn Malik e, per finire in bellezza, Harry Styles.
Sgranai gli occhi e nascosi la birra dietro il braccio di Jasper. Non potevo farmi beccare a bere da lui. Sapeva benissimo che non avevo ventun anni.
Il gruppo di professori si fece spazio tra la folla e cominciò ad avvicinarsi pericolosamente al bancone. Styles era distratto e, fortunatamente, stava parlando con Malik.
Tomlinson guardò nella nostra direzione, probabilmente per cercare il barista. Diede di gomito a Styles, che alzò lo sguardo. Entrai in panico e, prima che potesse riconoscermi, mi avventai su Jasper e lo baciai.
“Wow, Mary…” Mormorò lui.
Spostai lo sguardo alla mia sinistra e vidi il gruppo di professori proprio di fianco a me. Stavano aspettando che il barista portasse loro da bere e la mia incredibile fortuna mi fece trovare esattamente di fianco a Styles.
Merda.
Ricominciai a baciare Jasper nella speranza che non mi riconoscesse. Era orribile vedere un professore fuori dalla scuola, soprattutto uno per cui avevi una grossa, gigantesca cotta.
“Mary…” Sussurrò ancora il ragazzo contro le mie labbra. Possibile che non riuscisse a smettere di dire il mio nome? Voleva anche mettere un’enorme freccia LED che puntasse verso la mia testa?
“Che ne dici di riprendere da dove ci siamo interrotti alla festa?” Mormorai nel suo orecchio. Il ragazzo mi guardò, deglutì e annuì.
“Andiamo da me?”
“Sì, la mia coinquilina è a casa.” Risposi.
Poi mi alzai, tenendo la testa bassa, recuperai la mia borsa dal bancone e cercai di voltarmi senza farmi vedere.
“Signorina Watson!” Ecco. Quella era la voce un po’ roca e bassa del professor Styles. Quella che avevo sognato la notte prima e quella che diceva esattamente quella frase proprio mentre stavamo…
“Professore!” Mi obbligai a rispondere. Cercai di smettere di pensare al sogno della notte prima, ma arrossii lo stesso.
Lui guardò prima me e poi il ragazzo che mi stava tenendo la mano e la sua espressione cambiò. Il suo sorriso si spense e nei suoi occhi passò un lampo di… consapevolezza? Imbarazzo? Non ne avevo idea, ma non mi piaceva.
“Mary, andiamo?” Domandò Jasper.
“Sì, scusa, stavo salutando il mio professore di Scrittura Creativa.” Risposi, voltandomi verso il ragazzo e sorridendo. Lui si accorse del gruppo di adulti e strizzò gli occhi nella direzione di Horan.
“Coach!” Esclamò.
“Olinsky.” Replicò lui, alzando la pinta che stava per bere nella sua direzione. “Sei fortunato perché ti sei allontanato dal bancone e non ho la prova sicura che quella birra sia tua, altrimenti saresti stato fuori dalla squadra.” Continuò l’allenatore.
Jasper gli rivolse un sorriso a trentadue denti e si strinse nelle spalle.
“E non stancarti troppo, domani ho bisogno di tutte le tue forze per l’allenamento.” Aggiunse il Coach, spostando leggermente la testa verso di me. Arrossii e sperai che nessun altro – soprattutto la persona seduta esattamente di fianco a me – si fosse accorto di quello che aveva detto.
Feci un cenno a Styles, che rispose con un mezzo sorriso, e poi seguii Jasper fuori dalla porta. Prima di uscire dal pub, però, mi mise una mano sul sedere e mi diede un pizzicotto.
Sospirai e camminai con lui verso la casa dei Kappa Alpha Psi, fermandomi almeno quindici volte sul tragitto, perché Jasper continuava a baciarmi. E l’attenzione che mi stava riservando non mi dispiaceva, anzi. Era esattamente quello che cercavo. Solo che lui non era esattamente la persona che avrei voluto nel mio letto in quel momento e, dopo aver visto il professor Styles al pub, trovavo difficile concentrarmi.
 

Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]Where stories live. Discover now