18 - Have A Cuppa With Me

1.9K 78 3
                                    

Harry doveva aver perso completamente la ragione per essersi presentato nel mio dormitorio a quasi mezzanotte dopo che sua moglie aveva scoperto della nostra relazione e mi aveva mostrato delle foto che ci ritraevano insieme. Era l’unica cosa che aveva senso, perché altrimenti non mi spiegavo come avesse anche solo pensato di venire a cercarmi dopo che avevo scoperto che mi aveva mentito per mesi ed era sposato.
“Ho bisogno di parlarti.” Disse lui, alzandosi e camminando verso di me. Posò una mano sul mio braccio e provai quell’ormai familiare scossa elettrica che partiva dal punto in cui mi aveva toccata e si espandeva in tutto il mio corpo. Succedeva sempre ed era una delle cose che amavo di più al mondo. In quel momento, però, la odiavo e volevo disperatamente che smettesse di succedere.
“Non c’è niente da dire, Harry.” Dissi, indietreggiando. Lanciai un’occhiata a Laurel, che sembrava estremamente imbarazzata e stava cercando di nascondersi nell’angolo più lontano della stanza.
“Invece ci sono tante cose.” Replicò lui.
“Questo non è né il momento, né il luogo per farlo.” Dissi, distogliendo lo sguardo. Non sopportavo la sua espressione disperata. Io ero furiosa con lui, ma non potevo permettermi di guardarlo negli occhi, perché sapevo che avrei ceduto e l’avrei ascoltato.
Harry guardò Laurel, che aveva messo un paio di auricolari e stava ascoltando musica a volume particolarmente alto per non origliare la nostra conversazione.
“Domani.” Disse, prendendomi le mani nelle sue. Provai un brivido lungo la schiena – e cercai di dare la colpa al calore della sua pelle che era in netto contrasto con il freddo della mia – e le ritrassi. Non volevo che mi toccasse. “Dimmi che domani verrai nel mio appartamento e mi permetterai di parlarti.”
“Vai a casa.” Replicai, senza promettere che l’avrei ascoltato. In realtà non volevo proprio che mi parlasse. Non volevo rischiare che la sua spiegazione mi convincesse a tornare con lui, perché non ero quel tipo di persona. Non ero il tipo di ragazza che frequentava un uomo sposato.
“Dimmi che verrai.” Ripeté lui, senza spostarsi di un passo. Alzai gli occhi al cielo e poi guardai la mia amica che, anche se stava ascoltando la musica, stava controllando che tutto fosse a posto.
“No, Harry. Non verrò.” Risposi, abbassando lo sguardo per non vedere la sua espressione. “Sei sposato, mi hai mentito ed è tutto quello che mi serve sapere. Per me è finita.” Aggiunsi, costringendomi a pronunciare quelle parole.
 

***

 
“Dannazione.” Mormorai, cercando di scaldarmi le mani mentre guardavo le finestre del secondo piano del palazzo di Harry. Non volevo essere lì. Non volevo più pensare a lui e non volevo che la mia vita ruotasse completamente intorno a quello che era successo, ma era stato più forte di me. Era stato come se le mie gambe avessero cominciato a muoversi da sole e mi avessero portata davanti a quello stupido palazzo.
Guardai l’orologio. Erano le quattro e venti di pomeriggio e avevo già resistito troppo tempo senza alcuna risposta. Per quanto continuassi a cercare di convincermi che non volevo ascoltare la sua spiegazione, la mia mente continuava a formulare nuove domande.
Suonai brevemente il citofono, sperando che Harry non fosse in casa e che in quel modo avrei deciso di tornare nel mio dormitorio ad aiutare Laurel a prepararsi per l’appuntamento con Liam. Invece pochi istanti dopo sentii la sua voce, con una sfumatura metallica, rispondere.
“Chi è?” Sembrava quasi agitato.
“Mary Jane.” Risposi semplicemente. Harry non disse nulla, ma sentii il portone aprirsi e, imprecando, lo aprii e mi avviai verso il secondo piano.
 
Avevo iniziato a odiare quel palazzo. Le scale erano buie, c’era sempre un leggero odore di muffa e il portone era decisamente troppo pesante. Odiavo lo zerbino dell’appartamento di Harry, perché era troppo marrone ed io odiavo gli zerbini in tinta unita. Ma soprattutto, detestavo il proprietario dell’appartamento, quello che mi stava guardando con gli occhi sgranati pieni di speranza e, probabilmente, di colpevolezza.
Non ne ero sicura, però, perché stavo facendo il possibile per evitare il suo sguardo.
“Di chi è questo appartamento? Di qualche amico? Te lo presta per farti stare da solo con le tue amanti?” Domandai senza nemmeno salutarlo. Avevo passato la notte insonne ad analizzare tutto quello che era successo da quando avevo conosciuto Harry al momento in cui Courtney mi aveva detto di essere sua moglie. Ero arrivata alla conclusione che quella fosse la casa di Tomlinson.
“È mio.” Rispose lui, facendomi entrare e chiudendo la porta alle nostre spalle. Guardai di sfuggita il divano, dove volevo sedermi, e poi cambiai idea, perché non c’era posto in quella casa in cui non avevo ricordi positivi del tempo che avevo passato con Harry. Ricordi che, in quel momento, sembravano voler bruciare un buco nel mio cuore.
Scossi la testa e finalmente mi decisi a spostare il mio sguardo su di lui. Era così bello che faceva quasi male a guardarlo e odiavo il fatto che fosse tutto finito. In effetti dovevo ammettere che una parte di me sospettava dall’inizio che ci fosse qualcosa di sbagliato. Nessun uomo era così perfetto. Ero stata una stupida a non chiedermi prima che difetto avesse.
“Come fai a vivere qui da solo se sei sposato?” Domandai, sentendo una stretta allo stomaco quando pronunciai quella parola ad alta voce.
Improvvisamente quello che stavo facendo mi sembrò una pessima idea. Perché avrei dovuto soffrire ulteriormente ascoltando le sue spiegazioni? E se la realtà fosse stata peggiore di quello che avevo immaginato?
“Vivo qui perché…” Cominciò a dire lui, ma io alzai una mano e lo interruppi.
“Sai una cosa?” Dissi. “Non voglio saperlo.” Aggiunsi e mi voltai per raggiungere la porta. Non riuscii ad aprirla, perché sentii la mano di Harry sul mio polso e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
Mi bloccai e permisi che mi raggiungesse. Sentivo la sua presenza alle mie spalle, a pochissimi centimetri da me. Sentivo il suo respiro sul mio collo e la sua dannata mano sembrava essere stata creata per chiudersi intorno al mio polso. Chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il mio respiro, ma Harry si avvicinò ulteriormente al mio viso e sentii le sue labbra cercare la mia pelle.
Deglutii, ma non mi opposi. La sensazione era troppo intensa, troppo piacevole.
“Mary, io ti amo.” Sussurrò nel mio orecchio. Mi voltai verso di lui e lo abbracciai stretto. Avevo paura che se l’avessi lasciato andare si sarebbe dissolto nel nulla.
Le lacrime cominciarono a rotolare sulle mie guance e mi sembrava di avere un macigno nel petto, all’altezza del cuore. Mi morsi il labbro e deglutii.
“Stai zitto e spogliati.” Ordinai, cercando di mantenere la mia voce ferma e fredda.
Harry mi osservò per pochi secondi, prima di togliersi la camicia e di baciarmi. Risposi con foga, con urgenza, intrecciando le mani tra i suoi capelli e attirandolo più vicino a me. Volevo che diventassimo una cosa sola per l’ultima volta. Volevo disperatamente essere sua e, magari, riuscire a dimenticarmi di tutto il resto del mondo per un po’ di tempo.
Lui cominciò a indietreggiare, portandomi con sé, e ci fermammo solo quando raggiungemmo il tavolo della cucina. Poi mi tornò tutto in mente. La finestra. Le foto. Courtney.
“No.” Mormorai, allontanandomi. “No, Harry. È sbagliato.” Dissi. “È sbagliato.” Ripetei.
“Mary, se solo tu mi lasciassi parlare.” Replicò lui.
“Non c’è nulla da dire. Quello che stiamo facendo è sbagliato per mille motivi.” Dissi, prima di uscire e di richiudere la porta alle mie spalle. Mi appoggiai alla parete e posai un dito sulle mie labbra. Dovevo cominciare ad abituarmi all’assenza di quelle di Harry sulle mie. Dovevo dimenticare la sensazione che provavo quando lui mi baciava. Dovevo dimenticare lui.
 

Little White Lies || [One Direction - Harry Styles]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora