Capitolo 29

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Le valigie sono già in macchina, mio padre mi sta aspettando, salgo nell'auto con le lacrime agli occhi, <<sei sicura di non volerli nemmeno salutare? non la prenderanno bene...>>, porgo il mio sguardo verso di lui, <<andiamo>> pronuncio con poca voce per poi sprofondare in un inebriante silenzio, in queste ore penso molto, siamo vicini al periodo Natalizio e non ho mai passato il Natale lontano dalla mia famiglia, anche se sono felice di passarlo con i miei nonni, l'idea mi lascia comunque un filo di tristezza, rifletto anche sulle mie amiche e sul biondo, sulla rabbia che quest'ultimo proverà quando verrà a scoprire che sono andata via senza informarlo, ma se l'avessi salutato poi non sarei riuscita a partire, come fai ad allontanarti da quei occhi pieni del mare?

Avrebbe cercato di fermarmi, ma ho bisogno di correre via per non sentirmi così sbagliata, mentre sono annebbiata da tutti questi pensieri, mi squilla il cellulare, un brivido mi pervade, ho paura che possa essere il mio ragazzo e leggendo il nome sullo schermo, mi capacito che è proprio lui, <<ehy>> la mia voce è piegata, <<amoree, ti ho chiamato per dirti che ho prenotato il viaggio di cui ti parlavamo, quello per il tuo compleanno, ti porterò in un posto bellissimo!>> annuncia con entusiasmo ed io respiro affannosamente, << mi dispiace, ora sono in macchina e sto andando via>> confesso sempre più titubante,
<< stai andando via?>> si allarma Cristian, << scusa >> concludo io scoppiando nuovamente a piangere.

<<Tesoro, siamo arrivati, stai bene?>> mi chiede mio padre mentre parcheggia l'auto <<si>> mi asciugo le lacrime e improvviso un sorriso strizzato.
Entro in casa e abbraccio i miei nonni che sono molto felici di vedermi ,<< quanto sei cresciuta >> mi da un bacio sulla guancia la nonna e nel mentre il mio telefono continua a squillare, tanto che mi trovo costretta a spegnerlo pur di sfuggire da quello che so accadrebbe se avessi un minimo di coraggio.

Mi ripetono sempre "sii forte", quando era piccolina se cadevo e mi sbucciavo il ginocchio crollavo a piangere, e ogni volta che accadeva mio padre con fare sorridente mi diceva di alzarmi, stessa cosa con la prima delusione d'amore, o quando litigai drasticamente con la mia migliore amica, "vai avanti" ancora e ancora, come quando mio nonno se n'è andò, passai giorni interi a disperarmi, era il mio punto di riferimento, mancano come l'ossigeno i suoi racconti di un tempo, le camicie che metteva nelle occasioni speciali e gli abbracci forti che mi dava riempiendomi d'amore, lì capii che non sono portata per sopportare, che questo non è il mondo per me, in quei anni guardavo con invidia i gabbiani, poiché volevo volare come loro, tra le nuvole, sopra il cielo, dentro un silenzio immenso, lontana da rumori, smog, città e persone, " mi mancano solo le ali" penso nella mia testa, eppure ci sono state persone che mi hanno fatto sentire in questo modo anche senza ali, come Cristian, seppure ora è tutto così sbagliato.

Cristian pov's
Sono così arrabbiato e incredulo, ieri Anna mi aveva informato di voler andare via, ma non credevo che sarebbe successo stamattina, senza salutarci, senza un ultimo bacio, ora dovrei aspettare come uno scemo a quando tornerà, se mai lo farà, sono tanto stanco di tutte queste idee improvvisate, sono stanco di rincorrerla invano, sto seriamente pensando che se è davvero andata via in questo modo probabilmente non mi amava come professava.
Chiamo Andrea per uscire e distrarmi un po', un amico è quello di cui ho bisogno ora che mi sento così distrutto e sconfitto, << magari l'ha fatto per non farti soffrire>> cerca di giustificarla dopo che gli ho raccontato quello che è successo
<< no, è così che mi ha fatto stare male, doveva dirmelo ca**o>> rispondo in preda all'ira
<< Cristian, se te l'avesse detto, non l'avresti mai, mai, permesso di andare via, ti conosco abbastanza da saperlo>> persegue Andrea, << quindi? che dovrei fare? Sono allo sbaraglio >> mi sconforto sempre di più, << dalle il suo tempo, se la ami, cerca di capirla>> mi da una pacca sulla schiena ed io mi incammino verso la cassa per chiedere un altro bicchiere di vodka
<< amico, in questi giorni stiamo insieme ai ragazzi, pensiamo a noi, a divertirci, ci stai?>> si avvicina a me e mi sorride, << ci sto >> pronuncio bevendo il mio bicchiere d'alcol tutto d'un sorso.

L'amore necessita di coraggio, le scelte si prendono in due, si parla, si trova un punto d'incontro oppure si buttano gli schemi, non si fa di testa propria, Anna non può lasciarmi con tutte queste paranoie, non è giusto nei miei confronti, le ho dimostrato il mio sentimento anche quando ha continuato a nutrire dei dubbi; diamine! io l'ho vista tra le braccia di un altro solo perché aveva paura di essere ferita dal sottoscritto, però non si è minimamente preoccupata di far del male a me, vorrei che nessuno vedesse i miei occhi di ora, perché sono pezzi di vetro, pieni di rabbia e delusione, oltre che lacrime e nostalgia, mi ricorda così tanto mia madre ed io la odio, lei mi ha abbandonato anni fa, lasciandomi un vuoto enorme nel petto, ed ora mi sento di nuovo solo.

SbagliatiWhere stories live. Discover now