Capitolo 46

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Il mio ragazzo ha organizzato una sorpresa per me, non sto più nella pelle, odio aspettare, <<quando mi togli questa benda?>> sbruffo sul ciglio della porta, <<un secondo!>> urla Cristian correndo verso di me, <<ecco, ti piace?>> pronuncia scoprendomi gli occhi,
<<dei fogli e della pittura?>> domando perplessa, <<non hai mai dipinto? è bellissimo, ti faccio vedere come si fa!>> continua prendendo un pennello e cominciando a disegnare, <<quello è uno scarabocchio>> lo prendo in giro scoppiando a ridere
<<si chiama arte astratta>> scherza lanciandomi un po' di pittura addosso, <<ora sei la mia arte>> aggiunge affiancandosi per scrutarmi attentamente ed io sorrido, poi prendo di nascosto un pennello e mi vendico lanciandogli della vernice sui capelli, <<eccoti la guerra>> lo provoco dando inizio ad una vera e propria battaglia di colore.

Ci osserviamo dopo fragorose risate, il mio "quadro" è un miscuglio di colori, mi sono ispirata a lui, ho utilizzato il giallo di felicità, quella che mi trasmette ogni volta che facciamo una delle sue pazzie, l'azzurro, come i suoi occhi che mi rispecchiano nel cielo e ci rendono infiniti, il rosa, come la complicità che ci permette di scherzare come due amici e il rosso, come l'amore, il filo rosso che ci permette di restare uniti, ci gridiamo contro ma alla fine siamo sempre un insieme, sono convinta che possiamo superare tutto standoci accanto, Cristian riesce a rendere uniche anche le cose più semplici, vedere attraverso i suoi occhi rende il mondo più bello.

<<Pensavo di appenderli nella nostra casa>> propone il biondo ed io lo guardo con confusione, <<nostra?>> domando esitando, <<quando partiremo, troveremo un posto dove tornare>> afferma baciandomi, mi scosto  da Cristian per rispondere al mio telefono che squilla in continuazione, è Marco << ehy, ti ricordi della visita di oggi? passo a prenderti, ma tu, vuoi ancora accompagnarmi?>> chiede con la voce che gli trema, penso abbia capito che me ne ero dimenticata, << sto arrivando, andremo insieme>> cerco di tranquillizzarlo cominciando ad avvicinarmi alla porta.

<<Dove vai?>> domanda Cristian perplesso, <<esco con Marco, torno presto>> rispondo frettolosamente mentre cerco il giacchetto, <<passi più tempo con lui che con me>> pronuncia con tono afflitto, mi fermo a guardarlo, <<amore, non è vero>>rispondo mortificata, poi mi accosto e lui si allontana, <<vai>> indica la porta e fissa un punto nel vuoto, trovo il giacchetto caduto per terra, lo prendo e vado via senza proferire parola.

La casa del moro è a pochi passi da quella del mio fidanzato, lo raggiungo nella sua auto, mentre ansia e malinconia si mischiano nel mio subconscio, lui sembra apparentemente tranquillo, quando arriviamo ci fanno aspettare nella sala d'attesa, c'è fin troppo silenzio e questo aumenta il mio disagio in maniera indescrivibile, <<Marco Evans>> chiama la segretaria ed il mio cuore accelera immediatamente i battiti, finalmente è il nostro turno, la psicologa resta seduta dietro una scrivania, mentre al mio migliore amico viene chiesto di sdraiarsi su un lettino e a me di restare in disparte su una sedia all'angolo della stanza, <<come ti senti?>> domanda la dottoressa iniziando un lungo dialogo a cui partecipo solo assistendo, ha pensieri oscuri, vie di fuga che altro non sono che metodi per sparire, Marco racconta del piccolo bambino dentro di se che lotta con il se stesso adulto, a 10 anni sua madre si ammala e suo padre perde il lavoro per restarle accanto, passa dei giorni infernali, in cui ha paura di perderla, però dopo mesi di dolore, finalmente riesce a guarire e trova lavoro presso un agenzia di viaggi insieme al marito, da quel momento il moro avverte di nuovo un assenza, i suoi genitori sono spesso fuori casa e lui deve occuparsi di suo fratello minore, della casa, di cucinare, di pulire e in più, continua anche gli studi, è proprio a scuola che conosce Gracy, è una ragazza solare e bellissima, si innamora di lei e passa insieme alla sua ragazza i giorni più splenditi della sua vita, lei lo aiuta con le faccende domestiche restando tutti i pomeriggi a casa sua, fino a quando arriva il giorno dell'incidente, i suoi ricordi qui si offuscano, racconta di quando aveva Gracy in fin di vita fra le braccia e la incoraggiava a non cedere, ma purtroppo non c'è l'ha fatta, ed è proprio lì che è iniziata la depressione, gli ha tolto la vita, è come se un po' della sua anima se ne fosse andata con la persona che più aveva amato, passava le giornate chiuso nella sua stanza al buio, sperando che quella giornata finisse, lo privava del sonno e dell'appetito, Marco l'ha definita una gabbia di sofferenza e questo mi ha fatto paura, racconta di quando ha conosciuto me e per un attimo quel velo nero caduto nella sua vita aveva trovato uno spiraglio di luce, aveva trovato una ragione per tornare a vivere, per non lasciarsi andare del tutto, arriva a raccontare del  giorno del tradimento, suo fratello gli confessa quello che ha visto in spiaggia e lui riflette per tutta la notte, arrivando alla conclusione che la cosa giusta da fare fosse quella di lasciarmi, era convinto di essere forte, di aver già sopportato abbastanza dolore e che quindi, questo non gli avrebbe fatto male, invece ha continuato a piangere per giorni interi, sentendosi peggio di prima, quel velo nero non era sparito, e anzi, lo stava soffocando ancora di più, Marco ha paura che possa vincere, non c'è la faccio più a sentire il suo sfogo e non riuscendo più a trattenere le mie emozioni esco dalla stanza, decido di aspettarlo fuori, poi scoppio a piangere fino a sentirmi mancare il respiro.

SbagliatiWhere stories live. Discover now