Villa Malfoy, parte II

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I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
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- HEAL THE WORLD -

CAPITOLO 10
Villa Malfoy, parte II


Piedi nudi tra i detriti, piedi macchiati di sangue innocente. Cenere, rocce, distruzione.
Ciò che rimaneva della Sala Grande era nient'altro che un cumulo di macerie, calcinacci che scricchiolavano ogni passo.
Morti. C'erano anche dei morti sparpagliati sotto le rovine; non erano molti ma erano bambini, poco più che ragazzini il quale unico crimine era stato trovarsi lì a difendere la propria scuola.
Una stanza distrutta, incenerita tra le fiamme in tutti i suoi cimeli. La Stanza delle Cose Nascoste non esisteva più.
L'ufficio del preside ridotto a un cumulo di pergamene bruciacchiate. Uno squarcio tagliava il ritratto del vecchio preside da parte a parte.
Occhi rossi iniettati di sangue, un grido di dolore, di frustrazione. Un nuovo scoppio, un altro crollo. Altri morti.

«Harry!»
Una voce familiare gli rimbombò dentro le orecchie. Hermione.
«Harry, svegliati! Svegliati!» ripeté. Uno strattone più forte lo costrinse ad aprire gli occhi.
Troppa, troppa luce. La cicatrice bruciava da morire, come se qualcuno lo stesse marchiando a fuoco. Chissà se anche Draco aveva provato un dolore simile quando gli avevano deturpato il Marchio.
«Draco!» lo chiamò senza nemmeno rendersene conto, solo per averlo pensato.
«Sono qui. Ti aiuto ad alzarti!» rispose lui. Urla concitate in lontananza, rumore di incantesimi.
Harry avvertì due mani calde afferrarlo per gli avambracci, si sentì più al sicuro. Finalmente, con immenso sforzo, riuscì a mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Sussultò.
La testa di Nagini si trovava proprio lì ai suoi piedi, recisa di netto dal resto del corpo. Era stato sicuro per più di un istante di non avere speranza, e invece la speranza sostava lì vicino a lui.
Piton, con il volto macchiato di sangue e i capelli sporchi di fuliggine, brandiva ancora tra le mani la spada di Godric Grifondoro.
«P... professore» soffiò Harry, incredulo. Questi non rispose, si limitò a restituirgli uno sguardo duro. L'aveva salvato, aveva distrutto l'ultimo Horcrux. Se gliel'avessero detto un giorno prima, non ci avrebbe mai creduto.
«Harry, come ti senti?» la voce rotta di Ron lo colse alla sprovvista e gli fece realizzare tutto ciò che avesse visto tramite il collegamento. L'aveva lasciato entrare. Voldemort aveva visto dove si trovavano, aveva capito tutto.
«Ha distrutto tutto. Hogwarts è distrutta, ha ucciso degli studenti, dei ragazzi. Sta venendo qui, sta arrivando!» annunciò Harry, volgendo il proprio sguardo verso i presenti.
Hermione, Ron e Draco sussultarono. I Malfoy si strinsero un poco di più contro la parete, terrorizzati. In quell'esatto istante i membri dell'Ordine della Fenice entrarono nella stanza, seguiti poi da Kingsley e alcuni membri degli Auror. Ne mancavano molti.
«Abbiamo annientato il grosso, ma ce ne sono ancora troppi fuori che tentano di varcare i nostri incantesimi di protezione» annunciò, poi puntò la bacchetta verso l'ingresso per scagliare un Fianto Duri. Giusto per guadagnare tempo, per prendere un secondo di respiro.
«Gli oltri?» domandò Fleur nel notare che alcuni membri dello squadrone di Shacklebolt non si trovassero nella stanza.
«... non ce l'hanno fatta» rispose un Auror dai capelli biondo cenere.
La signora Weasley abbracciò stretto Ron, poi fece lo stesso con Harry e Hermione. Loro erano tutti vivi, per fortuna. E anche Remus, Tonks, Dobby, Neville e Luna.
Il cadavere di Bellatrix sul pavimento catturò l'attenzione di molti, ma nessuno di loro sembrò particolarmente affranto.
Narcissa, al contrario, sembrava non essersi ancora ripresa dal gesto appena compiuto. Se ne stava lì, appoggiata a una delle pareti, con le labbra tremanti e gli occhi fuori dalle orbite.
Era pur sempre sua sorella.
Draco, sorreggendo sua madre per un braccio, non aveva ancora trovato la forza di dire una sola parola. Avrebbe voluto ringraziarla, ringraziare anche suo padre per avergli salvato la vita, invece sostava muto con occhi impauriti volti verso Harry. Ed egli, ammutolito allo stesso modo, ricambiava lo sguardo con estrema ansia e preoccupazione.
Seppur vero che la prima parte del loro piano fosse andata secondo le previsioni, avere a che fare con la morte e con i cadaveri non era una passeggiata.
Chi sarebbe tornato a casa, alla fine, ad annunciare alle famiglie delle vittime la loro dipartita? Chi si sarebbe preso la briga di annunciare che i loro cari fossero morti per proteggere tutti loro?
Harry non riusciva a pensare ad altro nel vedere un giovane ragazzo, occhi scuri e capelli castani, trattenere le lacrime e mordersi il labbro. Il suo partner lavorativo era morto. Chissà da quanto tempo collaboravano, chissà se erano amici. Poco importava, lui non c'era più. Kunal, si chiamava, ma di lui non rimaneva altro che un nome e i ricordi di chi lo conosceva.
E gli altri? Quante persone sarebbero rimasti solo dei nomi, alla fine di tutto quello?
E se anche Draco, Ron o Hermione fossero diventati solo nomi? Harry deglutì, non poteva pensarci. Si concentrò sul proprio cuore capriccioso che batteva forte i piedi nel petto, poi trovò di nuovo lo sguardo di Draco. Avrebbe voluto tornare sul Murk Esk e guardarlo risplendere oltre la superficie dell'acqua, o sulle spalle di quel drago quando il vento gli scompigliava i capelli.
Avrebbe voluto tornare a Hogwarts quando ancora era casa, quando Neville portava delle erbe strane dalla serra e passavano le notti a giocare a Sparaschiocco, fumare e ridere.
Le cene di Natale alla Tana, la risata di Hermione, la complicità degli sguardi con Ron. Ora, in loro, Harry vedeva solo sgomento e preoccupazione.
Il rumore di una Bombarda echeggiò nella stanza: qualcuno stava provando a forzare le loro protezioni. Le pareti tremarono e parte dell'intonaco e della carta da parati cadde in uno sbuffo di polvere. Tutti i presenti si radunarono contro la stessa parete, bacchette sguainate in controffensiva.
«Tutti pronti a combattere» li spronò Shacklebolt, rude. Serrarono le fila e Harry si avvicinò un poco a Draco. Finalmente, spalla contro spalla, riuscirono a infondersi coraggio e calore.
«Stai bene?»
«Sì. Tu?» rispose Draco. Mentiva: era terrorizzato. C'erano tanti nemici là fuori, pronti a mostrare tutta la loro devozione al lato oscuro. Un nuovo incantesimo fece tremare soffitto e pavimenti, tanti lampi di luce si infransero contro gli schermi di protezione, indebolendoli.
Ma il terrore - quello vero - giunse quando tutto si fece silenzioso. I lampi cessarono, le grida furiose fuori dalla stanza anche. Niente più incantesimi, niente più scosse.
Fu allora che tutti capirono.
Lui era arrivato.

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