La Stanza delle Cose Nascoste

1.5K 92 66
                                    

Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

- HEAL THE WORLD -

CAPITOLO 7
La Stanza delle Cose Nascoste



Camminare tra quei corridoi fu strano. Molto strano.
C'era stato un tempo in cui Harry tra quelle mura si era sentito protetto, si era sentito a casa. "Non c'è posto più sicuro di Hogwarts" gli avevano sempre ripetuto fino allo sfinimento, anche se di fatto non era stato così. Neanche quando c'era Silente.
Ma quella era casa sua e proprio non riusciva ad accettare che, in quel momento, fosse gestita da un regime di terrore, che al presidio ci fosse l'uomo che aveva ucciso Silente. Non riusciva ad accettarlo, e ciò gli diede ancora più la forza per andare avanti, per sgattaiolare tra quei corridoi con una fiammella di speranza accesa nel petto.
E chi lo avrebbe mai detto che al suo fianco, a condividere quella fiamma, ci sarebbe stato il suo più acerrimo rivale scolastico?
Draco, accucciato accanto a lui sotto al Mantello dell'Invisibilità, camminava svelto squadrandosi intorno. Harry lo teneva per un braccio; forse per dargli forza? O per dare forza a se stesso? Magari per sentirsi meno solo, per sentirlo più vicino. Profumava di agrumi.
Giunti al corridoio del quarto piano, un gruppetto di ragazzetti Serpeverde li costrinse a nascondersi dietro una statua.
Erano piccoli, forse del primo o del secondo anno. Draco li guardò ridacchiare e sorridere di qualche battuta sul cibo servito poco prima a cena, e nella sua mente serpeggiò il ricordo di quando c'era lui al loro posto. Di quando si sentiva padrone di Hogwarts e l'unico pensiero era rompere le scatole a Potter. Se da un lato rimpiangeva quei tempi, dall'altro non poté fare a meno di pentirsi per alcune scelte compiute.
«Tutto ok?» sussurrò Harry, una volta che i ragazzi furono abbastanza lontani. Draco si destò con un brivido. Si voltò verso Potter e trovò occhi verdi e luminosi. Sembrava quasi che avesse avvertito i suoi tormenti.
«Sì,» gli rispose, «e tu?» domandò poi, corrugando la fronte.
«Sì».
Si squadrarono per qualche secondo e poi, dopo aver controllato che non ci fosse più nessuno, ripresero a camminare.
Sgattaiolarono su per le scale, verso l'alto. Per evitare una mandria di Corvonero diretti alla sala comune, furono costretti a fare una deviazione e passare di fronte al bagno in cui avevano duellato l'anno prima. Per entrambi fu come rivivere un brutto incubo.
Draco aveva ancora le cicatrici, le percepì bruciare. Accelerò il passo, e Harry non disse nulla. Lo seguì svelto e provò a sotterrare dentro le viscere quelle orribili sensazioni. Si ritrovò a pensare che se gli avesse teso la mano già quel giorno, la vita di Silente sarebbe stata risparmiata. E sarebbero state risparmiate a Draco tutte quelle torture, tutto l'orrore.
«Non ti sentire in colpa» disse Malfoy, come se stesse intuendo i suoi pensieri.
«C-come?» balbettò Harry, incredulo.
«Ero troppo impaurito e troppo sicuro di non avere altra scelta. Non avrei cambiato rotta, quel giorno. Non ti avrei neanche ascoltato, e lo sai» sussurrò, prendendosi una piccola pausa. «Le cose non sarebbero potute andare diversamente».
Harry si morse il labbro.
«Forse è così...» si convinse dopo pochi secondi. Forse aveva ragione, la storia aveva fatto il suo corso e probabilmente era stato giusto così. «Ma sono felice che tu abbia cambiato rotta, adesso».
Draco sorrise mesto. Avrebbe voluto ringraziarlo per avergli teso la mano al maniero, quel pomeriggio di poche settimane prima, ma non disse niente. Riprese a camminare con il petto colmo di una gratitudine che non era ancora in grado di mostrare.


La Stanza delle Cose Nascoste comparve di fronte ai loro occhi dal nulla, in un sospiro, in un brivido che percorse tutta la spina dorsale di Draco.
Orribili ricordi dell'anno precedente lo punzecchiarono come cento spilli sulla nuca che lo costrinsero a desistere. La mano di Potter, però, si strinse più forte attorno al suo avambraccio. Gli ricordò del motivo per il quale fossero lì, insieme, sotto quel dannato mantello.
Gli ricordò di essere dall'altra parte. Dalla parte della luce.
«Andiamo» gli disse Harry e, con un profondo respiro, si addentrarono nella stanza.
Dopo una prima breve occhiata per accertarsi che non ci fosse nessuno lì dentro a controllarli, Harry sfilò il mantello da sopra le loro teste con un velo di incertezza. Niente si mosse.
«Ok,» esalò quindi sollevato, «ora cerchiamo quella dannata corona».
Non si divisero e l'uno a fianco all'altro si mossero in punta di piedi, sul chi va là, entrambi con le bacchette alla mano.
Cercarono dapprima su alcuni scaffali colmi di cianfrusaglie, poi in un vecchio deposito di scope. A nulla valsero i loro sforzi.
«La tua ragazza non sembrava felice di vederti» parlò quindi Draco, dopo diversi minuti di infruttuose ricerche. Qualcosa tornò ad ardere al centro del petto, al pensiero di Ginny Weasley che si divorava Potter con gli occhi.
«Non è la mia ragazza!» sibilò Harry, punto nel vivo.
«Ah-ah. Certo» strascicò Draco, montando sul volto un sorrisetto degno della sua casa scolastica.
«Davvero». Harry lo prese di nuovo per un braccio per frenarlo nella sua spavalda camminata. «Non lo è. Cioè, non lo è più».
Suonò vagamente come una rassicurazione e Draco sogghignò alla vista del piacevole rosso porpora che tinse le guance dell'altro. Lo trovò carino, ergo si sentì un immenso imbecille.
«Non siamo qui a parlare della tua situazione sentimentale, Potter» tagliò corto, nel tentativo di ricomporsi. Che diavolo gli stava prendendo?
«Veramente hai iniziato tu a fare insinuazioni» puntualizzò Harry.
«Non stavo insinuando, è che ti ha guardato come se volesse sbranarti la fac-»
Un rumore sordo interruppe i vaneggiamenti di Draco. Harry, con il cuore in gola, afferò il mantello e li avvolse entrambi in un gesto secco, portando una mano sulla bocca di Malfoy per farlo tacere.
Una vera fortuna che fossero ben troppo giovani per morire di infarto. Anche se Draco non ne era poi così certo, data la frequenza cardiaca che avvertiva nella gabbia toracica. Si guardarono spaventati, vicini, schiacciati l'uno contro l'altro nel tentativo di occupare meno spazio possibile.
Lo stesso rumore, più lontano, li fece sussultare ancora. Iniziarono a temere il peggio, fino a che un Folletto della Cornovaglia particolarmente vivace balzò fuori da un vecchio scatolone.
Sospirarono entrambi e ripresero a respirare. Harry tolse la mano dalla bocca di Malfoy, asciugandosi il sudore dalla fronte. Si ritrovarono a ridacchiare uno di fronte all'altro come due idioti, in un tentativo piuttosto maldestro di stemperare la tensione.
Vicini. Faccia a faccia sotto al Mantello dell'Invisibilità.
Draco si accigliò di nuovo nel contemplare quegli occhi così da vicino. Le sensazioni della notte precedente lo travolsero come una valanga: l'abbraccio, il respiro di Harry contro i propri capelli, le mani intrecciate strette. Ah, e come dimenticare il non troppo minuscolo problema al risveglio. Possibile che fosse... che... non gli erano mai piaciuti i ragazzi. Però forse non gli erano mai piaciute neanche le ragazze. Una cosa era certa: c'era qualcosa che lo stava portando ancor più vicino a Potter. A sfiorargli in naso, a fargli tremare le gambe e le mani. Ma era davvero il caso? Era davvero il momento per lasciarsi trasportare da qualcosa di così ignoto?
Harry, schiacciato contro di lui, non riuscì proprio trattenersi dall'inspirare più forte quel profumo di agrumi. Aveva sempre avuto gli occhi così grandi, Draco? E quella minuscola cicatrice sotto al labbro? Un momento, gli stava guardando la bocca?
No, fermi, time-out. Non poteva fare ciò che il proprio istinto gli stesse suggerendo di fare. No, non era appropriato.
Con un leggero colpo di tosse distolse lo sguardo, indietreggiò e tolse il mantello da sopra le loro teste. La bolla scoppiò.
«Ehm... dobbiamo trovare quell'affare» soffiò Harry, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Realizzò solo in quel momento che sarebbe rimasto fin troppo volentieri dentro quella bolla.
«Già. Sì, muoviamoci» concordò Draco, ancora col respiro affannoso di chi si sveglia dopo un sogno intenso.
Perché era stato quello, no? Un sogno.


Heal the world || 𝑫𝒓𝒂𝒓𝒓𝒚 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora