Villa Conchiglia

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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

AVVERTIMENTO:
Questo primo capitolo presenterà una scena un poco violenta pertanto, nel caso siate particolarmente sensibili, il mio invito è quello di non procedere con la lettura della storia.
In generale questa sarà una storia con parecchi tratti drammatici e verrà fatto uso di linguaggio colorito.
Draco potrebbe risultare, forse e solo sotto un certo aspetto, un pochino occ.
Se il genere non è di vostro gradimento, non leggete; se non vi piace la coppia, non leggete; se sapete già che il mio stile non corrisponde ai vostri gusti, non leggete. Chi ha orecchie per intendere intenda.

A tutti gli altri, invece, auguro buona lettura :)

- HEAL THE WORLD -


Prologo.

«Va', figliolo!»
Parole appena udibili, quasi sussurrate e così ricche di amore. Speranza, paura, coraggio. Parole che provenivano dalla flebile e preoccupata voce di Narcissa.
Draco, dapprima immobile e spaventato, si voltò di scatto con un'espressione tanto stupita quanto addolorata.
Sgranò gli occhi, provò a muovere le labbra per dire qualcosa. «M... ma...»
«Va'!» ribadì lei con voce rotta, ancora più sconvolta e sempre più consapevole delle conseguenze che ne sarebbero derivate.
Gli occhi grigi di Draco scattarono dalle labbra pallide della madre agli occhi scuri e alienati di sua zia Bellatrix e, successivamente, sul volto contratto di Potter.
Potter, quel dannato Potter che pochi secondi prima l'aveva guardato e invitato a raggiungerli.
"Vieni!" gli aveva sussurrato, allungando una mano verso di lui. Una sola mano.
Voleva portarlo via.
Perché? Dopo tutto quello che aveva fatto, poi! Perché, dopo tutti quegli anni trascorsi a odiarsi, voleva portarlo in salvo?
E sua madre... sua madre lo aveva implorato di andare. Di fuggire.
«Draco... corri» sussurrò nuovamente Narcissa, attenta a non farsi udire dalla sorella - troppo impegnata a inveire contro Dobby per poter capire cosa stesse accadendo.
I suoi occhi si velarono di lacrime. Era quella, dunque, la scelta giusta da compiere? Sarebbe bastato fuggire dall'Inferno per non sentirsi più bruciare?
Eppure quella era la sua occasione. L'occasione che non era riuscito ad afferrare l'anno precedente, quando Silente aveva offerto lui clemenza. Forse quella sarebbe stata la sua ultima possibilità.
Potter era l'unica possibilità.
E quindi Draco corse.
Scattò rapido in direzione di Potter e, con il cuore in gola, gli afferrò la mano.
Un dolore lancinante al centro della schiena. Quella fu l'ultima cosa che avvertì Draco, prima di essere catapultato altrove. La mano ruvida di Potter stretta tra le sue dita, un vuoto d'aria, poi un tonfo sordo sulla battigia.


⸙⸙⸙


CAPITOLO 1
Villa Conchiglia

Harry aveva sempre odiato smaterializzarsi. In tutti quei mesi a fare la spola da un luogo all'altro, non si era mai abituato a quella sensazione di vuoto allo stomaco.
E, in onor del vero, era sempre stato troppo goffo per materializzarsi in piedi. Si ritrovò con il volto immerso in un cumulo di sabbia umida, le braghe inzuppate e l'insana voglia di vomitare il niente.
Ma l'euforia prese comunque il sopravvento. Ce l'avevano fatta: erano riusciti a fuggire. Erano vivi, e non ci avrebbe mai sperato.
Si alzò a fatica, mettendo a fuoco il volto pallido di Hermione. La sua povera, dolce, amica Hermione. Una vera fortuna che Ron la stesse tenendo stretta tra le braccia, una vera benedizione che avesse un appiglio concreto a cui aggrapparsi, dopo la tortura che aveva subito dalle mani di quella folle.
«Hermione! Stai... stai bene? Siamo salvi, siamo tutti salvi!» soffiò Harry, col fiato corto e le gambe pesanti mentre si avvicinava ai suoi amici. Ma, proprio quando stette per chinarsi e assicurarsi delle condizioni della ragazza, un rantolo lo colse di sorpresa.
Hermione e Ron, con gli occhi spalancati dal terrore, stavano contemplando un punto indefinito oltre le sue spalle. E, quando Harry si voltò, l'orrore lo rapì.
Malfoy, steso prono con il volto sporco di sangue e sabbia, faticava a respirare. L'impugnatura d'argento di un pugnale spuntava dal centro della sua schiena.
«Malfoy!» urlò Harry, o almeno ci tentò. Tutto ciò che ne uscì fu un verso strozzato.
Caracollò nella sua direzione e, man mano che si avvicinava, vide la camicia nera del ragazzo farsi ancor più scura intorno alla ferita. Egli cercò di alzarsi, ma un altro spasmo lo colse facendolo ricadere al terreno. Tossì. Era cianotico, probabilmente il pugnale gli aveva perforato un polmone.
Harry, nel panico, non sapeva cosa fare, non aveva la più pallida idea di come agire. Lo aiutò a voltarsi su un fianco e cercò di tenerlo sveglio, mentre gli altri presenti sulla battigia iniziarono ad avvicinarsi.
Dobby, poco più lontano, squittì in un verso spaventato.
«Malfoy! Malfoy, stai sveglio!» lo implorò Harry. Si rese subito conto che, se Draco non si fosse unito a loro, probabilmente quel pugnale avrebbe colpito in pieno lui o uno dei suoi amici.
«Non rie... non....» tossì più forte lui, inspirando a fondo. Un fischio orribile uscì dalla sua bocca, le sue labbra divennero di un colore violaceo.
«Zitto, non parlare! Hermione! Hermione, fa' qualcosa!» urlò Harry nel vedere la sua amica avvicinarsi con occhi affranti. Non aveva niente con sé. Il dittamo era finito.
Bill e Fleur li raggiunsero di corsa e sgranarono gli occhi alla vista del ragazzo agonizzante sulla sabbia. Forse più colti alla sprovvista di chi fosse, piuttosto di come stesse.
«Ci sono delle pozioni?» domandò Harry, supplicante.
I due ragazzi negarono con la testa. Fu sull'orlo di urlare quando, fortunatamente, si ricordò della presenza di Dobby.
«Dobby, ti prego, va' a recuperare delle pozioni. Dittamo, serve dittamo!»
L'elfo tentennò per un secondo.
«Dobby è felice di aiutare Harry Potter, se Harry Potter lo desidera tanto» cinguettò lui e, con gli occhioni spalancati e le mani tremanti, schioccò le dita per sparire nel nulla.
Harry tentò di sollevare di peso Malfoy dalla sabbia ma, nonostante la sua eccessiva magrezza, non ce l'avrebbe fatta a portarlo da solo.
«Dobbiamo portarlo dentro» disse imperativo, poi volse uno sguardo eloquente verso Ron. Draco tossì di nuovo. Tossì sangue.
«Ma Harry... lui è...» soffiò il suo amico, pallido come un cencio.
A Harry si gelò l'ossigeno nei polmoni.
«Cosa?!» ringhiò. Non poteva credere che Ron stesse tentennando di fronte a ciò.
«Beh, è un-»
«Non è il momento, Ron!» lo interruppe Harry, prima ancora che potesse finire la frase.
Malfoy era un Mangiamorte ma, se tanto gli dava tanto, li aveva salvati alla villa e questo bastava per dovergli restituire un favore.
Hermione parve della stessa opinione e, seppur riluttante, si ritrovò a concordare.
«Ha ragione. Dev'essere curato, o morirà! Poi penseremo a cosa fare» disse, spronando Ron nel correre in aiuto di Harry.
Egli, dopo un secondo di esitazione, l'ascoltò. Insieme a Bill aiutarono Harry a issare Malfoy sulle gambe ma, dopo qualche passo, egli cedette. Si lasciò cadere tra le loro braccia e Harry, in quel momento, pensò che fosse morto.
«MALFOY!»

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