Capitolo 5

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20 Mo'hg Ghar 1842 – città di Harsha; Haksh

"Quindi al maturamento ci andranno anche Hatsei e Saho're" esordì Aethrei, durante la cena molto ricca.

M'ehi aveva deciso di preparare un'abbondante ciotola di patate e il suo famoso pasticcio di carne di manzo aromatizzata con rosmarino e miele; Ak'uira ne andava matto e Aethrei fu ingordo come al solito. Joidhe, per restare leggera, spizzicò qualche patata rosolata.

"Sì, loro sono eccitati come te" rispose il ragazzo, prendendolo un po' in giro.

"Ma dimmi la verità" aveva uno sguardo malizioso, "i loro otzi sono veri? Uno ha una forma strana, l'altro è un animale, però diverso rispetto a come ce l'ha tua nonna. Sicuro che non glieli abbiano disegnati i genitori?"

Quella domanda spiazzò completamente Ak'uira, non credeva che il padre potesse dubitare dei suoi due amici d'infanzia.

"Ma che dici?! Chi farebbe mai una cosa del genere?"

"Aethrei, li conosciamo da anni. Non sono di certo il tipo" si intromise sua moglie.

Volle subito ribattere, ma il boccone di carne gli rimase in gola e fece cenno a entrambi di aspettare.

"Era per essere sicuro. M'ehi, lo sai che non l'ho mai pensato, ma iniziano a girare strane voci su resh be'th che si disegnano dei simboli per avere dei favoritismi o per fare il maturamento."

"Nessuno farebbe una cosa del genere, Thoeri se ne accorgerebbe subito" liquidò la faccenda Ak'uira.

"Non sottovalutare i resh be'th. Alcuni sono subdoli e meschini peggio degli animali" sentenziò il padre, indicandolo con la forchetta.

"Gli animali sono molto più saggi di noi. Quindi fidatevi, io lo so" ribatté l'anziana con un sorriso rivolto ai tempi passati.

"È vero!" si ricordò M'ehi. "Mamma tu hai passato del tempo in mezzo alle aquile, quando avevi l'età di Ak'uira. Perché non ce lo racconti?" Non ne aveva veramente voglia, ma vedeva il costante calo fisico e mentale che la madre stava vivendo nell'ultimo periodo; cercava il più possibile di farla integrare nei discorsi.

"Non è il caso di parlare di questo, magari dopo." 

Si rivolse poi al nipote: 

"Quindi domani avrai la verifica e voglio raccontarti nuovamente la nascita della nostra stirpe: ti servirà. Ascoltatela anche voi, male non vi fa". 

Bevve un sorso d'acqua e scansò il suo piatto vuoto.

"Dopo il sacrificio di Oth, quando il mondo si stava riformando, il Monte decise quindi di popolarlo con due creature molto potenti: i Rourok e i Samath. Queste due creature arrivarono a contendersi la terra in una guerra molto cruenta; entrambi lottavano per avere la supremazia sull'altro."

M'ehi iniziò a sparecchiare, Aethrei giocherellava annoiato con il piatto ormai vuoto.

"Erano completamente diversi gli uni dagli altri. I Rourok erano molto abili nel modellare la terra sotto i loro piedi, quindi in grado di creare qualsiasi cosa di cui avessero bisogno: case, oggetti, gioielli, armi; e consideravano i Samath delle mostruosità aberranti. Di contro, i Samath vedevano la terra come sacra e abitavano le dimore che essa, in base alla sua conformazione, offriva loro; quindi avevano una possente forza fisica e una resistenza poderosa. Per loro i Rourok erano come dei fragili parassiti infestanti. Avevano infatti un corpo privo di peli, piume o squame che li proteggesse dal freddo e non possedevano nemmeno delle ali o delle code; il loro viso però era simile al nostro, almeno credo. Quindi i Samath possedevano invece fin troppa peluria, piumaggio o scaglie, e di code o di ali ne avevano a volte più di due; assomigliavano a degli animali, ma molto più spaventosi e grossi. Non è un bello spettacolo immaginarsi queste creature. Quindi, erano secoli che si combattevano e le generazioni più vecchie tramandavano l'odio ai loro figli affinché continuassero quella guerra e la vincessero. Ma sul campo di battaglia una Rourok e un Samath si innamorarono."

"Hama e Keidho. Dalla loro unione nacque il primo resh be'th, nato per la pace" velocizzò Ak'uira, cercando di essere il più gentile possibile.

"Non proprio. Resh be'th era il nome del piccolo e il suo significato, nella lingua Rourok, è quindi: nato per la pace" puntualizzò Joidhe, che vide oltre la gentilezza del nipote. 

"Dopo la sua nascita, decisero di mostrarlo ai due schieramenti impegnati in battaglia. Faceva molto freddo quel giorno e quindi, per richiamare l'attenzione di tutti, dissiparono l'inverno e scatenarono un fortissimo terremoto. La battaglia si interruppe in un silenzio stupito. La maggior parte dei giovani smise quindi di combattere lasciando solo gli anziani a perseguire un odio che, in realtà, non apparteneva più a nessuno. Resh be'th riuscì a porre fine a quella guerra con la sua sola presenza e quindi il Monte fu felice di questo. Col tempo, anche gli altri Rourok e Samath iniziarono a unirsi tra loro..."

"Va bene, Joidhe, le tue storie sono sempre fantastiche! Ma non vedi che annoi tuo nipote? Almeno per oggi risparmialo" sbottò bonariamente Aethrei.

"Almeno io ho storie interessanti da raccontare. Quindi..."

"Vecchia aquila sbeccata, cosa vorresti dire con questo?"

"Per favore, non litigate anche oggi" li interruppe prontamente M'ehi. "Siete esasperanti."

"Lo sai che loro scherzano così" mediò il ragazzo. "Comunque, grazie per la storia, nonna. La terrò a mente" E chi se l'è mai dimenticata. Però oggi ne ha detti solo dieci: è stata brava.

Si alzò da tavola lasciando qualche patata bruciacchiata sul piatto e salutò tutti isolandosi in camera sua.

Joidhe osservò il nipote. Nonostante sorridesse, era evidente nascondesse una sensazione amara, temette per la sua insicurezza nascosta nel desiderio di tranquillità.

"Secondo te, dovremmo preoccuparci?" chiese pensierosa M'ehi al marito, dopo che il figlio si era già allontanato.

"Non credo, cara. Presto sarà entusiasta anche lui e allora sì che saprà farsi valere."

Joidhe rimase in silenzio e tornò lenta sulla sua poltrona senza condividere i suoi pensieri.

Ak'uira si buttò di schiena sul letto. Due piume iniziarono a volare per l'impatto e, cadendo, crearono una coreografia che rubò la sua attenzione per alcuni secondi. Con un soffio, le spinse nuovamente in alto. Illuminate dalla luce lunare, si adagiarono delicate sul pavimento.

Osservò il bersaglio inciso su una grossa trave nel soffitto. Afferrò da sotto il cuscino una piccola pallina di cuoio logora e cercò d'immaginare il nonno, proprietario di quell'oggetto. Ovviamente anch'esso aveva una storia targata Joidhe. Lei lo aveva regalato al vecchio Ak'uira, per vendetta, quando lui si era dimenticato del suo compleanno. Da quel momento passò ore a farla rimbalzare e non scordò mai il compleanno della sua donna. 

Ak'uira sorrise e fece centrare alla pallina più volte il bersaglio.

I figli dei SamathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora