Capitolo 24

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2 Mo'hg Ba'haral 1842 – Biblioteca; Haksh

Il tempo sembrava essersi fermato e un silenzio innaturale, interrotto solo da involontari cigolii delle sedie sulle concrezioni minerarie, deformò la serenità con la quale la maturatrice aveva cercato di condurre la sua prima lezione dopo tanto tempo. L'opossum deglutì più per riprendersi che per un'effettiva necessità e cercò di saggiare la situazione:

"Shoum'e, sei sicuro di quello che dici?".

Si avvicinò al giovane resh be'th preoccupata e strinse le sue mani per intensificare il contatto.

"I Samath si sono estinti molte decine di migliaia di anni fa... Inoltre, che significa che l'hai visto anche al risveglio? Il braccio non è né blu né, tanto meno, di un toro." Indirettamente, gli stava facendo capire che stava mentendo.

"Mi dispiace, non era mia intenzione spaventarvi. È la verità, al risveglio ho avuto il suo enorme muso su di me, poi si è dissolto nel vento" commentò la zebra dispiaciuta.

Nessuno era in grado di poter comprendere la situazione, ogni cosa era stata predisposta affinché non si potesse arrivare alla reale verità degli eventi. Ciò che era stato rievocato in quella biblioteca tra le rocce era molto più antico di quanto potessero immaginare e i resh be'th non possedevano che un frammento di spiegazione trattenuto solo dai più antichi ed esperti conoscitori dei fatti ancestrali.

Nonostante sappia di dovervene parlare meglio, ho paura non siate pronti. Spero veramente che la vostra mente e il vostro cuore siano disposti nel giusto modo: mi esprimerò in maniera semplice.

Aleph, la divinità, non ha forma poiché è la Forma.

Si è però sempre prodigato nello sceglierne una per mostrarsi ai suoi popoli. Quando si palesò a me e ai primi resh be'th su quella landa intrisa del sangue dei Samath e dei Rourok, assunse la forma dei giudici: un semplice e maestoso toro celeste. Era l'essenza dell'acqua e della terra, era la forza. Sotto i suoi passi nascevano germogli vivaci e voraci che si espansero tutt'intorno ridando vita a quel luogo di morte. Mi si presentò non appena ripresi il controllo del mio corpo e mi portò via. Avevo le lacrime agli occhi e volli abbracciare la sua ferita mai guarita. Fu in quel momento che mi consegnò la sua volontà e il suo rimprovero. 

Quando Shoum'e mi toccò, rimasi esterrefatto. Fui io a essere rinchiuso in un luogo a me ostile e mi apparve l'unico nemico di Aleph, l'emanatore della mia pazzia. Quella sensazione di paura, che facevo provare da generazione a quei ragazzi, mi catturò e mi costrinse a guardare nuovamente il mio peccato. Soltanto un'altra volta, molti secoli prima, caddi nella stessa trappola. Fu in quell'istante che capii che il destino di tutti e il destino di Shoum'e era legato a un altro resh be'th e a un'altra entità, quella che uccise Aleph.  Io, ancor prima dei resh be'th, sono stato incastrato e torturato per un tempo che sembrò infinito: per fortuna, ho avuto la mia rivincita grazie a quelle ali acerbe.

K'eirh non sapeva cosa pensare, si era resa conto che la zebra non mentisse, guardò anche Gouri'm che, serio, assisteva alla scena senza dire nulla. La situazione era più anomala del previsto. Ogni generazione di resh be'th aveva sempre visto me e nessun'altro al risveglio; questa, oltre al mio peccato, era l'unica certezza che avevano.

La maturatrice cercò di calmarsi e chiese a Saho're se riuscisse a dire qualcosa sulla situazione di Shoum'e. Sperò che l'incognita incarnata dall'elefante potesse scalzare il macigno di dubbi che schiacciava l'intera classe. Il giovane parve sapere cosa fare:

"È da ieri, quando vi ho visti preoccupati, che Shoum'e mi incuriosiva". 

Si avvicinò alla zebra. "Ti chiedo scusa, ma potrei vedere il tuo otzi da vicino?"

Il resh be'th scoprì la spalla senza obiettare e Saho're esaminò con interesse quell'albero all'interno di due cerchi e circondato da bolle. Lo toccò con le dita e lo distese; informazioni appena agguantate iniziarono a incasellarsi nei suoi ragionamenti e composero i primi pezzi di un puzzle che si sarebbe reso conto essere sterminato. 

"Maturatrice, come vede l'otzi di Shoum'e presenta sia le nostre caratteristiche, delle ramificazioni evidenti, sia quelle di un cerchio magico: ve ne eravate già accorti nel salone della cripta. Credo che i due otzi non siano separati, ma lavorino insieme."

"Spiegati meglio." Anche Shoum'e e la classe ascoltarono incuriositi.

"Questa non è una categoria di otzi come la nostra o come quella degli altri. Sembra una sorta di fusione, se così vogliamo chiamarla, tra due otzi. È una combinazione unica. Però non capisco ancora come sia potuto succedere. A ogni modo, non credo che Shoum'e abbia avuto motivo di mentire sul suo ricordo. Se proviamo a far valere per lui lo stesso principio che vale per noi, allora credo che la sua conoscenza si riferisca ai Samath. Ma la sua magia..."

Si mise a riflettere mentre faceva viaggiare i suoi occhi tra l'otzi e Shoum'e.

"Per caso sei in grado di capire la posizione dei Samath?" Non si rese conto dell'informazione che aveva scagliato tra quelle pergamene.

La classe rimase visibilmente turbata e delle mostruosità sotto il mio comando iniziarono a invadere, devastare e incendiare i loro pensieri come dei villaggi privi di difese.

I Samath sono ancora vivi?

K'eirh cercò di arginare invano il vociare degli altri ragazzi, ma delle perle di sudore presero ad affacciarsi sulla sua fronte. Solo Saho're riuscì a farli tacere quando si rivolse nuovamente alla zebra che non aveva capito la prima domanda.

"Scusatemi, mi sono espresso male! La mano nella cripta del risveglio, riesci a percepirla?"

Shoum'e cercò di concentrarsi e, senza rendersene conto, visualizzò sé stesso nella biblioteca. Percorse velocemente i corridoi di quell'immensa fortezza calcarea fino ad arrivare all'altare, scese tra le stalattiti e vide il mio braccio. Gli sembrava respirasse molto lentamente, era quasi impercettibile. Tornò nell'aula in un risucchio partito dal ventre.

"Sì."

"Se vai oltre? Riesci a percepire la presenza di qualche Samath?" lo esortò Saho're.

La zebra si sforzò ulteriormente senza ottenere alcun risultato. Si estese solo all'esterno del monte Haksh e notò tanti piccoli battiti sparsi al suo interno. Disse quindi di aver percepito un'esile presenza di tutti loro e degli altri resh be'th presenti al maturamento. I suoi denti batterono per un secondo, incontrollati.

"Riesce ad avvertire anche noi?" chiese sbigottita K'eirh all'elefante.

"Sì e no, credo" le rispose. "Non è in grado di percepire noi come creature, come resh be'th, ma credo che riesca a sentirci come eredi, come figli ancestrali dei Samath. Avete detto voi che il possedere un otzi significa avere una leggera vicinanza in più verso di loro; e forse è proprio questo che riesce a vedere Shoum'e."

A quel punto, la maturatrice cercò di riprendere goffamente in mano la situazione.

"Be', che dire. Saho're, grazie mille per l'aiuto che ci hai dato. Vedete ragazzi, è proprio questo che intendo quando ho detto che siete in grado di grandi intuizioni nel vostro campo. A ogni modo Shoum'e, non so sinceramente come gestire la tua situazione. Verresti con me dal preside Shoudhe, finita la lezione? Tranquillo, discuteremo solo del metodo migliore per far cresce il tuo otzi, tutto qua. Non ti manderemo via."

Shoum'e annuì anche se non propriamente convinto. Fu però sollevato nel constatare come quell'elefante, così gentile e così umile, si fosse rivelato essere molto perspicace nei suoi confronti. Pensò che stare vicino a quel resh be'th potesse fornirgli degli spunti per conoscersi meglio, e fu quello che fece. Intraprese il primo di tanti passi verso la consapevolezza di sé. Il suo viaggio già scritto iniziò lì.

"Bene ragazzi, continuiamo... Parliamo di come dovete muovervi per iniziare da zero il vostro percorso di conoscenza."

Dopo quel momento di spavento improvviso, l'opossum riuscì a riportare l'attenzione su ciò che aveva da dire. Spiegò come iniziare le ricerche e consigliò a ognuno di loro dei rotoli di riferimento. Fu una lezione regolare e tranquilla.

I figli dei SamathWhere stories live. Discover now