Capitolo 54

19 3 9
                                    

7 Mo'gh Ahkoth 1842 – Sala spirale; Haksh

Quella mattina Hatsei si svegliò dopo essersi appena addormentato. Non aveva chiuso occhio e, come se non bastasse, il braccio destro continuava a morderlo. Le stecche con cui era stato fasciato si rivelarono inutili di notte e aveva pensato di bloccare la zona della rottura anche con delle cinture di cuoio. Fu una pessima idea che gli fece fare subito marcia indietro e cercare una posizione abbastanza comoda per riposarsi. Per lo meno lo aveva distratto dai suoi pensieri. 

Una voce possente bussò alla porta annunciando la sveglia.

Si alzò controvoglia. Prese una casacca pulita e se la infilò a fatica cercando di non dare soddisfazione al dolore con i suoi gemiti. Preferì pestare al suolo la sua frustrazione. Trovò Shoudhe nel corridoio della grotta. Era malconcio anche lui e l'espressione preoccupata in viso, che aggravava delle occhiaie già scavate, fu uno specchio per il licaone con cui riflettersi.

"Preside Shoudhe, volevo chiederle..."

"Non ora, ragazzo" fu subito bloccato con un gesto della mano. "Avremo modo di parlare."

Non lo guardò nemmeno, i suoi occhi, in attesa degli altri maturanti, si perdevano in quel cunicolo dove dei timidi raggi scansionavano il terreno.

Il giovane resh be'th voleva chiedergli molte cose riguardo il maturatore. La frase: "Quello non è Gharai" lo aveva turbato molto di più rispetto ai suoi compagni. Non capiva perché avesse dovuto fingere la propria morte e perché non avesse condiviso quel segreto con loro. Lo ripeteva sempre nelle sue lezioni:

"All'interno di questa stanza non deve esistere nessun segreto tra noi".

Cosa dobbiamo fare adesso io e Go'se?

Si massaggiò il braccio osservando la figura del governatore ancora marmorea e autorevole nonostante la spossatezza. Tra tutti i segreti condivisi, quello del ragazzo era uno dei pochi importanti che non vedeva l'ora di far sapere anche ai suoi amici. Il maturamento stava per finire e Gharai aveva chiesto ai suoi pupilli di non rivelarlo finché non avesse dato loro il consenso.

Quando Go'se uscì dalla sua stanza, stava per correre da Hatsei al solito modo, ma lui fece un cenno negativo che la bloccò immediatamente. La mangusta cercò quindi di arrestarsi simulando la presenza di un impaccio nel terreno. Shoudhe fece per aiutarla, ma vide che non era necessario, per cui le rivolse un veloce sorriso. Lo sguardo tra i due ragazzi fu un abbraccio pieno di conforto e paura. Hatsei si sentì in colpa, sia per non poterla salutare con un bacio come ogni mattina, sia per i numerosi graffi che si era procurata nell'ilham. Sapeva fosse un pensiero stupido, ma avrebbe voluto proteggerla anche in quel frangente.

Non appena gli altri furono nel corridoio, il rinoceronte disse poche parole invitandoli a seguirlo verso la sala spirale. Anche il resto della classe notò la preoccupazione del preside e furono ansiosi di sapere cosa avesse dovuto dirgli. La sera prima non avevano potuto confrontarsi sull'accaduto e, nonostante la voglia di risposte, nessuno aprì bocca per paura di distruggere quel silenzio, spontaneo e opprimente al tempo stesso, che si era creato nel percorrere quel tragitto familiare.

La sala spirale era luminosa come al solito e Shoudhe, se già appariva stanco e sbattuto, con quella luce sembrò un cadavere pieno di lividi violacei e notevolmente deperito. Percorse l'immensa chiocciola della stanza fino al punto più profondo e si sedette dove un ciclo prima c'era Gharai. Anche i ragazzi si accomodarono sui gradoni, negli stessi posti e pronti a una conversazione che si sarebbe trasformata, secondo loro, in una delle ultime lezioni.

"Non so se ve lo ha mai detto, ma sono stato il maturatore di Gharai. Tornare qui mi fa un certo effetto: lo vedo lì, accanto a voi, di nuovo ragazzo. Era molto talentuoso e particolare, di sicuro avrete notato la sua bizzarria." Si grattò un angolo della bocca. "Sapeva farsi volere bene... E per me era come un figlio. Voi come state?"

I figli dei SamathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora