Capitolo 17

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Arrivati alla vecchia villetta di Carol, trovarono l'ingresso circondato dalla polizia per non far scappare l'uomo al suo interno. Ma Carol doveva entrare. Doveva affrontare l'uomo che gli ha rovinato la vita e che le ha spezzato il cuore. Colui che l'ha fatta sentire uno straccio e che per di più ha ucciso sua madre: l'unica persona che a quei tempi voleva davvero bene alla ragazza.
-"Ragazzi devo usare i miei poteri per fermare il tempo. Dopodiché entriamo in casa, sblocco il tutto e parlo con mio padre" disse Carol;
-"Diego, Klaus, rimanete fuori alla porta di casa per non far entrare i poliziotti. Se avete bisogno di aiuto sapete dove trovarmi. Vanya e gli altri vengono con me. Io entrerò per prima, per illudere mio padre che sono sola. Se qualcosa va storto avvicinatevi. Se uccide anche me, fatelo fuori da parte mia. Anche se questo non succederà perché sarò io che lo strangoleró con le mie stesse mani"aggiunse.
Gli altri seguirono il piano.
Carol fermò il tempo e le cose intorno a lei cominciarono a cambiare nuovamente. Entrò in casa e vide il padre. Come al suo solito era seduto sulla poltrona del salotto a bere un bicchiere d'acqua. Sul tavolino c'era ancora la lettera d'addio che gli aveva scritto la ragazza. Era completamente strappata, ma questo non la ferì, ormai aveva costruito una corazza indistruttibile.
-"Hei, ricordati che ci sono io qui. Andrai alla grande. Ora prendi un bel respiro e fai ciò che devi" disse Cinque che si intrufoló in casa con lei per poi uscire di nuovo. Carol lo guardò negli occhi e sorrise: era tutto ciò che gli bastava per essere felice.
-"Un bel respiro e.." pensó Carol. Sbloccó il tempo e sta volta si concentrò sugli occhi del padre.
-"Bambina mia, sei tu" disse l'uomo alzandosi dalla poltrona dirigendosi verso di lei.
-"Togliti. Non azzardarti a toccarmi"
-"Che hai amore?"
-"Non chiamarmi così, non sono né la tua bambina, né il tuo amore, né qualunque altra cosa ti passi per la mente" urlò Carol
-"Che ti ho fatto?"
-"Oh mio Dio, me lo stai davvero chiedendo? Dirti che mi hai distrutta ti basta?"
-"Carol non volevo. Quando ho letto la tua lettera sono scoppiato. Eri tutto ciò che mi era rimasto di questa famiglia, e perderti mi ha fatto male"
-"Perderti ti ha fatto male? Ma ti senti quando parli? Sei tu che hai rovinato tutto. Sei tu che mi hai provocato cicatrici ovunque, sei tu che mi hai fatto rimanere senza un briciolo di amico, sei tu che hai ucciso la mamma. E ora sono io che uccido te"
-"Non l'ho uccisa io"
-"Smettila, sei solo un bastardo!"
La rabbia di Carol riuscì a farla sollevare da terra. Improvvisamente i suoi occhi si infuocarono, e la casa iniziò a tremare. La temperatura dell'ambiente era diventata molto più calda, e tutto ciò che toccava la ragazza si trasformava in cenere. In quel momento capì di avere un'altro potere, questa volta però era qualcosa di distruttivo.
-"Carol guardami. Potrò anche essere un bastardo, come dici tu. Ma tua madre è sempre stata la mia donna, mai e dico mai le avrei fatto del male in quel modo. Era ciò che mi teneva con i piedi per terra, l'unico motivo per cui continuare a lottare giorno dopo giorno"
-"Tu non hai lottato. Fare uso di stupefacenti non significa combattere"
-"Ti prego. Ho sbagliato, ma credimi, io non c'entro niente. Avrei voluto fare qualcosa ma era troppo tardi quando sono arrivati"
Carol era confusa: "Arrivati? Chi?"
-"Tua madre era come te: sapeva viaggiare nel tempo. Lei non era di questa epoca, è venuta qui perché dove si trovava prima non stava bene. Quando ci siamo sposati mi ha raccontato che era in pericolo. Degli uomini le stavano dando la caccia perché si trovava nell'epoca sbagliata. Quando sei nata siamo venuti qui, e ci siamo nascosti per tanti anni. Fino a quando un giorno, mentre eri a scuola, la commissione si presentò fuori casa nostra e le puntò una pistola dritta in testa. Mi risparmiano solo per pietà. Non ho mai avuto il coraggio di dirti che era morta, e così ho iniziato a dirti che era scappata di casa. Ma in realtà è sempre stata qui, nella buca accanto al nostro piccolo campo di girasoli"
-"Tu lo sapevi.." rispose Carol calmandosi e accasciandosi sul pavimento;
-"Lo sapevo, si. Mi dispiace così tanto. Avrei dovuto dirtelo prima, ma non volevo farti stare ancora più male. Volevo che dentro di te ci fosse sempre una speranza di poterla rivedere e di poter sorridere come una volta. Sono un pessimo padre, hai fatto bene a fuggire da qui. Mi hai fatto capire tante cose"
Carol non disse una parola, continuò a piangere. Il padre la abbracció e lei ricambió.
-"Sono ancora tuo padre?"
-"Non hai mai smesso di esserlo. Come ho scritto nella lettera: ti voglio bene, anche se mi hai ferita"
Gli altri guardarono ogni singola scena col cuore a pezzi. Era la cosa più dolce e triste che avessero mai visto.
-"Ora però devo presentarti delle persone. Ecco a te Allison, Luther, Klaus, Diego, Vanya e Cinque"
-"Piacere ragazzi" disse l'uomo;
Cinque lo guardò con aria disprezzata, e si avvicinò a Carol tenendole la mano.
-"Ragazzi mio padre è innocente. Non ha ucciso lui mia madre, è stata la commissione"
-"La Hendler, quella stronza" disse Cinque;
Tutti lo guardarono confuso.
-"È una donna psicopatica per cui ho lavorato diversi anni fa. È stata lei che mi ha salvato dall'apocalisse. Uccide tutti quelli che non si trovano nella loro epoca"
-"Si ragazzo. Katy si trovava nel posto sbagliato, non era qui che doveva essere" rispose il padre.
-"Ragazzi ma come dimostriamo che lui è innocente se non abbiamo prove che la Handler è stata qui?" chiese Allison;
-"Tranquilli, c'è una soluzione a tutto. Ora tornate a casa" rispose l'uomo.
Dopo un'altra breve chiacchierata i ragazzi uscirono dalla casa, tutti tranne Carol.
-"Verrò a trovarti di nuovo, te lo prometto"
-"Promettimi solo che potrò rimediare ai miei errori"
-"Si papà" rispose Carol con un sorriso per poi dirigersi verso la porta.

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