Capitolo Ventidue

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Larenc gli lanciò uno sguardo confuso, cercando di comprendere le sue parole. Ma non ebbe né il tempo né il bisogno di ammettere di non capire, prima che l'Alto Imperatore riprendesse a spiegare.

Larenc e Kerol avrebbero dovuto recarsi nel Vuoto, dove sarebbero stati guidati da un Paranx Esploratore molto esperto – Tozotis Sagimur. Combattere i mostri e scoprire qualcosa di più su di essi avrebbe aiutato i due partner a sviluppare un legame di fiducia reciproca più profondo, senza mettere a repentaglio la vita di altri Tesrat. Inoltre, la ricognizione avrebbe aiutato Larenc a sconfiggere quella che era sotto ogni aspetto una sua fobia. La paura del Vuoto. La paura dei mostri. Come non temerli, dal punto che non li conosceva? Questa era l'occasione per cambiare le cose.

Un altro aspetto della missione era stato suggerito proprio da Khilents Chayon. Aveva visto Annekha venire trascinata via dai mostri, ma anche se erano già stati celebrati i suoi funerali, non si aveva avuta la prova che la Djabel fosse morta. Se anche avessero trovato solo le sue spoglie, in qualche caverna del Vuoto, sarebbe stato compito di Larenc e Kerol quello di far sì che venisse riportato in superficie, in modo che Khilents Annekha ricevesse una degna sepoltura.

L'Imperatore continuò a delineare i dettagli della loro missione. Sarebbero partiti all'alba del giorno seguente, e avrebbero raggiunto la base dei Paranx Esploratori, qualche chilometro a nord della città di Neza. Si sarebbero calati nel Vuoto insieme a Tozotis Sagimur e avrebbero esplorato alcune delle caverne della zona sottostante.

Avrebbero indossato le loro divise, proprio come se si fossero trovati sul campo di battaglia. Kerol, quindi, non avrebbe avuto né armi, né mezzi di difesa.

I due partner si scambiarono uno sguardo, come silenziosamente chiedendo e dandosi conferma che sarebbe stato Larenc a proteggerla, oppure a porgerle il nagyvet per difendersi, mentre lui si sarebbe fatto bastare il kixvet.

Non sembrava nulla di troppo pericoloso, dal punto che Tozotis sarebbe stato sempre al loro fianco e, a sentire l'Imperatore, si trattava di uno dei Paranx Esploratori migliori dell'Impero di Zena.

Larenc annuì, volenteroso di mostrarsi pronto e senza paura. Ma l'Alto Imperatore poteva leggere il suo cuore. Poteva vederlo tremare, sotto la superficie, al di là della cortina di oscurità con la quale il giovane cercava senza speranza di proteggersi.

Ma Khilents no. Se Larenc fosse stato abbastanza bravo a recitare, avrebbe potuto convincerlo di essere un guerriero, di incarnare lo spirito della battaglia. Avere la morte negli occhi, il coraggio nel sangue, la vittoria nelle ossa.

Tuttavia, Larenc non riusciva ad allontanare un pensiero. Se l'Imperatore sapeva che si sarebbe sentito in colpa per la morte di metà dei suoi compagni, perché lo aveva mandato in battaglia, quel giorno? Se conosceva i piani di Khilents, perché non lo aveva fermato? E perché quel traditore ora stava al suo fianco, invece che a Gejta?

Si morse il labbro, e non disse nulla. Dopotutto, l'Imperatore conosceva già i suoi pensieri.

Cercò di convincersi che il motivo dietro la scelta del suo sovrano fosse che i suoi sentimenti e le sue colpe lo avrebbero spinto a essere più deciso, a non tentennare. Pensò che il dolore lo avrebbe reso il guerriero che era destinato a essere. Che il senso di colpa fosse il prezzo da pagare per poter prendere il posto di Khilents, un giorno.

Ma poi ebbe la distinta sensazione che Khilents si trovasse lì proprio per quel motivo. Per essere esibito come un trofeo. Per dimostrargli ciò che lui non avrebbe mai potuto essere.

 Per dimostrargli ciò che lui non avrebbe mai potuto essere

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