Capitolo Ventidue

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2 maggio 1579

Kerol pensava che gli incontri con l'Imperatore sarebbero diventati parte della sua vita quotidiana, se fosse passato abbastanza tempo. Ancora una volta era stata convocata insieme a Larenc. E, ancora una volta, era certa che l'Imperatore avrebbe loro assegnato qualche compito stupido, e detto qualcosa di ovvio.

Era il primo mattino, e la luce che filtrava dall'alta vetrata e dalla cupola di vetro sovrastante il trono era di un rosa dorato. L'Alto Imperatore appariva, nei suoi indumenti bianchi, come un essere etereo e intangibile. La labilità della scena era accresciuta dal fatto che sia la mente di Kerol che quella di Larenc erano ancora annebbiate dal sonno. L'Imperatore poteva essere una visione celeste, o una creatura dei loro sogni, ma un elemento, nella sala del trono, confermava loro di essere svegli, e di trovarsi in una realtà che era più simile a un incubo.

E non si trattava della presenza dell'altro, ma dell'Halosat che stava alla destra del trono – Khilents Chayon.

Appena lo notò, Larenc fu indaffarato nella sua guerra interiore. La voce del suo buonsenso doveva urlare più forte della rabbia che minacciava di divorarlo da dentro. E non era un'impresa facile. Tenere ogni muscolo rigido e immobile gli costò la più completa concentrazione.

Khilents Chayon, caposquadra della 817, aveva mandato altre tre squadre a morire in un angolo della zona B-4 al fronte del Vuoto, tra cui la 831, la squadra capitanata da Larenc.

Non lo avrebbe mai perdonato. Ma nemmeno avrebbe potuto cedere alle sue provocazioni.

«Dovreste smettere di lavorare sulle strategie di battaglia, e cominciare a concentrarvi su quelle di comunicazione.»

La voce dell'Imperatore risvegliò Larenc, quando pronunciò la parola strategie e battaglia, oppure guerra. Non stava seguendo il discorso, e nemmeno Kerol, a giudicare dalla sua espressione annoiata e per nulla convinta. E l'Imperatore lo sapeva.

«Sinceramente,» iniziò a dire la giovane, «A me questa sembra piuttosto la prova che non siamo adatti a essere una coppia.» fece cenno fra sé e Larenc, «E, in tutta onestà, non credo di aver bisogno di un partner, considerate le mie potenzialità.» Si portò prima una mano al petto, e poi la fece passare sulla sua spalla, e giù per il braccio, accarezzando il fregio sulla manica della sua giacca. Il simbolo indossato dai Djabel era una tigre, come se un'illusione qualsiasi potesse definirli tutti quanti, ed era di colore oro su sfondo nero nel caso in cui il Djabel non avesse un partner, mentre era nera su sfondo oro nel caso contrario.

L'Alto Imperatore scosse lievemente la testa, socchiudendo i suoi occhi di un fastidioso, brillante azzurro ciano.

«Farvi incontrare non è stata una mia scelta.» disse, essenzialmente lavandosene le mani, «È stata una scelta del destino.»

«Ma quella di renderci partner sì, invece.» borbottò Kerol, sottovoce, ma non abbastanza per non essere sentita.

Lo capì dall'occhiata infuocata che le lanciò Chayon, ma, di tutta risposta, lei alzò le spalle, ricambiando il suo sguardo, senza paura.

L'Halosat, tuttavia, intervenne, come un cane da guardia addestrato a proteggere il suo padrone. «Questo non è il modo di rivolgersi all'Alto Imperatore.» la riprese, ringhiando.

Nonostante Khilents si trovasse, insieme all'Imperatore, di qualche gradino più su, sulla pedana accanto al trono, Kerol riuscì a dare la sensazione di starlo guardando dall'alto. E questa impressione venne accentuata dalle sue parole. «Non ho bisogno di un insetto che mi insegni le buone maniere.» commentò.

Il volto di Khilents si incupì, arrivando a un nuovo grado di odio e di ira. Si arrabbiava facilmente, notò Kerol, divertita.

I membri della famiglia Khilents erano principalmente Djabel dello Scorpione, alquanto inutili in battaglia, poiché le loro illusioni erano pressoché invisibili agli Yksan, fatta eccezione per chi nella famiglia Khilents si era specializzato nella tecnica di ampliamento delle illusioni. I Djabel che controllavano illusioni di animali di piccole dimensioni, infatti, spesso sceglievano di imparare la tecnica di ampliamento per ingigantire le immagini da loro create.

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