CAPITOLO 1

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Prima di iniziare la lettura di questa storia ci tenevo a ringraziare Simona, una delle persone più importanti della mia vita: un'amica, una sorella, una compagna di avventure, colei che è la protagonista della storia e che mi ha ispirata a scriverla.
Ti voglio un bene immenso.
Questa è per te amica mia!

E a tutti/e voi... buona lettura!xxx


Tre giorni prima.

«Niente,» dice Simona lanciando il giornale sul tavolo sudicio del bar. Poi alza lo sguardo sul vecchio alticcio che sta sfogliando il suo giornale. A vederlo da fuori sembrerebbe un barbone, ma è un vecchietto dal cuore d'oro che ha visto Simona crescere, ma che non riesce a rimanere sobrio per una sera.
Il vecchietto scorre le pagine sotto lo sguardo assente di Simona che fissa il suo bicchiere d'acqua frizzante con disgusto.
«Eccolo!» esclama d'un tratto il vecchio davanti a lei e Simona sembra destarsi, «Cosa?» domanda lei sedendosi composta.
«Allora, c'è scritto che ci sarà un servizio fotografico per la merce di Ultimo Records qui a Roma e che stanno cercando delle giovani ragazze per fare le modelle. Lo stipendio é di 1.500 euro a settimana».
Simona scoppia a ridere, «Ed io ti sembro una modella Giová?»
«No Simò, ma sei una bella ragazza e ti servono i soldi» le ricorda l'uomo davanti a lei, sorridendole con gentilezza. Già, le servono assolutamente i soldi e forse quel lavoro sarebbe stata la sua unica salvezza. Così si passa le mani sugli occhi e sospira.
«Quando inizierebbe il servizio fotografico?»
«Il 22 settembre, fra tre giorni».



22 settembre, tre gironi dopo.

Svegliarsi quella mattina era stato più difficile del solito. Nell'appartamento affianco al suo stanno ristrutturando il bagno e Simona crede di impazzire da un momento all'altro. Il suono insistente di quel trapano le perfora il timpano ed è stato proprio quel rumore a svegliarla quella mattina.
Quell'alzataccia le è costata cara: il fastidio le ha fatto preparare un pessimo caffè e per di più ha scordato i panni nella lavatrice, così quella mattina non sa proprio che mettersi.
«Che bello! Iniziamo anche oggi un'altra bella giornata di merda!» sbotta rovesciando il terribile caffè nel lavandino e dirigendosi verso il bagno.
Passa davanti allo specchio, lanciando un occhiata a quei pantaloni della tuta sformati che usa come pigiama. Nell'ultimo periodo è ingrassata di qualche chilo quindi dubita che la prenderanno per questo servizio. È sempre stata una ragazza dalla bellezza semplice. I capelli mori che ora porta lunghi fino alla spalla le incorniciano un viso dalla bella forma ovalizzata, nel quale sono incastonate due pietre turchine. Se c'è una cosa per cui Simona ringrazia quel criminale di suo padre è di averle regalato quegli occhi così belli. Ma che cosa se ne face di due begli occhi azzurri se quando ci guarda dentro sono vuoti?
Si passa una mano sulla faccia per poi arrivare fino ai capelli e stringerli fra le dita. Sono anni che si lascia andare. Mangia tanto, si muove poco e deve ringraziare il cielo per il buon metabolismo che ha altrimenti sarebbe davvero obesa.
Più si guarda allo specchio più non riconosce la vecchia Simona, quella di tanti anni fa, quella che avrebbe preso la vita a piene mani e l'avrebbe stretta a sé, godendosela e vivendo ogni giorno con il sorriso stampato in faccia.
«'Fanculo alla vecchia Simona, stronzate. Nella vita si cambia.» mormora al suo riflesso imprigionato nello specchio, quel riflesso che da anni guarda e non riconosce.




Roma è soleggiata quella mattina e per essere solo le dieci e mezza fa già davvero caldo. Essendo settembre però è normale che a Roma non sia ancora arrivato il freddo. Molti addirittura ancora ne approfittano per godersi gli ultimi giorni di mare o per andare a fare picnic a Villa Borghese, sdraiati sull'erba verdissima.
Simona si infila tra le macchine ferme al semaforo. La sua amatissima vespa verde la porta ovunque e, mentre un bambino sfugge al controllo della mamma, attraversando d'improvviso la strada, Simona svolta a sinistra, prendendo la Cassia e scendendo giù a gran velocità. Andare in vespa le piace sacco. Pur avendo il casco ama sentire l'aria sbatterle contro il volto, le da un senso gigantesco di libertà e una carica incredibile, soprattutto quel giorno che è iniziato nel modo sbagliato. Fa lo slalom tra le auto, accelera, decelera, si infila nei vicoli di Roma, si ferma al bar che ama tanto, Er gladiatore che fa il caffè più buono di Roma e poi riparte, con il vento tra i capelli e sulla pelle scoperta delle braccia, fino ad arrivare al luogo indicato dal navigatore.
Parcheggia la vespa e le lascia una carezza: lei si che è un'amica fidata! Poi afferra la borsa a tracolla e si avvia verso il grande edificio di fronte a lei, una struttura abbastanza diroccata che la rende molto dubbiosa sul da farsi. Si avvia poco fiduciosa verso l'entrata ed inaspettatamente l'interno del palazzo è davvero bello: muri tinteggiati, divanetti marroni per l'attesa e un enorme bancone ed è proprio verso di esso che si dirige Simona.
La ragazza che guarda lo schermo del computer ha due grandi occhi verdi, decorati da una perfetta linea di eye-liner. Simona pensa fra sé e sé che nemmeno dopo mesi di prova riuscirebbe a farla uscire così perfetta.
La ragazza solleva lo sguardo dal monitor e le rivolge un sorriso scintillante. Simona ricambia con uno smorzato.
«Sei qui per il set fotografico, giusto?» - Simona annuisce e la ragazza continua a sorriderle cordialmente, «Bene. Se puoi darmi un documento, la foto e il modulo compilato per la richiesta di partecipazione» richiede allora la ragazza digitando qualcosa sul computer. Simona lancia uno sguardo alle unghie lunghe e perfettamente laccate. Le sue sono mangiucchiate e per un attimo si pente di non essersi messa dello smalto la sera precedente. Poi fa spallucce: inutile pensarci ora, ormai è arrivata là e deve solo sperare che non le guardino le mani o che magari la prendano come modella per guanti.
La ragazza afferra ciò che Simona le porge e inizia ad inserire le informazioni nel database.
Quella procedura occupa cinque minuti buoni e Simona si guarda intorno per ingannare il tempo, controllando se il cellulare avesse squillato, ma nessuno l'ha cercata. C'è solo un messaggio della madre di quella mattina presto che le diceva che per quel mese non ce la faceva a mandarle la somma pattuita e che doveva chiedere dei prestiti. Simona rilegge il messaggio e sorride amareggiata. Di solito quando sua madre le scrive un messaggio la giornata va male o comunque le succede qualcosa di brutto e spera che quel giorno non accada nulla perché ha bisogno di quel lavoro.
«Bastarda» sussurra riferendosi alla madre, ma lo fa un po' troppo ad alta voce, tanto che la ragazza davanti a lei alza di scatto la testa e la guarda confusa.
«Parlavi con me?»
«No no!» si affretta a rispondere Simona, «Pensavo ad alta voce» aggiunge imbarazzata e la ragazza le rivolge un sorriso di scuse, tornando al lavoro.
Dopo altri due minuti, «Bene, ho mandato un file con la tua foto e le tue informazioni al manager. Ora non ti resta che salire al piano superiore e raggiungere le altre ragazze e gli altri ragazzi nella sala d'attesa. Tutto chiaro?» le domanda gentilmente la ragazza, riconsegnandole il documento ed allisciandolo la bella gonna nera. Simona le guarda i fianchi magri e la pancia piatta e pensa che quella ragazza potrebbe tranquillamente proporsi come modella della Ultimo Records, la prenderebbero senza fare storie. Solo una cosa Simona non trova carina in lei, i denti storti. I denti davanti della ragazza sono spostati in fuori e non è un bello spettacolo da vedere quando sorride, ma per il resto è davvero una bella ragazza. Simona si accorge di starla fissando troppo, così scuote la testa e «Certo, chiarissimo!» conferma, rivolgendole uno sguardo di ringraziamento e girando sui tacchi per raggiungere le scale.



D'improvviso...//Ultimo.Where stories live. Discover now