CAPITOLO 31

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Era esattamente il ventidue ottobre e Simona questo giorno si sveglia con un gran sorriso quando si accorge di che giorno sia. Esattamente un anno e un mese prima, infatti, aveva intrapreso quel lavoro come modella ed ora, un anno dopo, è fidanzata con il ragazzo di cui è follemente innamorata, ha un lavoro meraviglioso e redditizio presso la casa di moda di Luis Vuitton e sopratutto ha scoperto da poco di essere incinta!
Nè lei né Niccolò sembravano crederci davvero quando quel pomeriggio Simona, mentre stava leggendo un libro sdraiata sul divano di casa di Niccolò, aveva avuto un conato di vomito quando il ragazzo le aveva passato il pacco di patatine, il suo snack preferito. Niccolò si era preoccupato, ma Simona lo aveva rassicurato che stesse bene ed inoltre aveva confessato che era da qualche giorno che reprimeva conati di vomito. Niccolò allora l'aveva guardata e Simona aveva scosso la testa. Entrambi ricordavano la sera del suo compleanno, quando avevano fatto l'amore senza protezione. Ma davvero quel giorno avevano concepito? Davvero era stato regalato loro questo dono? Niccolò era schizzato fuori dalla porta di casa a comprarle un test di gravidanza mentre Simona, al contrario di pochi secondi prima, aveva sentito una voglia immensa di mangiare patatine e quando Niccolò era tornato l'aveva trovata con in mano il pacchetto finito. Le classifiche voglie, aveva allora ipotizzato Simona e la sua ipotesi era stata confermata quando quelle due tacchette avevano fatto l'apparizione sul test di gravidanza. Lei e Niccolò avevano brindato, gridato e saltato per tutta casa e Niccolò ne aveva approfittato per fare un passo avanti ed andare a convivere. Ovviamente, per questione di spazi, Simona si sarebbe trasferita da lui e ne era davvero entusiasta sia perché Niccolò abitava in un grande appartamento in zona Castel Sant'Angelo e quindi dalla finestra si vedeva chiaramente l'immensa e bellissima cupola di San Pietro e poi perché il suo appartamento in affitto cominciava a cadere a pezzi e c'era bisogno di rifare alcuni infissi di finestre e parecchie tubature, quindi era anche il momento giusto per lasciarlo. Il trasloco era avvenuto in tre giorni e tutti i ragazzi, a turno, erano venuti ad aiutarla a fare gli scatoloni, dato che Niccolò, sapendo che Simona fosse incinta, era diventato fin troppo premuroso e a momenti non le permetteva nemmeno di salire le scale da sola per paura che cadesse. Così aveva chiesto ai suoi amici di aiutare la sua ragazza dato che, a seguito del sold-out all'Olimpico e anche poi al San Siro a Milano - che tutti insieme avevano festeggiato con una festa sul terrazzo di Adriano - Niccolò era molto impegnato con il lavoro, ma cercava sempre di trovare tempo per Simona e quando non riusciva a tornare in tempo per cena a casa o era costretto a rimandare qualche appuntamento, le regalava dei fiori o dei cioccolatini - sapeva che Simona andava pazza per i dolci - per farsi perdonare. Tutto sommato Niccolò, sopratutto da quando aveva scoperto che sarebbe diventato padre, si portava la maggior parte della lavoro a casa e Simona di questo era entusiasta, anche perché poteva sentirlo comporre e cantare nel loro salone, al pianoforte nero che ne occupava la parte centrale.
Quando anche gli amici di Niccolò e Simona avevano saputo del bambino, erano usciti di testa. Simona e Niccolò li avevano radunati per una serata al parcheggio, una serata che, dopo la notizia, si era trasformata in una vera e propria festa di benvenuto alla nuova creatura nella pancia di Simona. Marisa l'aveva stritolata, scompigliandole i capelli e riempiendola di baci sul volto, elettrizzata all'idea e anche tutti gli altri l'avevano riempita di affetto, baci e abbracci e addirittura sollevata in aria, sotto le risate di gioia di Simona e le grida di Niccolò che non voleva esagerassero perché quello era l'unico figlio che aveva.
E quella sera i ragazzi erano corsi a prendere tutto lo spumante che avevano in casa, anche del vino rosso ed avevano festeggiato il trasloco di Simona in casa di Niccolò, quindi alla loro convivenza e alla gravidanza.
Simona si sentiva davvero felice e mantiene i sorrisi in volto mente legge il bigliettino di Niccolò che le dice che è andato a far fare un giro a Spugna e ne ha approfittato per fare jogging. Sorride anche mentre sorseggia il suo caffellatte e si prepara per andare a lavoro. Ebbene sì, dopo quel colloquio del sette agosto con Luis Vuitton, lo stilista l'aveva richiamata il giorno dopo, rimasto folgorato dalla passione di Simona, sostenendo che ci fosse bisogno di giovani nell'industria della moda. Così l'aveva richiamata a fine agosto per farle firmare il contratto annuale, che sarebbe stato rinnovabile, e Simona aveva iniziato a lavorare esattamente il primo settembre. Si trovava molto bene nell'ambiente di lavoro. Riusciva facilmente a raggiungerlo con la sua Vespa - anche se da quando era incinta Niccolò l'aveva praticamente costretta ad usare la propria macchina per essere più sicura di non farsi male, ma quando erano belle giornate Simona prendeva il motorino per godersi il sole sulla pelle -. Era un ambiente di lavoro tranquillo; aveva anche imparato un po' di francese dato che molti dei suoi colleghi provenivano dalla Francia ed erano stati dislocati nella sede di Roma e mentre loro cercavano di farsi insegnare l'italiano, Simona apprendeva il francese. Luis Vuitton era un capo esigente, ma anche un uomo davvero buono. Non trattava i suoi dipendenti come sottomessi, ma come dei pari. Certo, se qualcuno combinava un casino riceveva una strigliata da parte dell'uomo, ma poi, una volta aggiustato tutto, le cose ritornavano come prima e del casino presto se ne dimenticava.
Simona si fermava a Er Gladiatore la maggior parte delle mattine, ma comunque arrivava sempre puntale, anzi, a volte anche in anticipo. I primi giorni aveva semplicemente conosciuto l'edificio ed osservato i lavori dei sarti e dei disegnatori, di coloro che stampavano i materiali e anche di coloro che pulivano la sede, perché i primi giorni aveva fatto la gavetta e era corsa da una parte all'altra dell'edificio per assistere il personale lavorativo. Poi si era guadagnata la piena fiducia di Luis Vuitton che un giorno di metà settembre l'aveva accompagnata in un piccolo studio da arredare e le aveva dato le chiavi di esso, del suo studio. Simona ne era stata talmente entusiasta che il girono dopo era venuta al lavoro con Niccolò per farglielo vedere ed insieme avevano deciso come arredarlo ed ora, a metà ottobre, era bello che pronto e sempre accogliente per Simona che vi passava le ore a disegnare. Addirittura tanta era la stima che Luis Vuitton provava nei confronti di Simona per la sua bravura, che le aveva chiesto di disegnare gli abiti per la comunione delle due figlie gemelle di sette anni ciascuna. Simona aveva passato notti intere sveglia a pensare a degli abiti per loro e si era fatta dare dall'uomo delle foto delle bambine per cercare di creare due abiti adatti a loro, ma non uguali. In realtà, nonostante lavorasse per Luis Vuitton e passasse tanto tempo con l'uomo, aveva ogni tanto ancora quel tremolio alle mani perché lui era pur sempre Luis Vuitton e lei non poteva credere di lavorare per lui! L'uomo se ne accorgeva e ogni tanto ci scherzava su, mettendo a suo agio Simona che continuava ad amare sempre di più quel lavoro, sopratutto quando ricevette un piccolo incentivo sullo stipendio per il lavoro stupendo che aveva fatto con gli abiti delle figlie dello stilista.
Anche quel giorno va al lavoro in Vespa, dato il bel tempo e mentre entra nell'edificio con una busta piena di cornetti per i colleghi del suo piano e per il suo datore di lavoro - che quando avevano assaggiato i cornetti de Er Gladiatore se ne erano letteralmente innamorati e ciò aveva fatto guadagnare ancora più punti a Simona - sente il cellulare vibrare e, entrata in ascensore, con la mano libera, lo tira fuori dalla tasca.
«Che piano?» le domanda un uomo sulla sessantina con un basco in testa e un sorriso cordiale. Deve essere un cliente perché Simona non l'ha mai visto qui prima d'ora.
«Terzo, grazie» risponde lei ricambiando il sorriso e dando attenzione al cellulare. Le spunta un gigantesco sorriso quando legge chi le ha scritto, ovvero Niccolò.
'Amò oggi facciamo un anno, te lo ricordi, vero?' recita il messaggio di Niccolò e Simona si morde un labbro. Come potrebbe scordarselo? In un anno gli ha stravolto la vita.
Così digita un messaggio in risposta prendendolo in giro.
'Un anno... di cosa?'.
Ride perché immagina la faccia di Niccolò e mentre aspetta la risposta, le porte dell'ascensore si aprono e ringrazia l'uomo che si scansa per farla uscire, raggiungendo a passo tranquillo il suo ufficio.
'Amò ma che tra i sintomi della gravidanza ce sta pure la perdita della memoria? O sei te che sei proprio rincoglionita forte?'.
Simona allora scoppia a ridere nel leggere quel messaggio mentre infila la chiave nella toppa ed entra nell'ufficio, posando i cornetti sulla scrivania e accendendo le luci.
Alcuni suoi colleghi passano davanti alla porta aperta e la salutano e Simona ricambia con un gran sorriso mentre digita un messaggio in risposta a Niccolò.
'Amore ti stavo prendendo in giro, ma come potrei scordamelo?'.
'Conoscendoti tutto è possibile con te! Comunque, stavo pensando... visto che hai finito di arredare il tuo ufficio, che ne pensi se sta sera vengo da te per festeggiare e lo "collaudiamo", mh?'.
Simona legge il messaggio e si ritrova con gli occhi sgranati per quella proposta indecente, ma anche un sorriso intrigato. Niccolò le ha chiesto di fare sesso nel suo ufficio, proprio come in un film? Sarebbe davvero curiosa e tentata di farlo e vorrebbe anche accettare, ma poi si ricorda che quel giorno alle sei sarebbe venuta la disinfestazione e così deve spegnere ogni speranza di Niccolò che infatti 'Vabbè, lo faremo un'altra volta. Cena fuori?'.
'Picnic a Villa Borghese?' propone invece Simona.
'Andata! Alle sette sotto casa che ci andiamo con la macchina, penso io al cibo. A dopo amò, buon lavoro!' - e con queste parole alle quali Simona risponde con un'emoji col bacio, si salutano e, entrambi con un gran sorriso, si immergono nei rispettivi lavori.



D'improvviso...//Ultimo.Where stories live. Discover now