CAPITOLO 19

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Simona non crede ai suoi occhi quando arriva sulla scena. È peggio di quanto credesse. Una massa di persone è accalcata intorno alle transenne e tre macchine della polizia delimitano la zona. Un carabiniere con il megafono prega tutte le persone di farsi indietro e tenta invano di comunicare con la ragazza sul ponte. Simona scende di corsa dalla macchina di Niccolò lasciando che quest'ultimo ed Adriano si ricongiungano. Non c'è tempo da perdere, è questione di minuti. Simona si fa largo a gomitate tra la folla arrivando a vedere chiaramente la scena. Sente mancare il fiato e un brivido la scuote tutta quando vede quella scena. Marisa è sul limitare del ponte; le basta fare un passo per cadere giù. Ha gli occhi sgranati e sta piangendo a dirotto mentre il respiro è irregolare e le manti strette in due pugni.
Simona si sente mancare e per un attimo le gira la testa e deve aggrapparsi alla transenna per non capitombolare a terra.
Come sono arrivati a tutto quello? Perché non ha fermato prima Marisa? Non si è mai accorta di nulla, ha sempre dato per scontato che la ragazza fosse felice e non ha mai provato ad approfondire la sua storia. Ha sempre messo i propri problemi davanti a quelli dell'altra ragazza e non l'ha mai veramente ascoltata mentre Marisa aveva provato a conoscerla davvero fin dal primo giorno in cui si erano conosciute. Simona se ne stava convincendo sempre di più: era una pessima amica. Anzi, lei l'amica non la sapeva fare. Non era capace di ascoltare o cercare di conoscere gli altri, la sua freddezza glielo impediva perché se avesse provato ad essere più dolce e comprensiva con Marisa, forse tutto questo si sarebbe evitato.
«Signorina si faccia indietro, stiamo cercando di lavorare» le intima un poliziotto facendola indietreggiare. Simona non ha tempo da perdere né gentilezza nella voce.
«Quella lassù è una mia amica, mi faccia passare!» grida Simona sgarbatamente, cercando di spostare la transenna per passare. Il poliziotto però la guarda male e la blocca.
«Lasci fare alle forze dell'ordine e aspetti qui».
Simona sente la rabbia salirle e dominarla. Infatti da un calcio alla transenna facendo sobbalzare il poliziotto e «Ho detto che mi deve far passare! Non state risolvendo un cazzo, anzi, la state spaventando! E se si butta di sotto ce l'avrete anche voi sulla coscienza. Quindi levati dal cazzo e fammi passare! Ora!» sbraita infuriata e il poliziotto la guarda leggermente impaurito e annuisce subito, spostando la transenna e facendola passare. Simona corre verso Marisa.
«Marisa fermati!» grida fermandosi a pochi passi da lei. Marisa sembra sentirla e ridestarsi. Infatti gira gli occhi spaventati verso Simona e sussulta. Simona sente le lacrime premere per uscire. Negli occhi di Marisa c'è tanto di quel dolore che è incalcolabile. Nonostante questo Simona deglutisce, cercando di farsi vedere sicura. Marisa respira affannosamente.
Simona tenta di sorridere e «Marisa, sono io» - fa qualche altro passo, ma «Ferma là! Ferma là o mi butto!» le grida contro Marisa, barcollando pericolosamente. Simona terrorizzata che l'altra possa cadere si blocca immediatamente e annuisce mentre il cuore le batte fortissimo.
«Va bene, va bene mi fermo, ma tu fai lo stesso!» le grida Simona al di sopra del vociferare della folla e vede Marisa guardarsi intorno spaurita e riprendere a singhiozzare forte. Simona sente le gambe cedere. Ha paura di fare un passo falso. Marisa è instabile ed ha bisogno di aiuto e Simona ha paura di non essere in grado di farlo. Ora però non può permettersi di avere dubbi. Deve stringere i denti e cercare di farla ragionare. Così riprende a guardarla e stringe i pugni.
«Perché non scendi e vieni con me? Ti riporto a casa» tenta di rincuorarla Simona, ma Marisa le lancia un'occhiata adirata ed inizia a gridare.
«No cazzo! Non ci voglio tornare a casa! Piuttosto mi ammazzo!» sbraita barcollando ancora e tutta la folla si zittisce, prestando attenzione a quella situazione surreale. Simona sa di avere gli occhi di tutti puntati addosso, anche quelli di Adriano e Niccolò e sa di avere una responsabilità enorme.
Ora come ora vorrebbe scoppiare a piangere per il peso che sente sul petto. Se continuano a litigare così e Marisa continua a muoversi cadrà di sotto e Simona non riuscirebbe a sopportare il dolore di averla lasciata andare. Così si porta le mani fra i capelli e chiude gli occhi. Pensa pensa pensa! Deve cercare di farle capire di star facendo una cavolata. Allora inspira e guarda di nuovo Marisa.
«Va bene, non ti porto a casa. Ti porto da me, va bene? E ci andiamo a mangiare un bel cornetto da Er gladiatore».
«Sí e poi?! E poi cosa? Non potrò stare da te per sempre e io in quella casa di merda non ci voglio tornare! Basta! Smettila di distrarmi Simo e lasciami buttare!» sbraita Marisa lanciando uno sguardo terrorizzato al burrone sotto di lei e stringendo gli occhi. Simona fa un passo avanti, ma si ferma subito. Così la spaventerà ancora di più. Sente le gambe molli e la speranza venire meno. Come farà a tirarla giù?
Allora ha un'idea e «Va bene, ma almeno dimmi perché vuoi buttarti giù e lasciare tutto questo» ed indica il panorama intorno a lei. Marisa la guarda confusa e tremante, con le lacrime ad impregnarla il viso.
«Perché faccio schifo! Perché non merito di stare in questo mondo e perché questo mondo non mi vuole! La vita è una merda Simò e tu lo dovresti sapere bene!» le grida contro Marisa e Simona rimane spiazzata dalla rabbia che viene fuori insieme a tutte quelle parole. Simona lo sa bene; sa bene cosa significhi vedere tutto nero, non volersi bene, sentirsi inutile in un mondo che non ti vuole. Ancora lo pensa molte volte e anche lei ogni tanto ha pensato di farla finita, ma non ha mai trovato il coraggio perché forse una piccola parte in lei ancora spera che tutto possa migliorare. Sa cosa stia provando Marisa ed è per questo che vuole farle capire che da soli non ce la si fa e che anche lei stessa stava iniziando a capirlo.
Così deglutisce e guarda Marisa dritta negli occhi.
«Vuoi davvero andartene così? Come un codarda?».
«Non sono una codarda!» - scuote vigorosamente la testa Marisa non riuscendo a frenare il pianto disperato. Simona stringe i pugni.
«E invece sì! Dov'è finita la Marisa sorridente che ho conosciuto in questi giorni? E tutti quei discorsi sull'amarsi, su quanto sia bella la vita? Eh? Dove sono? Me li hai fatti tu!».
«Cazzate!» sbraita l'altra e Simona vede che con i piedi si allontana dal bordo e dentro di sé sospira di sollievo, anche sé non è ancora del tutto salva, «Cazzate Simò! Non ci credo neanche io! Sì, sono una codarda perché faccio questi discorsi agli altri e io non riesco a seguirli! Cerco di far credere agli altri che la vita sia meravigliosa perché non voglio che finiscano come me! Non lo meritano!» sputa con tutto il fiato che ha in corpo.
«E tu lo meriti invece?».
«Sì cazzo!».
«E chi lo ha deciso?» domanda a bruciapelo Simona, con il cuore a mille mentre vede con la coda dell'occhio due poliziotti avvicinarsi silenziosamente a Marisa. Deve riuscire a distrarla fin quando non l'avessero afferrata. Sapeva di star rischiando perché se Marisa si fosse accorta dei due poliziotti avrebbe potuto fare una mossa azzardata, ma doveva provare.
«Non lo so chi l'ha deciso! Io forse o la vita che mi è stata data, non lo so! So solo che questa vita fa schifo!».
«E allora cambiala!» la incita Simona con uno sguardo nuovo, speranzoso. Marisa scuote la testa e la fulmina con lo sguardo.
«Me lo dici proprio tu? Ti si legge in faccia quanto tu ti sia arresa!».
Simona deglutisce e poi la guarda con intensità e «Hai ragione. Hai ragione forse sono la persona meno adatta a fare lezioni di vita e forse sono l'ultima persona che vorresti vedere ora. So che non sono stata poco gentile con te e che non sono l'amica che tutti vorrebbero. Ma ho conosciuto una ragazza una settimana fa, una ragazza bella e tanto simpatica, una ragazza che ha cercato fin da subito di conoscermi, ma io l'ho respinta. Nonostante questo lei ha sempre continuato a riempirmi di sorrisi e di parole dolci e sopratutto è riuscita sempre a strapparmi un sorriso,» - ormai Simona piange e singhiozza mentre grida a squarciagola quelle parole e non le importa di essere guardata da una folla di persone, ora esistono solo lei e Marisa che sta piangendo a dirotto nel sentire quelle parole, «Ed è stata lei a dirmi che la vita è meravigliosa e va vissuta cercando di essere sé stessi! E io voglio aggiungere una cosa alle sue meravigliose parole, perché sì, solo ora mi accorgo di quanto siano state importanti quelle parole e cioè che la vita ce la costruiamo noi!» - ormai i singhiozzi non le permettono di parlare più e piega la testa mentre le lacrime le scorrono sulle labbra e sul collo. Marisa anche sta piangendo e senza accorgersene fa un altro passo e si allontana sempre più dal precipizio.
C'è silenzio nell'aria. Le sirene della polizia sono spente e il brusio della folla è cessato.
Entrambe si guardano e Simona pensa di star sognando quando vede un accenno di sorriso solcare le labbra di Marisa che però «Simo non posso...» mormora e Simona la guarda disperata, pregandola con gli occhi, ma Marisa scuote la testa, «Non posso farcela da sola. Scusa» - e dette queste parole si volta per lanciarsi giù.
«Noooo!» grida Simona chiudendo gli occhi e gettandosi a terra per non vedere mentre il pianto la scuote tutta facendole male alle ossa.
«Lasciatemi!» sente però subito dopo e alza di scatto la testa riconoscendo la voce di Marisa. I due poliziotti che si stavano avvicinando a lei sono arrivati in tempo e l'hanno afferrata. Ora la ragazza scalcia e lancia pugni in aria, sbraitando per essere liberata.
Simona allora sorride tra le lacrime e con fatica si alza. Sente la stanchezza divorarla e l'ansia scemare lentamente. Vorrebbe solo andare a dormire. Allora cerca di raggiungere Marisa che è stata caricata su un'ambulanza - riscaldata da una coperta e somministrato un sonnifero - quando una mano la ferma. Si volta e vede Niccolò davanti a lei. Si guardano. Niccolò le passa una mano sulla guancia per sciuparle una lacrima e Simona socchiude gli occhi e le sembra di poter tornare a respirare per davvero ora che sa che lui è lì.
Niccolò le accarezza la guancia e a Simona ora non importa che lui sia fidanzato o che loro abbiano litigato, adesso sente solo di aver bisogno di averlo vicino. Così afferra la mano che Niccolò ha posato sulla guancia di lei e la riempie di baci, prima di guardarlo nuovamente con gli occhi spaventati e vedere gli occhi di Niccolò guardarla e dirle che ce l'ha fatta, che ha salvato Marisa. Ora, sentendo il tocco di Niccolò e vedendo le sirene della polizia andare via, Simona sente di star veramente realizzando cosa sia appena successo e la paura e lo shock l'attanagliano tanto che stringe la mano di Niccolò e poi si aggrappa a lui, abbracciandolo di getto. Non appena le mani di Niccolò la avvolgono, Simona scoppia in un pianto convulso che la scuote tutta e l'adrenalina del momento scivola via. Niccolò la stringe forte a sé e Simona sente che senza quelle sue braccia ad avvolgerla, sarebbe crollata.
«Io vado con Marisa, ci vediamo in ospedale» - questo è ciò che gli grida Adriano dalla propria auto mentre segue l'ambulanza che porta una Marisa sedata all'ospedale. Simona non osa immaginare come possa stare Adriano dopo tutto quello che è successo e spera tanto che lui riesca a far cambiare idea a Marisa.
Simona indietreggia e scioglie l'abbraccio, ma non lascia la mano di Niccolò, anzi, la stringe per non cadere. Niccolò la guarda in silenzio passandole l'altra mano fra i cappelli.
Poi le si avvicina e le lascia un bacio sul naso.
«L'hai salvata» mormora solamente lasciando che Simona assimili quelle parole. Quest'ultima tira su col naso e guarda per terra col cuore che lentamente torna al battito normale.
«No, non è vero, quei poliziotti l'hanno salvata, altrimenti si sarebbe buttata».
«Tu l'hai fatta ragionare e hai cercato di farle capire che la vita possiamo costruircela da soli,» le sussurra Niccolò sollevandole il volto e catturando gli occhi di Simona con i suoi, poi le sorride rassicurante e «Devi solo farle capire che non deve farlo da sola. Ma prima di tutto devi capirlo tu» le mormora incoraggiante a pochi centimetri dal volto. Simona non riesce a non rimanere affascinata da quei profondi occhi marroni pieni di tanto amore e di tante di quelle parole impossibili da dire a voce. Niccolò le sta per l'ennesima volta offrendo una mano nonostante lei l'abbia rifiutato più e più volte.
«Non merito la tua bontà Niccolò...» sussurra Simona mordendosi un labbro e sospirando, ma mentre cerca di abbassare di nuovo lo sguardo, Niccolò la sorprende con un bacio sul mento, poco vicino al labbro inferiore e «E chi lo decide cosa meriti e cosa no?» le domanda con un sorriso riprendendo la stessa domanda che Simona aveva fatto poco prima a Marisa. Simona sospira e si lascia andare ad un sorriso consapevole mentre stringe ancor di più la mano di Niccolò e lo conduce verso la macchina. Devono assolutamente raggiungere Marisa all'ospedale. Niccolò scrive ad Adriano per farsi dire quale ospedale sia, ma mentre arrivano alla macchina vedono un ragazzo appoggiato ad un motorino che li guarda. Simona e Niccolò non ci fanno caso finché il ragazzo non si avvicina loro e «Dov'è Marisa?» domanda a bruciapelo portandosi una sigaretta alle labbra. Non è stato scortese, anzi, sembra quasi preoccupato, ma non eccessivamente. Simona corruccia le sopracciglia.
«Scusa tu chi saresti?» domanda secca.
Il ragazzo sorride e getta a terra il mozzicone di sigaretta terminato per poi acciaccarlo e guardarla.
«Sono il fidanzato» risponde subito, «Ora posso sapere dove la stanno portando?».
———
La vita è meravigliosa, ricordatevelo. Ci saranno sempre alti e bassi, alcuni più difficili di altri, ma sappiate che non siete soli e nessuno merita di essere solo/a ♥️
Spero che la storia vi stia piacendo... un bacione a tutti/e!❣️

D'improvviso...//Ultimo.Where stories live. Discover now