• Capitolo 64

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Tornare.
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Seoul.
Quanto gli era mancata quella città piena di luci, balli, canti, giovani, libertà e felicità.
Non poteva credere che finalmente era lì, con più cicatrici del solito e ricordi terribili.
Gli sembrava un sogno, uno dei tanti che aveva fatto mentre era a Chicago, quando riusciva a riposare, e sognava Seoul e lei tra le sue vie.
L'inverno era freddo quasi quanto quello di Chicago, ma per fortuna lui era dentro la sua amatissima macchina, che gli era mancata terribilmente.
Controllava ogni tre per due il cellulare, poggiato sul porta cellulare per le auto.
Era in ansia: aveva scritto un messaggio a Yoongi, chiedendogli di far andare tutti i ragazzi da lui.
La risposta non era tardata ad arrivare, ma aveva sempre paura di qualche domanda o qualcosa che potevano fargli utile, ma niente di tutto ciò accadde.
Arrivò per ultimo a casa Min: se ne accorse dalle macchine dei suoi amici parcheggiate sul viale.
Non poteva credere che finalmente, a distanza di più di un anno, li avrebbe rincontrati.
Avanzò velocemente verso casa di Yoongi, attirato dalla porta in legno bianco.
Bussò tre volte su di essa, con il cuore a mille e le mani tremolanti.
In quattro e quattr'otto, la porta fu aperta, rivelando la figura di una donna, che lo guardava dal basso, con occhi grandi, incorniciati da un viso infantile ed i capelli a caschetto.
« Taehyung! »
Esclamò la donna, incredula.
Sbarrò gli occhi proprio come lui lo fece con le braccia, accogliendo Min-So in un abbraccio.
« Entra! Sono tutti in cucina. »
Affermò la ragazza, prendendolo per la giacca e tirandolo dentro.
Si chiuse la porta alle spalle mentre lui toglieva le scarpe.
« Aspetta, Min-So. »
Le disse, prima che potesse avviarsi verso la cucina.
La ragazza si voltò a guardarlo con un bel sorriso sul volto cresciuto, poi Taehyung le chiese
« Lei è qui? »
Min-So lo capì al volo, perciò scosse la testa, sospirando.
Il ragazzo non sapeva se essere euforico o no, così annuì, rimanendo impassibile e seguendo l'amica verso la cucina.
Non fece in tempo a guardare i presenti perché Jimin si catapultò su di lui
« Taehyung-sshi! »
« Jimin-sshi... »
Mormorò lui, abbracciandolo forte.
Così fece con tutti gli altri ragazzi, ma uno mancava all'appello:
« Dov'è Jungkook? »
Chiese, corrucciando la fronte.
« È all'estero con Lisa. »
Taehyung mimò un silenzioso "ah" e annuì.
« Abbiamo tanto da raccontarti. »
Affermò Namjoon, sorridendogli.
Taehyung si sedette e stette lì per un'ora buona, ascoltando tutte le loro storie.
Namjoon era diventato professore di storia nelle scuole medie, Jin era diventato proprietario di un piccolo pub, Yoongi era diventato produttore musicale ed insegnante, Jimin e Hoseok collaboravano come personal trainer in una palestra, mentre Jungkook era al secondo anno di università da poco.
Era così entusiasta dei traguardi raggiunti dai suoi amici: erano cresciuti, erano andati avanti e si erano fatti una loro vita, con un dubbio sempre nella mente, cioè se lui fosse tornato oppure no.
« Cosa succede a Chicago? »
Chiese Hoseok, dopo aver finito di raccontare la sua vita.
Taehyung sospirò, poi abbassò lo sguardo e disse
« È stata dura. Migliaia di morti tra varie gang che si erano alleate, io ne sono riuscito a salvare la metà.
È stato difficile trovare altri medici nelle vie dell'illegalità, infatti eravamo solo dieci.
Abbiamo vinto il primato della gang più forte d'America.
Sono tornato con tante cicatrici, fisiche e mentali, ma sono riuscito ad aiutare Irama. Se lo meritava, soprattutto quello che ha fatto per... »
Si bloccò prima di dire il suo nome: gli era mancata e gli mancava ancora.
Aveva fatto tutto quello per lei, per tornare e amarla, senza smettere nemmeno un momento di starle accanto.
Le aveva fatto male.
« ... Ji-Yuan. »
Concluse Jimin la frase.
Taehyung annuì amaramente, poi disse
« Lei come sta? »
Min-So e Yoongi si scambiarono una veloce occhiata, poi la ragazza, con le braccia al petto, iniziò a parlare
« È cambiata, non è più la stessa.
È diventata fredda, senza emozioni.
È triste e sta soffrendo. »
Taehyung sentì il cuore fargli male, poi chiese
« Dov'è ora? »
Yoongi rispose immediatamente, sapendo che Taehyung fremeva per vederla.
« È al cimitero, a trovare Taemin. »
Taehyung si morse il labbro e annuì.
« Scusate, ragazzi. Vado da lei. »
Si alzò, indossando il suo cappotto nero, proprio come tutto ciò che indossava.
Nessuno obiettò, nessuno si lamentò, lo guardarono solo sfrecciare via.
Non riusciva più a starle lontano, voleva vederla, voleva lei.

Tachicardia: è un aumento della frequenza delle pulsazioni sopra i 100 battiti al minuto, a riposo o senza alcuna forma di stress psicofisico. La tachicardia può essere l'espressione di un disturbo funzionale o di gravi turbe dell'attività elettrica cardiaca.
È questo il modo in cui la persona che stava guardando avrebbe spiegato ciò che le stava succedendo in quel momento, ma lei, invece, non riusciva a capirlo.
Pensava fossero tutte quelle emozioni che girovagavano per il suo petto a farle battere forte il cuore.
Era rabbia quella che provava in quel momento?
Oppure era amore?
O ancora, era incredulità?
Non riusciva a capirlo, non riusciva a fare nient'altro che guardarlo dal basso.
Gli occhi puntati sulla lapide, i capelli mossi e neri, il naso perfetto, la bocca serrata, la mascella triangolare, accompagnati dall'altezza, completamente ricoperta di nero.
L'unica cosa che fece fu alzarsi in piedi, senza mai smettere di guardarlo.
I suoi occhi cominciarono a tremare, così come le sue labbra.
Il ragazzo, finalmente, si voltò verso di lei, incontrando il suo sguardo, facendola piangere e facendola rinascere.
Non si toccarono, non dissero nulla, si guardarono e basta.
Erano seri, ma Taehyung non riuscì ad esserlo per molto.
Le rivolse il più bel sorriso che avesse mai fatto, così Ji-Yuan sussurrò
« Sei tornato. »
Taehyung annuì, voltandosi completamente verso di lei
« Ho così tanto da raccontarti. »
Ji-Yuan, in quel momento, decise di lasciarsi andare e fare ciò che il cuore le diceva, la testa la lasciò da parte.
Avanzò verso il ragazzo di qualche passo, con i viso bagnato dalle lacrime e gli occhi furiosi.
Gli piantò uno schiaffo in pieno volto, facendoglielo voltare.
La sua espressione era impassibile, seppur fosse abbastanza confuso.
« Questo è perché sei andato via senza dirmi nulla e lasciandomi con la paura che non saresti più tornato. »
Taehyung, finalmente, riportò il voltò verso di lei che, guardandolo negli occhi, addolcì lo sguardo.
Le mani fredde le portò sulla mascella, come se solo toccandolo potesse capire che non stava sognando.
Si morse il labbro, facendo accaldare Taehyung, che passava lo sguardo dai suoi occhi alle labbra, che si mossero
« Questo, invece, è perché sei tornato. »
Un piccolo scatto in avanti e le sue labbra baciarono quelle del ragazzo, che sorrise, poggiandole una mano tra i capelli e l'altra sulla vita.
Era un bacio dolce, piano di nostalgia, mancanza, amore.
Non potevano credere che si erano ritrovati.

The mysterious boy   { Kim Taehyung }Where stories live. Discover now